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#1 |
Senior Member
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La stupidita' della crescita
Un bell'articolo di un ritrovato Alberto Di Fazio; i grassetti più interessanti
http://www.ilmanifesto.it/argomenti-...a6d612092.html CAPITALE & LAVORO il manifesto del 25 Maggio 2008 Se il petrolio va a picco «Per rimpiazzare greggio e gas naturale non c'è nulla sulla terra». Parla l'astrofisico Di Fazio Francesco Piccioni Alberto Di Fazio è astrofisico teorico presso l'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), membro della Commissione Nazionale Cnr/Igbp (Programma Internazionale Geosfera-Biosfera), responsabile italiano del Progetto Igbp/Aimes (Analysis, Integration, and Modeling of the Earth System), presidente Global Dynamics Institute, accreditato presso la Conferenza delle Parti sotto la Unfccc (Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici). Il petrolio è aumentato del 500 per cento in sei anni, mentre la produzione è di fatto stabile da tre. Cosa sta succedendo? Non si può più fare quello che si è fatto per oltre 100 anni: pompare sempre di più moltiplicando i pozzi. Su più di 90 paesi produttori, 62 hanno raggiunto il «picco» e sono quindi in calo; quelli che non l'hanno raggiunto - come l'Arabia Saudita e altri minori - non riescono ad aumentare l'estrazione in misura sufficiente a compensare. Gli Stati uniti hanno «piccato» per primi nel 1970, dopo aver «carburato» col petrolio due guerre mondiali e un grande sviluppo economico. Il Venezuela ha piccato nel '70, così come la Libia; l'Iran nel '74. Gran Bretagna e Novegia tra il '99 e il 2001. La Russia lo aveva fatto una prima volta per motivi politici (il crollo dell'Urss), poi si è ripresa ma ha piccato di nuovo nel 2007, senza peraltro mai raggiungere il livello precedente. Di conseguenza, l'offerta è praticamente stabile - tra 86 e 87 milioni di barili al giorno (mbg) - mentre la domanda cresce rapidamente. Perciò il prezzo non può che aumentare. Eppure le compagnie petrolifere rispondono che anni di prezzo troppo basso hanno disincentivato nuove esplorazioni. Sono dichiarazioni di natura politica. Se ascoltiamo geologi o ingegneri che lavorano per conto di queste compagnie capiamo che c'è stato tutto il tempo - 20 o 30 anni - per cercare ancora. Ci spiegano che la tecnologia esplorativa è migliorata di un fattore 500 o 600 rispetto al 1963, quando venne raggiunto il «picco» delle scoperte. Si utilizzano satelliti, strutture a ologramma, infrarossi, cose che non ci sognavamo neppure. Negli Usa, tra il '70 e l'80, c'è stato un boom di trivellazioni, quadruplicando il numero dei pozzi. Ciò nonostante, in quella decade, la loro produzione è progressivamente calata. Non è mancata la ricerca, ma i risultati. Sentiamo spesso di «grandi giacimenti» appena scoperti, come in Brasile o nell'Artico. Quello in Brasile è stimato tra i 10 e i 20 miliardi di barili. E' «grande» per il Brasile, perché porterà lì ricchezza ed energia. Ma a livello mondiale, rispetto ai 1.000 miliardi di riserve dichiarate esistenti - la metà di quelle iniziali - questo giacimento sposta il «picco» di due o tre mesi. Quello sotto l'Artico non dovrebbe neppure avvicinarsi alle dimensioni di Ghawar in Arabia o di Cantarell in Messico. E in ogni caso, per poterlo sfruttare, sarebbe necessario un riscaldamento globale tale da sciogliere la calotta polare. Non proprio una cosa da augurarsi. Ci sarebbe bisogno di trovare subito, ma proprio subito, 2-300 miliardi di barili per spostare il «picco» di cinque o sei anni. Quanto pesa il petrolio nel bilancio energetico globale? E si potrebbe sostituirlo, in modo credibile? Il 70% del raffinato va in combustibili da trasporto (benzina, diesel, cherosene, ecc). Il 98% di questi combustibili viene dal petrolio; così come tra l'85% e il 90% dell'energia totale proviene dagli idrocarburi. Solo tra il 7 e l'8% viene dal nucleare. Il resto, pochissimo, dalle rinnovabili. Per rimpiazzare petrolio e gas naturale non c'è praticamente nulla, sulla terra. L'idrogeno non esiste in forma libera, ma va fabbricato impiegando più energia di quella resa poi disponibile. Per il carbone si parla di centinaia di anni, ma in realtà si tratta di un minerale a più bassa intensità di energia, che ne richiede molta già per l'estrazione. Il carbone realisticamente utilizzabile basterebbe per qualche decina di anni. Tra le «non rinnovabili» c'è anche l'uranio, su cui esiste una stima molto precisa di Rubbia e di David Goodstein (del Caltech): ne abbiamo per 20 anni da adesso. Usiamo 14 Terawatt di energia; a volerle fare col nucleare servirebbero 10-15.000 centrali in 20 anni. Una ogni giorno e mezzo! Anche dal punto di vista dei materiali (acciaio, cemento, ecc) è impossibile. Negli Usa ce ne sono 104 e in tutto il mondo poco più di 400. Il nucleare potrebbe essere al massimo un «ponte» a cavallo del picco del petrolio. Ma anche le rinnovabili lo sono. Per fare le pale eoliche o i pannelli solari bisogna andare a prendere l'alluminio, fare attività di miniera; e questa si fa con l'energia del petrolio, mica con pala e piccone. Ma dove sta tutto questo alluminio? Questo significa che dipendiamo dal petrolio anche per le rinnovabili. Che cosa bisognerebbe fare, allora? Tirare il freno a mano, conservare petrolio e gas rimanenti per fare queste benedette rinnovabili, finché è possibile. Anche la tecnologia proposta da Rubbia ha bisogno di energia da petrolio. Non possiamo fare le acciaierie con un'economia che va a legna. E nemmeno con l'energia nucleare, perché una centrale deve essere a temperatura moderata (2-300 gradi) altrimenti fonde il nocciolo. Noi potremmo concentrare quella metà di petrolio rimasta, risparmiando sui trasporti di merci voluttuarie e salvaguardando quelli «necessari». E dobbiamo tener conto che anche l'agricoltura, al 90%, dipende dal petrolio. Senza, la produzione agricola si ridurrebbe da 10 a 1. Ma come sono conciliabili capitalismo e decrescita? In nessuna maniera. Il capitalismo è fondato su un'equazione che è un esponenziale. Ogni incremento annuale è proporzionale a un certo coefficiente moltiplicato il capitale stesso. E' una curva che cresce sempre di più, come quella dell'interesse composto. Il capitalismo è reinvestimento e crescita. Ma non esiste un investitore che cerca di guadagnare meno di quel che investe. E quindi l'intervento pubblico sarà obbligatorio. Mi soprende che se ne cominci a rendere conto la destra, come fa Tremonti nel suo ultimo libro, dove dice apertamente che il mercato non si può più regolare da solo. Mi sorprende che non lo dica invece più la sinistra. Si capisce ormai che è in arrivo una crisi peggiore del '29, ma non si dice il perché. Questa è in realtà più grave, perché nel '29 si era partiti da una bolla speculativa temporanea. Qui avviene per un fatto naturale, geologico. Finiti petrolio, gas e carbone, nessuno ce li rimette più. Tutto questo era già stato anticipato dal Club di Roma, addirittura nel 1972. Poi non si è fatto nulla. Quelle previsioni furono definite ad un certo punto sbagliate. Come stanno adesso le cose? Alcuni governi, come Gran Bretagna e Usa, hanno costruito delle task force interministeriali per gettare fumo. Hanno prodotto libri per dire che non era vero, ovviamente senza alcun fondamento scientifico. Il Club prevedeva la crisi economica mondiale nel 2020-2030, il crollo della produzione agricola nello stesso periodo, il calo della produzione di greggio e gas naturale (ma non l'«esaurimento»!), e il picco della popolazione globale un po' più in là nel tempo, nel 2040-50. Sulla popolazione ci hanno preso in pieno: 6 miliardi di persone nel 2000 e così è andata. Sulla crisi industriale, mi sembra proprio che ci stiamo arrivando. Sulla produzione agricola ci siamo già: il prodotto agricolo pro capite ha cominciato a flettere nel '98, ora anche quello totale. Basta guardare i grafici da loro prodotti nel '72, nel '92 e poi ancora nel 2002 per vedere che in tutte e tre le previsioni si calcolava che le risorse nel 2000 sarebbero state consumate per un quarto e quindi, sapendo che il «picco» si colloca sulla metà, invitavano ad agire in tempo. Semmai i loro calcoli sono stati fin troppo ottimistici, visto che siamo sul «picco» già ora invece che nella terza decade di questo secolo. Loro speravano che il sistema avrebbe reagito subito alla scarsità a alle crisi locali, riallocando nella maniera più saggia le risorse. E invece vediamo che persino il protocollo di Kyoto - un puro esperimento di riduzione delle emissioni del 5% (mentre servirebbe l'80%) - è rimasto lettera morta. Il modello, infine, era superottimistico perché non prevedeva né guerre né conflitti sociali di grande ampiezza. E invece, oltre quelle già avvenute o in atto, c'è una pletora di analisti che ci mostrano come altre se ne stiano preparando. E più violente delle attuali. un paio d'altri sullo stesso tema: http://giannicomoretto.blogspot.com/...rolio-135.html 'Una stima della federconsumatori dice che ogni 10 km di distanza casa-lavoro costano circa 4-500€ l'anno. Un aumento del 30% significa 130€ in più (OGNI 10 Km!). Cominciamo a ragionarci' http://petrolio.blogosfere.it/2008/0...di-barili.html 'Ma una raffineria è un investimento a lunghissima scadenza: si parla addirittura di vent'anni... e quindi è comprensibile come i vecchiumi in attività siano gli unici che rendano davvero soldi. Quale imprenditore sensato investirebbe in un impianto che, tra vent'anni, potrebbe non aver più nulla da raffinare?' e qualche articolo interessante sugli sviluppi, sociali e non, delle discariche in Campania: http://ecoalfabeta.blogosfere.it/200...ania.html#more 'ai dati disponibili, sembra che le nuove discariche potranno accogliere circa 6 Mtons di rifiuti. La Campania ne produce 2,8 all'anno. Se non si trova un modo per ridurre alla fonte la massa di rifiuti (attraverso la raccolta differenziata e l'eliminazione di imballaggi e contenitori in plastica), queste nuove discariche potranno lavorare solo per circa 2 anni e tre mesi, poi saranno piene anch'esse' http://crisis.blogosfere.it/2008/05/...strategia.html mi ricorda tanto la foto del celerino vestito da notav che, dopo essersi rimesso il casco blu, era stato immortalato in una foto che girava a fine 2005 e per finire un consiglio non mio per i dimostranti: '- mai mettersi a discutere con un uomo in divisa: lui ha ricevuto ordini precisi, e di certo tra le cose che deve fare non è previsto "dare ascolto ai dimostranti"; - se proprio non te ne vuoi andare SDRAIATI PER TERRA E PROTEGGITI LA TESTA CON LE MANI In questo modo un uomo in perizoma ha sconfitto un impero' C'è un cazzo da fare, o cambiamo finchè siamo in tempo o saranno dolori ![]()
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elect86 TAV: le ragioni liberali del no PARTECIPA AI PROGETTI DI CALCOLO DISTRIBUITO CON BOINC.Italy! Ultima modifica di elect : 26-05-2008 alle 20:35. |
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#2 |
Bannato
Iscritto dal: Jun 2007
Messaggi: 460
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il solito articolo catastrofista
![]() Il problema è un' altro.... Già c'è stata la crisi per i paesi occidentali, che da soli (USA+EUROPA) fanno poco più di 600milioni di abitanti. Ma ora si affacciano al mercato industriale, Cina e India che da sole fanno 3-MILIARDI di abitanti... capisci bene ora che se già prima c'era qualche problema, ora sono uccelli per diabetici.. ![]() se in Italia arrivano PC tarocchi, MB riciclate alla frazzo da velletri, è perchè i mercati interni dei nuovi paesi emergenti stanno ad assorbire tutta la produzione mondiale, che guarda caso veniva fatta proprio a Taiwan o isole vicine... ![]() Ultima modifica di GUSTAV]< : 26-05-2008 alle 20:46. |
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#3 |
Member
Iscritto dal: Oct 2005
Città: Terracina
Messaggi: 319
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dai del catastrofista all'autore del 3d
ma dai giustificazioni degne della fine del mondo
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#4 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2003
Città: Hamburg/Torino
Messaggi: 2757
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A me sembrava fin troppo ottimista
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#5 |
Member
Iscritto dal: Jun 2006
Messaggi: 376
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Ma che titolo è la stupidità della crescita?
Si sottovaluta l'elemento fondamentale di tutta la questione, cioè il progresso tecnico. E' ovvio che facendo previsioni solo sulle tecnologie attuali si arriva a certi risultati. Povero Solow ![]()
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Quanto sai di te stesso se non ti sei mai battuto? |
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#6 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 1910
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Quote:
Il grosso quesito è come superare la fase di transizione, perché qua stiamo per fare un doppio salto carpiato senza rete di protezione. Ci sono paesi che risentiranno molto poco del problema http://it.wikipedia.org/wiki/Islanda basta vedere le loro statistiche sull'energia http://www.statice.is/ Per tutti gli altri.... |
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#7 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Messaggi: 3398
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#8 | |
Bannato
Iscritto dal: Jun 2007
Messaggi: 460
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Quote:
non è il pertolio che finisce, ma i nuovi paesi emergenti che succhiano tutto. se a noi la benzina andrà a costare 5€ al litro non è perchè si stà x finire.. |
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#9 | |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
Messaggi: 14044
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![]() Cmq l'articolo ci mostra come sarà il futuro se non si troveranno dei sostituti. |
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#10 | |
Member
Iscritto dal: Jun 2006
Messaggi: 376
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Quote:
E' come se uno sta morendo di fame, c'è un ultimo pezzo di pane, ma si preferisce di utilizzarlo tra una settimana solo quando arriverà una briosche, mettendo a rischio l'esistenza oggi.
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#11 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2003
Città: Altrove (eh, magari vicino una certa base....chissà)
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se era catastrofista allora c'era il consiglio di togliere qualche zero alla poplazione, no ?
![]() solo qualche luna di Giove mi sembra carina come pianeta per un insediamento ![]()
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#12 |
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Iscritto dal: Oct 2005
Città: Terracina
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immagino che tu ti classificherain in quelli che hanno il privilegio di rimanere qui sulla terra vero?
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#13 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2003
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non necessariamente
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#14 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2004
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Il petrolio costava poco con Nixon
tanto sotto Ford e Carter poco con Reagan tanto con Bush I poco con Clinton tanto sotto bush II..... La crisi energetica.....
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Il segreto dell'uomo politico è rendersi stupido come i suoi ascoltatori facendogli credere di essere intelligenti come lui. |
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#15 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
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Quote:
Ma l'articolo ha il pregio (anche se solo in abbozzo) di far capire che le tecnologie non spuntano da sole: bisogna fare investimenti. |
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