Cina: stop all'uso dei chip Intel e AMD nei computer governativi

La Cina ha deciso di bandire i chip prodotti da Intel e AMD nei computer e server governativi per ragioni di sicurezza nazionale. Pechino vuole rendersi meno dipendente delle tecnologie estere entro il 2027. Per le due società statunitensi possibili danni economici di grande portata.
di Manolo De Agostini pubblicata il 25 Marzo 2024, alle 06:01 nel canale ProcessoriAMDIntel
Secondo quanto riportato dal Financial Times, la Cina ha deciso di estromettere i microprocessori di Intel e AMD dai PC e server governativi.
All'origine di questa decisione vi sono motivazioni molto simili a quelle che gli Stati Uniti adducono per bloccare le soluzioni cinesi: si teme possano favorire la fuga di informazioni sensibili. In poche parole "sicurezza nazionale", la parola d'ordine più usata dai governi negli ultimi anni.
Pechino ha stilato nuove linee guida per gli appalti che mirano a renderla gradualmente meno dipendente delle tecnologie estere, in particolare da quelle statunitensi. L'obiettivo è completare la transizione tecnologica verso i prodotti di aziende nazionali entro il 2027.
Alle agenzie governative "al di sopra del livello municipale" è stato chiesto di includere criteri negli appalti che richiedano processori e sistemi operativi "sicuri e affidabili". Si parla anche della volontà di abbandonare il sistema operativo Windows e database esteri in favore di opzioni nazionali.
Secondo quanto ricostruito da Reuters, a fine dicembre il ministero dell'Industria cinese ha redatto tre elenchi separati per CPU, sistemi operativi e database centralizzati ritenuti "sicuri e affidabili" per tre anni dopo la data di pubblicazione, tutti provenienti da società cinesi. Negli elenchi vi sono realtà come Huawei e Phytium, nella lista nera di Washington.
Per Intel e AMD la nuova normativa potrebbe essere fonte di forte preoccupazione perché al Paese sono legate ampie fette del rispettivo fatturato: in Cina Intel ha generato il 27% delle sue vendite su base annua, mentre la quota di AMD sarebbe pari al 15%. La cacciata dal settore governativo potrebbe essere il preambolo per una più vasta operazione, in futuro, che comprenda anche il mercato consumer.
Secondo gli analisti di Zheshang Securities, Pechino dovrà investire 660 miliardi di yuan (91 miliardi di dollari) entro il 2027 per sostituire l'attuale apparato informatico governativo con soluzioni indigene.
51 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoIn Cina solo chip cinesi, in America solo chip americani, in Italia solo chip Italiani…
In Cina solo chip cinesi, in America solo chip americani, in Italia solo chip Italiani…
Concordo.
Chi di spada ferisce di spada perisce...
In Cina solo chip cinesi, in America solo chip americani, in Italia solo chip Italiani…
Teoria davvero pessima e assurda. Non è fattibile una cosa simile oltre ad essere completamente inefficiente
magari.. ma non penso lo faranno.. si taglierebbero le p@lle da soli.
In Cina solo chip cinesi, in America solo chip americani, in Italia solo chip Italiani…
Questo approccio ci porterà a regredire, ma ormai dobbiamo abituarci al caos mondiale e ad autocrazie illiberali nazionaliste. Io sto con la mia parte di mondo.. L'altra parte del mondo farà la sua rivoluzione francese e industriale.. quando avranno finito, si spera che ci sia ancora qualche terra emersa vivibile.
sono sulla buona strada
In Cina solo chip cinesi, in America solo chip americani, in Italia solo chip Italiani…
Non siamo capaci di tenerci in casa manco quello che sappiamo produrre di qualità , figurati la roba che non abbiamo idea di come si produce
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