La storia di Power VR

La storia di Power VR

Power VR è uno dei nomi storici del mondo grafico 3D; analizzati la storia e i differenti prodotti commercializzati

di pubblicata il , alle 09:09 nel canale Schede Video
 
Power VR è uno dei produttori di chip video meno noti al vasto pubblico, pur avendo avuto un ruolo estremamente importante per lo sviluppo della grafica 3D videoludica su Personal Computer.
Sul sito italiano KyroZone è stata pubblicata, a questo indirizzo, un completo articolo che analizza la storia di questo produttore.

La prima generazione di chip video Power VR catturò, nella seconda metà degli anni 90, notevole interesse; come dimenticare, ad esempio, al scheda Matrox M3D, basata proprio su chip Power VR PCX2?



La prima generazione della tecnologia PowerVR nasce nel 1996 e viene concretizzata nei processori grafici PCX1 e PCX2. Il progetto è stato realizzato da PowerVR Technologies, ma i chip veri e propri furono costruiti da NEC. All'epoca non esistevano ancora le schede video 2D/3D (anzi, diciamo che con la 3D Blaster PCI e la Matrox Mystique iniziarono proprio in quel periodo a nascere prodotti simili) e PowerVR decise di seguire la moda che aveva lanciato 3dfx: gli acceleratori grafici 3D. Ecco quindi che nacque la Videologic Apocalypse 3D basata sul PCX1. Le caratteristiche tecniche di questo prodotto erano decisamente inferiori alla media e, di fatto, il numero di vendite fu così esiguo da poterlo definire un prototipo di quello che sarebbe poi stato il PCX2. Il PCX1 era costruito con un processo produttivo a 0.32 micron e lavorava ad un clock di 33 Mhz. La sua architettura era piuttosto particolare: invece di avere un cavetto passante con il quale si collegava alla scheda video e al monitor (come il famoso Voodoo Graphics), il PCX1 era sprovvisto di RAMDAC e comunicava con la scheda video solo attraverso il bus PCI. La memoria SDRAM presente quindi sulla Videologic Apocalypse 3D era completamente dedicata all'archiviazione delle texture e una parte della memoria della scheda video (che doveva essere almeno di 2 MB) veniva utilizzata per il frame buffer. Si pensò che una soluzione simile portasse ad un sovraccarico del bus PCI, ma in realtà tale tecnica non comportò alcuna deficienza nei confronti della concorrenza. I problemi più grandi del PCX1 erano le prestazioni sotto la media e lo scarso numero di effetti supportati: non era in grado di eseguire né il setup dei triangoli (andando quindi ad appesantire la CPU), nè alcun tipo di filtro (bilineare, mipmap, ecc…).
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