MakerBot: niente più produzione a Brooklyn, le prossime stampanti 3D potrebbero arrivare dalla Cina

MakerBot ha deciso infatti di fermare la produzione delle stampanti a filamento fuso che avveniva nel sobborgo di New York affidandone la produzione a Jabil, compagnia con sede negli USA, ma che fa leva su stabilimenti produttivi sparsi in giro per il mondo, Cina compresa.
di Roberto Colombo pubblicata il 26 Aprile 2016, alle 15:01 nel canale PerifericheMakerBotStampa 3D
"Alle regole del mercato non si scappa": potrebbe essere questo il commento più facile alla notizia in arrivo da Brooklyn. MakerBot ha deciso infatti di fermare la produzione delle stampanti a filamento fuso che avveniva nel sobborgo di New York affidandone la produzione a Jabil, compagnia con sede negli USA, ma che fa leva su stabilimenti produttivi sparsi in giro per il mondo, Cina compresa. Chi comprerà prossimamente una MakerBot, che fino a ora si era fregiata di un DNA statunitense, potrebbe trovarsi sulla scrivania una stampante 3D costruita in Cina.
Il primo risultato dell'operazione è la chiusura degli stabilimenti produttivi di Brooklyn, con l'annesso licenziamento di parte della forza lavoro. In un post sul blog aziendale il CEO di MakerBot, Jonathan Jaglom, ha spiegato che la decisione è stata difficile, ma che è un passo verso il posizionamento dell'azienda per il futuro e che va vista come una parte di una strategia di lungo periodo. Saranno gli addetti alla produzione quelli interessati dai licenziamenti, mentre le aree di logistica, riparazione, controllo qualità e quelle operative come la pianificazione rimarranno attive nella sede di Brooklyn.
Il prossimo sarà un periodo di transizione in cui MakerBot passerà a Jabil le proprie competenze in materia, nel contempo cercando di acquisire quelle nel campo della qualità produttiva della seconda. La qualità è un punto su cui ha molto lavorato MakerBot in questi ultimi tempi, soprattutto dopo l'acquisizione da parte di Stratasys (che aveva già portato a un ridimensionamento della forza lavoro).
Il mercato della stampa 3D è in rapida evoluzione e MakerBot ha bisogno di strumenti per essere più agile nella fornire risposte convincenti ai consumatori. Non avere la produzione in casa, ma potersi appoggiare a fornitori esterni è certamente un passo importante in quest'ottica, anche considerata la guerra dei prezzi dichiarata dai prodotti cinesi e dai concorrenti. Si tratta poi di un mercato molto volatile, dove serve poter tagliare o aumentare la produzione in breve tempo, senza dover fare i conti coi costi fissi che attualmente sono da sostenere portando avanti la fabbrica newyorchese.
CEO di MakerBot, Jonathan Jaglom, al taglio del nastro del nuovo edificio lo scorso luglio
MakerBot ha deciso di fermare la produzione delle stampanti a filamento fuso che avvenivaa Brooklyn affidandone la produzione a Jabil
A chi gli chiedeva come questa mossa si possa conciliare con la pompa magna e le dichiarazioni in merito all'intenzione di rimanere nella città di New York dell'estate scorsa all'inaugurazione di un nuovo padiglione, il CEO Jaglom ha risposto di guardare come operano altre importanti aziende americane, in primis Apple. "Se giochiamo bene le nostre carte, e sono sicuro che lo stiamo facendo" - ha detto a The Verge - "nel tempo la compagnia continuerà a crescere e attraverso questa crescita porteremo ancora più talenti sotto il nostro tetto. Il nostro DNA e la nostra cultura rimangono quelle di Brooklyn e siamo fieri di essere qui".
Avevamo provato tempo fa MakerBot Replicator Mini, trovate le nostre impressioni sulla stampante 3D a questo indirizzo.
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