Trovata fosfina nell'atmosfera di Venere: tracce di vita extraterrestre?
Nell'atmosfera di Venere è stata trovata la fosfina, una molecola considerata come biomarcatore dai ricercatori. Questo potrebbe significare che sul pianeta del Sistema Solare ci potrebbe essere vita. Ma ci vogliono ulteriori conferme.
di Mattia Speroni pubblicata il 14 Settembre 2020, alle 17:31 nel canale Scienza e tecnologiaNASAESA
Notizia sensazionale per l'astrobiologia! I ricercatori hanno annunciato in queste ore di aver trovato tracce di fosfina (fosfuro di idrogeno o fosfano) nell'atmosfera di Venere. Si tratta di un'informazione molto importante perché la fosfina (PH3) è legata anche (ma non solo) a reazioni prodotte da organismi.
Questo potrebbe significare che su Venere è potenzialmente presente vita e sarebbe ovviamente una notizia epocale, se confermata da altre ricerche e missioni. Ma, come spesso accade in ambito scientifico, non abbiamo ancora la certezza, ma una prova in più a sostegno di un'ipotesi e tanto grande e importante è la scoperta, tanto più ci vogliono prove solide a suo sostegno.
Fosfina su Venere e la vita nell'Universo
La fosfina su Venere, se fosse stata generata da un processo ormai esaurito, sarebbe non più rilevabile in quanto avrebbe reagito con raggi ultravioletti, idrogeno e altre molecole. Questo significa che esiste "qualcosa" che continua a produrla. Il problema è discriminare tra una reazione chimica e un'interazione biologica che porterebbe a due soluzioni completamente diverse.
Le informazioni sono state rilasciate dalla Royal Astronomical Society grazie alle osservazioni del telescopio ALMA in Cile e da quello James Clerk Maxwell alle Hawaii e alle collaborazione del Massachusetts Institute Of Technology e della Cardiff University. I ricercatori hanno spiegato di aver rilevato una grande quantità di fosfina e attualmente non si conoscono processi chimici in grado di spiegarla. Sono stati esclusi anche minerali sospesi nell'atmosfera, vulcani o fulmini proprio per via della grande quantità. Ipoteticamente, batteri terrestri potrebbero avere un metabolismo solamente al 10% della massima funzionalità per poter generare la stessa quantità di fosfina, ma ovviamente non ci troviamo sulla Terra e le condizioni sono diverse.
Nelle conclusioni dello studio si legge che "se nessun processo chimico noto può spiegare la fosfina all'interno dell'atmosfera superiore di Venere, allora deve essere prodotto da un processo non precedentemente considerato plausibile per le condizioni venusiane. Questa potrebbe essere fotochimica o geochimica sconosciuta, o forse vita. Le informazioni sono carenti: ad esempio, la fotochimica delle goccioline delle nuvole venusiane è quasi completamente sconosciuta".
I rilevamenti hanno trovato la molecola nella zona "abitabile" dell'atmosfera di Venere, tra i 48 e i 60 km, dando un'ulteriore spinta all'ipotesi della produzione biologica dove le temperature variano tra i -20°C e i 100°C ma c'è anche una composizione del 90% di acido solforico. Ci sono comunque ancora molte strade e altre possibilità, come scritto sopra. Non si può ancora parlare quindi di aver trovato tracce di vita al di fuori della Terra.
Lo studio dovrà comunque essere confermato da altre rilevazioni indipendenti, ci potrebbero essere altre reazioni chimiche a noi attualmente sconosciute che portano alla generazione di fosfina oppure potrebbero esserci effettivamente dei microorganismi in grado di produrla portando a ulteriori speculazioni su come la vita si sia diffusa su un altro pianeta.
Ricordiamo che si guarda all'atmosfera di Venere per cercare vita in quanto al suolo le condizioni sono ancora più estreme. La temperatura al suolo è di circa 460°C inoltre sono presenti forti venti (da oltre 360 km/h) e inoltre "piove" acido solforico. L'atmosfera invece è più variegata con temperature sostenibili da microorganismi estremofili e quindi rendendola (potenzialmente) colonizzabile da batteri, per esempio. Questo annuncio potrebbe portare a riconsiderare la priorità di missioni dirette verso l'atmosfera di Venere permettendo così di raccogliere nuove informazioni (mentre da terra sarà comunque possibile esaminare nuovi dati spettrali).
14 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoAvvertite Julie Mao!
il capo ricercatore presso l'Istituto di ricerca spaziale
dell'Accademia russa delle scienze Leonid Ksanfomaliti
ha pubblicato un articolo sull'analisi delle immagini
catturate dal modulo di atterraggio sovietico della stazione Venere-13.
Su di loro, ha scoperto diversi oggetti che considerava creature viventi
simili a insetti.
ma ha provocato molto scetticismo al riguardo.
Gli insetti, allo stato attuale, sono considerati organismi troppo complessi per poter vivere nell'atmosfera di Venere.
Se c'è davvero vita, tutt'al più si tratta di batteri o di altri organismi estremofili.
Avvertite Julie Mao!
uhhhhhh no scusate ci ho scureggiato per sbaglio...
Si parla di roba "grossolana" rispetto ai processi produttivi basati sul silicio, ad esempio le cpu sarebbero roba ad 8 bit o al massimo un core a 32bit spartano come Arm Cortex M0 o un Risc-V RV32 ridotto all'osso (es. un implementazione bit-serial).
Il motivo principale é che i chip in SiC oltre ad avere una buona resistenza alle radiazioni ed a poter operare a frequenze più elevate di un chip in silicio con la stessa feature size ... funzionano senza problemi fino a più di 600 gradi celsius.
E' roba utile per l'elettronica delle teste di trivelle petrolifere, macchinari che operano ad alte temperature e/o in ambienti con alta presenza di radiazioni ionizzanti, ed altre cose simili, ma sopratutto si possono usare per realizzare dei rover capaci di funzionare sulla superficie di Venere senza bisogno di sistemi di raffreddamento.
Si parla di roba "grossolana" rispetto ai processi produttivi basati sul silicio, ad esempio le cpu sarebbero roba ad 8 bit o al massimo un core a 32bit spartano come Arm Cortex M0 o un Risc-V RV32 ridotto all'osso (es. un implementazione bit-serial).
Il motivo principale é che i chip in SiC oltre ad avere una buona resistenza alle radiazioni ed a poter operare a frequenze più elevate di un chip in silicio con la stessa feature size ... funzionano senza problemi fino a più di 600 gradi celsius.
E' roba utile per l'elettronica delle teste di trivelle petrolifere, macchinari che operano ad alte temperature e/o in ambienti con alta presenza di radiazioni ionizzanti, ed altre cose simili, ma sopratutto si possono usare per realizzare dei rover capaci di funzionare sulla superficie di Venere senza bisogno di sistemi di raffreddamento.
Interessante. Ma non riesco ad immaginare un sistema di alimentazione che possa lavorare in continuità a quelle temperature. Hai notizie al riguardo?
Se ci pensi, è più facile simulare sulla terra i +600° Celsius in un brodo di H2SO4 che magari i -200° di pianeti lontani.
Inoltre la classica pila al plutonio, potrebbe fornire energia elettrica sufficiente a far muovere un piccolo rover con tutta l'informativa a bordo.
Alla fine della fiera potrebbe essere un terreno accidentato e i fortissimi venti a dare più problemi che il resto.
Inoltre la classica pila al plutonio, potrebbe fornire energia elettrica sufficiente a far muovere un piccolo rover con tutta l'informativa a bordo.
Alla fine della fiera potrebbe essere un terreno accidentato e i fortissimi venti a dare più problemi che il resto.
Senza dimenticare la pressione che, al livello del suolo, è un "tantinello" elevata.
Bye!
Avvertite Julie Mao!
Ho pensato la stessa cosa.
Bye!
E senza dimenticare l'acido...
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