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Anhui: meglio distruggere le opere d’arte in patria che venderle agli stranieri
7 Luglio 2006
CINA Anhui: meglio distruggere le opere d’arte in patria che venderle agli stranieri Il governo dell’Anhui ha sconsigliato la vendita di una casa antica a un imprenditore svedese che voleva trasferirla in Scandinavia. Spesso gli stranieri preservano l’arte cinese più dei locali. Hong Kong (Scmp) – La popolazione e il governo dell’Anhui hanno bloccato i piani di un imprenditore svedese che voleva comprare un’antica casa del tè, situata nella contea di Shitai, e trasferirla nel paese nord-europeo. L’imprenditore e un mercante locale di tè pensavano di comprare per 200 mila yuan (20 mila euro) la struttura di mattoni e di legno intarsiato, vecchia di 200 anni, smontarla, spedirla e rimontarla a Gothenburg Zheng Xiaohe, dell’industria del tè dell’Anhui, confessa che “ci sono troppi problemi col governo e con la gente”. La vecchia casa, ormai in condizioni pietose, non è registrata come un’ eredità culturale: dal punto di vista legale potrebbe essere venduta, ma “il governo locale – dice Zheng – mi consiglia di andare cauto”. La popolazione, poi, lo ha perfino accusato di “aiutare gli stranieri a impossessarsi dei monumenti preziosi e antichi della Cina”, tradendo la nazione. Zheng si difende: “La mia intenzione era solo quella di proteggere queste vecchie case consumate. Un mucchio di esse non sono state protette per nulla e la gente di qui le ha sbattute giù e distrutte”. Situata ai piedi di un colle, la struttura in questione è un tipica casa tradizionale dell’Anhui meridionale. Parti di essa sono ormai marcite e la struttura è pericolante. Il padrone della casa, Li Yikun ha dichiarato allo Shanghai Morning Post che egli non ha i soldi per ripararla. “Non volevo venderla – ha detto – perché in fondo è la casa dei miei antenati… Ma è meglio venderla che assistere al suo crollo”. Un membro della propaganda di Shitai ha detto che le autorità locali non hanno i fondi per restaurare tutte le case antiche della zona. L’ardente difesa dell’eredità culturale cinese da parte delle autorità è piuttosto nuova: a Pechino e Shanghai interi quartieri del periodo Ming (XV – XVII secolo) sono scomparsi sotto le ruspe per far posto a grattacieli, nuovi quartieri residenziali, strutture alberghiere in previsione delle Olimpiadi del 2008. Anche nelle campagne, il primo segno di benessere di molti contadini è segnato dalla distruzione delle loro antiche case di legno, e dalla costruzione di case in cemento. Spesso la salvezza di qualche gemma dell’architettura cinese è stata salvata proprio dagli stranieri, invaghiti dell’arte orientale. Un esempio: la Yin Yu Tang, una casa dell’Anhui costruita agli inizi del ‘900,nel 1997 è stata comprata dall’Essex Museum di Salem (Massachusetts). La struttura – 5 cortili, 16 stanze, 2 stagni per i pesci – è stata smantellata e spedita negli Usa in 16 containers. Rimontata, ora offre un piccolo assaggio dell’estetica cinese nell’architettura. Ma la stragrande maggioranza delle vecchie case non ha avuto questa fortuna.
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Molti non sanno che le più importanti e belle opere artistiche cinesi furono portate da Chiang Kai-Shek a Taiwan. Per quanto uno possa girare la Cina in lungo e largo, non c'è niente comparabile alla collezione esposta al National Palace Museum di Taipei.
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