Meno produzione di elettronica americana nelle fabbriche cinesi, per evitare i dazi
La guerra commerciale tra i governi di Stati Uniti e Cina potrebbe portare ad uno spostamento nella produzione di prodotti elettronici lontano dalle fabbriche cinesi, per la quota prevista in vendita in USA
di Paolo Corsini pubblicata il 05 Luglio 2019, alle 17:41 nel canale PortatiliMicrosoftAmazonDellHP
Potrebbe essere una delle dirette conseguenze della tensione commerciale in atto tra Cina e Stati Uniti. Parliamo dell'eventualità che alcuni dei principali produttori di PC a livello mondiale possano trasferire parte della propria produzione di sistemi lontano dal mercato cinese, rilocalizzandola altrove, così da non dover sottostare ai dazi che il governo americano prevede per i beni provenienti dalla Cina.
Si parla di circa il 30% della produzione di notebook che aziende come HP, Dell, Microsoft e Amazon avrebbero intenzione di spostare lontano dalla Cina; questa percentuale è indicativamente quella dei notebook che vengono venduti nel mercato americano ogni anno.
Oltre che di PC notebook si parla anche di altre categorie di prodotti che potrebbero non venire più prodotti, quantomeno per parte del volume complessivo: smart speaker e console sono due citate dalla fonte Nikkei Asian Review, ma non è da escludere che altre tipologie di dispositivi possano seguire la stessa sorte.
Dove si sposterà la produzione di questi prodotti? Di certo non in nord America, a motivo del costo del lavoro che risulterebbe decisamente poco concorrenziale rispetto al mercato cinese. Probabile che la destinazione sia in altre regioni globali nelle quali il costo di produzione sia simile a quello che si può trovare in Cina.
Lo shift della produzione, inoltre, potrebbe portare ad un rincaro nei costi di produzione e quindi un riallineamento verso l'alto dei prezzi dei prodotti. Se da un lato verrebbero evitati i dazi legati all'importazione di prodotti dalla Cina, dall'altro i produttori dovrebbero rivedere i prezzi retail per far fronte ai costi maggiorati legati alla produzione non in Cina.
10 Commenti
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Adesso riporta la produzione in nord america tenendo lo stesso stipendio degli operai cinesi per gli operai americani e lo stesso costo delle materie prime,difficile eh????No, qui il problema è che la produzione si sposterà in India, Indonesia, Taiwan, Vietnam. Comunque ritorneremo al punto di partenza.
E una migrazione del genere non è affatto facile, indolore e rapida. Per ora le aziende lancia proclama, ma forse non è chiaro che mastodontica filiera industriale c'è in Cina. Spostarla tutta richiederà almeno 20 anni.
Forse l'India è meglio piazzata delle altre nazioni, ma le produzioni risulterebbero di scarsissima qualità per circa un decennio.
Ad oggi, alla Cina non c'è alternativa.
In realta', visto che e' tutto altamente automatizzato, il costo del lavoro c'entra poco.
Foxconn oltre 1 milione di dipendenti, solo 300.000 nello stabilimento di Shenzhen che prendono piu o meno 100$ al mese non esitono?
Ma non sbaglia. Mesi fa Zerohedge pubblicò una serie di articoli sulle intenzioni ( e le valutazioni ) di Foxconn, proprio riguardo l'automazione.
Il succo era che la dirigenza ha previsto 1 milione di robot, che manderanno a casa un numero imprecisato di operai.
Al che il governo cinese fece pressioni e non se n'è più parlato.
Ma potenzialmente, una larga fetta di quegli operai possono essere sostituiti da robot. Tuttavia il problema rimane. Cioè 1 milione di robot, mica quattro Raspberry PI!
Valli a produrre. In numero così elevato. Occorrono stabilimenti giganteschi, una filiera industriale che produce dai lingotti d'acciaio fino ai microchip.
Un inferno logistico, che la Cina ha messo su in quasi 50 anni di sviluppo per trasformarsi nella fabbrica del mondo.
Ripeto, per ora è pura propaganda dei vari colossi hi-tech, per evitare un tracollo delle azioni.
Uffi. Fare almneo finta di capire di che si parla???
FoxConn fattura circa 4.700.000.000.000 TWD, che al cambio fanno circa 150.600.000.000 USD. Stabilito che 1.000.000 di operai prendano 100 USD al mese, sono (banalmente..) 1.200.000.000 USD/Anno di costo personale.
Che e' lo 0,8% del fatturato annuale.
Come detto, il costo del personale incide poco....
Il costo grosso sono gli impianti...
Il succo era che la dirigenza ha previsto 1 milione di robot, che manderanno a casa un numero imprecisato di operai.
Al che il governo cinese fece pressioni e non se n'è più parlato.
Ma potenzialmente, una larga fetta di quegli operai possono essere sostituiti da robot. Tuttavia il problema rimane. Cioè 1 milione di robot, mica quattro Raspberry PI!
Valli a produrre. In numero così elevato. Occorrono stabilimenti giganteschi, una filiera industriale che produce dai lingotti d'acciaio fino ai microchip.
Un inferno logistico, che la Cina ha messo su in quasi 50 anni di sviluppo per trasformarsi nella fabbrica del mondo.
Ripeto, per ora è pura propaganda dei vari colossi hi-tech, per evitare un tracollo delle azioni.
La produzione di impianti e macchinari, che per loro natura hanno cicli di sostituzione piuttosto lunghi non è mai stata una grossa complessità logistica.
Di sicuro non è l'ostacolo principale, ma direi che non lo è proprio...
Di sicuro non è l'ostacolo principale, ma direi che non lo è proprio...
trasferire un'intera filiera industriale da una nazione all'altra lo è
e il training, la carenza di figure specializzate, l'approvvigionamento delle materie prime
L'onboarding e i processi di training sono molto più efficaci. Se fosse come dici te sarebbe impossibile insegnare agli operai anche a produrre un nuovo modello di auto.
Forse sei troppo italianocentrico, da noi per varie ragioni è molto complicato fare cose semplicissime.
Non è un caso che stiamo diventando sempre più irrilevanti.
L'onboarding e i processi di training sono molto più efficaci. Se fosse come dici te sarebbe impossibile insegnare agli operai anche a produrre un nuovo modello di auto.
Forse sei troppo italianocentrico, da noi per varie ragioni è molto complicato fare cose semplicissime.
Non è un caso che stiamo diventando sempre più irrilevanti.
Tutto quello che vuoi, ma qui si parla di spostare tutto. Dal trasporto delle materie prime, all'industria primaria e secondaria, con tutte le filiere annesse.
Cioè, per produrre un'iphone, non basta una singola azienda. Se vai a Shenzhen ( ma pure a Gallarate ), trovi centinaia di aziende ammassate nella stessa zona, tutte interdipendenti tra di loro.
Quindi non si tratta solo di spostare qualche stabilimento Foxconn, ma le centinaia di stabilimenti dell'indotto. E questo per un singolo prodotto.
Quello che faranno, è subappaltare pezzi di produzione, la parte finale per essere precisi. Cosa che i cinesi già stanno facendo, per evadere il blocco. Ti ritrovi con un gadget made in Vietnam, che al 99% è prodotto in Cina e magari in Vietnam hanno solo effettuato la pulitura finale.
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