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#1 |
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Liberia, presidenza: Weah (ex calciatore Milan) o Ellen Johnson-Sirleaf (donna) ?
Sabato 8 Ottobre 2005
Martedì uno dei paesi più poveri del mondo sceglierà il nuovo capo dello stato. 22 sfidanti e due favoriti, l'ex calciatore e una ex-guerrigliera che potrebbe diventare la prima presidente donna africana. di PIRUZ TABARI Quel presidente potrebbe essere una vecchia conoscenza di San Siro e degli stadi di mezzo mondo: George Weah. Ex fuoriclasse del Milan, primo Pallone d’Oro africano e vero mito calcistico da Dakar a Johannesburg, passando per Monrovia. Dove tutti lo chiamano The King, il re. O Ambassador. Oppure Oppong Manneh, come lo conoscono i suoi sostenitori e il suo popolo, i Kru. Chi lo ama lo dà per vincente al primo turno. Chi non si fida lo definisce un calciatore che gioca a fare il presidente. Perplessità comprensibile. Con un posto fisso nell’infame categoria dei tre Paesi più poveri e disastrati del mondo, la Liberia si avvicina alle urne arrancando per le ferite riportate in due lunghe guerre intestine. Un’escalation di violenza che, dal 1990, ha prodotto una generazione abituata a vedere – e spesso a commettere – ogni genere di atrocità. Il risultato è una terra in pezzi, piena di problemi difficilmente risolvibili, almeno a breve. Primo tra tutti, quello della pace. Nel parterre elettorale dei ventidue candidati alla presidenza del Paese fondato nel 1824 da schiavi liberati nel Nuovo Mondo c’è chi, per ragioni diverse, ha maneggiato armi. Come Alhaji Kromah, ex leader del gruppo ribelle mandingo Ulimo-K, o Sekou Conneh, storico capo del defunto Lurd, entrambi protagonisti nelle guerre per il controllo di Monrovia. O ancora Ellen Johnson, già combattente con il Comandante-Generale Thomas Quiwonkpa negli anni 80 con Charles Taylor. Data per favorita insieme a Weah, la Johnson diventerebbe – se vincesse – la prima donna-presidente nella storia dell’Africa. Chi voteranno i liberiani? Un ex calciatore senza alcuna esperienza in politica o una ex-guerrigliera votata alla democrazia? «Se devo dire la verità, non mi interessa granché», sospira Samuel Tobe, 25 anni, disoccupato e mutilato di guerra. Prima che un’esplosione gli portasse via il braccio destro faceva il contadino. Ora vaga per Monrovia e spera di tornare a scuola. «Certo, la scelta del prossimo presidente sarà fondamentale per il nostro futuro, ma la cosa più importante ora sono le elezioni. Devono essere libere e giuste. Altrimenti non andremo mai da nessuna parte e continueremo a vivere nella miseria». Al calar della notte le strade semidistrutte di questo centro urbano in rovina si svuotano lentamente, lasciando il posto a un’umanità che campa di stenti e muore di colera. La presenza delle Nazioni Unite e del contingente internazionale della Unmil garantisce un minimo di sicurezza, ma ha causato un forte aumento dei prezzi tra gente che vive con pochi Liberties (la valuta locale) al giorno. E che tuttavia non perde l’occasione di dar vita a chiassosi e improvvisati baccanali che ronzano per i quartieri diroccati: “Munya, Munya, Cdc (lunga vita al Cdc)!”, gridano alcuni giovani sostenitori di George Weah e del Congress for Democratic Change, il partito a cui fa riferimento. «Oppong Weah sarà il nostro leader», dice uno di loro mentre sfoggia un poster che raffigura il faccione dell’ex calciatore. «Non ci tradirà e noi non lo tradiremo. Ha sempre mostrato affetto per la Liberia, non farà del male a nessuno. E poi non è vero che gioca a fare il presidente. Quelli prima di lui ci hanno fatto solo del male». «Non lo voterò, non sarà all’altezza», si sfoga Robert Lidah, 25 anni, metà dei quali passati come profugo nella vicina Guinea. Ora fa il tassista a Monrovia e spera di tornare a studiare. «Quello sa solo tirare calci a un pallone, non è un politico. E’ vero, in campo era forte e tutti lo abbiamo amato come sportivo. Ma adesso abbiamo bisogno di uno che sappia come si governa». Il peso da accollarsi è notevole: dare di nuovo luce a un Paese che ne è privo a tutti gli effetti. Se l’eletto sarà Weah, le speranze della Liberia saranno tra le sue mani. O meglio, ai suoi piedi. (Il Messaggero.it)
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#2 |
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beh un presidente calciatore , alemno lui e' originale !!!
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#3 |
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si, ma una presidente donna in tutto il continente africano non c'è mai stata, sarebbe ancora più originale...
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#4 |
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La politica è visibilità...
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#5 |
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L’anti Weah e' una nonna che ci sa fare coi numeri
(Il Foglio) Johnson-Sirleaf sfida l'ex calciatore alle elezioni in liberia. Economista ed ex governatrice di lunga esperienza. di Maurizio Stefanini Avresti problemi a trattare con una donna presidente?". "Ma io non ti considero una donna". Secondo il Washington Post, lo scambio di battute ha avuto di recente luogo tra Ellen Johnson-Sirleaf, la favorita numero due alle elezioni presidenziali della Liberia di martedì prossimo, e John Kufuor, che è già capo dello Stato in carica del Ghana. Il particolare significativo non è la frase di Kufuor, ma il modo in cui Johnson-Sirleaf ha risposto: non arrabbiandosi, ma sorridendo lusingata. Così come è lusingata quando la chiamano "la lady di ferro liberiana". A Monrovia, infatti, è in corso una sorta di derby metallico: il principale rivale che le contende la possibilità di divenire il primo capo di Stato donna del continente è invece un "pallone d'oro", l'ex-calciatore George Weah, già idolo dei tifosi europei grazie al suo passaggio attraverso Monaco, Paris Saint Germain, Olympique Marseille, Milan e Manchester City. Non è un'opposizione soltanto di sesso e metalli. Il trentanovenne Weah è infatti di origine kru, un'etnia stanziata nel depresso sud-est, ed è nato e cresciuto in uno slum della capitale Monrovia, dove ha ricevuto un'educazione sommaria. E' dunque uno splendido esempio di self~made man, benedetto anche da una vasta notorietà internazionale, ma inesperto politicamente, anche se ora si è dotato di un suo partito nuovo fiammante che si chiama "Congress for democratic change". Un altro suo svantaggio è che, con residenza tra New York e Ghana, una moglie giamaicana e una vita trascorsa sui campi da gioco europei, la sua immagine è ormai piuttosto lontana dal paese, tant'è che ad agosto alcuni suoi avversari politici hanno cercato di far annullare la sua candidatura, allegando una sua pretesa cittadinanza francese che però poi non sono riusciti a dimostrare. La sessantaseienne lady di ferro è un'economista con master in Pubblica amministrazione ad Harvard e di etnia kongo, l'esclusiva élite discendente da quegli schiavi statunitensi liberati e riportati in Africa all'inizio dell'Ottocento a opera delle società antischiaviste, e che nel 1847 fondarono la prima repubblica africana indipendente dandole un nome che derivava dal latino liber, una capitale che aveva il nome dell'allora presidente americano James Monroe, una bandiera che era identica alla Old Glory salvo il particolare di avere una stella sola al posto di 13, e una lingua ufficiale che è tuttora un inglese con l'accento di Dixie. "Una copia in nero d'America e talvolta una caricatura", dicevano i corrispondenti all'inizio degli anni Settanta: all'epoca in cui finiva per morte naturale la lunga presidenza di William Tubman, il professore che era stato al potere dal 1943 al 1971, legando l'economia del paese al ferro e alle bandiere ombra; al suo posto arrivava il pastore battista William Tolbert, già vicepresidente dal 1951. Il partito unico, il True Whig, era al potere dal 1878. Con Tolbert, Ellen Johnson-Sirleaf era già al governo: sottosegretario alle Finanze tra 1972 e 1973, e poi ministro nel 1980, poco prima del colpo di Stato di Samuel Doe. Fu uno degli unici quattro ministri a salvare la pelle, quando questo sergente di etnia Krahan si fece strumento degli atavici risentimenti di quel 99 per cento di liberiani "indigeni" che i kongo avevano sempre guardato dall'alto in basso, organizzando un'esecuzione in massa di politici per la quale ebbe cura di invitare i diplomatici stranieri. Anzi, Ellen fu nominata governatore della Banca centrale della Liberia, chiara dimostrazione che la fama di competenza di cui già godeva era superiore agli odi tribali. Ma lei iniziò a mostrare che in più aveva anche quel coraggio fisico e politico da cui la sua fama "di ferro", dando le dimissioni per protesta contro le violazioni di diritti umani e la corruzione, e andando in esilio. Tra il 1982 e il 1985 è stata vicepresidente dell'Ufficio regionale africano della Citibank a Nairobi; tra il 1986 e il 1992 vicepresidente dell'executive board della Equator Bank a Washington; tra il 1992 e il 1997 direttore dell'Ufficio regionale africano del Programma di sviluppo dell'Onu. E ha partecipato a una quantità di assisi internazionali sui problemi di pace, sviluppo e emancipazione femminile, compreso uno del 1999 incaricato di investigare sul genocidio in Ruanda, e uno assieme all'europarlamentare Emma Bonino contro le mutilazioni genitali femminili. "Non ho paura, non l'ho avuta di Taylor…” Intanto Doe era stato a sua volta travolto dalla rivolta etnica scatenata nel 1989 dal kongo Charles Taylor: catturato l'anno dopo, fu torturato a morte, e il suo cadavere esposto nudo. Senonché a quel punto venne meno la coalizione anti-Krahan che aveva unito l"'americano" Taylor al suo luogotenente, il mano Prince Johnson. Iniziò così l'orgia di sangue che avrebbe insanguinato la Liberia fino al 1997, provocando 150 mila morti e mezzo milione di profughi, su una popolazione di poco più di tre milioni di persone. Simpatizzante per Taylor all'inizio, Ellen fu però alle presidenziali del 1997 la sua principale avversaria, ottenendo alla testa del suo Unity Party il 9,6 per cento dei voti, contro il più che sospetto 75,3 per cento del signore della guerra. "Non ho paura degli uomini - dice ancora quando le chiedono se non si spaventa all'idea di dover gestire da donna un paese già trasformato in mattatoio - Non ho avuto paura di Taylor.. .". Così nel 2003 sembrò sicura la sua nomina alla testa del governo nazionale di transizione formato, sotto le pressioni degli Stati Uniti, per porre fine alla ripresa guerra civile, mandando così Taylor in esilio in Nigeria. Invece fu scelto Jyude Bryant, il leader politico più debole. Ora nonna Ellen ci riprova. Gli ultimi sondaggi dicono che martedì ci sarà partita.
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#6 |
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Elezioni in Liberia: George Weah presidente!
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#7 |
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Speriamo che duri....
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#8 |
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Mitico!
E' il primo calciatore che si candida come presidente di un paese? |
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#9 | |
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#10 |
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C'è da dire che Weah, per la Liberia, non è un semplice calciatore ma una delle personalità più importanti della nazione.
Anche quando giocava, mi pare destinasse parte degli introiti al suo paese. |
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#11 |
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grande giorgione!
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#12 |
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Mi auguro che sappia fare bene, ma non ne sono certo.
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#13 | |
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Veramente come primi risultati era in testa la Johnson-Sirleaf: http://professionelavoro.caltanet.it...?id_arg=126035 Comunque i risultati definitivi si dovrebbero conoscere il 26 ottobre, vedremo. Anche perchè se nessuno dei 22 candidati otterrà il 50% dei voti +1 ci sarà un secondo turno di ballottaggio tra i due più votati.
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#14 |
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Weah va al ballottaggio nelle presidenziali
n. 251 del 22-10-2005 pagina 12 - di Redazione - Monrovia. Sembra ormai certo il ballottaggio tra George Weah ed Ellen Johnson Sirleaf per le presidenziali in Liberia. La commissione nazionale elettorale (Nec) ha pubblicato i risultati completi provvisori al termine del primo turno delle presidenziali dell'11 ottobre e i due candidati sono testa a testa. Il ballottaggio è previsto l'8 novembre. Nelle 3.070 sezioni del Paese l'ex calciatore del Milan ha conquistato il 28,3% dei voti, mentre l'ex ministro delle Finanze il 19,8. L'avvocato e uomo di affari Charles Brumskine si è fermato al 13,9. I risultati ufficiali saranno pubblicati il 26 ottobre, dopo il giudizio sui reclami inoltrati alla Nec. Lo ha annunciato il presidente, Frances Johnson Morris. «Abbiamo ricevuto oltre venti reclami. Anche se non ci sono prove tangibili, non possiamo pubblicare i risultati ufficiali senza indagare», ha dichiarato prima di esortare gli elettori a recarsi in massa alle urne l'8 novembre, perché «il prossimo presidente sarà il presidente di tutti i liberiani». Secondo i dati pubblicati ieri, Cdc (congresso per il cambiamento democratico) di George Weah ha ottenuto tre seggi al Senato (che ne ha complessivamente trenta) e quindici all'Assemblea nazionale (sessantaquattro in tutto). Npp (partito patriottico nazionale) di Charles Taylor), ha ottenuto soltanto tre seggi All'assemblea nazionale e quattro al Senato. L'affluenza è stata pari al 74,9%. (Il Giornale)
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#15 |
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LIBERIA:DA EX-RIBELLI SOSTEGNO A WEAH, SARÀ GRADITO?
LIBERIA 4/11/2005 23.45
DA EX-RIBELLI SOSTEGNO A WEAH, SARÀ GRADITO? [misna]Quattro ex-comandanti ribelli – protagonisti a vario titolo dei crimini commessi contro la popolazione in 14 anni di guerra civile - hanno deciso di appoggiare l’ex-calciatore George Weah al secondo turno delle presidenziali del prossimo 8 novembre. Prince Johnson, Sekou Damate Conneh, Alhaji Kromah e George Boley – alcuni loro nomi sono tristemente famosi per le atrocità di cui si sono macchiati – si schierano a sostegno del candidato che al primo turno ha ottenuto il 28,3% contro l’economista Ellen Johnson-Sirleaf, con il 19,8%. Secondo alcuni osservatori, l’appoggio degli ex-guerriglieri all’ex-giocatore è dovuto al fatto che, con Weah, ritengono di avere meno probabilità di essere perseguiti per crimini di guerra, ipotesi respinta dagli interessati. Prosegue intanto la campagna elettorale in vista del voto: sia la Johnson-Sirleaf che Weah hanno scelto di puntarla sulla lotta alla corruzione, endemica nel paese. ------------------ x Adric: potresti unificarlo con il tuo vecchio thread,per piacere?
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The World Is My Parish John Wesley|NO Nazist Noglobal Communist Laicist Satanic Legalizations against life and alliances with their defenders..EVIL WILL NEVER BE GOOD! Ultima modifica di Ewigen : 05-11-2005 alle 18:46. Motivo: richiesta ai mod |
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#16 |
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Non avevo riportato su il thread perchè non avevo trovato notizie recenti; i media italiani stanno quasi tutti ignorando la vicenda......
Thread unificati.
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#17 | |
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#18 |
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LIBERIA 8/11/2005 5.20
SI APRONO LE URNE, PAESE PRONTO PER FARE LA SUA SCELTA Tutto è pronto nel paese per il cruciale appuntamento elettorale che oggi segnerà l’inizio di una nuova fase per la Liberia, dopo i due anni di transizione trascorsi dalla fine della guerra durata 14 anni; 1,3 milioni di cittadini ( su 3,5 milioni di abitanti) si sono iscritti per decidere chi sarà il nuovo capo dello Stato tra i due candidati emersi dal primo turno dell’11 ottobre scorso. La scelta è tra l’ex calciatore di successo internazionale, George Weah, e l’economista e funzionaria delle Nazioni Unite, Ellen Johnson Sirleaf, che nella prima tornata elettorale – a cui ha partecipato il 74% degli aventi diritto - hanno ottenuto rispettivamente il 28% e il 20% dei consensi. Qualora vincesse, la signora Sirleaf sarebbe il primo presidente donna democraticamente eletto dell’intero continente. Per garantire la sicurezza del voto sono stati dispiegati i 15.000 ‘caschi blu’ della missione Onu in Liberia (Unmil) ai quali si sono aggiunti circa 3.000 poliziotti liberiani, che sono tra i primi agenti delle recentemente riorganizzate forze dell’ordine. Il clima nel paese è sereno e senza tensioni, così come già serenamente e senza incidenti di rilievo si è svolta la prima fase delle elezioni da cui sono emersi anche i 94 deputati e senatori del nuovo parlamento di Monrovia. [BF]
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#19 |
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LIBERIA 12/11/2005 10.22
IN ATTESA DEI NUOVI DATI, WEAH CHIEDE RIPETIZIONE VOTO (Misna) Ha chiesto con urgenza la ripetizione del voto, l’ex-calciatore George Weah, uscito sconfitto dal ballottaggio per le presidenziali liberiane che segnano invece l’avvento di una donna alla massima carico di uno stato africano. In un’intervista alla Bbc, Weah ha ribadito le denunce di frodi che avrebbero segnato il voto, mentre nelle stesse ore l’Unione Europea e la Comunità degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas/Cedeao), di cui anche la Liberia fa parte, evidenziavano, in due differenti note ufficiali, la sostanziale correttezza delle operazioni di voto. Nel suo comunicato, l’Ecowas ha invitato “gli sconfitti ad accettare il risultato con dignità” e “i vincitori a prendere atto del successo con umiltà”. In attesa che entro oggi vengano diffusi i dati preliminari relativi allo scrutinio di tutte le 3070 circoscrizioni del paese, Ellen Johnson Sirleaf può contare su un vantaggio indiscusso: con 465,971 voti (59,4%) contro i 318,725 (40,6%) di Weah. Intanto ieri il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità una risoluzione in cui si autorizza l’arresto, qualora rientrasse in Liberia, di Charles Taylor, l’ex-presidente la cui uscita di scena nell’estate del 2003 (dopo mesi di combattimenti e un sanguinoso assedio dei ribelli alla captale Monrovia durato settimane) ha permesso l’avvio del processo di pace, che si concluderà proprio con la nomina del nuovo presidente. Al primo presidente donna d’Africa spetterà il difficile compito di ricostruire un paese segnato da 14 anni di violenze, disordini e divisioni interne.
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#20 |
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Liberia, in piazza i sostenitori di Weah
MonroviaEllen Johnson-Sirleaf è ormai certa di essere il nuovo presidente della Liberia. Secondo i dati forniti dalla Commissione elettorale, dopo lo scrutinio del 97 per cento delle schede, la «lady di ferro» ha il 59,4 per cento dei voti, mentre George Weah si è fermato al 40,6. Economista e politica di lunga esperienza, la signora Johnson-Sirleaf è destinata a passare alla storia come la prima donna presidente di uno Stato africano. L'esito del voto è stato contestato dai seguaci di Weah. In migliaia sono scesi in piazza: alcuni hanno anche lanciato sassi contro gli agenti. (Avvenire)
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