Karma: così le spie avevano accesso agli iPhone negli Emirati Arabi

Grazie a uno strumento di spionaggio avanzato chiamato Karma, negli Emirati Arabi Uniti (UAE) era possibile avere accesso a informazioni riservate contenute sugli iPhone di personaggi influenti o nemici del governo.
di Mattia Speroni pubblicata il 01 Febbraio 2019, alle 17:21 nel canale AppleiOSiPhoneApple
iPhone è nell'immaginario collettivo uno smartphone sicuro rispetto a quanto si può trovare nell'ecosistema Android. Ma quando si ha a disposizione strumenti decisamente avanzati, le cose si fanno difficili anche per lo smartphone di Apple.
Un esempio arriva dall'ultimo report pubblicato da Reuters che prende in esame quanto accaduto negli Emirati Arabi (UAE). A essere coinvolti sono alcuni ex-agenti dei servizi segreti statunitensi che hanno lavorato come contractors.
Questi ultimi avrebbero avuto modo di realizzare strumenti per lo spionaggio molto avanzati in grado di raccogliere informazioni dagli iPhone di attivisti, diplomatici e rivali del governo del paese che si trova sulla penisola araba (emiro del Qatar e funzionari turchi compresi).
Lo strumento per lo spionaggio indirizzato a iPhone e iOS si chiama Karma ed è stato impiegato dal 2016. Arrivare alle informazioni non era difficile e bastava conoscere il numero di telefono della vittima o l'email. Pur non potendo intercettare telefonate o funzionare su Android, il sistema era comunque potente.
Grazie a Karma, gli agenti potevano avere accesso a foto, email, messaggi, informazioni sulla localizzazione di iPhone e più in generale a raccogliere le password dei bersagli. Il tutto senza che l'utente dovesse cliccare su link che avrebbero potuto destare qualche dubbio.
Una buona notizia è che grazie agli aggiornamenti di sicurezza di Apple per iPhone, Karma (da inizio 2018) ha avuto un'efficacia limitata, ma fino a fine 2017 è stato utilizzato con ampia soddisfazione. Non ci sono dettagli tecnici sul funzionamento di questo strumento di spionaggio, ma non si tratterebbe comunque di una novità, considerando che gli ideatori hanno lavorato anche per l'NSA.
9 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoLe cose secondo me, invece, sono due:
o non ci dicono tutto e i requisiti sono di più oltre al numero telefonico
o hanno violato i server apple trovandoci tutte le cose private
Se la seconda fosse l'ipotesi giusta, non credo che sarebbe legale che apple tenga, all'insaputa dei suoi clienti, tutti i dati backuppati sui suoi server. Apple non dice niente a tal proposito? Secondo me hanno avuto un grosso problema di sicurezza e taciono a tutt'oggi; oppure sono complici.
In effetti, sembra fantascienza.
Le cose secondo me, invece, sono due:
o non ci dicono tutto e i requisiti sono di più oltre al numero telefonico
o hanno violato i server apple trovandoci tutte le cose private
Se la seconda fosse l'ipotesi giusta, non credo che sarebbe legale che apple tenga, all'insaputa dei suoi clienti, tutti i dati backuppati sui suoi server. Apple non dice niente a tal proposito? Secondo me hanno avuto un grosso problema di sicurezza e taciono a tutt'oggi; oppure sono complici.
...O c'era un exploit, poi patchato da Apple solo recentemente
L'exploit funzionava tramite iMessage, quindi bastava solo il numero del cellulare (o l'account, cioè l'email). Tramite iMessage (non serviva utilizzarlo effettivamente, dato che è sempre in ricezione anche se non usato) veniva sfruttato l'exploit ed inviato un apposito malware, che faceva il resto
Infatti probabilmente il numero o l'email servivano solo per individuare il dispositivo, che poi veniva violato.
Del resto non leggo da nessuna parte che il dispositivo rimanesse inviolato, per cui pare abbastanza logico il contrario.
Non ci sono più le mezze stagioni.
Semplicemente perchè è un exploit su iMessage, ed è una funziona esclusiva ovviamente degli Apple
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