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Old 02-04-2006, 21:39   #1
Pitonti
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Documentario sulla ricerca italiana

ora su rai tre,penso sia una replica
che schifo
__________________
"L'uomo Italiano è rimasto l'unico a "vestirsi" veramente. Non ha paura di mostrarsi vanitoso, non si vergogna a profumarsi né a pettinarsi in una certa maniera. (Tom Ford)
רק אלוהים ישפוט אותי
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Old 02-04-2006, 21:50   #2
Onisem
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Messaggi: 821
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Originariamente inviato da Pitonti
ora su rai tre,penso sia una replica
che schifo
Si, è una replica. Terzo mondo.
__________________
Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese)
"Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?"
Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia.
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Old 02-04-2006, 21:51   #3
Korn
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Città: La città più brutta della Toscana: Prato
Messaggi: 6711
fantastico vedere formare genietti poi questi se vanno
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Old 02-04-2006, 21:54   #4
xenom
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Iscritto dal: Mar 2004
Città: Verona
Messaggi: 2364
si sa che in italia la ricerca è un'utopia e non solo quella
io ho sempre pensato che siamo un paese del cazzo dal punto di vista tecnologico...

vi ricordate quando hanno "licenziato" Rubbia dal CNR?
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Old 02-04-2006, 21:54   #5
FagioloOne
Member
 
L'Avatar di FagioloOne
 
Iscritto dal: Sep 2005
Città: Venezia
Messaggi: 160
Siamo in un Paese di £$%&/(/%£%$&U%($&(%&%(/+

mi sono auto censurato.
Ci stiamo tagliando il ramo sotto i nostri piedi.

Consiglio da leggere "La scienza negata" di Enrico Bellone, dopo averlo letto mi stava venendo l'ulcera dalla rabbia
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Old 02-04-2006, 21:56   #6
francesco25
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L'Avatar di francesco25
 
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Città: Italy
Messaggi: 3447
ragazzi spero mi possiate aiutare.....stavo guardando il servizio, quando hanno intervistato quel ricercatore italiano, che aveva la moglie anchessa ricercatrice, e che stava facendo una ricerca sull'energia ricavabile dalle vibrazioni dell'ambiente o una cosa simile, sapete come si chiamava quel ricercatore?? devo mandargli una mail.....

e magari sapete dove trovare il video da scaricare in rete?

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Old 02-04-2006, 22:13   #7
Napalm
Senior Member
 
L'Avatar di Napalm
 
Iscritto dal: May 2000
Messaggi: 1135
Mi è venuta una tristezza terribile... senza senso...

NapalM
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Originariamente inviato da trallallero Guarda i messaggi
Gli anti-fascisti, quelli fascisti coi fascisti, "i diversamente fascisti" (cit. "Napalm"), non meritano il mio rispetto
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Old 02-04-2006, 22:16   #8
sempreio
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L'Avatar di sempreio
 
Iscritto dal: Sep 2003
Città: spero ancora per poco in italia
Messaggi: 1490
siamo un paese di merda

comunque si era una replica
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Old 02-04-2006, 22:23   #9
plut0ne
Member
 
L'Avatar di plut0ne
 
Iscritto dal: Feb 2004
Messaggi: 788
ormai si sa che questo paese fa cagare...
peccato che non tutti quelli capaci che vorrebbero fare/fanno i ricercatori abbiano il denaro e gli appoggi necessari per trasferirsi all'estero..se succedesse l'italia precipiterebbe e magari qualche lumino in testa a qualche politico si accenderebbe...

cmq..l'importante è che si sia ormai radicato il trend del "vado all'estero" e se prima molti non andavano per amore di questo paese..adesso, visti gli sviluppi economici/politici/scientifici di questi ultimi anni, sta sparendo anche questo amore..e allora "ciao ciao italia...e vaffanculo"
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Old 02-04-2006, 22:24   #10
beppegrillo
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è sempre stato così..
Uno skifo e na vergogna :\
__________________
Ciao ~ZeRO sTrEsS~
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Old 02-04-2006, 22:28   #11
Korn
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Originariamente inviato da beppegrillo
è sempre stato così..
Uno skifo e na vergogna :\
beh sempre... il tuo amico ha fatto delle gran belle cose...
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Old 02-04-2006, 22:31   #12
checcot
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Originariamente inviato da francesco25
ragazzi spero mi possiate aiutare.....stavo guardando il servizio, quando hanno intervistato quel ricercatore italiano, che aveva la moglie anchessa ricercatrice, e che stava facendo una ricerca sull'energia ricavabile dalle vibrazioni dell'ambiente o una cosa simile, sapete come si chiamava quel ricercatore?? devo mandargli una mail.....

e magari sapete dove trovare il video da scaricare in rete?

http://www.albertopanese.it/

Il ricercatore si chiama Helios Vocca
http://www.fisica.unipg.it/~vocca/

Ultima modifica di checcot : 02-04-2006 alle 23:02.
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Old 02-04-2006, 22:59   #13
beppegrillo
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Quote:
Originariamente inviato da Korn
beh sempre... il tuo amico ha fatto delle gran belle cose...
credimi lo stavo per scrivevere,
mi meraviglio come nessuno abbia citato berlusconi...
Vabbeh pare che gli italiani abbiano la memoria corta, la fuga dei cervelli all'estero c'è sempre stata, vogliamo negarlo?


P.s Non è mio amico, sono di destra, ma non per questo debba piacermi berlusconi.. :/
__________________
Ciao ~ZeRO sTrEsS~
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Old 02-04-2006, 23:02   #14
Lucrezio
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Città: Trento, Pisa... ultimamente il mio studio...
Messaggi: 4389
Non ho visto il documentario, ma è un dato di fatto che la maggior parte dei cervelli più fini fugga in america o comunque più in generale all'estero...
Sarà la nostra fine.
__________________
"Expedit esse deos, et, ut expedit, esse putemus" (Ovidio)
Il mio "TESSORO": SuperMicro 733TQ, SuperMicro X8DAI I5520, 2x Xeon Quad E5620 Westmere, 12x Kingston 4GB DDR3 1333MHz, 4x WD 1Tb 32MB 7.2krpm
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Old 02-04-2006, 23:13   #15
Korn
Senior Member
 
L'Avatar di Korn
 
Iscritto dal: Jul 2000
Città: La città più brutta della Toscana: Prato
Messaggi: 6711
Quote:
Originariamente inviato da beppegrillo
credimi lo stavo per scrivevere,
mi meraviglio come nessuno abbia citato berlusconi...
Vabbeh pare che gli italiani abbiano la memoria corta, la fuga dei cervelli all'estero c'è sempre stata, vogliamo negarlo?


P.s Non è mio amico, sono di destra, ma non per questo debba piacermi berlusconi.. :/
ovvio, che c'è sempre stata ma silvio ha operato tagli che neanche il più ardito taglierbe avrebbe fatto, buona notte
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Old 03-04-2006, 12:22   #16
Lucio Virzì
Bannato
 
Iscritto dal: Aug 2004
Città: Roma Status:Superutente Messaggi totali:38335 Auto:Fiat Stilo 1.9 MJT Moto:Ducati Sport 900 IE
Messaggi: 1524
A proposito di ricerca... vi rendo edotti della seguente cosa.

Tempo addietro, il mensile Le Scienze ha chiesto ai due candidati premier
di presentare le parti di programma relative alla ricerca in Italia ed alla scienza in generale
Sono state stilate dieci domande formulate con il contributo dei loro lettori; sulla ricerca scientifica, l'università, l'innovazione, lo scenario energetico.

Ci sarebbe dovuto essere uno spazio sul numero di marzo, preannunciato, con un faccia a faccia virtuale sulle questioni sopra riportate.

Ha risposto solo Romano Prodi, strano eh?

Non ho link perchè mi sono state girate da un amico che collabora con "Le Scienze", via mail.

Ecco le domande e le risposte:

1) Con quali iniziative concrete intende rafforzare il ruolo dell’Italia nello spazio europeo della ricerca, con particolare riferimento alla nostra adesione al Consiglio Europeo della Ricerca?

"L’ Italia ha vissuto al margine dei processi politici che hanno portato alla creazione dell’ERC, un’ istituzione molto importante perché valorizza nell’ambiente europeo quel grande volano di innovazione che e' la ricerca di base. Si e’ trattato di una incredibile mancanza di sensibilita' politica dato che ci siamo trovati praticamente da soli a remare contro un’azione sostenuta dalla stragrande maggioranza dei partner europei ed in cui alla fine abbiamo aderito tardivamente, malamente (al punto che uno dei due italiani nominati nel comitato dell' ERC e’ stato segnalato da un altro Paese) e con risorse limitatissime. L’ Italia e’ sempre stata nel gruppo di testa dei processi di integrazione Europea, come la Unione Europea, l’ European Space Agency (ESA), CERN, l’ European Southern Observatory, e cosi' via. Dobbiamo tornare anche nel caso dell' ERC a pilotare un processo europeo e non a subirlo. La nostra ricerca nazionale ha grande bisogno di riferimenti internazionali, per crescere e rimanere competitiva. L’ ERC sara' uno strumento importante in questa direzione e l’ Italia deve partecipare con eguale ruolo e dignita' dei principali partners europei per ricavarne il massimo beneficio contribuendo a formulare politiche della ricerca europea che siano coerenti con quelle nazionali e massimizzino la nostra competitivita' e non, come e’ accaduto nel passato, siano disegnate su interessi di altri Paesi.

Per questo e’ necessario che il contribuito italiano all’ ERC si allinei a quella degli altri principali paesi partecipanti e che siano messe in atto delle azioni per coinvolgere universita' e enti pubblici di ricerca nelle discussioni delle strategie che l’ ERC mettera' in campo In questo senso ritengo che la CRUI e i rappresentanti dei principali EPR debbano giocare un ruolo di coordinamento visibile e autorevole".

2) L’investimento nazionale in ricerca dell’industria privata e' inferiore a quello dei maggiori paesi industrializzati. Cio' ostacola l’innovazione di sistema e indebolisce i nostri livelli di competitivita'. Come intende incentivare l’investimento in ricerca dell’industria privata?

"Parte del problema e' legato alle piccole dimensioni della maggior parte delle imprese italiane. Si tratta di un problema strutturale che non puo' essere ignorato. Dobbiamo invece sviluppare una politica complessiva della ricerca che punti ad aumentare la qualita' e la quantita' della ricerca nel nostro Paese, investendo le risorse necessarie, umane e materiali. Vi sono vari strumenti da utilizzare. Il primo strumento e' il finanziamento discrezionale di grandi progetti. Una parte degli investimenti in ricerca deve essere orientata su specifici programmi selezionati attraverso la seguente procedura:

-identificazione di aree con netta priorita' e dai confini ben delimitati: scienze della vita, scienze della materia, nanotecnologie, fonti energetiche alternative, ICT e scienze dello spazio;
-coordinamento con domanda pubblica (informatizzazione della Pubblica amministrazione e piano dei trasporti, dell’energia e dell’ambiente), con la formazione e con l’alta educazione;
-complementarita', rispetto ai programmi e alle piattaforme tecnologiche attivate a livello UE;
-assunzione di un sistema trasparente e condiviso di valutazione ex-ante, in itinere ed ex-post dei progetti.

Il secondo strumento e' il credito di imposta automatico sulle spese di ricerca. Per alcune forme minori, ma importanti di innovazione, tipiche di molti settori, rimangono opportuni i meccanismi di incentivazione automatici. Tuttavia e' necessario definire regole antielusive e regole di valutazione a posteriori dell'utilizzo e dell'efficacia dei risparmi di imposta concessi.

Il terzo strumento e' il riconoscimento di agevolazioni automatiche per le assunzioni di ricercatori.

Una politica di rafforzamento dell’assunzione di ricercatori deve passare attraverso misure di fiscalizzazione degli oneri sociali sostenuti per l'assunzione di ricercatori.

Il quarto strumento e' il credito di imposta sulle commesse esterne. Proponiamo di concedere crediti di imposta pari al 50 per cento delle commesse conferite dalle imprese alle universita' o agli istituti pubblici di ricerca.

Il quinto strumento e' lo sviluppo di una politica di trasferimento tecnologico. La diffusione sul territorio di iniziative dedicate al trasferimento tecnologico (centri servizi, parchi, Business Innovation Centers-BCI, agenzie di sviluppo territoriale, servizi di associazioni di PMI e di distretti, eccetera) e' ricca, ma frammentata e non sempre dotata delle necessarie strutture e competenze. Non si tratta di spendere di più, ma spendere meglio.

Inoltre riteniamo necessario aiutare le piccole e medie imprese italiane a sostenere l’onere della brevettazione europea e delle certificazioni europee, più accreditate e riconosciute a livello internazionale, ma ben più costose di quelle italiane.

Crediamo che una particolare attenzione debba essere posta nell’industria del software e in generale alla creazione e produzione delle tecnologie necessarie all’innovazione in tutti i settori: i prodotti “intelligenti” e i servizi a valore aggiunto si costruiscono grazie al software e all’ICT.

Trasparenza, informazione e controllo devono essere le caratteristiche di queste politiche, ma allo stesso tempo dobbiamo sviluppare dei meccanismi che tengano conto che l’attivita' di ricerca e innovazione e’ caratterizzata da una serie prove ed errori. Dobbiamo quindi trarre insegnamento dagli errori senza frustrare la volonta' di provarci di nuovo.

E’ comunque essenziale rilanciare immediatamente il ruolo della ricerca pubblica, umiliata dal centro destra da una sistematica serie di commissariamenti e ristrutturazioni di tipo aziendalista, dopo che nel mio governo avevamo dedicato grande impegno legislativo per riorganizzare e rafforzare l’ intero settore della ricerca pubblica rilanciando il ruolo centrale del ricercatore ed introducendo regole condivise per la gestione non clientelare delle risorse. La recente valutazione del Comitato d’indirizzo per la valutazione della ricerca (CIVR) mostra chiaramente come il governo di centrodestra si sia mosso malamente in questo campo: ai primi posti della valutazione che riguarda il periodo 2001-2003 troviamo due enti di ricerca, l’INFM e l’ INAF, su cui il Ministro ha ritenuto necessario intervenire pesantemente nel 2002, cancellando praticamente il primo, che e’ stato assorbito nel CNR, e commissariando il secondo, anche se, evidentemente, i risultati scientifici di questi enti erano ottimi.

Uno strumento fondamentale per rilanciare la ricerca e la competitivita' del Paese sara' l’universita', serbatoio formidabile di conoscenza e risorse umane, troppo spesso sotto utilizzate a causa di logiche autoreferenziali. Collegare l’universita' al mondo della piccola e media impresa, sara' un obbiettivo preciso del mio governo. Il supporto agli spin off universitari, la difesa della proprieta' intellettuale, il potenziamento degli uffici di trasferimento tecnologico, la collaborazione di ricercatori e borsisti con le aziende, sono vari aspetti di questa politica. Le PMI devono individuare i vantaggi di una collaborazione con l’Universita', in termini di competitivita', tecnologia, apertura a scenari internazionali, mentre l’ universita' potra' trovare in questo rinnovato rapporto con il mondo produttivo un suo preciso ruolo nel necessario sforzo complessivo del Paese per riacquisire la competitivita' che abbiamo perduto in questi anni.

Il rafforzamento e la razionalizzazione dei Distretti tecnologici in coerenza con le Piattaforme tecnologiche del Programma quadro ruropeo sara' un altro obbiettivo del mio governo per rilanciare la ricerca applicata. Intendo anche affrontare in modo serio il problema del trasferimento tecnologico, argomento troppo spesso relegato a sforzi episodici e non sistematici. Ogni Paese moderno ha un serio sistema di trasferimento tecnologico, con Istituti composti da ricercatori ed esperti che si dedicano a questo compito usando metodi e strumenti consolidati a livello internazionale.

Garantire il volume di trasferimento tecnologico necessario per il nostro Paese anche tenendo conto degli investimenti che vengono fatti nel campo della ricerca, richiedera' risorse e sforzi non trascurabili oltre che ad un cambio di mentalita' sia da parte del mondo dell' universita' e della ricerca che del mondo dell' industria. E’ mia intenzione incentivare questa sinergia con azioni di medio lungo termine, legge're dal punto di vista della burocrazia ma efficaci dal punto di vista dei risultati, dando certezza di prospettive e risorse in un campo strategico per il futuro del Paese".

3) In Italia il numero dei ricercatori che operano in enti pubblici e privati e' molto inferiore alla media europee, ed e' caratterizzato da forme di precariato. Quali iniziative intende prendere in proposito?

"L’esplosione di forme di precariato nel mondo dell' universita' e della ricerca e' una delle conseguenze nefaste del braccio di ferro che c’e' stato in questi anni tra il mondo della politica e il governo di centrodestra ed il mondo della cultura, della ricerca e della formazione. Se da una parte e' ragionevole che l’inserimento alla professione di docente universitario e di ricercatore passi per un percorso formativo serio e una selezione rigorosa, come accade in tutti i paesi civili, non e' accettabile che rimangano indefiniti o vessatori i termini del consolidamento delle prospettive professionali di chi si dedica a questo tipo di attivita' come e' accaduto per esempio con la recente contestatissima legge sullo stato giuridico dei ricercatori e docenti universitari.

E’ senza dubbio vero che abbiamo bisogno di più ricercatori: e' pero' altrettanto certo che abbiamo bisogno di persone competenti, in grado di contribuire, ciascuno per la sua parte, allo sforzo corale per il rilancio della competitivita'. Per questo sara' necessario creare molti nuovi posti di lavoro nel comparto della ricerca, realizzando percorsi che portino dalla precarieta' a prospettive di lungo termine ma che allo stesso tempo riconoscano competenza e merito e non escludano le generazioni più giovani che spesso possono contributi importantissimi all’ attivita' di ricerca.

Non dobbiamo infatti mai dimenticare il contributo determinante in idee e azioni innovative che le giovani generazioni hanno sempre dato alla ricerca. Dobbiamo incoraggiare il rischio, l’iniziativa, la capacita di proporre idee controcorrente, caratteristiche naturali delle persone giovani che possono fare la differenza se viene data loro la possibilita' di assumersi responsabilita' gestionali e decisionali. L’apertura e la condivisione delle idee tra le diverse parti del sistema della ricerca deve altresi' essere incoraggiata, in quanto e' dal confronto di idee diverse che possono nascere risultati di importanza decisiva. Le torri d’avorio della ricerca accademica sono lussi di altri tempi che non ci possiamo più permettere: il bagaglio di competenze, scoperte e informazioni deve essere sfruttato nel modo migliore mettendolo a fattore comune".

4) Con quali strumenti intende porre rimedio al fenomeno della fuga dei cervelli dall’Italia, favorire il rientro dei ricercatori italiani che si sono trasferiti all’estero e promuovere l’integrazione di giovani ricercatori stranieri nel nostro Paese?

"Intendo mettere in atto tutte le azioni possibili per equilibrare il flusso di ricercatori da e per il nostro Paese e per tamponare l’ assurda emorragia di competenze e di risorse preziose a cui assistiamo, in particolare in questi ultimi anni.. La Cina ha affrontato un problema analogo, quando alla soglia del balzo economico ha trovato il modo di richiamare in patria i moltissimi bravi ricercatori emigrati in tutti i paesi del mondo. I Cinesi non hanno esitato ad investire le risorse necessarie per rendere attraente il ritorno in patria e per rendere stabili le prospettive dei migliori ricercatori disponibili sul mercato. Un altro esempio molto valido e' anche il sistema spagnolo delle borse Ramon y Cayal, che ha permesso il rientro in Spagna di ricercatori spagnoli affermatisi in altri paesi, attraverso una selezione di un comitato rigorosamente internazionale. Credo che dovremo studiare attentamente quanto hanno fatto e fanno questi paesi nel campo del rientro delle competenze".

5) Da varie parti e' stata avanzata la proposta di destinare alla ricerca l’otto o il cinque per mille delle imposte sul reddito. Qual e' la sua opinione in merito? Se e' favorevole, come, e da chi, ritiene che debbano essere gestiti questi fondi?

"Puo' essere una iniziativa positiva quella di contribuire in modo mirato ai fondi per la ricerca sia destinando il cinque per mille dell'Irpef, sia tramite la defiscalizzazione dei contributi dati a centri di ricerca pubblici o privati. Si tratta comunque di contributi non sufficienti rispetto all’ investimento complessivo dello Stato in ricerca, che e va incrementato in modo rilevante. La gestione di questi fondi dovrebbe essere dei ministeri competenti in materia di ricerca, in particolare il MIUR, e soprattutto andare ad aggiungersi agli investimenti stanziati ogni anno, probabilmente sostenere progetti mirati e aventi un grande impatto per la societa'".

6) Ritiene utile introdurre commissioni internazionali che controllino e valutino periodicamente l’uso di fondi e di risorse umane nelle Universita' e negli enti pubblici di ricerca italiani?

"Gli standard della ricerca sono internazionali e poche cose come la ricerca beneficiano del confronto tra strategie e scelte diverse. Sono quindi più che favorevole ad una valutazione internazionale di Universita' ed Enti Pubblici di ricerca, per mettere in evidenza in modo non autoreferenziale i punti di forza e di debolezza del nostro sistema della ricerca. Uno dei vantaggi dell' Europa consiste nella possibilita' di accedere facilmente ad un grandissimo serbatoio di competenze. Istituzioni come la European Science Foundation o l’ European Research Council permettono di creare gruppi di esperti di livello indiscusso in grado di valutare in modo non parrocchiale gli istituti di ricerca italiani. Non si tratta di esterofilia ma semplicemente di adottare un comportamento largamente condiviso, i nostri più autorevoli ricercatori sono sempre più spesso chiamati a fare parte di pannelli internazionali di valutazione della ricerca di altri paesi e cosi' dobbiamo fare anche noi in particolare con i ricercatori degli altri paesi europei".

7) Considerato il parere favorevole quasi unanime della comunita' scientifica, pensa che l’Italia debba investire nelle biotecnologie agrarie e aprirsi agli OGM, oppure mantenere l’attuale posizione di rifiuto?

"Prima di tutto mi pare eccessivo dichiarare che esiste una opinione favorevole unanime della comunita' scientifica nei confronti degli OGM . Esistono infatti ancora problemi aperti soprattutto in materia di possibili effetti a lungo termine e di contaminazione incrociata tra coltivazioni OGM e coltivazioni biologiche. Esiste poi un problema che preoccupa molti agricoltori, e non solo nel nostro paese, di eccessiva dipendenza da situazioni di brevetto eccessivamente limitanti. D’altra parte non possiamo nemmeno nasconderci che da sempre lo sviluppo dell' agricoltura e della zootecnia e' stato un continuo sforzo di selezione di specie geneticamente ottimizzate, con tecniche molto meno raffinate di quelle odierne, ma sempre al fine di migliorare la produzione. Per cui e' importante affrontare il problema con rigore scientifico e trasparenza politica.

Noi intendiamo valorizzare i caratteri e le identita' dell’agricoltura italiana, preservare e potenziare il legame tra agricoltura e industria alimentare e diversificare i percorsi di sviluppo. Vogliamo certamente sostenere l’innovazione con un forte impulso alla ricerca e al trasferimento dei risultati alle imprese. Vogliamo anche custodire i valori della biodiversita' e privilegiare la naturalita' dei processi incentivando realmente l’agricoltura biologica anche ai fini della difesa e valorizzazione ambientale. Per questo motivo intendiamo adottare verso gli organismi geneticamente modificati il “principio di massima precauzione”, che e' comune a tutta la politica di ricerca in Europa e non solo al settore OGM".

8) Come e' noto, nel nostro paese sono crioconservati migliaia di pre-embrioni in attesa di un impianto che forse non avverra' mai. Sarebbe favorevole al loro impiego per scopi di ricerca?

"Io credo che su questo argomento, come su altri di pari delicatezza, la scienza debba ancora offrire indicazioni importanti e che la risposta alla domanda cosi' posta, su un argomento cosi' complesso, non possa essere un semplice si o no. Noi siamo certamente favorevoli alla ricerca e all’utilizzo di cellule staminali adulte, e quindi senza interventi su embrioni.

All’estremo opposto riteniamo che tecniche come la clonazione umana siano assolutamente da evitare perché passano attraverso la creazione di un embrione che poi viene distrutto, anche se per fini nobilissimi di terapia La vita umana, voglio ribadirlo, e' il fine del nostro intervento mai un mezzo.Nel caso particolare qui sollevato degli embrioni sovranumerari crioconservati, siamo contrari al loro utilizzo allo stato attuale della conoscenza scientifica. Se l’embrione umano ha, come penso, un valore soggettivo e' infatti difficile immaginare la sua strumentalita'.

Dobbiamo pero' essere attenti al fatto che la scienza deve ancora darci risposte importanti non tanto in relazione alla natura degli embrioni quanto sullo stato di quelli crioconservati. Non sono in questione, io credo, la liberta' di ricerca e la sua autonomia, bensi' l’incertezza sullo stato degli embrioni dopo un certo periodo di conservazione.

Data la delicatezza del problema noi ci impegniamo a riprenderne rapidamente l’analisi tenendo presenti tutti gli aspetti etici, scientifici e medici, ben attenti a non porci domande troppo semplici su temi tanto complessi".

9) Come intende promuovere lo sviluppo della scienza spaziale italiana, intesa sia come settore trainante dell’economia, sia come elemento fondamentale per la ricerca?

Ho seguito con particolare attenzione e preoccupazione l’evoluzione o meglio l’involuzione delle attivita' spaziali italiane in questi anni di governo di centro destra. Il mio governo si e’ impegnato moltissimo per il risanamento economico dell' Agenzia Spaziale Italiana (ASI), proprio perché convinto che il nostro Paese non potesse rimanere al margine delle attivita' spaziali, dopo che negli anni sessanta era stato il terzo paese al mondo a mettere in orbita un satellite. Oggi più di ieri lo spazio e' un riferimento strategico per le politiche di sviluppo industriale e tecnologico. Le nuove tecnologie tendono ad abbassare i costi dell' accesso allo spazio e le nuove economie emergenti (Cina, India) hanno investimenti ingentissimi in termini di persone e investimenti in questo campo. Devo dire che in questi anni ho visto in Italia pochissimi progressi, al di la' dei soliti effetti annuncio caratteristici di questo governo. Ci si e’ limitati a portare avanti scelte e progetti decisi molti anni fa mentre e’ mancata la capacita strategica di individuare nuovi obbiettivi e strategie e di realizzarli in modo aggressivo. Il nostro paese ha perso posizioni e prestigio in Europa (ESA) nonché a livello americano (NASA). La cessione di Alenia Spazio ad Alcatel e’ stato un colpo gravissimo al nostro sistema industriale spaziale da cui non sara' facile riprendersi. Nonostante tutto esiste pero' nel paese una straordinaria sensibilita' sia culturale, che tecnologica, che industriale nei confronti delle attivita' spaziali. Ad esempio i risultati scientifici ottenuti dai nostri ricercatori e delle industrie che operano nel campo della ricerca spaziale sono riconosciuti essere di altissimo livello. Il rilancio delle attivita' spaziali avverra' rafforzando da una parte la capacita' ed efficienza operativa dell' ASI, che oggi appare insufficiente, in quanto strumento centrale per la gestione del Programma Spaziale Nazionale e riferimento per il mondo dell’ Industria e della Ricerca. Sara' altresi' necessario rilanciare i nostri rapporti con l’ ESA, dove sara' necessario riguadagnare posizioni e prestigio, consolidare i nostri rapporti con la NASA, nonché stringere seri rapporti di collaborazione con le più dinamiche agenzie spaziali a livello internazionale, in modo da tornare ad essere protagonisti in questo campo, sfruttando nel modo migliore le ingenti risorse che il Paese mette a disposizione per le attivita' spaziali.

10) Il consumo energetico italiano dipende in larga parte dai combustibili fossili e dalle importazioni. Qual e' il suo programma in materia di energia, anche alla luce degli obiettivi del Protocollo di Kyoto?

Un futuro migliore per l’Italia dipende in gran parte dalla capacita' del Paese di rispondere alle grandi sfide energetico – ambientali, in presenza dei rischi dei cambiamenti climatici e della crescita strutturale del prezzo del petrolio . Con l’attuale governo abbiamo l’energia più cara d’Europa e le emissioni di gas serra che invece di diminuire del 6,5 per cento, come previsto dal Protocollo di Kyoto, sono aumentate del 13 per cento. E’ quindi necessario intervenire in profondita' con un ricorso strategico all’aumento dell’efficienza energetica, con uno sviluppo accelerato delle fonti rinnovabili, con la diffusione della cogenerazione di energia elettrica e calore e con un serio investimento nella ricerca.

La competitivita' del paese ha bisogno tanto di energia a minore costo, quanto di un sistema energetico rinnovato e ambientalmente sostenibile.

Noi crediamo che il Protocollo di Kyoto rappresenti un’opportunita' per l’innovazione delle politiche energetiche e per una riduzione della dipendenza dall’importazione di combustibili fossili.

Nel merito, le nostre proposte prevedono la diminuzione dei consumi totali dei combustibili fossili da realizzarsi con varie forme di efficienza energetica e con una decisa promozione di fonti energetiche rinnovabili

• nel settore elettrico, con aumento dell’efficienza negli usi finali e nella produzione, con la generazione distribuita e la cogenerazione, e con un forte sviluppo delle fonti rinnovabili;

• nei trasporti, riequilibrando le modalita' a favore della ferrovia, del cabotaggio e del trasporto collettivo, migliorando l’efficienza energetica dei mezzi di trasporto e incrementando l’uso dei biocarburanti e del gas naturale attraverso un potenziamento della rete di distribuzione per l’autotrazione;

• nell’industria e nei servizi, incentivando l’innovazione di processo e di prodotto per aumentare l’efficienza energetica;

• nel settore civile, migliorando gli standard energetici degli edifici, i sistemi di riscaldamento e raffreddamento, l’efficienza energetica degli elettrodomestici e dell’illuminazione.

Il sistema energetico italiano deve porsi anche i problemi della sicurezza dell'approvvigionamento nel settore del gas e dell'elettricita' . Va quindi sviluppata la diversificazione delle importazioni (provenienze del gas naturale, differenziate soluzioni di trasporto inclusa la costruzione di terminali di rigassificazione del gas naturale liquefatto (GNL)) con un forte ricorso a fonti rinnovabili.

Sicurezza di approvvigionamento e maggiore concorrenza richiedono per un verso che si rafforzi la rete interna e, per altro verso, che le societa' che gestiscono la rete di trasporto siano separate dalle imprese produttrici di energia e mantenute pubbliche. Per altro verso, riteniamo che i tradizionali "campioni nazionali" dell'energia abbiano la capacita' di crescere come "campioni europei" e di operare anche fuori dai confini nazionali: le societa' di rete devono espandersi a livello europeo, facendo uscire il mercato italiano dall'isolamento attuale.

E’ indispensabile aumentare il ricorso a “nuove fonti rinnovabili” (eolico, biomasse, fotovoltaico, solare a concentrazione, solare termico, idroelettrico di piccola taglia , geotermia), vogliamo in modo che nell’arco della legislatura siano almeno raddoppiate, in modo da giungere al 2011 al 25 per cento di produzione elettrica da rinnovabili, rispetto all’attuale 18 per cento.

Nel settore della ricerca sulle energie sostenibili, crediamo che un ruolo di rinnovata centralita' spetti all'ENEA: un prezioso patrimonio di esperienze lasciato oggi nell’abbandono. In particolare riteniamo che vadano intensificati gli sforzi di ricerca sul "sequestro del carbonio", sull'idrogeno, sulle celle a combustibile.

Circa l'energia nucleare, che tuttora costituisce una quota dell'energia importata dall'estero, il nostro impegno per la riduzione del rischio e' orientato a produrre azioni di messa in sicurezza del combustibile e delle scorie esistenti in Italia e la partecipazione in sede europea alla ricerca per realizzare centrali più sicure.

Infine, proponiamo la realizzazione di un Programma energetico-ambientale, nazionale e regionale, concertato fra lo Stato e le Regioni, con la partecipazione degli enti locali e dei portatori di interesse che garantisca il consenso indispensabile alla realizzazione di una rivoluzione infrastrutturale cosi' rilevante.
LuVi

Ultima modifica di Lucio Virzì : 03-04-2006 alle 12:25.
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Old 03-04-2006, 13:13   #17
evelon
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Originariamente inviato da Korn
beh sempre... il tuo amico ha fatto delle gran belle cose...
Stai sottintendendo che prima le cose andavano meglio ?

Guarda, te lo dico senza nessuna voglia di flame (davvero, anche se può sembrare duro) : non sai di cosa parli.

I guai della ricerca italiana non sono i tagli al personale ed i ricercatori precari.

Quelli sono eventualmente i guai dei ricercatori.
Vanno considerati, ovvio, ma i problemi della ricerca vengono da molto più lontano.

La fuga dei cervelli c'è da tempo immemore.
Il servizio realizzato è una replica ed intervenni già al primo topic aperto al riguardo.
Le interviste alla facoltà di Fisica della "La Sapienza" sono state fatte a persone che conosco (studio lì) ed è vero ciò che si mostra.

Ci sono esempi d'eccellenza (alla facoltà di fisica c'è un ottima sezione dedicata al supercalcolo parallelo), così come all'INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) ci sono ricercatori validi...ma il problema permane.
Molta gente all'INFN farebbe carte false per andare via ed appena gli si presenta l'occasione se ne vanno di corsa.

Mancano i soldi ma manca soprattutto la "cultura della ricerca".
Manca la "voglia di fare ricerca".
Manca la consapevolezza che la scienza scopre il futuro che la tecnica poi implementerà..

La politica c'entra, è ovvio, ma il susseguirsi dei governi non ha cambiato di una virgola la situazione.
E lo dico da non-sostenitore di B. e da non-sosotenitore di P.

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Old 03-04-2006, 13:18   #18
ALBIZZIE
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ma la riforma moratti ha accentuato o diminuito il fenomeno?
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Old 03-04-2006, 13:27   #19
evelon
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Originariamente inviato da ALBIZZIE
ma la riforma moratti ha accentuato o diminuito il fenomeno?
La fuga dei cervelli ?

L'Italia non è mai stata "attraente" per i "cervelli".

Francamente non sò se si è mosso di qualche punto percentuale (da che poi ? non è il numeri di quelli che "scappano" ma la "qualità") ma il problema rimane la non volontà a tutti i livelli di vedere nella ricerca il futuro della società.
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Old 03-04-2006, 13:28   #20
evelon
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Originariamente inviato da ALBIZZIE
ma la riforma moratti ha accentuato o diminuito il fenomeno?
Specifico a scanso di equivoci:
L'Italia ERA attraente (almeno in alcuni campi) molti decenni fà.
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