Condanna per tre ex-dirigenti di Google

Tre ex-dirigenti dell'azienda di Mountain View sono stati condannati a sei mesi, con pena sospesa, per violazione della privacy a seguito della pubblicazione di un video con contenuti offensivi
di Andrea Bai pubblicata il 25 Febbraio 2010, alle 15:19 nel canale WebTre ex-dirigenti di Google, David Carl Drummond, George De Los Reyes e Peter Fleischer, sono stati condannati (con pena sospesa) dal Tribunale di Milano a sei mesi di reclusione per violazione della privacy. La sentenza, di primo grado, rappresenta l'evoluzione di un processo sorto a seguito della pubblicazione su Google Video, nel 2006, di un video nel quale un ragazzo affetto da autismo veniva fatto oggetto di vessazioni da parte di alcuni compagni di scuola. I dirigenti sono stati dichiarati non colpevoli delle accuse di diffamazione. Un quarto dirigente, Arvind Desikan, è invece stato completamente assolto.
I fatti, come detto, risalgono al 2006, quando un gruppo di ragazzi di una scuola di Torino ha realizzato un filmato mentre maltrattavano un compagno di classe disabile, caricando poi il filmato su Google Video. La Procura di Milano ha in seguito ordinato il sequestro del video aprendo un'inchiesta che è poi sfociata nelle accuse di violazione di privacy e diffamazione per i dirigenti David Carl Drummond, ex presidente del consiglio di amministrazione di Google Italy e ora senior vice president, George De Los Reyes, ex membro del consiglio di amministazione di Google Italy e ora in pensione e Peter Fleischer, responsabile delle strategie per la privacy di Google a livello europeo.
La reazione di Google, per bocca di Matt Sucherman, rappresentante legale di Google per l'area EMEA, è piuttosto dura ed è riportata integralmente a questo indirizzo. Precisando che l'azienda ha collaborato con le forze dell'ordine per consentire l'identificazione degli autori del filmato e che i dirigenti accusati non hanno a che fare in alcun modo con il filmato, Google esprime preoccupazione per quelli che ritiene essere i "principi fondamentali di libertà sui quali è stato costruito Internet". Google, che ha deciso di ricorrere in appello, fa riferimento alla legge europea la quale è "stata definita appositamente per mettere gli hosting providers al riparo dalla responsabilità, a condizione che rimuovano i contenuti illeciti non appena informati della loro esistenza".
Per poter avere un quadro più chiaro della questione si attende la pubblicazione della motivazione della sentenza, che avverrà nel corso dei prossimi giorni. Per ora ci limitiamo a riportare i fatti così come sono stati resi noti. Per tutti coloro i quali sono interessati, proponiamo un commento di Alessio Di Domizio sul nostro blog di approfondimento Appunti Digitali.
133 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoIl tizio allora va a denunciarli.
Lo stesso tizio si ritrova poi un giorno a dover andare in tribunale sia come colpevole sia come leso.
Il tizio in questione è il manager di Google che era in vacanza in Italia
Ritira la denuncia contro Google?
Non importa, non importa se nemmeno l'aveva aperta o meno ... l'ha aperta magari la Moratti per lui
In Italia, questo scritto sopra sarebbe possibile
comunque attendo che venga pubblicata la motivazione della sentenza.
Strano che i vari casi Mills, mediaset, dell'utri finiscano tutti in prescrizione mentre per ste caxxate i processi vengono portati a termini e con condanne degne dei regimi cinesi!!!
In Italia corrotti e corruttori restano impuniti (anzi sono pure premier), indagati per camorra possono restare candidati alle regionali, ma sia mai che per una boiata su internet non venga dato l'esempio di quanto ferrea sia la giustizia qui.
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