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Old 10-05-2006, 12:42   #81
Ewigen
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10 maggio 2006 12.25
AFRICA
SOMALIA: QUARTO GIORNO DI SCONTRI
A MOGADISCIO, 90 MORTI

Si combatte per il quarto giorno consecutivo a Mogadiscio, in Somalia, tra i miliziani dell'Alleanza per il ripristino della pace e la lotta al terrorismo, formata da ex signori della guerra e uomini d'affari, e quelli della Lega delle corti islamiche: il bilancio finora è di almeno 90 morti e circa 200 feriti.

Gli scontri si concentrano nella zona settentrionale della città, Sii-Sii, dove fino ad oggi nessuna delle due parti è riuscita ad avere la meglio. "Nonostante il cessate il fuoco unilaterale della Lega delle corti islamiche, non c'è traccia di tregua", ha detto un cambiavalute, Abdi Kariin. "Dalle informazioni che ho ricevuto questa mattina dai principali ospedali di Mogadiscio, almeno 90 persone sono state uccise e quasi 200 sono rimaste ferite a partire da domenica, quando sono iniziati gli scontri", ha detto il medico Mohamed Hassan.

Il rappresentante speciale dell'Onu per la Somalia, Francois Lonseny Fall, ha diffuso oggi un comunicato in cui si invitano i "leader di entrambe le parti a fare un passo indietro e a considerare i danni inflitti alla popolazione". "A prescindere dalle alleanze, il conflitto a intermittenza tra i due campi armati può portare alla perdita di vite innocenti e creare timori
e caos nei civili rimasti intrappolati nello scontro - si legge nella nota - l'uso indiscriminato di mitragliatrici, colpi di mortaio, lanciagranate e artiglieria pasante è inaccettabile nei centri urbani".

Il presidente della Lega delle Corti islamiche, Sharif Sheik Ahmed, aveva annunciato ieri un cessate il fuoco, letto però dal campo avverso come un tentativo di conquistare tempo per riarmarsi. "Gli islamici sono rimasti senza munizioni - ha detto un portavoce dell'Alleanza, Hussein Gutaale - per questo vogliono un periodo di respiro per riarmare le loro milizie".

Da mesi, i leader dei clan locali hanno messo da parte le loro tradizionali rivalità per dare vita a un fronte compatto contro gli estremisti islamici, descritti come terroristi. Da parte loro, gli estremisti si presentano come i soli in grado di restituire unità e ordine al paese dopo anni di caos e di totale anarchia, seguiti alla caduta del presidente Siad Barre avvenuta nel 1991. I somali hanno riferito che entrambe le parti hanno ricevuto negli ultimi tempi denaro e armi in vista dello scontro per la conquista del controllo del paese. Il governo di transizione sostenuto dalle Nazioni unite ha stabilito la propria sede nella città di Baidoa e non esercita ancora un effettivo controllo sul resto della Somalia.[Avvenire]



Quote:
Originariamente inviato da eriol
ewigen perchè non li butti quei giornali?

e anzi: potevi anche fare a meno di postare e di elevarti a predicatore moralista come fanno i redattori dell' avvenire.
Non solo non lo farò,ma sentire certe cose mi ancora più voglia di continuare.mi diapice per te,ma il mondo non è solo le prime pagine abituali dei media che di fatto l'Africa,il resto dell'Asia (che non sia Cina,Siberia,paesi in cui sono i marines) nemmeno sanno cosa siano.
Moralisti?Predicatori?Elevati?se parlare del resto del mondo vuol dire questo allora ben vengano le notizie "elevate" al di fuori della mediocità-scarsità di gran parte dei media e "giornalisti" (sia di dx,che di sx,che indipendenti).
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Ultima modifica di Ewigen : 13-05-2006 alle 14:12.
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Old 10-05-2006, 21:47   #82
Ewigen
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SOMALIA 10/5/2006 20.15
MOGADISCIO: SI AGGRAVA BILANCIO…TESTIMONIANZE DAGLI OSPEDALI

[PIME] “Con l’arrivo del buio i combattimenti stanno diminuendo anche se colpi di artiglieria pesante continuano a risuonare, seppur in maniera più sporadica rispetto al pomeriggio, nelle zone nord della città”: lo ha detto alla MISNA una fonte locale contattata a Mogadiscio. Secondo le informazioni raccolte, i combattimenti, che in questi giorni si erano limitati al quartiere settentrionale di Sii Sii, si sarebbero ormai estesi ad altre 3 o 4 zone della città. Informazioni concordi raccolte dalle MISNA in zone diverse di Mogadiscio riferiscono di intense sparatorie, con colpi di mortaio e lanciarazzi, nei quartieri di Huriwa e Waharaade. “Si dice che anche altre zone del nord di Mogadiscio siano state interessate dalla intensa battaglia di oggi pomeriggio, ma è difficile avere un quadro completo qui tutti restano chiusi in casa” dice alla MISNA il vice-direttore dell’Ospedale Medina, il dottor Ali Mohalim Mohamed, una delle principali strutture sanitarie di Mogadiscio situata nella zona sud della città e distante circa 3 chilometri dall’epicentro dei combattimenti. “Poco fa (alle 19:00 ora locale, le 18:00 in Italia, ndr) abbiamo dovuto registrare il decesso di 5 bambini, che avevamo ricoverato in giornata, per le ferite riportate” aggiunge il dottore precisando che in totale sono 25 i ricoveri effettuati solo oggi. L’ospedale dove affluiscono la maggior parte dei feriti e delle vittime è l’ospedale di Keysaney, che si trova proprio nella zona dove gli scontri sono più intensi. “Negli ultimi 4 giorni le strutture di Keysaney e Medina hanno registrato 184 feriti” recita una nota diffusa dalla Croce Rossa Internazionale che insieme alla Mezzaluna Rossa gestisce le due strutture. “La situazione è molto grave i combattimenti stanno coinvolgendo moltissimi civili e siamo estremamente preoccupati per le conseguenze umanitarie di questi scontri” sottolinea alla MISNA Pedram Yazdi, portavoce della Croce rossa internazionale per le operazioni in Somalia, precisando di non essere in grado di confermare i bilanci di oltre 80 vittime in circolazione. “I combattimenti sono molto duri, dopo una piccola pausa gli scontri sono ripresi in maniera molto intensa nel pomeriggio e col passare delle ore abbiamo registrato l’arrivo continuo di civili feriti. Soprattutto donne e bambini. La situazione rischia di peggiorare, visto che gli scontri stanno avendo luogo all’interno della città coinvolgendo zone abitate da civili” aggiunge Pedram Yazdi. Le preoccupazioni del portavoce della Croce Rossa trovano d’accordo anche il vice-direttore dell’ospedale Medina, il quale evidenzia anche un altro problema: “molta gente è intrappolata in casa. Moltissimi vorrebbero scappare e lasciare la città, ma non possono farlo perché si trovano in mezzo alle due parti” spiega il dottor Ali Mohalim Mohamed. “La Radio ha appena detto che una mediazione è in corso, ancora una volta esponenti della società civile, anziani e intellettuali cercheranno di convincere le parti a fermarsi, soprattutto visto il prezzo che i civili stanno pagando” conclude il medico in un discreto italiano.
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Old 11-05-2006, 12:42   #83
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SOMALIA 11/5/2006 11.03
MOGADISCIO: PROSEGUONO COMBATTIMENTI, SALE ANCORA NUMERO VITTIME

"I combattimenti sono proseguiti tutta la notte, con un bilancio di oltre una ventina di morti, tra cui anche donne e bambini. Stanno continuando anche adesso, mentre vi parlo sento chiaramente vicino a noi ancora colpi di artiglieria”: lo ha detto poco fa alla MISNA il dottor Ali Mohalim Mohamed, vice-direttore dell’Ospedale Medina, una delle principali strutture sanitarie di Mogadiscio situata nella zona sud della città e distante pochi chilometri dall’epicentro degli scontri iniziati domenica tra la sedicente ‘Alleanza anti-terrorismo’ e le milizie legate alle cosiddette Corti islamiche. “La nostra struttura è quasi al collasso, abbiamo 78 pazienti in condizioni gravi, ma manca personale e materiale sanitario” prosegue il medico. Le speranze di un ‘cessate-il-fuoco’ sono legate all’ennesimo tentativo di mediazione promosso da esponenti della società civile, anziani e intellettuali: “Anche in queste ore stanno lavorando per cercare un accordo, attendiamo di sapere l’esito” aggiunge il dottor Ali Mohalim Mohamed. Secondo fonti locali, nella notte un colpo di mortaio ha centrato una casa nella zona di Huriwa, uccidendo sette persone e altre dieci vittime sarebbero state registrate nei quartieri di Yaqshid, Waharaade e Siisii; il bilancio complessivo dallo scoppio degli scontri supererebbe secondo alcuni media il centinaio di morti, ma per il momento è difficile avere conferme dal terreno. La situazione è grave soprattutto nell’area della bidonville di Siisii, dove erano cominciati gli scontri, nel settore nord di Mogadiscio, trasformata in un campo di battaglia, con molte case bombardate e centinaia di abitanti che si sono dati alla fuga. Un gruppo di esperti delle Nazioni Unite, incaricati di monitorare l’embargo sulle armi in Somalia, ha riferito che le Corti islamiche starebbero avendo la meglio sulla cosiddetta ‘Alleanza per la restaurazione della pace e contro il terrorismo' (Arpct) che si ritiene sia sostenuta dagli Stati Uniti. In un rapporto inviato ieri sera al Consiglio di sicurezza Onu, si legge che l’Arpct “sarebbe stata considerevolmente ridimensionata” e che i miliziani islamici controllerebbero ormai “circa l’80% di Mogadiscio”.
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Old 11-05-2006, 12:43   #84
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ETIOPIA 11/5/2006 5.54
MALGRADO VITTORIA ELETTORALE, OPPOSIZIONE NON GUIDERÀ ADDIS ABEBA

Ha sollevato proteste la decisione del governo del controverso primo ministro Meles Zenawi di nominare un sindaco pro-tempore per un anno alla guida di Addis Abeba, malgrado la netta vittoria dell’opposizione nella capitale alle elezioni dell’anno scorso. Una sessantina di deputati ha abbandonato l’aula del Parlamento federale, accusando le autorità di violare i diritti dei cittadini che alle elezioni di maggio dell’anno scorso avevano scelto un altro primo cittadino. La Coalizione per l’unità e la democrazia (Cud) aveva ottenuto tutti i seggi del Consiglio della città – che in realtà è una sorta di entità autonoma, in aggiunta agli otto stati della Federazione etiope – compreso il sindaco. L’incarico di guidare la capitale era andato a Berhanu Nega, numero due della Cud. Insieme ad altre decine di colleghi di partito, venne però arrestato a novembre, dopo violenze post-elettorali sedate dalle forze dell’ordine: oltre 90 civili uccisi in due diversi episodi, comprese analoghe violenze a giugno. Nei mesi scorsi le autorità hanno accusato l’opposizione di aver fomentato le violenze, facendo arrestare i principali esponenti del partito (tra cui il sindaco in pectore di Addis Abeba), insieme a giornalisti, intellettuali e attivisti per diritti umani. Il processo contro 111 di loro è iniziato in questi giorni a Kaliti, una ventina di chilometri dalla capitale; gli imputati devono rispondere di tentativo di sovversione dell’ordine costituzionale. Alcuni, accusati anche di genocidio per le violenze post-elettorali, rischiano la pena di morte.
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Old 12-05-2006, 20:16   #85
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SOMALIA 12/5/2006 10.27
MOGADISCIO: SESTO GIORNO DI SCONTRI, OSPEDALI IN DIFFICOLTÀ PER FERITI

Decine di feriti sono arrivati nelle ultime 24 ore negli ospedali di Mogadiscio, dove stamani sono ripresi con intensità i combattimenti tra fazioni rivali soprattutto nei quartieri settentrionali della capitale: la MISNA lo ha appreso da fonti sanitarie locali. Sarebbero 279 i ricoverati nei principali centri sanitari pubblici e privati della città, mentre il numero di morti avrebbe raggiunto quota 130, anche se potrebbe non tener conto di miliziani rimasti uccisi negli scontri tra ‘signori della guerra’ e milizie islamiche. Ieri il viceministro della sanità Osman Dufle aveva lanciato un appello ai medici chiedendo di prestare servizio volontario presso gli ospedali cittadini, dove iniziano a scarseggiare i materiali sanitari. Un’emittente radiofonica locale ha segnalato stamani che nell’area di Siisii almeno due civili sono morti a causa di un colpo di mortaio che ha colpito un’abitazione. Colpi di arma pesante sono stati sentiti stamani in tutta la zona nord di Mogadiscio, che appare in gran parte deserta, mentre migliaia di civili abbandonano i quartieri dove si combatte. Oggi, venerdì, è giorno di preghiera per i musulmani e ci si attende che le Corti islamiche facciano sapere se effettivamente stanno guadagnando terreno nella lotta per il controllo della città. La MISNA ha appreso che tra le vittime delle ultime ore vi sono anche 4 bambini, mentre all’ospedale ‘Shifo’ sono ricoverate anche 22 donne. I civili stanno pagando il prezzo più alto degli scontri iniziati domenica scorsa, considerati tra i più violenti degli ultimi anni; già a febbraio i combattimenti tra la sedicente ‘Alleanza anti-terrorismo’ – composta da alcuni ‘warlords’ con il sostegno non ufficiale degli Usa – e le milizie delle cosiddette Corti islamiche avevano provocato una novantina di vittime. Secondo Abdullahi Shirwa, dell’associazione ‘Società civile in azione’, le violenze in corso si differenziano dal passato perché non riguardano clan rivali ma avrebbero una “base ideologica”. Il consenso popolare verso le Corti islamiche starebbe crescendo perché nelle zone di Mogadiscio sotto il loro controllo avrebbero riportato una parvenza di ordine e legalità, mentre in quelle occupate dai ‘signori della guerra’ i civili sono esposti a taglieggiamenti e violenze. È parere diffuso, tuttavia, che la lotta armata riguardi anche il controllo delle poche infrastrutture esistenti nella capitale – tra cui il l’‘Easley airstrip’ per l’atterraggio di piccoli aerei e il porto - indispensabili a traffici anche illeciti che avvengono da 15 anni in un clima di anarchia e impunità.
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Old 12-05-2006, 20:23   #86
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ERITREA 12/5/2006 9.19
ARRESTATI DIPENDENTI LOCALI MISSIONE ONU

Undici dipendenti della missione di osservazione dell’Onu in Etiopia ed Eritrea (conosciuta come Unmee) sono stati arrestati dalle autorità di Asmara: lo ha reso noto la portavoce del contingente, Musi Khumalo, aggiungendo che non sono stati spiegati i motivi del provvedimento. Lo scorso febbraio 27 collaboratori eritrei dell’Unmee erano stati fermati e poi rilasciati dopo proteste dei funzionari della missione internazionale. Nessun commento, per ora, da parte del governo di Asmara, che in precedenza aveva giustificato gli arresti affermando di cercare giovani disertori. In Eritrea il servizio militare è di fatto permanente e nei mesi scorsi tutti gli uomini dai 18 anni ai 45 sono stati richiamati sotto le armi. L’incidente avviene nel momento in cui le relazioni tra l’Eritrea e la missione Onu hanno raggiunto uno dei punti più bassi: già a ottobre 2005 Asmara aveva imposto limiti alle pattuglie dei caschi blu e agli elicotteri impegnati nel monitoraggio dei circa mille chilometri di frontiera con l’Etiopia; personale nordamericano ed europeo dell’Unmee era stato espulso. I due paesi del Corno d’Africa sono stati protagonisti di una sanguinosa guerra nel 1998-2000, al termine della quale è stata stabilita la missione di osservazione internazionale. L’Eritrea accusa l’Onu di non voler applicare la demarcazione del territorio prevista da un’apposita commissione di arbitraggio, il cui esito è stato più volte respinto dall’Etiopia. Nuovi colloqui per risolvere l’annosa controversa e placare le tensioni tra i due governi dovrebbero iniziare la prossima settimana a Londra.



ETIOPIA 12/5/2006 18.22
ADDIS ABEBA: NUOVE ESPLOSIONI

Nuove esplosioni sono avvenute nel pomeriggio ad Addis Abeba, portando ad almeno 4 il numero, ancora provvisorio, delle vittime dell’ondata di attentati che oggi ha causato anche il ferimento di 41 persone. Il nuovo bilancio è stato fornito da fonti della polizia, le quali hanno precisato che tre persone sono morte nelle prime sei esplosioni, avvenute quasi tutte in mattinata nelle zone di Mercato e Piazza, le aree commerciali più centrali della capitale etiope che portano ancora i nomi che avevano ai tempi dell’occupazione fascista. Ma nel pomeriggio 3 nuove esplosioni sarebbero state registrate nella zona sud-occidentale di Addis Abeba e più precisamente a Gotera, dove un uomo sarebbe rimasto ucciso e altri 16 feriti per una bomba piazzata su un autobus. Secondo la polizia, almeno 10 dei feriti verserebbero in condizioni molto gravi. Le altre esplosioni hanno interessato prevalentemente uffici dell’amministrazione pubblica. Per il momento nessuna sigla ha ancora rivendicato gli attentati che sembrano molto simili ai 12 susseguitisi dall’inizio dell’anno nella capitale etiope. Alla fine di aprile il primo ministro etiope, Meles Zenawi, aveva detto di non avere “nessun dubbio sul fatto che il materiale utilizzato per le bombe provenga dall’Eritrea”. Le autorità etiopi avevano collegato l’Eritrea alle misteriose esplosioni che da gennaio si sono registrate in varie città del paese anche lo scorso marzo, quando tre esplosioni consecutive scossero tre zone diverse di Addis Abeba uccidendo un civile e ferendone altri 15. Asmara ha sempre negato di essere coinvolta negli attentati. Ma riguardo a queste misteriose bombe, il governo etiope ha puntato il dito anche contro un gruppo “terrorista” ritenuto vicino al principale partito d’opposizione del paese, che però ha sempre rigettato le accuse.
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Old 13-05-2006, 14:13   #87
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SOMALIA 13/5/2006 9.09
MOGADISCIO: COMBATTIMENTI, KOFI ANNAN CHIEDE TREGUA IMMEDIATA

Un appello per una tregua immediata è stato rivolto dal segretario generale dell’Onu Kofi Annan alle fazioni armate di Mogadiscio che da sei giorni si affrontano nella capitale somala, dove gli scontri hanno provocato finora oltre 120 morti e 250 feriti, in gran parte civili. Parlando ai giornalisti nella sede Onu di New York, il suo portavoce ha detto che Annan è “profondamente preoccupato per le crescenti violenze a Mogadiscio”, che oltre alle vittime hanno provocato migliaia di sfollati. Iniziati domenica scorsa, i combattimenti coinvolgono la sedicente “Alleanza anti-terrorismo” - composta da signori della guerra, commercianti e un paio di ministri dissidenti del governo di transizione – e i miliziani delle cosiddette ‘Corti islamiche’, che stanno cercando di imporre una sorta di ordine in alcune zone della città malgrado la presenza – al loro interno – di elementi radicali. Il segretario dell’Onu chiede alle parti di “sostenere le istituzioni di transizione federale nel loro sforzo di mettere in pratica la Carta provvisoria”, riferendosi al governo e al parlamento creati nel 2004 dopo 13 conferenze di pace fallite. Il responsabile per la situazione dei diritti umani in Somalia, Ghanim Alnajjar, si è associato alla richiesta di interrompere i combattimenti, sottolinenando che “in questa situazione, la maggior parte delle vittime sono i civili coinvolti nel fuoco incrociato, alcuni dei quali sono bambini”. Analogo invito a sostenere le fragili istituzioni provvisorie – che hanno sede a Baidoa, nel sud e controllano poche porzioni di territorio somalo – era stato rivolto ieri dall’inviato speciale per la Somalia della Lega Araba, Samir Husni.
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Old 15-05-2006, 23:13   #88
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SOMALIA 15/5/2006 12.59
MOGADISCIO: NON SI SPARA, MA RESTA LA PAURA

Resta tesa la situazione a Mogadiscio nonostante la tregua informale che da ieri sembra reggere e che in città ha fatto registrare le prime 24 ore prive di intensi combattimenti. “Da ieri è tornata un po’ di calma, nel senso che si sono sentiti solo sporadici colpi di arma da fuoco. In città, però, sono in molti a pensare che, come già accaduto in questi mesi, sia solo la quiete prima di una nuova tempesta e che la calma sia solo un occasione per le Corti Islamiche e per l’Alleanza contro il terrorismo di riarmarsi e prendere posizione” dice alla MISNA il dottore Ali Mohalim Mohamed, vice-direttore dell’ospedale Madina (la principale struttura sanitaria di Mogadiscio), contatto in città in mattinata. Il cessate il fuoco proposto nel fine settimana da un gruppo di ‘notabili’ locali (anziani, intellettuali, esponenti religiosi) non è ancora stato firmato da nessuna delle due parti, anche se ieri sera il portavoce delle Corti Islamiche, Sheik Sharif Sheik Ahmed, parlando a una radio locale ha espresso la propria disponibilità alla tregua. Ad aumentare la tensioni tra la popolazione civile di Mogadiscio sarebbero soprattutto i movimenti di truppe di entrambe le parti nei dintorni della città. Sia i miliziani delle presunte Corti Islamiche che quelli della sedicente Alleanza contro il terrorismo, infatti, hanno creato una serie di posti di blocco sui principali assi che conducono fuori città. Se le Corti controllano la zona nord (fuori dal quartiere di Sii Sii, epicentro dei combattimenti dei giorni scorsi) gli uomini al soldo dell’Alleanza contro il terrorismo si sono posizionati sull’asse che collega Mogadiscio col distretto di Afgoie, a sud della principale città somala verso la regione della bassa Shabelle. Proprio in quella zona, fonti locali segnalano anche un assembramento di forze vicine alle corti islamiche, che potrebbe preludere a nuovi scontri. I blocchi stradali creati dalle milizie protagoniste di una settimana di combattimenti stanno rendendo più difficile anche la fuga dei civili che continuano ad abbandonare la città nel timore della ripresa dei combattimenti e che proprio attraverso queste direttrici raggiungono le zone rurali a sud e a nord di Mogadiscio in attesa che la situazione migliori. Intanto cominciano a circolare cifre più affidabili sul bilancio di una settimana di combattimenti strada per strada. “Sono 221 i feriti di guerra che abbiamo ricoverato dal 6 maggio al 12 maggio nei due ospedali gestiti con la collaborazione della Croce Rossa, il Madina e il Keysaney (le due principali strutture sanitarie di MOgadiscio) e sappiamo di almeno un'altra sessantina di ricoveri in altre strutture della città” dice alla MISNA il dottor Oscar Avogadri, coordinatore medico della Croce rossa internazionale in Somalia, precisando che gli ospedali non posseggono ancora dati certi e affidabili sulle morti. Secondo il vice-direttore dell’ospedale Madina, però, le cifre relative alle vittime circolate in questi giorni sulla stampa sono corrette: “i morti non sono meno di 150 e i feriti si aggirano intorno ai 300, le vittime sono in prevalenza civili” ha evidenziato il dottore Ali Mohalim Mohamed, raggiunto telefonicamente dalla MISNA, prima di ringraziare la croce rossa e la mezzaluna rossa per il sostegno garantito anche in “questi giorni difficili”. Intanto, nelle ultime ore, il governo di transizione somalo ha chiesto a due suoi ministri, nonché esponenti di spicco dell’Alleanza contro il terrorismo, di mettere fine ai combattimenti e raggiungere l’esecutivo a Baidoa il prima possibile, pena l’espulsione dal governo. In un’intervista al giornale in lingua araba con sede a Londra, Asharq al awsat, il primo ministro somalo Ali Mohamed Gedi ha fatto sapere di aver avviato le pratiche formali per l’espulsione dal governo del ministro della sicurezza interna Mohamed Qanyare e di quello del commercio, Muse Sudi, entrambi tra i principali ‘signori della guerra’ di Mogadiscio.
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AFRICA 16/5/2006 14.49
ETIOPIA – ERITREA, ASMARA ACCETTA COLLOQUI PER RISOLVERE CONTESA

Per la prima volta l’Eritrea ha accettato di prendere parte ai colloqui con l’Etiopia per risolvere l’annosa demarcazione dei confini tra i due paesi del Corno d’Africa: lo ha detto il capo di gabinetto del presidente eritreo Isaias Afeworki. L’annuncio giunge a poche ore dalla decisione del Consiglio di sicurezza dell’Onu di concedere ai due paesi fino alla fine di maggio per appianare le recenti tensioni minacciando altrimenti sanzioni e graduale ritiro della missione di osservazione, come già stabilità da una risoluzione adottata a novembre dell’anno scorso. Yemane Gebremeskel ha spiegato che le autorità di Asmara invieranno a Londra, sede dei colloqui, “un legale rappresentante del governo eritreo”, senza indicare il nome del delegato. Il negoziato, già previsto alla fine di aprile e successivamente rinviato, dovrebbe aprirsi domani. Nel 2000 una Commissione internazionale stabilì le frontiere mettendo fine a due anni di sanguinosa guerra civile tra Asmara ed Addis Abeba, che provocò non meno di 70.000 vittime. L’Etiopia non ha mai riconosciuto la decisione, mentre l’Eritrea accusa di negligenza la missione Onu, presente con circa 3.300 caschi blu lungo la linea di confine tra i due paesi, e per questo da mesi ha introdotto limiti alla libertà di movimento del contingente internazionale. Intanto, il Consiglio di sicurezza ha per ora prorogato fino al 31 maggio il mandato della missione (conosciuta con l’acronimo Unmee, United Nations mission in Ethiopia and Eritrea).
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Old 16-05-2006, 23:37   #90
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SOMALIA 16/5/2006 12.22
MOGADISCIO: REGGE ANCORA TREGUA "PRECARIA"

Resta calma per ora la situazione a Mogadiscio dove da oltre 48 ore ormai non si registrano più combattimenti. “La città sta ricominciando a vivere con i suoi ritmi normali. Anche nei quartieri a nord, maggiormente interessati dalla battaglia dei giorni scorsi, qualche negozio ha riaperto i battenti e alcuni degli abitanti fuggiti stanno tornando per verificare lo stato delle loro proprietà” dice alla MISNA il dottor Ali Mohalim Mohamed, vice-direttore dell’ospedale Madina, la principale struttura sanitaria di Mogadiscio. Tuttavia, fonti contattate in città sottolineano come la popolazione consideri estremamente precaria la ‘tregua’ informale raggiunta nel fine settimana tra i miliziani delle Corti Islamiche e gli uomini dell’Alleanza contro il terrorismo, messa in piedi recentemente da alcuni dei più potenti signori della guerra di Mogadiscio per cacciare dalla città le Corti (accusate di legami col terrorismo internazionale). A rendere ancora più traballante il cessate il fuoco - che molti ritengono strumentale a entrambi le parti per ottenere rinforzi e armi - secondo alcuni osservatori contribuirebbe anche un episodio dai contorni ancora poco chiari avvenuto durante la notte e che avrebbe coinvolto gruppi delle due fazioni protagoniste della battaglia di Mogadiscio. Due uomini della scorta di Mohamed Omar Habeb, detto 'Dherre', uno dei principali signori della guerra di Mogadiscio sono morti in un attacco avvenuto stanotte lungo una delle principali strade della zona nord della città. Altre versioni riferiscono, invece, che i due sarebbero stati uccisi all’interno del loro accampamento da non meglio precisati ‘cecchini’. Nonostante le differenti versioni sulla dinamica dell’incidente, tutti sembrano ritenere che l’episodio abbia il potenziale per riaccendere lo scontro tra le parti.


SOMALIA 16/5/2006 11.35
SOMALILAND: VITTIME PER VIOLENTA FAIDA TRA FAMIGLIE

Almeno 11 persone sono morte e una decina sono rimaste ferite nei combattimenti iniziati nel fine settimana in un villaggio dell’ovest del Somaliland, l’auto-proclamata Repubblica indipendente a nord della Somalia. Lo hanno riferito ieri fonti di polizia locali, precisando che gli scontri hanno coinvolto due famiglie del clan Dulbahante e hanno avuto per epicentro il villaggio di Angloo, nel distretto di Buhoodhle. Secondo la ricostruzione fornita dalle autorità di Hargeisa, gli scontri sarebbero legati a una faida apertasi tra le due famiglie (Reer Hagar e Reer Hagay) dopo la morte, nei giorni scorsi, di un uomo del clan Hagay. Tra le vittime degli scontri figurano anche alcuni civili colpiti da pallottole vaganti, inclusa una donna e il figlioletto di un anno. I combattimenti, proseguiti fino a domenica, si sono interrotti lunedì, grazie alla mediazione degli anziani dei due gruppi, ma fonti locali fanno sapere che la tensione nella zona resta alta. Il Somaliland, la regione nord-occidentale della Somalia, si proclamò autonomo nel 1991, pochi mesi dopo la caduta di Siad Barre, evitando di sprofondare nel caos e nell’anarchia in cui è finito il resto del Paese. Da allora è impegnato in un battaglia politico-diplomatica per ottenere un riconoscimento internazionale che, però, non è ancora arrivato.
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Old 18-05-2006, 00:13   #91
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SOMALIA 17/5/2006 10.48
MOGADISCIO: A CENTINAIA IN STRADA PER CHIEDERE LA PACE

Centinaia di persone stanno partecipando questa mattina alla manifestazione organizzata dalle autorità della regione di Banadir, che comprende anche la capitale, per protestare contro la guerra che nei giorni scorsi ha sconvolto Mogadiscio. La MISNA lo ha appreso da fonti locali, le quali hanno precisato che al corteo stanno partecipando soprattutto civili. “Non vogliamo più scontri e bagni di sangue” recita uno dei cartelli in mano ai dimostranti che partecipano alla prima manifestazione di protesta organizzata dalla società civile dall’inizio dei combattimenti. Nella ‘Battaglia per Mogadiscio’, come nei mesi scorsi è stato ribattezzato il conflitto, sono coinvolti i miliziani delle cosiddette Corti Islamiche, accusati di infiltrazioni terroristiche, e quelli della Alleanza per la pace e contro il terrorismo (Arpct) messa in piedi da alcuni dei più potenti signori della guerra di Mogadiscio per cacciare le corti dalla città. Le tensioni tra i due gruppi - completamente estranee alle consuete violenze claniche in corso in Somalia dal 1991 - sono iniziate mesi fa, ma la scorsa settimana le parti si sono lanciate nei più intensi combattimenti (avvenuti nel cuore di alcuni popolosi quartieri della città) che il paese ricordi da anni. Dalle informazioni raccolte stamani in città dalla MISNA, sembra che entrambi gli schieramenti abbiano iniziato da ieri a raccogliersi in alcuni punti precisi della città (sia a nord che a sud) facendo temere una rapida ripresa delle ostilità. Oltre alle centinaia di manifestanti in marcia in queste ore a Mogadiscio, la fine delle violenze è stata chiesta ieri anche dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che in un dichiarazione letta dal presidente, l’ambasciatore congolese Basile Ikouebé, ha chiesto “un cessate il fuoco immediato e incondizionato alle fazioni in lotta, per permettere la ripresa delle attività umanitarie e il soccorso dei sopravvissuti, nonché il recupero dei cadaveri”. Secondo il bilancio ottenuto dalla MISNA, sulla base delle stime fornite dai principali ospedali della città, in una settimana di combattimenti almeno 130 persone, in prevalenza civili innocenti, sarebbero morte e 300 rimaste ferite. Ieri, intanto, il ministro della Sanità somalo, Abdel Aziz Sheikh Yussef, intervenendo al Cairo (Egitto) di fronte alla Lega Araba ha accusato gli Stati Uniti di essere responsabili delle recenti violenze di Mogadiscio, a causa del loro sostegno economico a una delle due parti coinvolte nei combattimenti: l’Alleanza contro il terrorismo.
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Old 18-05-2006, 19:40   #92
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ERITREA 18/5/2006 10.23
DIPENDENTI MISSIONE ONU ARRESTATI, PRIMO RILASCIO

Le autorità eritree hanno rilasciato ieri uno degli 11 dipendenti locali della Missione Onu in Etiopia-Eritrea (Unmee) arrestati la scorsa settimana, senza che venisse comunicata loro alcuna accusa formale. Lo riferiscono fonti della stessa Unmee, precisando che il governo di Asmara non ha ancora risposto alla lettera con cui i vertici della Missione delle Nazioni Unite chiedevano spiegazione per il fermo dei propri dipendenti, esprimendo speranze per un pronto rilascio. Nessun commento, per ora, da parte del governo di Asmara, che in precedenza aveva giustificato gli arresti affermando di cercare giovani disertori. Lo scorso febbraio 27 collaboratori eritrei dell’Unmee erano stati fermati e poi rilasciati dopo proteste dei funzionari della missione internazionale. Questi incidenti avvengono nel momento in cui le relazioni tra l’Eritrea e la missione Onu hanno raggiunto il loro punto più basso: già a ottobre 2005 Asmara aveva imposto limiti alle pattuglie dei caschi blu e agli elicotteri impegnati nel monitoraggio dei circa mille chilometri di frontiera con l’Etiopia; personale nordamericano ed europeo dell’Unmee era stato espulso. L’Eritrea accusa l’Onu di non voler applicare la demarcazione del territorio prevista da un’apposita commissione di arbitraggio, il cui esito è stato più volte respinto dall’Etiopia. Nuovi colloqui per risolvere l’annosa controversa e placare le tensioni tra i due governi sono in corso proprio in queste ore a Londra. I due paesi del Corno d’Africa sono stati protagonisti di una sanguinosa guerra nel 1998-2000, al termine della quale è stata stabilita la missione di osservazione internazionale



AFRICA 18/5/2006 18.50
ETIOPIA – ERITREA, ANCORA NESSUN ACCORDO SUI CONFINI

Si sarebbero conclusi “senza progressi” i colloqui tra Etiopia ed Eritrea a Londra per risolvere l’annosa controversa territoriale e demarcare la frontiera comune: lo ha detto un funzionario del ministero degli Esteri di Addis Abeba, citato dalle agenzie internazionali, secondo il quale il governo di Asmara avrebbe rifiutato di togliere le limitazioni imposte nei mesi scorsi alla missione di pace dell’Onu presente nei due paesi del Corno d’Africa (conosciuta come Unmee). L’obiettivo dell’incontro – ripetutamente rinviato nelle scorse settimane – era di sbloccare una crisi regionale in corso da mesi. L’Etiopia ha respinto la decisione della Commissione internazionale di dare la città frontaliera di Bedme all’Eritrea; le autorità di Asmara hanno invece limitato fortemente le attività dei caschi blu dell’Unmee. Nessun commento, per ora, da parte della delegazione eritrea. Il prossimo incontro sarebbe stato fissato alla metà di giugno. L’Eritrea ha raggiunto l’indipendenza dall’Etiopia nel 1993, dopo una trentennale lotta di liberazione. Le ostilità sono riprese pochi anni: tra il 1998 e il 2000, i due paesi sono stati protagonisti di un sanguinoso conflitto, che ha causato non meno di 70.000 vittime.
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Old 21-05-2006, 21:05   #93
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SOMALIA 20/5/2006 13.07
MOGADISCIO, NUOVI APPELLI CONTRO ‘MINISTRI-SIGNORI DELLA GUERRA’

Si moltiplicano le reazioni contro i ministri del governo di transizione che guidano le milizie protagoniste dei combattimenti dei giorni scorsi a Mogadiscio, con non meno di 150 vittime in gran parte civili: dopo le richieste dei deputati, anche il sindaco della regione di Banadir, che comprende la capitale, ha attaccato duramente i ‘warlord’. Secondo un’emittente radiofonica locale, Adde Gabow, capo dell’amministrazione locale, avrebbe chiesto al Parlamento di adottare serie misure in particolare contro il ministro della pianificazione e cooperazione internazionale che avrebbe impedito l’arrivo di beni di prima necessità e di assistenza nella città di Mogadiscio, permettendo invece l’approvvigionamento di grandi quantità di armi e materiale bellico. Ieri alcuni deputati del Parlamento di transizione, che da alcuni mesi ha sede nella città meridionale di Baidoa, avevano detto che i cosiddetti ‘signori della guerra’ che da anni controllano Mogadiscio “dovrebbero rispondere di crimini contro l’umanità”. Intanto fonti locali contattate oggi dalla MISNA nella capitale somala confermano che regge ancora la tregua precaria in vigore da una settimana tra la sedicente ‘Alleanza anti-terrorismo’ appoggiata ormai apertamente dagli Usa e le milizie legate ai potenti Tribunali islamici locali, che secondo alcuni avrebbero connessioni con estremisti radicali e terroristi. La battaglia dei giorni scorsi è considerata una delle più sanguinose degli ultimi anni; dalla caduta di Siad Barre nel 1991, malgrado la nomina di fragili istituzioni di transizione nel 2004, la Somalia non riesce a ritrovare stabilità e pace, quest’ultima invocata a gran voce anche dalla società civile.
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Old 22-05-2006, 12:41   #94
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SOMALIA 22/5/2006 10.39
MOGADISCIO: DEBOLI SEGNALI DI DISTENSIONE, CRESCONO SFORZI DI MEDIAZIONE

Dovrebbero essere rimossi oggi i blocchi stradali eretti a Mogadiscio nelle scorse settimane durante la battaglia tra fazioni rivali che hanno provocato circa 150 morti e oltre 250 feriti: lo ha annunciato il comitato degli ‘anziani’, spiegando che questa decisione dovrebbe facilitare la difficile mediazione di pace. La MISNA lo ha appreso da fonti locali, secondo cui Abdi Dahir Nour, uno dei ‘capi clan’ locali, ha posto un ultimatum per rimuovere entro oggi a mezzogiorno i posti di blocco sia all’interno che all’esterno della città. Resta comunque alta la tensione a Mogadiscio: i miliziani delle due fazioni avversarie sono rimasti nelle posizioni di combattimento da alcuni giorni, malgrado la tregua in vigore ormai da quasi dieci giorni. Intanto da Khartoum arriva la notizia che il presidente del Sudan Omar Hassan al-Bashir si impegnerà in una mediazione tra i protagonisti dei combattimenti: la sedicente ‘Alleanza anti-terrorismo’ composta da alcuni signori della guerra locali, ministri e commerciani – sostenuta in modo ormai dichiarato dagli Usa – e le cosiddette milizie delle ‘Corti islamiche’, che avrebbero legami diretti con elementi radicali. Il presidente sudanese, citato dall’agenzia di stampa del Qatar, ha detto che manderà un suo delegato, dopo aver avuto contatti telefonici diretti con le due fazioni rivali. Anche il presidente dello Yemen – dove ogni anno emigrano migliaia di somali in fuga da violenze e povertà – ha lanciato un appello alla calma, annunciando il suo impegno diretto per raggiungere un accordo tra le parti.
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Old 23-05-2006, 12:42   #95
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SOMALIA 23/5/2006 6.17
APPROVATA PRESENZA FORZE DI PACE DA SUDAN E UGANDA

Forze di pace provenienti da Uganda e Sudan potranno essere dispiegate in Somalia per garantire sicurezza alle istituzioni e facilitare il complesso ritorno alla normalità democratica: lo ha deciso il governo di transizione, accogliendo una proposta in tal senso del parlamento. Lo si è appreso da fonti giornalistiche locali, che non hanno tuttavia indicato i tempi della nuova missione di pace. Già un anno fa l’Unione africana aveva approvato contingente di peacekeeping di circa 1.700 soldati, schierati inizialmente sotto le insegne dell’Igad (l’organismo regionale dell’Africa Orientale). Resta esclusa, per ora, la partecipazione dei paesi confinanti come Etiopia (con cui le relazioni non sono mai state storicamente facili) e Kenya, che per anni hanno ospitato le lunghe conferenze di pace somale. A maggio del 2005 i contrasti sulla partecipazione dei governi confinanti al contingente in Somalia avevano provocato la spaccatura del parlamento di transizione fino a paralizzarne i lavori. La presenza di truppe internazionali – che saranno poi coordinate dall’Unione Africana – era stata invocata anche nei giorni scorsi a causa degli intensi combattimenti che a Mogadiscio hanno provocato circa 150 vittime e almeno 300 feriti. All’inizio della guerra civile somala, tra il 1992 e il 1993, l’Onu inviò due missioni di pace chiamate ‘Restore Hope’ (“Riportare speranza”), che si conclusero con una ritirata dei caschi blu a causa della violenta opposizione dei clan e dei gruppi armati somali.
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Old 25-05-2006, 00:44   #96
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SOMALIA 24/5/2006 13.45
MOGADISCIO: ANCORA SCONTRI A FUOCO, RESTA INSICUREZZA

Almeno due o tre persone sono rimaste ferite ieri sera per scontri avvenuti nel quartiere settentrionale Sii-sii di Mogadiscio, già teatro dei violenti combattimenti che all’inizio di maggio hanno provocato circa 150 vittime e non meno di 250 feriti; la MISNA lo ha appreso da fonti locali, secondo cui oggi la situazione è tranquilla. Lo scambio di colpi di arma da fuoco tra la sedicente ‘Alleanza anti-terrorismo’ e le milizie dei potenti Tribunali islamici sono durati un paio d’ore, dopo che un’auto ha aperto il fuoco contro un posto di blocco. Secondo un’emittente radiofonica locale proseguono gli sforzi di mediazione degli anziani tradizionali, anche se restano segnali evidenti di tensione: le due parti continuano a occupare le stesse posizioni sul terreno e sembrano prepararsi a nuovi scontri. Intanto nessuna risposta è arrivata dai cinque ministri del governo di transizione – che sono anche tra i principali ‘signori della guerra’ di Mogadiscio – invitati nei giorni scorsi a raggiungere la località di Baidoa, nel sud, dove sono riuniti in Parlamento e l’esecutivo; finora non hanno mai preso parte alle sedute del governo e molti deputati hanno chiesto la loro rimozione e incriminazione per le violenze nella capitale. Intanto a Kismayo, città portuale del sud, non lontano dal confine con il Kenya, la notte scorsa è stato ucciso Shiine Warsame Ali, un esponente di primo piano legato all’ex ‘Alleanza della valle Juba’, coalizione di warlord locali che on in passato non hanno mai riconosciuto il governo di transizione ma che hanno di recente avviato il dialogo con il primo ministro Ali Gedi. Malgrado gli sforzi dell’esecutivo, la Somalia resta in gran parte controllata da signori della guerra e gruppi armati locali, dopo 15 anni di anarchia e totale impunità.
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Old 26-05-2006, 00:23   #97
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SOMALIA 25/5/2006 15.23
MOGADISCIO:…COLPO DI MORTAIO CADE SU UN OSPEDALE

Sono una sessantina le persone ricoverate nei due principali ospedali di Mogadiscio (il Madina e il Keysaney) per le ferite riportate nei combattimenti che nelle ultime ore sono tornati intensissimi a scuotere almeno 4 diversi quartieri della città: due a nord e due a Sud. Lo riferiscono alla MISNA fonti del Comitato Internazionale della Croce Rossa, le quali, per il momento, non sono in grado di fornire bilanci certi sulle vittime, che secondo fonti di stampa internazionale sarebbero ormai una trentina. “Un colpo di mortaio ha colpito una zona del nostro ospedale, uccidendo un paziente e ferendone un altro” dice alla MISNA il dottor Ali Mohail Mohamed, vice-direttore dell’ospedale Madina, la principale struttura sanitaria della città che si trova nella zona sud di Mogadiscio, a ridosso dell’area dove oggi i miliziani delle sedicenti Corti Islamiche e quelli della cosiddetta Alleanza contro il terrorismo (nata nei mesi scorsi proprio per cacciare le corti da Mogadiscio) si sono affrontati con maggior durezza. “In totale nelle ultime 24 ore abbiamo avuto 4 decessi e abbiamo accolto 30 feriti circa, solo una decina di questi presenta ferite lievi” aggiunge il dottore, precisando che i feriti arrivano spesso con mezzi di fortuna trasportati dai parenti o anche da sconosciuti che li hanno raccolti per strada. Secondo le informazioni raccolte contattando varie fonti in diverse zone di Mogadiscio, i combattimenti nella zona sud della città - al cosiddetto K4 (chilometro 4) e nella zona di Daynile, dove si trova il Sahafi Hotel - si sarebbero temporaneamente interrotti. I miliziani delle Corti avrebbero avuto la meglio sui loro avversari, fuggiti in tarda mattinata verso sud, e controllerebbero adesso l’albergo e tutta la zona circostante che fino a ieri era nelle mani di uno dei principali esponenti dell’Alleanza. Proseguono invece in maniera estremamente intensa i combattimenti tra le parti nei due quartieri a nord di Mogadiscio teatro della battaglia: Sii Sii e Galgalato. Fonti mediche contattate al Keysaney, l’altro grande ospedale che si trova nel nord di Mogadiscio, fanno sapere di aver ricevuto in giornata “già 24 feriti”. “La gente che vive nei pressi delle zone in cui si combatte sta scappando in fretta cercando di fuggire alla battaglia che, se possibile, è ancora peggio di quella della scorsa settimana, visto l’uso continuo di artiglieri pesante da entrambe le parti” dice alla MISNA il dottor Ali Mohali Mohamed, vicedirettore del Madina. “Noi comunque restiamo qui, faremo il nostro lavoro fino alla morte” aggiunge cercando di dare un tono serioso alla sua frase pronunciata in un buon italiana, ma esplodendo poi in una risata fragorosa, “scherzo…non siamo eroi, ma non lasceremo mai il nostro popolo” conclude il medico. Intanto fonti della Croce rossa internazionale fanno sapere che è già arrivati a Mogadiscio un carico di materiale sanitario ordinario e d’emergenza che dovrebbe rifornire il Madina e il Keysaney (il primo sotto la responsabilità del Icrc e il secondo sotto quello della Mezzaluna Rossa). Il carico è alle porte di Mogadiscio e si attende solo che una pausa nei combattimenti consenta di effettuare la consegna.
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Old 26-05-2006, 19:47   #98
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ERITREA 26/5/2006 6.17
MISSIONE ONU PROTESTA PER NUOVO ARRESTO DIPENDENTI

La Missione delle Nazioni Unite in Etiopia ed Eritrea (Unmee) ha protestato per l’arresto avvenuto ieri di un altro dei suoi dipendenti. Lo hanno fatto sapere fonti della stessa Unmee, precisando che con questo fermo sale a 11 il numero di collaboratori locali della Missione Onu arrestati dal governo di Asmara per ragioni ancora tutte da comprendere. Fonti dell’Unmee, infatti, hanno sottolineato che, come nel caso degli altri 11 dipendenti fermati nelle scorse settimane, la polizia eritrea non ha ancora comunicato le motivazioni dell’arresto. Il 18 maggio scorso le autorità asmarine avevano poi rilasciato uno dei dipendenti (una donna madre di un bimbo piccolo) arrestati ai primi del mese. Lo scorso febbraio 27 collaboratori eritrei dell’Unmee erano stati fermati e poi rilasciati in seguito alle proteste della missione internazionale. Questi incidenti avvengono nel momento in cui le relazioni tra l’Eritrea e la missione Onu hanno raggiunto il loro punto più basso: già a ottobre 2005 Asmara aveva imposto limiti alle pattuglie dei caschi blu e agli elicotteri impegnati nel monitoraggio dei circa mille chilometri di frontiera con l’Etiopia; personale nordamericano ed europeo dell’Unmee era stato espulso. L’Eritrea accusa l’Onu di non voler applicare la demarcazione del territorio prevista da un’apposita commissione di arbitraggio, il cui esito è stato più volte respinto dall’Etiopia. I due paesi del Corno d’Africa sono stati protagonisti di una sanguinosa guerra nel 1998-2000, al termine della quale è stata stabilita la missione di osservazione internazionale.
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Old 28-05-2006, 09:58   #99
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ETIOPIA 27/5/2006 8.12
‘DONORS’ SBLOCCANO AIUTI, MA SOLO PER USI “SOCIALI”

Gran Bretagna e Banca Mondiale hanno annunciato di aver sbloccato i 315 milioni di euro destinati al governo etiope e congelati sei mesi fa in segno di protesta contro la repressione attuata da Addis Abeba nei confronti dell’opposizione e della società civile nazionale dopo le elezioni. Lo hanno annunciato i due ‘donors’, precisando che i soldi, inizialmente destinati al sostengo diretto delle finanze governative, potranno essere usati ma solo per programmi umanitari con finalità sociali: sia nel settore dell’educazione che in quello della sanità. Nell’annunciare lo sblocco dei fondi, Inghilterra e Banca Mondiale hanno ribadito le loro perplessità per la situazione politica e dei diritti umani nel paese, ma hanno sottolineato di non voler “punire la popolazione”. “L’impatto di questa decisione sarà insignificante, benché saranno i poveri a rimetterci” aveva detto il ministro delle Finanze dell’Etiopia, Sufyan Ahmed, quando i donatori internazionali minacciarono di sospendere aiuti economici diretti.
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Old 28-05-2006, 10:19   #100
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SOMALIA 27/5/2006 15.46
DA MOGADISCIO SCAPPANO ANCHE “I PIÙ POVERI DEI POVERI”

Centinaia di famiglie nelle ultime 24 ore sono arrivate a Jowhar, il capoluogo della regione della Middle Shabelle, a una novantina di chilometri a nord di Mogadiscio, in fuga dalla principale città della Somalia dove proseguono senza sosta i combattimenti tra i protagonisti di una guerra iniziata lo scorso febbraio. La MISNA lo ha appreso da fonti locali, che hanno fatto sapere che la maggior parte di questi sfollati ha trovato rifugio proprio nel cuore della cittadina di Jowhar, ma che moltissimi si sono sistemati anche nelle zone rurali circostanti. Si tratta in prevalenza di donne, bambini e anziani, visto che spesso gli uomini della famiglia preferiscono restare a Mogadiscio a proteggere le abitazioni e le proprietà dai saccheggi di eventuali sciacalli. La gente arriva a Jowhar a bordo di mini-bus stracolmi o con mezzi di locomozione propria in cui sono stipati anche alcuni effetti personali e i pochi beni di famiglia. “Quelli che stanno fuggendo ora da Mogadiscio sono i più poveri dei poveri” spiega alla MISNA una fonte umanitaria dell’Onu contattata a Nairobi e che ha chiesto di restare anonima. “Negli ultimi due anni – aggiunge - chiunque aveva anche una minima possibilità economica o familiare per lasciare il paese è fuggito dalla Somalia e se ne è andato all’estero. Quelli che sono rimasti e che ora stanno morendo a Mogadiscio, sono stati costretti a restare perché non avevano nessun altro posto dove andare”. Intanto da Mogadiscio continuano ad arrivare notizie di nuovi combattimenti che si riaccendono in maniera sporadica, ma comunque molto intensa, sia nei quartieri meridionali (soprattutto Daynile) che in quelli settentrionali. Nell’area nord di Mogadiscio, colpi di mortaio e di artiglieria pesante sono tornati in tarda mattinata a risuonare nella zona di Galgalato, dove i miliziani della sedicente Alleanza contro il terrorismo sarebbero riusciti a respingere un’offensiva delle cosiddette Corti Islamiche. Secondo l’ultimo bilancio diffuso dalla stampa internazionale, solo nei combattimenti di oggi almeno 20 persone sarebbero morte e altrettanti sarebbero i feriti. La MISNA non è stata ancora in grado, a causa dei cattivi collegamenti telefonici, di ottenere conferme a queste cifre dai due principali ospedali della città.
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