La sonda spaziale BepiColombo di ESA e JAXA ha effettuato un nuovo passaggio ravvicinato di Mercurio

Nelle scorse ore la sonda spaziale BepiColombo (realizzata da ESA e JAXA) ha effettuato un nuovo passaggio ravvicinato di Mercurio arrivando a meno di 300 km dalla superficie del pianeta. L'ESA ha rilasciato nuove immagini.
di Mattia Speroni pubblicata il 09 Gennaio 2025, alle 15:00 nel canale Scienza e tecnologiaJAXAESA
La sonda spaziale BepiColombo, nata dalla collaborazione tra ESA e JAXA, ha effettuato un nuovo passaggio ravvicinato di Mercurio. Secondo quanto riportato dalle agenzie spaziali, quando erano le 6:59 di ieri (ora italiana) la sonda spaziale si è trovata a soli 295 km dalla superficie del pianeta nella zona non illuminata dal Sole. A distanza di 7 minuti la sonda ha poi sorvolato il polo nord di Mercurio, in quel momento illuminato dalla luce della nostra stella.
L'ESA ha anche rilasciato alcune immagini catturate dalle fotocamere ingegneristiche M-CAM presenti sul e Mercury Transfer Module che mostrano la superficie del pianeta evidenziando i crateri da impatto con una risoluzione massima di 1024 x 1024 pixel in bianco e nero. Come precisato dall'agenzia, le M-CAM non avranno più una vista così ravvicinata del pianeta in quanto il modulo si separerà nei prossimi mesi per rilasciare le due sonde chiamate Mercury Planetary Orbiter (ESA) e Mercury Magnetospheric Orbiter (JAXA) che proseguiranno la missione in orbita intorno a Mercurio per la fine del 2026 con le operazioni scientifiche che inizieranno dal 2027.
Le nuove immagini di Mercurio della sonda spaziale BepiColombo
Nelle immagini catturate dalle fotocamere si possono notare i crateri evidenziati grazie a una ripresa nella zona del terminatore (dove c'è il passaggio da ombra a zona illuminata). In particolare sono visibili i bordi dei crateri Prokofiev, Kandinsky, Tolkien e Gordimer. Il fondo di questi crateri è particolarmente freddo nonostante Mercurio sia il pianeta più vicino al Sole, tanto freddo da poter avere acqua ghiacciata.
C'è poi la zona delle pianure coperte di lava (piuttosto diffuse sulla superficie) conosciute come Borealis Planitia che si sono formate circa 3,7 miliardi di anni fa, coprendo anche crateri da impatto preesistenti e lasciando solo alcune formazioni superficiali quando la lava si è solidificata e il pianeta si è raffreddato (contraendosi). Gli scienziati cercheranno di capire se il flusso di lava si era spostato dall'esterno di Borealis Planitia verso l'interno o viceversa.
Si può poi notare sulla superficie il bacino Caloris ossia il più grande cratere da impatto di Mercurio, con un'estensione di circa 1500 km. L'impatto dell'oggetto celeste che lo ha generato non ha solo creato un grande cratere ma ha avuto ripercussioni a grande distanza sulla superficie del pianeta. Dalle immagini è poi visibile Nathair Facula, un vulcano che ha dato vita ad almeno una grande eruzione esplosiva mentre, a breve distanza, c'è un altro cratere vulcanico di circa 40 km di diametro che ha visto tre almeno tre eruzioni e un deposito che copre una zona da 300 km di diametro.
Infine il cratere Fonteyn è piuttosto recente, con la sua creazione che è avvenuta circa 300 milioni di anni fa (poco rispetto alla vita del pianeta). Questa missione congiunta permetterà di conoscere altre informazioni sul pianeta come, per esempio, di cosa è costituito e come mai le zone superficiali più recenti appaiono di colore più chiaro rispetto a quelle più antiche. Sembra però che il materiale, una volta esposto, diventi via via più scuro con il passare del tempo.
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