C'è anche un amminoacido, la glicina, nell'atmosfera di Venere

C'è anche un amminoacido, la glicina, nell'atmosfera di Venere

Dopo aver scoperto la presenza di fosfina nell'atmosfera di Venere, un nuovo studio avrebbe individuato anche un amminoacido, la glicina. Un nuovo indizio sulla possibile presenza di vita o sulla diffusione dei suoi mattoni fondamentali.

di pubblicata il , alle 08:08 nel canale Scienza e tecnologia
NASAESA
 

Aver trovato la fosfina nell'atmosfera di Venere ha creato non poco (rinnovato) interesse attorno al secondo pianeta del Sistema Solare. Ora arriva una seconda interessante novità riguardante l'atmosfera del pianeta e che riguarda un'altra scoperta.

venere glicina amminoacido

Secondo un nuovo studio, nell'atmosfera di Venere sarebbe stata trovata la glicina (NH2CH2COOH), il più semplice amminoacido tra i venti ordinari. Nonostante la premessa promettente, lo studio dovrà ancora passare attraverso il processo di peer-review e quindi i suoi risultati sono da considerarsi "preliminari".

Come sappiamo, alla base delle proteine ci sono gli amminoacidi e tra questi è presente anche la glicina. Di per sé però non è ovviamente conferma della presenza di vita sul pianeta. La glicina è un amminoacido che è stato trovato anche in altre condizioni estreme come sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. La sua abbondanza (relativa) non ne fa una biosignature come invece lo è la fosfina.

venere

Secondo quanto riportato, l'amminoacido è stato trovato nella zona dell'equatore e soprattutto alle medie latitudini di Venere (ma non ai poli) ad altitudini comprese tra i 75 km e gli 80 km. Se venisse confermata, potrebbe significare la scoperta di uno dei "mattoni" che consentono la formazione di strutture complesse ma non necessariamente la vita.

Secondo lo studio, la glicina potrebbe essersi formata con reazioni simili a quelle dell'Esperimento di Miller-Urey oppure con una reazione tra NH3 (ammoniaca), CH2 (metilene) e CO2 (anidride carbonica).

Il pianeta potrebbe essere quindi considerabile non come un pianeta con vita ma piuttosto un pianeta che è predisposto a generare macromolecole biologiche che potrebbero portare alla vita. E se anche non fosse presente su Venere potrebbe essere utile per capire come la vita potrebbe essersi evoluta in altri esopianeti.

5 Commenti
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LMCH21 Ottobre 2020, 17:02 #1
Molto interessante, è decisamente ora che venga avviata una nuova serie di iniziative per inviare sonde e droni su Venere.
Ora è possibile sviluppare microcontroller, sensori (incluse fotocamere che operano nell'ultravioletto) ed altri componenti elettronici in carburo di silicio (SiC) che funzionano senza problemi sui 600°C, quindi diventa possibile costruire anche rover capaci di operare sulla superficie di Venere molto più a lungo che in passato. Superato il problema dei componenti elettronici, tutto il resto è complicato ma fattibile.
vbs22 Ottobre 2020, 02:26 #2
Originariamente inviato da: LMCH
Molto interessante, è decisamente ora che venga avviata una nuova serie di iniziative per inviare sonde e droni su Venere.
Ora è possibile sviluppare microcontroller, sensori (incluse fotocamere che operano nell'ultravioletto) ed altri componenti elettronici in carburo di silicio (SiC) che funzionano senza problemi sui 600°C, quindi diventa possibile costruire anche rover capaci di operare sulla superficie di Venere molto più a lungo che in passato. Superato il problema dei componenti elettronici, tutto il resto è complicato ma fattibile.


Sarebbe un gran' bel traguardo, purtroppo le problematiche stanno -oltre le temperature elevate- anche nella pressione "atmosferica" (92-95 atm) nonché all'ambiente altamente corrosivo (senza contare gli oceani di metano, ergo gas liquido: pV=nRT). L'unica sonda che è riuscita a mandare qualche foto parziale del suolo di venere è stata "Venera 13" che comunque non è riuscita a toccare il suolo.
mmorselli22 Ottobre 2020, 05:50 #3
Originariamente inviato da: LMCH
Ora è possibile sviluppare microcontroller, sensori (incluse fotocamere che operano nell'ultravioletto) ed altri componenti elettronici in carburo di silicio (SiC) che funzionano senza problemi sui 600°C, quindi diventa possibile costruire anche rover capaci di operare sulla superficie di Venere molto più a lungo che in passato.


Tutto sarebbe bello, ma considerato che queste missioni comunque costano miliardi di dollari, tutto il budget, che è fatto di soldi pubblici da reperire con le tasse o tagli a servizi, viene indirizzato verso le missioni che in qualche modo indagano sull'origine della vita, o le origini del sistema solare, o le origini dell'universo. Tutte ricerche in qualche modo antropocentriche. Ora è diventata interessante l'alta atmosfera di Venere, ma la superficie mi sa che non lo sarà ancora per parecchio tempo. Una sonda orbitale per altro ha costi nettamente inferiori rispetto ad un lander.
LMCH22 Ottobre 2020, 17:35 #4
Originariamente inviato da: vbs
Sarebbe un gran' bel traguardo, purtroppo le problematiche stanno -oltre le temperature elevate- anche nella pressione "atmosferica" (92-95 atm) nonché all'ambiente altamente corrosivo (senza contare gli oceani di metano, ergo gas liquido: pV=nRT). L'unica sonda che è riuscita a mandare qualche foto parziale del suolo di venere è stata "Venera 13" che comunque non è riuscita a toccare il suolo.

SAREBBE STUPENDO se il metano fosse liquido a 92..95 atmosfere.
Questo perché tutte le auto a CNG (gas naturale compresso, ma che resta allo stato gassoso dentro il serbatoio) cambiando due valvole e rimappando la centralina diventerebbero auto a GNL.
Questo perché il serbatoio CNG è progettato per immagazzinare in sicurezza gas compresso ad oltre 200 atmosfere.
Probabilmente ti sei confuso con Titano riguardo il metano.
La pressione non è un vero problema nel caso di rover e droni, ci sono vari metodi relativamente semplici per equalizzare la pressione interna con quella esterna.
Anche l'atmosfera corrosiva non è quel problema che sembra, ci sono un sacco di materiali utilizzabili che permetterebbero di restare nei limiti di peso per il carico utile inviabile su Venere ed avere un drone teoricamente capace di operare per un mese o due come minimo.
Inoltre i lander Venera 9, 10, 13 e 14 sono atterrati con successo ed hanno funzionato per circa 1 ora usando elettronica al silicio e valvole ed un sistema di raffreddamento basato su fluido pre-raffreddato in orbita ( che era il vero fattore limitante per la durata della missione al suolo).
CYRANO22 Ottobre 2020, 17:38 #5
Quindi con un po' di acido nitrico e buummm !!



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