NASA Curiosity: tracce di metano su Marte, sarà vita?

Il team della missione NASA Curiosity ha annunciato che il rover ha rilevato la più alta concentrazione di metano su Marte. Nessuna ipotesi è stata scartata dall'origine microbica a quella non biologica. Nelle prossime settimane ci saranno novità.
di Mattia Speroni pubblicata il 24 Giugno 2019, alle 20:01 nel canale Scienza e tecnologiaNASA
Con un breve annuncio sul sito del JPL, l'agenzia statunitense ha reso noto che NASA Curiosity ha trovato tracce di metano su Marte con concentrazioni mai viste prima. Ovviamente la mente corre subito alla possibilità che il metano sia stato creato da microorganismi presenti sul Pianeta Rosso aprendo scenari che sarebbero rivoluzionari.
Il team che segue la missione NASA Curiosity però, pur non escludendo questa possibilità, è stata cauta nel voler confermare quell'opzione per diversi motivi. Infatti il metano potrebbe essere anche generato dall'interazione tra alcune tipologie di rocce e l'acqua e non necessariamente da organismi biologici. A complicare la situazione c'è da precisare che il rover ha strumenti per rilevare il metano ma non per capire se effettivamente è di origine biologica.
Secondo quanto riportato, rilevazione avvenuta tramite lo spettrometro laser (SAM) ha trovato 21 ppbv (acronimo di parti per miliardo di unità in volume), che è comunque molto poco per pensare a un fenomeno di tipo massivo.
Un altro dettaglio importante è che non è chiaro se il metano si sia originato nelle vicinanze del rover nel cratere Gale oppure sia stato portato lì da correnti atmosferiche e dai venti che spirano da altre parti di Marte.
C'è anche da precisare che NASA Curiosity aveva già rilevato in passato metano nell'atmosfera marziana mostrando anche un andamento stagionale delle quantità rilevate e non è quindi l'aver trovato metano ma la sua quantità ad aver sorpreso gli scienziati. Il team cercherà ora di capire se si tratta di un picco transitorio oppure se la permanenza del metano è costante (e sarebbe la prima volta).
I ricercatori collaboreranno con altre agenzie come l'ESA per sfruttare altri strumenti come quelli del Trace Gas Orbiter (che invece non ha rilevato metano). L'unione di uno strumento sul suolo e di uno in orbita potrebbe permettere di localizzare l'origine del metano dando uno spunto per nuove missioni.
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