É nata una stella: si chiama Proxima Fusion e porterà la fusione nucleare in Europa entro i prossimi sette anni

É nata una stella: si chiama Proxima Fusion e porterà la fusione nucleare in Europa entro i prossimi sette anni

La società è il primo spin-out del Max Planck Institute for Plasma Physics (IPP) ed annovera nel suo team ex scienziati ed ingegneri non solo dell'IPP, ma anche di MIT e Google-X.

di pubblicata il , alle 19:21 nel canale Scienza e tecnologia
Proxima Fusion
 

Proxima Fusion, l'innovativa start up per la fusione nucleare - nata da una costola del Max Planck Institute for Plasma Physics (IPP), di cui condivide anche la residenza a Monaco di Baviera - ha appena raccolto i sette milioni di euro necessari per iniziare la propria avventura.

L'innovativa azienda può vantare non solo un fortissimo legame con uno dei centri europei più all'avanguardia nell'ambito della fusione nucleare, ma anche un team di alto livello, che annovera ex scienziati ed ingegneri provenienti dall'IPP, l'MIT e Google-X. Alla loro guida, spiccano i nomi di Francesco Sciortino (co-founder & CEO) e Lucio Milanese (co-founder & COO).

Il gruppo mira a implementare un nuovo Stellarator ad alte prestazioni nei prossimi anni, portandolo ad essere una vera e propria centrale elettrica a fusione entro la fine del decennio, ovvero entro soli sette anni, andando così a risolvere uno dei maggiori problemi dell'era moderna: l'approvvigionamento di energia pulita.

La nostra società è estremamente energivora e - soprattutto - non intende cambiare direzione e/o abitudini, anzi: la domanda di energia cresce costantemente e a un ritmo insostenibilmente veloce, rendendo estremamente difficile per le fonti rinnovabili poterla soddisfare da sole, quantomeno nel breve/medio periodo.

Gli attuali limiti delle rinnovabili sono probabilmente la spinta più importante verso il perfezionamento della fusione nucleare terrestre, ovvero verso un modo sicuro e prolungato di riprodurre sulla Terra le reazioni che avvengono sulle stelle, in grado di generare gigantesche quantità di energia senza scorie (come avviene in seguito alla fissione nucleare) o emissioni clima-alteranti (come nel caso dei combustibili fossili).

A tale proposito Benjamin Erhart, socio accomandatario di UVC Partners (che ha co-guidato la raccolta fondi per Proxima Fusion), ha rimarcato:

"Nei prossimi anni, l'energia sarà uno dei nostri bisogni essenziali, e come ottenerla [ndr, in modo sostenibile] uno dei nostri maggiori problemi. Sappiamo già oggi che abbiamo bisogno di un mix intelligente di diverse fonti energetiche. Gli sforzi di Proxima per la fusione sfruttano il massiccio investimento effettuato sugli Stellarator in Germania. Siamo convinti che il team sia pronto a cambiare il quadro attuale, per il mondo e in particolare per la Germania e l'Europa, che hanno urgente bisogno di fonti energetiche affidabili, oltre l'eolico e il solare."

Stellarator e Tokamak, due facce della stessa medaglia

Come abbiamo accennato nel paragrafo precedente, Proxima sfrutterà la tecnologia (ampiamente avviata e collaudata) degli Stellantor; in particolare, in forza del suo legame con l'IPP, la start up si baserà sui risultati raggiunti dal Wendelstein 7-X (W7-X) del Max Planck Institute, lo Stellarator più avanzato al mondo, con il fine di renderlo una vera e propria centrale elettrica a fusione entro il 2030.

Stellarator e Tokamak sono al momento due dei possibili approcci di confinamento del plasma: entrambi puntano al contenimento del quarto stadio della materia (che nei moderni dispositivi di confinamento magnetico può raggiungere abitualmente temperature superiori ai 100 milioni di gradi, ovvero 10 volte la temperatura al centro del Sole) tramite l'utilizzo di campi magnetici che vanno a creare una "gabbia" magnetica in dispositivi a forma di ciambella.

Mentre i primi utilizzano un insieme complesso di elettromagneti al di fuori del plasma, i secondi combinano elettromagneti esterni con una grande corrente all'interno del plasma.

Stellarato VS Tokamak

I Tokamak vantano una progettazione estremamente semplice, ma ne pagano lo scotto nella difficoltà di controllo del plasma. Al contrario, gli Stellarator sono più complessi da progettare ma più semplici da utilizzare: possono infatti operare in uno stato stazionario, con minori sfide operative, e rappresentano una soluzione interessante per gestire carichi termici eccessivi sulle superfici dei materiali.

Come evidenzia la stessa Proxima Fusion nella sua press release, per anni gli Stellarator sono stati affetti da alcune criticità, fra cui: scarso confinamento del plasma ad alte temperature, elevate perdite di prodotti di fusione, tolleranze costruttive impegnative, ecc. Molte di questi limiti, ad ogni buon conto, sono stati superati nel corso degli ultimi anni:

"I progressi sperimentali di W7-X e i recenti progressi nella modellazione degli Stellator hanno cambiato radicalmente il quadro", ha spiegato Francesco Sciortino, cofondatore e CEO Proxima Fusion "Gli Stellarator possono ora porre rimedio ai problemi principali dei Tokamak divenendo vere e proprie centrali a fusione, migliorando radicalmente la stabilità del plasma e raggiungendo prestazioni elevate in modo stazionario".

Stellarato VS Tokamak

Tokamak e Stellarator, chi ha le prestazioni migliori?

Le prestazioni dei dispositivi di fusione sono state storicamente quantificate con il "triplo prodotto", ovvero: densità, temperatura e tempo di confinamento.

Al momento i Tokamak più avanzati detengono i record più alti, ma dal 2015 (quando venne avviato) ad oggi, il W7-X sta rapidamente recuperando terreno, anche senza poter contare sui medesimi finanziamenti.

Stellarato VS Tokamak

Jorrit Lion, co-fondatore di Proxima Fusion ed esperto nella modellazione di centrali elettriche Stellarator, ha affermato:

"Ci stiamo basando su decenni di investimenti visionari da parte del governo tedesco nella tecnologia di Stellarator. È questo investimento che ha creato l'opportunità per Proxima di essere un campione europeo per la fusione. Ora tocca a noi, il team, portare l'energia da fusione in rete".

Ian Hogarth di Plural Platform (che assieme a UVC Partners ha co-guidato la raccolta fondi per Proxima Fusion) ha dichiarato:

"Gli Stellarator offrono il percorso più concreto e chiaro per arrivare alla fusione nucleare. Il team Proxima ha l'energia e la velocità di cui abbiamo bisogno. Sono membri di un incredibile ecosistema, con un senso di ambizione entusiasmante che si basa sullo Stellarator Wendelstein 7–X, un capolavoro di leadership tecnologica tedesca. L'Europa ha bisogno dell'audacia di questo team e della sua forza di volontà per affrontare le sfide della fusione".

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Per approfondimenti riguardo le prospettive di sviluppo della fusione nucleare e lo stato dell'arte a livello europeo di questa tecnologia, potete leggere i seguenti articoli:

Fusione nucleare: fra otto anni potrebbe alimentare la rete

Fusione nucleare nel Vecchio Continente, a che punto siamo

24 Commenti
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hexaae30 Maggio 2023, 20:09 #1
...E l'energia per produrre gli immani campi magnetici in grado di contenere un plasma da 100 Milioni di °C chi la produce?
Final5030 Maggio 2023, 20:30 #2
Originariamente inviato da: hexaae
...E l'energia per produrre gli immani campi magnetici in grado di contenere un plasma da 100 Milioni di °C chi la produce?


Se il sistema produce piu energia di quella che ti serve per mantenere i campi puoi autoalimentarlo, ti serve solo l'energia per far partire il sistema. E prima che qualcuno se ne esca con il fatto che una macchina termica non può avere un rendimento maggiore a 1 in questo caso si consuma materia, se nell'equazione di tiene in conto il consumo di questa il rendimento è minore a 1.
hexaae30 Maggio 2023, 21:01 #3
Originariamente inviato da: Final50
Se il sistema produce piu energia di quella che ti serve per mantenere i campi puoi autoalimentarlo, ti serve solo l'energia per far partire il sistema.

... sì certo, bisogna comunque vedere di quanta energia necessita il campo e quante volte avviene "il riavvio" nei vari cicli di manutenzione etc. per i quali serve una fonte disponibile.
futuristicone30 Maggio 2023, 22:08 #4
forse ..... 70 anni !!
sbaffo30 Maggio 2023, 22:57 #5
ma in Germania non hanno appena spento il nucleare? Adesso lo "riaccendono"?
Cosa ne dicono i verdi che lo hanno voluto spegnere?
Final5030 Maggio 2023, 23:06 #6
Originariamente inviato da: sbaffo
ma in Germania non hanno appena spento il nucleare? Adesso lo "riaccendono"?
Cosa ne dicono i verdi che lo hanno voluto spegnere?


Stiamo parlando di fusione non di fissione
sbaffo30 Maggio 2023, 23:50 #7
Originariamente inviato da: Final50
Stiamo parlando di fusione non di fissione

e quindi ai verdi va bene?
Cappej31 Maggio 2023, 07:14 #8
tanta roba... la cosa incredibile è che partiamo da progetti pensati nel dopo guerra e tenuti fermi per decine di anni...
In Italia siamo stati pionieri del Nucleare per poi ridursi a bruciare GAS per un... 50 ennio? 40ennio?
La tecnologia fa passi da gigante di anno in anno, ed oggi abbiamo superconduttori impensabili 20-30 anni fa, tra non molto avremo anche un AI capace di simulare gli effetti e difetti di un reattore MAI COSTRUITO.
Il problema è proprio questo, esiste sempre e solo sulla carta... quanto ci vorrà perchè FUNZIONI veramente? e se funzionerà veramente...
Indubbiamente è questo il futuro prossimo dello sviluppo energetico
IMHO
cignox131 Maggio 2023, 08:55 #9
--e quindi ai verdi va bene?

Perché non dovrebbe? É energia pulita, potenzialmente.

Mi pare una previsione ottimistica, considerando che sono 60 anni che siamo "ad un passo" dalla fusione. Al momento, che io sappia, non é stata ancora prodotta alcuna energia netta dal alcun esperimento (non se si considera tutto il processo).
Se ci riescono, diventano ricchi e famosi. Ma ne dubito.
peppapig31 Maggio 2023, 09:19 #10
C'è da dire che nei decenni precedenti la fusione non ha avuto grande interesse ne finanziamenti, è sempre stata una prospettiva interessante ma con molte altre risorse a disposizione più facili ed economiche da usare a farle concorrenza.
Ora con l'enorme richiesta di energia che si prospetta le cose stanno cambiando, come sottolinea l'articolo non si può più continuare contando sui combustibili fossili e sulle rinnovabili, concetto che si sta radicando pubblicamente solo in questi anni.

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