Il nuovo fenomeno dei “correttori di IA”: chi guadagna dagli errori delle macchine

Il nuovo fenomeno dei “correttori di IA”: chi guadagna dagli errori delle macchine

Sempre più aziende, dopo aver licenziato personale per puntare sull’intelligenza artificiale, si trovano ora a dover pagare professionisti umani per sistemare gli errori generati dalle tecnologie. Un fenomeno che sta creando nuove opportunità di lavoro per chi sa correggere le “sviste” delle macchine

di pubblicata il , alle 09:51 nel canale Web
 

Nel tentativo di ridurre i costi e velocizzare i processi, molte aziende hanno scelto di sostituire parte della forza lavoro umana con sistemi di intelligenza artificiale. Tuttavia, questa strategia si sta rivelando spesso controproducente tanto che, almeno secondo quanto racconta la BBC, è nato un vero e proprio settore parallelo partecipato da scrittori e programmatori specializzati nel correggere gli errori prodotti dall’IA. Chi possiede queste competenze, oggi, riesce a capitalizzare su un mercato in forte crescita.

Il network britannico racconta di Sarah Skidd, product marketing manager statunitense, che ha dichiarato di non temere di essere sostituita dall’intelligenza artificiale. Al contrario, le sue recenti esperienze lavorative l’hanno spesso vista impegnata proprio nel risolvere i problemi causati dall’automazione. Skidd è stata contattata da un’agenzia che aveva affidato la stesura di testi pubblicitari a un chatbot IA, nel tentativo di tagliare i costi. Il risultato? Un copy “molto basilare” e privo di attrattiva, che avrebbe dovuto invece incuriosire e convincere il pubblico. “Era tutto molto banale”, ha raccontato Skidd, sottolineando come il lavoro abbia richiesto una completa riscrittura.

Il tempo impiegato per rimediare agli errori è stato notevole: ben 20 ore, fatturate a 100 dollari l’ora, per un totale di 2.000 dollari. Una cifra che, secondo Skidd, sarebbe stata inferiore se il lavoro fosse stato affidato direttamente a un professionista umano fin dall’inizio.

C'è poi la vicenda di Sophie Warner, co-fondatrice dell’agenzia inglese Create Designs, a confermare la tendenza: sempre più clienti si rivolgono a lei dopo aver provato a risolvere problemi tecnici con strumenti come ChatGPT. “Prima i clienti ci contattavano solo per problemi tecnici o per introdurre nuove funzionalità”, spiega Warner, “ora invece si rivolgono prima all’IA”. In un caso recente, un cliente è rimasto senza sito web per tre giorni a causa di una riga di codice errata generata da ChatGPT. La correzione è costata quasi 500 dollari, mentre l’implementazione manuale avrebbe richiesto solo 15 minuti.

Warner sottolinea come spesso sia necessario applicare una tariffa "d’indagine" per capire cosa sia andato storto, dato che i clienti tendono a non ammettere di aver utilizzato l’IA. Il processo di correzione, inoltre, risulta molto più lungo rispetto a un intervento professionale diretto.

La BBC racconta poi l'esperienza della copywriter Kashish Barot nella regione di Gujarat, nell'India nord-occidentale, che si occupa di modificare contenuti scritti dall'IA per clienti statunitensi per renderli più umani ed eliminare gli schemi sintattici che li fanno sembrare frutto dell'IA. Barot osserva che i clienti si stanno abituando alla velocità con cui l'intelligenza artifciale può produrre contenuti, anche a fronte di una qualità spesso scadente, creando quindi aspettative irrealistiche e diffondendo la percezione che determinate attività si possano svolgere in pochi minuti.

Nonostante stiano traendo vantaggio dagli errori dell’intelligenza artificiale, né Skidd né Warner si dichiarano contrarie alla tecnologia. La loro frustrazione nasce piuttosto dalla convinzione, diffusa tra i clienti, che l’IA possa sostituire completamente il lavoro degli esperti. “Anche se sembra una soluzione rapida ed economica, l’IA raramente tiene conto dell’identità di un brand, del target o del design orientato alla conversione”, afferma Warner. “Non può sostituire il valore dell’esperienza e del contesto umano nel nostro settore”. Skidd, dal canto suo, si dice fiduciosa sul proprio futuro lavorativo: “Forse sono ingenua, ma credo che chi è davvero bravo non avrà problemi”.

2 Commenti
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pachainti07 Luglio 2025, 10:48 #1
La scoperta dell'acqua calda. ChatGPT is bullshit.
zbear07 Luglio 2025, 15:26 #2
Ahahahahahahaha ... prevedibile. Avanti il prossimo fesso che giura sull'infallibilità delle pseudoAI (e ce ne è perfino uno che sostiene esistano le AI .... LOL !!)

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