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Xiaomi 15T Pro, è lui il nuovo best buy? La recensione
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Old 10-03-2010, 21:18   #1
easyand
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Iraq, il voto sconfigge le bombe

CORRISPONDENTE DA NEW YORK

Milioni di iracheni si sono recati alle urne a dispetto di bombe e agguati che hanno causato almeno 36 vittime. E il presidente americano Barack Obama ha reso loro omaggio parlando di «pietra miliare nella storia di una nazione che sceglie il proprio futuro attraverso un processo politico».

Nel tentativo di sabotare le elezioni per il nuovo Parlamento di Baghdad gruppi della guerriglia, soprattutto sunnita ma anche sciita, hanno attaccato seggi e votanti concentrando le azioni nella capitale, dove una pioggia di centinaia di proiettili di mortaio si è abbattuta sui quartieri del centro, investendo anche la Zona Verde dove si trovano gli edifici del governo. Nel complesso però le operazioni di voto si sono svolte con regolarità in tutte le zone del Paese, al punto che nella tarda serata di ieri le radio locali concentravano i resoconti di cronaca non sulle violenze ma sulla sfida per la guida del futuro governo fra il premier uscente sciita Nuri al-Maliki e lo sfidante Ayad Allawi, anch’egli sciita ma riuscito a siglare un’intesa elettorale con alcuni partiti della minoranza sunnita.

All’uscita dai seggi numerosi elettori hanno mostrato alle telecamere gli indici macchiati con l’inchiostro viola, facendo con le dita la «V» di vittoria in maniera analoga a quanto avvenuto nelle precedenti tornate elettorali. «Questa giornata dimostra la forza del nostro popolo - ha commentato al-Maliki - che non si fa intimidire dagli atti di violenza degli assassini». Le maggiori misure di sicurezza sono state adottate nel Nord-ovest, nelle regioni sunnite dove gruppi di nostalgici dell’ex dittatore Saddam Hussein e cellule di jihadisti avevano preannunciato una «giornata di terrore» che però non si è materializzata. Anche qui guerriglieri hanno usato colpi di mortai per creare scompiglio, in primo luogo a Mosul e Fallujah, ma senza riuscire a ostacolare il voto.

Al Qaeda aveva tentato di allontanare gli elettori dai seggi diffondendo un comunicato in cui minacciava di colpirli «con la rabbia di Allah e delle armi dei mujaheddin» ma a giudicare dall’affluenza l’effetto è stato minimo. La maggioranza delle almeno 36 vittime è stata registrata a Baghdad, dove l’attacco più grave è avvenuto nei quartieri nord-orientali e ha causato il crollo di due edifici e la morte di 19 persone. «Hanno fatto di tutto per intimidire gli elettori ma non ci sono riusciti» ha commentato il generale americano Stephen Lanza, portavoce della coalizione.

A urne oramai chiuse e una volta appurato il successo della consultazione, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha parlato dal Giardino delle Rose plaudendo a un «evento storico» che schiude le porte al previsto ritiro di 50 mila uomini - sui 90 mila ancora presenti - entro il primo settembre: «Ho grande rispetto per quei milioni di iracheni che hanno respinto le minacce e gli atti di violenza. Esercitando il diritto di voto, hanno dimostrato di voler scegliere il futuro attraverso un processo politico». Washington temeva una spirale di violenze inter-etniche e proprio per scongiurare l’infiltrazione di cellule dal vicino Iran il confine orientale è stato sigillato. Ma le forze Usa hanno fatto attenzione a non mostrarsi in pubblico: gli unici segnali della loro presenza sono stati le scorte agli osservatori internazionali e i pattugliamenti aerei.

Resta da vedere quale sarà il risultato ovvero a quali fra i 6200 candidati andranno i 325 seggi in palio. Obama ha assicurato che «l’America non sosterrà nessun candidato o coalizione» nella delicata fase che porterà alla formazione dell’esecutivo, durante la quale «potrebbero aumentare le violenze». E il Segretario di Stato Hillary Clinton già guarda al dopo-ritiro: «Costruiremo una relazione solida e permanente con il nuovo governo».

La Stampa
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