Stampato in 3D l'oggetto più grande al mondo: ecco il video della barca 3Dirigo da 2 tonnellate

Pesa oltre 2 tonnellate ed è lunga oltre 7.6 metri. L'oggetto più grande e pesante al mondo mai realizzato con la stampa 3D è una barca ed è stata progettata e realizzata dall'Università del Maine finendo nel Guinness World Record. Ecco i dettagli.
di Bruno Mucciarelli pubblicata il 14 Ottobre 2019, alle 14:01 nel canale Scienza e tecnologia
11 Commenti
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Ciao a tutti… Mi preme dibattere sulla tematica introdotta da Zappz ossia la sicurezza sul lavoro. Da poco più di un lustro opero nell’ambito della stampa 3D (sia desktop che di grande formato), ma provengo da una pluridecennale esperienza di cantieri edili di medie-grandi dimensioni. Questi ultimi sono ambienti pericolosi anche quando gli attori si muovono nel pieno rispetto delle regole. Al contrario il settore della manifattura additiva non sta registrando alcun misfatto sulla salute degli operatori preposti all'uso delle macchine. I motivi sono abbastanza semplici da intuire.Come suggerito da qualcuno, le così dette CNC vengono progettate per fare la "guerra" contro i materiali. Mi spiego, ad esempio queste macchine sono chiamate a rimuovere il materiale che in moltissimi casi è roba tenace. Anche le stampanti 3D sono macchine a controllo numerico ma hanno dalla loro il vantaggio di dover depositare piccole porzioni di materiale durante un lungo ciclo di movimenti e con ciò chi le progetta deve solo preoccuparsi di dimensionare quelle parti in movimento con strutture estremamente leggere.
Tradotto in termini pratici, se anche la stampante più grossa con cui lavoro (trattasi di una macchina che realizza parti fino ad 1 metro cubo), la spogliassi di quelle strutture che tengono lontane le persone dal proprio raggio d’azione (cosa da non fare), l’eventuale collisione tra uomo e macchina vedrebbe capitolare quest’ultima con perdita di passi e quindi lavoro. In buona sostanza la sicurezza sul lavoro non riguarda gli umani ma la preservazione del "frutto del lavoro" in corso d’opera per la stampante.
Vi è poi un’altra questione che renderebbe obsoleta la filosofia di isolamento delle macchine automatiche dagli esseri umani che è la vera e definitiva risposta ai dubbi presentati. Si chiama “robotica-collaborativa” che è già presente anche nella stampa 3D. Ho già visto alcuni bracci antropomorfi certificati nell’operare a contatto con noi esseri sensienti con una statistica di infortuni inesistente.
La stessa Comau (fiore all’occhiello della robotica italica), ha lanciato da un paio di anni dei sistemi (hardware+software), con cui fare upgrade a braccia robotiche più datate da renderle idonee allo svolgimento delle attività programmate in presenza di esseri umani.
Saluti. CrC.
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