Furto di proprietà intellettuali sulle memorie DRAM: UMC e Micron dicono basta allo scontro in tribunale
UMC pagherà una cifra non meglio precisata a Micron per chiudere tutte le cause legali pendenti, avviate dall'azienda statunitense dopo un furto di proprietà intellettuali a vantaggio della nascente industria DRAM cinese.
di Manolo De Agostini pubblicata il 26 Novembre 2021, alle 10:41 nel canale MemorieMicron
UMC (United Microelectronics Corporation) e Micron Tecnology hanno annunciato di aver siglato accordo globale che risolve tutte le loro pendenze legali in essere. Per capire i motivi dello scontro bisogna tornare indietro di molti anni, quando UMC venne accusata di aver rubato segreti commerciali a Micron, grazie ai quali ha poi alimentato la nascente industria cinese delle memorie DRAM, all'epoca molto indietro rispetto a quella statunitense.
Prima di entrare nei dettagli, è bene sapere che nel 2020 UMC si è dichiarata colpevole di furto di segreti commerciali ed è stata condannata a pagare una multa di 60 milioni di dollari dal Dipartimento di Giustizia statunitense. Anche le autorità di Taiwan hanno multato UMC, imponendole il pagamento di 100 milioni di nuovi dollari taiwanesi, circa 3 milioni di euro.

Il caso, oltre a UMC, coinvolge l'azienda statale cinese Fujian Jinhua Integrated Circuit (Jinhua) e tre ex dipendenti taiwanesi di Micron (Chen Zhengkun alias Stephen Chen, He Jianting alias J.T. Ho e Wang Yungming alias Kenny Wang) successivamente approdati in UMC. I tre sono stati condannati a pene detentive da 4,5 a 6,5 anni e a multe comprese tra 4 e 6 milioni di nuovi dollari taiwanesi, circa 120.000-180.000 euro.
Tutto parte nel momento in cui UMC nominò Chen nel ruolo di vicepresidente senior, incaricandolo di negoziare un accordo con Fujian Jinhua per sviluppare la tecnologia DRAM di Fujian Jinhua.
All'epoca UMC produceva chip logici per altre società, ma nessuna memoria DRAM, quindi per ottenere il know-how necessario Chen assunse due ex colleghi, Ho e Wang. I due si presentarono in UMC con un bottino estremamente importante: informazioni riservate sulle tecnologie di Micron, proprio ciò che serviva per dare la spinta alla collaborazione con Jinhua.
UMC divenne corresponsabile del furto quando il suo dipartimento IT scoprì le proprietà intellettuali di Micron sul PC di Ho, ma Chen non prese provvedimenti e anzi creò due postazioni (notebook) fuori dalla rete aziendale per consentire ai dipendenti UMC di accedere alle informazioni di Micron senza essere scoperti dal dipartimento IT.
In seguito, quando le autorità taiwanesi perquisirono gli uffici di UMC, Ho e Wang chiesero a un collega di nascondere documenti, appunti, chiavette USB, un telefono e un portatile mentre le autorità eseguivano la perquisizione. Le autorità riuscirono a recuperare uno dei due notebook, mentre il disco del secondo fu riformattato e nascosto.
A rendere ancora più evidente il marcio dietro a tutta questa vicenda è che, a partire dal mese dei raid a Taiwan, Chen divenne presidente del Fujian Jinhua, occupandosi in prima persona del suo stabilimento per la produzione di DRAM.
Ed è così che dopo l'ammissione da parte di UMC, le due parti coinvolte hanno deciso di mettere da parte le ostilità: UMC pagherà una cifra non meglio precisata a Micron e le due aziende si "impegneranno in reciproche opportunità di cooperazione commerciale".
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1 Commenti
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E quando dico tutta,dico tutta,Continente Europeo e Americano compreso.
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