I telescopi Fermi e Swift hanno osservato un gamma-ray burst derivato dalla nascita di un buco nero

GRB 221009A è il nome dell'ultimo gamma-ray burst osservato da diversi telescopi, tra i quali Fermi e Swift, che sarebbe stato originato da un buco nero a circa 1,9 miliardi di anni luce dalla Terra. Un fenomeno particolarmente energetico.
di Mattia Speroni pubblicata il 17 Ottobre 2022, alle 21:33 nel canale Scienza e tecnologiaNASAJAXA
I buchi neri sono oggetti celesti particolarmente interessanti ma anche complessi da osservare. A causa delle loro proprietà non è possibile osservare ciò che si trova oltre l'orizzonte degli eventi ma è comunque rilevabile la grande quantità di energia e materia emesse dalle zone del disco di accrescimento. Un esempio di quello che è possibile fare è data dall'Event Horizon Telescope (EHT) che ha permesso di creare un'immagine di Sagittarius A*, il buco nero al centro della Via Lattea, oppure di M87* che si trova al centro dell'omonima M87.
Un altro esempio di emissione da questo genere di oggetti celesti è l'emissione di un gamma-ray burst (GRB). Proprio un evento di questo tipo è stato segnalato il 9 ottobre ed è stato chiamato GRB 221009A. I telescopi Fermi, Swift e il satellite Wind hanno cercato di individuarne l'origine e capirne ulteriori informazioni. Ecco quello che è emerso e perché è legato a un buco nero.
Il buco nero e il gamma-ray burst di ottobre
Nel post della NASA si può leggere come il fenomeno legato al gamma-ray burst GRB 221009A potrebbe essere legato alla nascita di un "nuovo" buco nero. Fortunatamente per gli scienziati, questo genere di eventi è particolarmente energetico, oltre 100 MeV, e quindi facile da rilevare anche se ci sono voluti 1,9 miliardi di anni per raggiungere la Terra. L'origine è stata individuata nella costellazione della Freccia.
Come scritto sopra, si tratterebbe di un raggio gamma molto potente originato durante la nascita di un buco nero stellare. Una stella sarebbe quindi arrivata alla fine della sua vita e sarebbe collassata su sé stessa. Non si tratta quindi dei più grandi buchi neri galattici che si trovano al centro di molte galassie, ma di qualcosa di più piccolo (ma altrettanto interessante). Secondo le analisi di Fermi la durata del gamma-ray burst è stata pari a 10 ore.
C'è anche "un po' di Italia" in questa scoperta. Infatti Roberta Pillera (dottoranda al Politecnico di Bari), che collabora al Large Area Telescope del telescopio Fermi, ha dichiarato "questa burst è molto più vicino dei tipici GRB, il che è eccitante perché ci consente di rilevare molti dettagli che altrimenti sarebbero troppo deboli per essere visti. Ma è anche tra le esplosioni più energiche e luminose mai viste indipendentemente dalla distanza, il che lo rende doppiamente eccitante".
Per la rilevazione sono anche stati impiegati due strumenti che si trovano a bordo della Stazione Spaziale Internazionale noti come NICER (Neutron Star Interior Composition Explorer) e MAXI (Monitor of All-sky X-ray Image) OHMAN (Orbiting High-energy Monitor Alert Network), rispettivamente di NASA e JAXA. Grazie al sistema automatizzato OHMAN è stato possibile attivare velocemente NICER per seguire al meglio l'evento. GRB 221009A è stato così energetico che l'agenzia spaziale stima che un evento del genere non sarà visibile per decenni.
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