NASA DART ha impattato contro l'asteroide Dimorphos, la difesa planetaria ora ha nuovi dati da studiare

La missione NASA DART (Double Asteroid Redirection Test) ha impattato contro l'asteroide Dimorphos per studiarne la deviazione dell'orbita e capire come realizzare sistemi per proteggere la Terra da impattanti effettivamente pericolosi.
di Mattia Speroni pubblicata il 27 Settembre 2022, alle 01:20 nel canale Scienza e tecnologiaNASAArgotec
La difesa planetaria, anche se può richiamare alla mente operazioni da supereroi, fumetti e serie TV è una questione molto seria e riguarda la possibilità che un oggetto celeste (asteroide, cometa) possa impattare contro la Terra portando a conseguenze gravi fino all'estinzione del genere umano. A differenza di quanto si vede nei film ci vuole una preparazione di diversi anni con molti test sul campo (e studi) ed è per questo che la missione NASA DART, acronimo di Double Asteroid Redirection Test, rappresenta un punto di svolta per l'umanità. Come ricordato da Thomas Zurbuchen (amministratore associato della NASA) per i prossimi 100 anni non si conoscono asteroidi pericolosi per la Terra ma lo studio di tecniche per deviarli devono essere studiate per tempo e infatti questa missione era "solo" un test.
La missione è stata lanciata nella seconda metà di novembre 2021 a bordo di un razzo Falcon 9 di SpaceX. Poco prima della metà di settembre 2022 c'è stata la separazione dalla sonda principale del Cubesat italiano LICIACube voluto da ASI e realizzato da Argotec che ha raccolto le immagini da un punto di vista privilegiato per studiare al meglio l'impatto e la distruzione di DART contro Dimorphos, il più piccolo asteroide del sistema doppio bersaglio. Insieme al piccolo satellite italiano a osservare l'impatto c'erano diversi telescopi dalla Terra oltre che Hubble, JWST e anche la sonda Lucy.
NASA DART e lo scontro con l'asteroide Dimorphos
L'agenzia spaziale statunitense ha scelto il sistema binario Didymos-Dimorphos perché non rappresenta un pericolo effettivo per il nostro Pianeta neanche dopo che la sonda ha colpito il più piccolo (160 metri di diametro) tra i due asteroidi. Del resto NASA DART ha una massa relativamente piccola anche confrontata con quella del più piccolo tra i due oggetti celesti ma, grazie alla velocità con la quale è avvenuto l'impatto, è stato possibile modificarne il periodo orbitale che prima era pari a 11 ore e 5 minuti (si stima che verrà modificato dell'1% riducendolo di circa 10 minuti) e studiarne gli effetti (deviandone il percorso "naturale").
Ricordiamo che DART aveva dimensioni di 1,2 x 1,3 x 1,3 metri per il corpo principale con due pannelli solari che si estendevano per 8,5 metri ciascuno in direzioni opposte. La massa alla partenza era pari a 610 kg mentre al momento dell'impatto era pari a circa 570 kg avendo utilizzato propellente per le manovre correttive (xeno e idrazina). L'impatto è avvenuto a una velocità di circa 6,1 km/s (21.960 km/h) e proprio questa forza ha giocato un ruolo fondamentale.
Negli ultimi chilometri la sonda ha utilizzato un sistema di guida autonoma grazie al telescopio DRACO (Didymos Reconnaissance and Asteroid Camera for Optical navigation) che ha permesso di inquadrare l'asteroide prima di portare NASA DART alla distruzione. L'apertura del telescopio era pari a 208 mm con un angolo di visione di 0,29° e ha sfruttato un sensore CMOS per acquisire le immagini.
Il sistema doppio di asteroidi visti dalla sonda
L'ultima immagine catturata dalla sonda spaziale prima dell'impatto
All'"ascolto" degli ultimi momento della sonda spaziale c'erano le antenne del Deep Space Network e in particolare quelle australiane DDS43 e DDS35. L'impatto tra DART e Dimorphos è avvenuto, come programmato alla 1:14 di oggi (in Italia). Intorno alle 0:15 le squadre di controllo hanno confermato che l'asteroide era stato correttamente inquadrato mentre si procedeva all'ultimo avvicinamento considerando che alle 0:45 la sonda si trovava a 11.200 km in avvicinamento. Il downlink verso la Terra avveniva a un ritmo di 1 fps con 38" necessari per arrivare dalla sonda fino al nostro Pianeta (la distanza da coprire era intorno agli 11 milioni di km). Il loss of signal (perdita di segnale) è avvenuta come previsto intorno alla 1:15 in Italia confermando l'impatto. Questo però è solo l'inizio perché ora bisognerà analizzare i dati e capire come l'asteroide ha reagito all'impatto e capire le prossime missioni come potranno essere ottimizzate in tal senso.
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5 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoNon vedo l'ora di guardare il filmato ripreso da LICIACube, nei video della news non mi pare l'abbiano inserito (ammetto di non averli guardati per intero)
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