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#1 |
www.hwupgrade.it
Iscritto dal: Jul 2001
Messaggi: 75173
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Link alla notizia: http://pro.hwupgrade.it/news/mercato...nni_68485.html
Il dipendente avrebbe trafugato informazioni legate al processo a 28 nanometri. Tra le sanzioni è possibile che scatti anche un periodo di reclusione. Già nel 2015 la società aveva affrontato una situazione simile Click sul link per visualizzare la notizia. |
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#2 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2007
Messaggi: 2314
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Quote:
Un dipendente o ex tale non può cancellare dalla sua mente quello di cui è venuto a conoscenza nello svolgere la sua attività in azienda, se non nei film di fantascienza. Se in seguito si dimette e va a svolgere lo stesso tipo di attività in azienda concorrente, ha tutto il diritto di mettere a frutto le conoscenze acquisite a favore della nuova azienda, e quest'ultima ha tutto il diritto di usufruirne. Come si tutela la prima azienda contro questo rischio? cercando di non far concentrare su una sola persona un'accumulo di conoscenze sensibili sufficiente a crear danno in caso di fuga, o magari strapagando il dipendente per fidelizzarselo, o con contratti più o meno capestri che vincolano il dipendente ad un periodo di "neutralità" (magari pagata) prima di passare ad azienda concorrente, o, come purtroppo è prassi, brevettando il grande segreto, che a questo punto non è più tale. Sono tutte soluzioni criticabili e non sempre risolutive. La verità è che quello che è nella mente di una persona è suo personalissimo incontestabile patrimonio culturale, e non si può imbrigliare la potenzialità che tale patrimohio porta con se. |
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#3 |
Senior Member
Iscritto dal: May 2008
Messaggi: 2070
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--La verità è che quello che è nella mente di una persona è suo personalissimo incontestabile patrimonio culturale, e non si può imbrigliare la potenzialità che tale patrimohio porta con se.
Sono d'accordo, ma questo pone comunque un sacco di questioni aperte su come una societá possa proteggere 'il segreto del proprio successo'. Inoltre ci sono casi in cui il "riserbo" sulle conoscenze ricevute é esplicitamente rafforzato, come nel caso di un avvocato che cambia studio e non puó utilizzare le conoscenze acquisite su un certo cliente. -con contratti più o meno capestri che vincolano il dipendente ad un periodo di "neutralità" (magari pagata) prima di passare ad azienda concorrente clausola di non concorrenza. Ce l'ho anche io. Mi pare un metodo abbastanza facile da implementare e relativamente sicuro. Il problema é, peró, che se la mia specializzazione é di un certo tipo, corro il rischio di non poter progredire nella mia carriera perché non posso offrire quello che so fare meglio. Peró ti do ragione: non posso 'dimenticare' quello che ho imparato, e non posso lavorare al meglio, se non posso offrire il meglio di ció che conosco. Il brevetto, a questo punto, rimane l'unica opzione per garantire che un dipendente non possa comunque usare ció che conosce. |
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#4 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2011
Messaggi: 3572
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Quote:
Diverso è portare documenti con numeri qualitativi e quantitativi di studi effettuati su una determinata cosa, con tutti i nessi i connessi, magari neanche fatta direttamente da noi. Risultati di ricerca svolta, i cui particolari non puoi ricordare assolutamente a meno che non sei autistico (ma a quel punto non sei in quella posizione lavorativa). In azienda non a tutti è permesso conoscere quello che fanno gli altri. Certi progetti o studi sono riservati solo a coloro che ci stanno lavorando. A magari anche a loro non tutto è dato sapere. Se un dipendente dimissionario viene pescato con un plico di carta che contiene uno studio su un particolare lavoro di cui non ha il permesso, secondo te come si configura la cosa? Bisogna dimostrare che il materiale è andato alla concorrenza per dimostrare che il dipendente non si è comportato in maniera corretta? |
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