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#1 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
Messaggi: 302
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ECCO A VOI IL NUOVO SEGRETARIO DELLA CAMERA
Presidente dell'associazione nessuno tocchi caino, tal sergio d'elia, condannato per l'omicidio dell'agente Dionisi, si ritrova oggi ad essere segretario della Camera.
Non capisco dove ci vogliano portare le sinistre. Per cortesia, qualcuno mi spieghi il significato della parola "impresentabile", più volte pronunciata nella scorsa campagna elettorale. |
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#2 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
Città: Imola
Messaggi: 1126
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concordo, come sono impresentabili gli associati Mambro e Fioravanti. IMHO
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#3 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2005
Messaggi: 821
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Tutti impresentabili, mi domando quando ci si deciderà a fare leggi serie sull'ineleggibilità di persone condannate per determinati reati. Per accettare corruttori e corrotti si accettano anche assassini, la democrazia della delinquenza.
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Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese) "Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?" Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia. |
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#4 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2002
Città: hinterland nord milano
Messaggi: 779
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la domanda è: PERCHè????
(ho paura della risposta ![]() |
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#5 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
Città: Imola
Messaggi: 1126
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#6 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2005
Messaggi: 821
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Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese) "Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?" Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia. |
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#7 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2003
Città: Trento, Pisa... ultimamente il mio studio...
Messaggi: 4389
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Semplicemente allucinante...
Fichi d'india, altro che banane!
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"Expedit esse deos, et, ut expedit, esse putemus" (Ovidio) Il mio "TESSORO": SuperMicro 733TQ, SuperMicro X8DAI I5520, 2x Xeon Quad E5620 Westmere, 12x Kingston 4GB DDR3 1333MHz, 4x WD 1Tb 32MB 7.2krpm ![]() |
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#8 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
Città: Imola
Messaggi: 1126
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#9 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2005
Messaggi: 821
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Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese) "Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?" Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia. |
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#10 | |
Member
Iscritto dal: Nov 2004
Città: Vicenza
Messaggi: 297
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ma che vergogna alla rovescia Dopo le polemiche sulla sua elezione a segretario alla presidenza di Montecitorio Camera, D'Elia: ''Non accetto di rimanere ostaggio del mio passato'' L'ex esponente di 'Prima linea' in una lettera a Bertinotti spiega la sua ''parabola felice'': ''Ho pagato con 12 anni di carcere il conto con lo Stato. L'uomo della pena può divenire un uomo diverso da quello del delitto'' Roma, 3 giu. (Adnkronos/Ign) - ''Sono disposto ad accettare anche il giudizio inappellabile di quel severissimo tribunale della storia che è l'opinione pubblica. Quel che non accetto è di rimanere ostaggio perpetuo della memoria, del mio passato e di ciò che ho fatto trent'anni fa''. E' quanto si legge in una lettera che Sergio D'Elia (nella foto), fondatore di 'Nessuno tocchi Caino' e oggi esponente della Rosa nel pugno, ha inviato al presidente della Camera Fausto Bertinotti e ai colleghi deputati in seguito alle polemiche sulla sua elezione a segretario alla presidenza della Camera. Il parlamentare radicale spiega che la sua elezione ''non è una vergogna'', ma la ''parabola felice di una storia'' di cui lo ''Stato italiano può andare fiero'', perché dimostra che ''l'uomo della pena può divenire un uomo diverso da quello del delitto''. E chi ''vuole cristallizzare la mia vita nell'atto criminale'' di trent'anni fa ''rischia di non cogliere il senso profondo della giustizia, del carcere e della pena descritto dalla nostra Costituzione''. ''Sono stato uno di 'Prima linea', trenta anni fa. Accetto che si dica ancora oggi di me: un 'terrorista di Prima Linea', mi rifiuto però di credere - avverte - che qualcuno pensi davvero che sia il termine giusto, vero o esatto per dire, non solo quello che sono io oggi, ma anche quello che sono stato ieri. La mia identità politica e la mia lotta degli anni Settanta possono forse essere approssimate alle idee 'libertarie' (il che non vuol dire: nonviolente) di un anarchico dell'Ottocento, non certo assimilate al terrorista suicida e omicida degli anni Duemila''. ''Insieme ai miei compagni - comincia il racconto di D'Elia - ero cresciuto con l'idea che fosse possibile cambiare il mondo, tutto e subito'', e ''pensavamo che fosse a portata di mano la realizzazione del paradiso in terra''. ''Ritenemmo la lotta armata come mezzo necessario per accelerarne l'avvento o, comunque, verificarne la probabilità. Una sorta di 'demone della verifica' ci ha spinto all'azione estrema e irreparabile'', spiega. ''Il fine che giustifica i mezzi a cui molti aderivano culturalmente e filosoficamente per noi è stata linea di condotta coerente e pratica. Che fosse vero il contrario, cioè che i mezzi prefigurano i fini - sottolinea ancora D'Elia - per me c'è voluta l'esperienza della lotta armata e del carcere e poi, quand'ero ormai pronto, l'incontro con Marco Pannella''. ''In quegli anni - ricorda - i radicali erano gli unici a non considerarci dei mostri e quando Marco Pannella diceva 'violenti e nonviolenti sono fratelli' capivamo il senso di quelle parole: violenti e nonviolenti avevano in comune la voglia di cambiare l'esistente, senza cedere all'indifferenza e alla rassegnazione. Noi, violenti, con la forza dell'odio; loro, nonviolenti, con la forza del dialogo e dell'amore. Nel momento della rinuncia alla violenza come forma di lotta politica era quindi naturale, volendo mantenere il nostro impegno politico e sociale dalla parte dei più deboli e indifesi, che incontrassimo e ri-conoscessimo il partito del diritto e della nonviolenza''. ''I due anni di lotta armata mi avevano ampiamente dimostrato che la nostra lotta era vana rispetto agli obiettivi che ci eravamo dati e che le ragioni e le speranze di quella lotta erano andate distrutte dai mezzi usati per affermarle. Avevo accettato interiormente la verità della sconfitta, ancor prima della sua evidenza storica e politica. E quindi aspettavo il momento dell'arresto come un epilogo necessario. Giunse - racconta D'Elia - in una bella giornata di maggio del '78, e fu una liberazione. Personalmente non ho mai sparato a nessuno, anche se è stato solo un caso. Sarebbe potuto accadere a me, esattamente, come è successo a molti miei compagni, con cui ho condiviso tutto, di uccidere e-o essere uccisi. In quegli anni, solo una serie di fortunate circostanze mi hanno impedito di diventare un assassino''. ''Sono stato condannato in base a uno dei postulati della dottrina emergenzialista dell'epoca, per cui il responsabile di un'organizzazione terroristica andava considerato responsabile dei crimini commessi nel territorio in cui operava. Agli occhi dei giudici - spiega D'Elia - non valeva il principio costituzionale della responsabilità penale personale ma quello ben più politico del concorso morale''. Il fondatore di Nessuno tocchi Caino ricorda che nonostante fosse lontano da Firenze al momento dei fatti e non fosse stato tra gli esecutori o gli ideatori della tentata evasione dal carcere delle Murate, ''ero da considerare a tutti gli effetti responsabile dell'omicidio''. ''Una logica perversa che in futuro non sarebbe più stata applicata'', dice l'esponente della Rosa nel pugno. ''Sono stato condannato in primo grado a trenta anni di carcere, poi ridotti in appello a venticinque, infine dimezzati con l'applicazione della legge sulla dissociazione dal terrorismo e altri benefici di legge. Sono uscito - continua il racconto di D'Elia - dopo aver scontato dodici anni di carcere e, nel 2000, sono stato completamente riabilitato con sentenza del Tribunale di Roma, riabilitazione richiesta dallo stesso procuratore generale e sostenuta anche da decine di lettere di vittime dei miei reati, tra cui quella che mi ha fatto più piacere del capo della Digos di Firenze''. ''Avevamo sciolto Prima Linea nei primi anni Ottanta e, nell'86, insieme a moltissimi miei compagni di detenzione, mi ero iscritto al Partito radicale e, dopo poche settimane, il giudice di sorveglianza mi aveva concesso il permesso di uscire dal carcere per recarmi al congresso del partito, dove mi accolsero tra gli altri Enzo Tortora e Mimmo Modugno, parlamentari e presidenti del partito stesso. Era gennaio del 1987 e, davanti ai congressisti riuniti all'Ergife, consegnai simbolicamente Prima Linea, me stesso e la mia storia violenta, al partito della nonviolenza. Non si trattò di un bagno purificatore, di una catarsi nella folla del popolo radicale. Fu un vero e proprio evento politico: l'approdo definitivo alla democrazia e alle sue regole - scandisce il parlamentare radicale - di chi la democrazia e le sue regole le aveva così tragicamente violate''. Nel 1993, ricorda ancora D'Elia, ''fondammo Nessuno tocchi Caino con la mia compagna Mariateresa Di Lascia'', ora ''sono stato eletto deputato della Rosa nel pugno al Parlamento italiano assumendo un ruolo anche di responsabilità: credo che sia questo un altro fatto politico che può essere letto, non come la vergogna che denuncia il collega Giovanardi, ma come la parabola felice di una storia, che è storia di cittadinanza democratica e di accoglienza umana e civile di cui, non solo Marco Pannella, ma anche lo Stato italiano può andare fiero... Se ha senso l'articolo 27 della nostra Costituzione, se hanno senso le parole lì scritte sulla rieducazione e il reinserimento sociale del condannato''. ''Se qualcuno, ancora oggi, dopo trenta anni, vuole cristallizzare la mia vita nell'atto criminale di allora (che non ho materialmente commesso) e non tener conto della semplice verità che l'uomo della pena può divenire un uomo diverso da quello del delitto, rischia - ammonisce - di non cogliere il senso profondo della giustizia, del carcere e della pena descritto dalla nostra Costituzione''. ''Ho pagato con 12 anni di carcere il conto che lo Stato e la legge italiana mi hanno presentato per ciò che ho fatto o non fatto. Non sono il solo a ritenere di aver compiutamente e consapevolmente pagato anche l'altrimenti non necessario, il 'sovrapprezzo' dovuto a leggi, tribunali, procedure e regole, opzioni politiche che si imposero come necessarie, carceri e detenzione speciali''. ''Ora, sono disposto ad accettare anche il giudizio inappellabile di quel severissimo tribunale della storia che è l'opinione pubblica. Quel che non accetto - avverte D'Elia - è di rimanere ostaggio erpetuo della memoria, del mio passato e di ciò che ho fatto trenta anni fa''. http://www.iltempo.it/approfondiment...aspx?id=941451 La Cdl attacca D’Elia: «Terrorista» L’Unione lo difende: «Ha i requisiti per sedere alla Camera» Il parlamentarte fece parte dell’azione in cui morì l’agente Dionisi TORNANO a infiammarsi i rapporti tra i due Poli, questa volta per le nuove critiche mosse dal centrodestra all’elezione, mercoledì scorso, alla carica di segretario di presidenza della Camera, di Sergio D'Elia, esponente della Rosa del pugno e presidente dell'associazione «Nessuno Tocchi Caino», che in gioventù fece parte di Prima Linea e fu condannato per l’azione in cui morì l’agente Fausto Dionisi. La questione, rilanciata nei giorni scorsi soprattutto da Carlo Giovanardi, che ha confermato le sue ragioni anche oggi, viene ripresa da Maurizio Gasparri e da Alfredo Mantovano di An. Il primo dà del «terrorista» all'esponente della Rosa nel Pugno, mentre il secondo chiama in causa la formazione che lo ha portato in Parlamento: «Credo che l’opportunità o meno della presenza di Sergio D’Elia in Parlamento - ha detto l’ex sottosegretario all’Interno - debba essere valutata anzitutto da chi l’ha proposto nelle proprie fila, il quale dovrebbe essere chiamato a spiegare quale sia il senso di questa candidatura». Il centrosinistra stigmatizza le critiche dell’opposizione all’insegna di una considerazione: D’Elia ha scontato la pena inflittagli ed ha compiuto un percorso di riabilitazione morale che lo porta ad avere i requisiti per sedere alla Camera. Quest’ultimo aspetto è sottolineato sia dal minsitro Emma Bonino che dalla radicale Irene Testa: «Sergio D’Elia ha compiuto nel suo percorso dalla militanza giovanile in prima linea, attraverso l’esperienza della detenzione, al determinante impegno, con il Partito Radicale, per i diritti umani e contro la pena di morte nel mondo, attività per cui da anni è conosciuto e stimato nel mondo politico». Percorso ricordato anche da Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla Camera. Franco Grillini, dei Ds, afferma che le polemiche «sono strumentali e rivelatrici di una cultura punitiva e vendicativa della giustizia». Sarebbe quindi, «veramente disumano pensare che un detenuto una volta uscito dal carcere si porti come marchio e come condanna perenne un processo senza fine». E il senatore della Quercia Cesare Salvi, afferma che, proprio a causa di questa sua maturazione e impegno nel sociale, «D’Elia ha tutti i titoli giuridici, politici e morali per svolgere le funzioni alle quali è stato eletto dai cittadini e dal Parlamento». Salvi, peraltro, esprime parole di solidarietà ai familiari dell’agente Dionisi, così come Valdo Spini (Ds), che ha telefonato alla vedova della vittima. Ultima modifica di indelebile : 04-06-2006 alle 19:44. |
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#11 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2004
Messaggi: 1451
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Il mangano della sinistra, solo che questo lo hanno addirittura dati un posto come segretario della camera
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Ciao ~ZeRO sTrEsS~ |
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#12 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
Città: Imola
Messaggi: 1126
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Ma, anche in caso contrario, ossia di mancate precauzioni, evidentemente il "popolo" ha quanto si merita. |
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#13 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 2164
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parlamento pulito?
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IN ANUBIS WE TRUST
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#14 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
Città: Cavalese
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#15 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2005
Messaggi: 821
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Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese) "Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?" Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia. |
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#16 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
Città: Imola
Messaggi: 1126
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#17 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2002
Città: hinterland nord milano
Messaggi: 779
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non è colpa tua infatti. e hai ragione. sono i partiti che se ne escono con queste trovate. |
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#18 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2000
Città: La città più brutta della Toscana: Prato
Messaggi: 6711
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voti radicale? queste sono le sorpresine
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#19 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
Città: Imola
Messaggi: 1126
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#20 |
Member
Iscritto dal: Nov 2004
Città: Vicenza
Messaggi: 297
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ho votato rosa nel pugno conosco d'elia per il suo straordinario al partito e a nessuno tocchi caino, non sapevo della sua storia personale, sottolineando che lui materialmente non ha commesso omicidio vorrei sottolineare un passo della sua lettera anche se meriterebbe tutto
Se qualcuno, ancora oggi, dopo trenta anni, vuole cristallizzare la mia vita nell’atto criminale di allora (che non ho materialmente commesso) e non tener conto della semplice verità che l’uomo della pena può divenire un uomo diverso da quello del delitto, rischia di non cogliere il senso profondo della giustizia, del carcere e della pena descritto dalla nostra Costituzione. In uno Stato di diritto, è bene che il luogo del giudizio sia innanzitutto quello dei tribunali e che il tempo della pena sia stabilito secondo legge e Costituzione. |
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