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#61 | |
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Città: Roma
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1)Innanzitutto il cd "centro". Semplicemente questa accezione non esiste più esiste bensì un centro+xyz. In questo caso specifico mi sembra chiaro che la soluzione che si sta approntando sia quella della sinistra+centro+destra, ovvero una coalizione trasversale che coinvolgerà Fini,Rutelli,Casini,D'Alema (e la sua corrente) e probabilmente anche la corrente della sinistra Franceschiniana. Di Pietro? Molto probabile..cosi come i radicali. restano fuori le altre anime della sinistra dura e pura cosi come i fedelissimi di berlusconi più la destra mussoliniana (anche se già provano a riappacificarsi). Tecnicamente sarebbe un governo di centro-destra con l'avvallo di bersani. 2) I segni: a)riappacificamento tra Mussolini e Fini b)colloqui tra Fini, la chiesa, D'alema nonchè Casini e Rutelli c)colloqui tra Di Pietro e D'alema d)Lega in fermento, toni duri e)sconvolgimenti nel PdL f)sganciamenti vari e ponti fino ad ora improbabili da parte dei ministri (Brunetta sindaco, Tremonti vicino al Pd etc.) Ovviamente il risultato dipenderà unicamente dalla potenza mediatica di Silvio berlusconi che però, nel caso Abruzzo, ha fatto cilecca. vedremo cosa succederà ma è indubbio che una forza trasversale all'intero arco parlamentare si sta muovendo. |
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#62 |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Città: ROMA
Messaggi: 2645
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A me lo scenario pare proprio questo (vedi parte in grassetto):
http://www.repubblica.it/2009/09/sez...erlusconi.html L'alleanza trasversale che lavora al dopo-Silvio di MASSIMO GIANNINI C'E' chi sostiene che il dopo-Berlusconi abbia già un nome. Si chiamerebbe "governo di salvezza nazionale". Ci lavorano in parecchi, nell'ombra e a cielo aperto. Per offrire al Paese un'alternativa nel 2013, nel caso in cui questo governo riuscisse miracolosamente a superare le colonne d'Ercole del Lodo Alfano, delle elezioni regionali, dei nuovi guai giudiziari e dei vecchi vizi personali del premier. Oppure per tenersi pronti all'emergenza immediata, nel caso in cui la legislatura incappasse in un traumatico incidente di percorso. Ieri, per i corridoi di Palazzo Madama, Emma Bonino si sbilanciava con un collega: "Le possibilità che per qualche ragione il governo cada, a questo punto, sono al 50%...". Alte, com'è evidente. Per questo, tra maggioranza e opposizione capita di sentire personaggi autorevoli che dicono "bisogna creare un campo più vasto di forze", capaci di reggere l'urto di una crisi e di "mettere in sicurezza il Paese". Chi c'è dietro questo disegno? Per capirlo, basta seguire la "catena" degli attacchi forsennati che il Cavaliere sta menando in queste ore. Nel centrodestra il primo "anello" è Gianfranco Fini. Il presidente della Camera è in costante movimento. Indicativo l'incontro di ieri sera con Rutelli, insieme a lui destinatario dell'offerta di Casini, lanciata agli stati generali dell'Udc di domenica scorsa, a "sapersi prendere per mano nella diversità e guardare al futuro del Paese". Chi gli ha parlato, in questi giorni, lo descrive più determinato che mai a combattere la battaglia politica contro il premier, e quella giudiziaria contro il suo "Giornale". "Stavolta Gianfranco non arretrerà...", ripete da giorni l'amico e ministro Andrea Ronchi. Se rispondesse solo al suo istinto, dopo il killeraggio di Feltri se ne sarebbe già andato via dal Pdl. Ma capisce che, come la vecchia talpa, è ancora in quel campo che deve "ben scavare". E sta scavando. Ciascuno dei temi sui quali affonda il colpo è un potenziale destabilizzante, che mette in mora il Cavaliere e in sofferenza la Lega. "Il Secolo" lo spalleggia. "Farefuturo" non cede di un millimetro sui temi sensibili. Anche la lettera dei "50 riservisti" è servita allo scopo. Ha confermato che Fini è minoritario, dentro il Pdl. Ma ha dimostrato che è in campo, e che al momento opportuno le sue "divisioni" degli ex di An le possiede, e le può schierare. Poi c'è Giulio Tremonti. Il ministro dell'Economia, fino a qualche tempo fa, era il "genio dei numeri". Ora, per il Cavaliere, è già diventato il "difficile genio". Una sfumatura, ma da il segno di un distacco, o quanto meno di un sospetto. Tremonti non fa nulla di visibile, per alimentarlo. Ma continua a scontentare tutti i colleghi ministri che battono cassa al Tesoro, e soprattutto accumula nuovo potere, attraverso le nomine pubbliche. Intanto accresce progressivamente la sua "caratura". E i suoi "vezzi cattedratici - come dice Giuliano Ferrara - non fanno ombra al suo rango politico sempre più alto". In questi mesi ha curato a fondo i rapporti con la Chiesa. E non ha mai smesso di dialogare con una parte dell'opposizione. L'intervista di due giorni fa al "Corriere della Sera" è indicativa: il ministro fa il "pacificatore", apre a Fini e propone una "tregua" non solo e non tanto al Pdl, ma al Pd "che uscirà dal congresso", offrendogli "un ruolo preminente" da "interlocutore responsabile". E qui sta il terzo anello di questa catena. È Massimo D'Alema. Da anni viene additato (anche nel centrosinistra) come potenziale "inciucista". Ma da giorni l'ex ministro degli Esteri è a sua volta sotto il fuoco incrociato di "Libero" e del "Giornale", per i suoi incontri in barca con Tarantini. E l'altroieri sera, a "Porta a Porta", il Cavaliere è tornato a sparargli contro, con una violenza che non si ricordava da tempo. "Un vecchio comunista, che usa espressioni da vero stalinista". Un'uscita quasi a freddo. Che non si spiega se non in nome del "solito sospetto" complottista. Ma al di là delle ossessioni berlusconiane, è vero che D'Alema è tornato a tessere la sua tela. Non solo nel suo partito, con l'obiettivo di far vincere Bersani. Ma anche con l'intenzione di giocare la partita in "campo avverso". Con Fini il rapporto è sempre più stretto. Due giorni fa si sono parlati a lungo, perfino della comune querela contro il "Giornale". Intanto "Italianieuropei" e "Farefuturo" preparano un grande convegno sull'immigrazione, in una città leghista come Asolo. Con Tremonti il rapporto non si è mai interrotto. Associato proprio dal ministro all'Aspen Institute come "membro autorevole", D'Alema ha parlato ieri sera, con lo stesso Tremonti, Sacconi, monsignor Ravasi e Riccardi, in una tavola rotonda a porte chiuse sul tema "Dalla verità al dono: il bene comune". Intanto i due preparano un grande convegno sul Mezzogiorno, nel quale discuteranno di quella "questione meridionale che oggi è più mai questione nazionale". Il quarto anello si chiama Pierferdinando Casini. Il leader dell'Udc sta lottando per non farsi risucchiare dal Pdl, come vorrebbe la logica inesorabile del potere. La riscoperta della vena rivoluzionaria delle camice verdi di Bossi lo aiuta, come dimostra la risposta "dura e pura" che i centristi hanno dato domenica a Chianciano. Ma Casini ha bisogno di sponde. Il Pd gliela offre. Nella versione di D'Alema, sul solito schema del "centro-sinistra col trattino". I due ne parlano quasi quotidianamente. "Casini - continua a ripetere da tempo il Lider Maximo - è interessato a trovare una soluzione comune per la fuoriuscita dal berlusconismo, e nel lungo periodo è pronto a un accordo strategico se gli offriamo una riforma elettorale sul modello proporzionale alla tedesca". Queste sarebbero le forze in campo per l'ipotetica "alternativa". Ma è un'alternativa credibile? Le incognite sono tante. La prima, ed è gigantesca, si chiama proprio Silvio Berlusconi. È stato legittimamente eletto dagli italiani. Conserva un indice di fiducia elevato. Chi e che cosa dovrebbe farlo cadere non è ancora chiaro. Certo, appare sempre più debole, irascibile, vulnerabile. La decisione della Consulta sul Lodo Alfano può essere esiziale, benché Feltri abbia scritto che se ne può approvare un altro in un amen. Ma perché dovrebbe uscire di scena, se il processo Mills pur ripartendo finirebbe quasi certamente con l'ennesima prescrizione? La seconda incognita si chiama Giorgio Napolitano. Che farebbe il Capo dello Stato, se il Cavaliere volesse usare l'arma, potenziata dall'esplosivo leghista, delle elezioni anticipate? Chi gli ha parlato, in questi giorni, racconta di un presidente della Repubblica molto più preoccupato dei danni che il premier può fare qui ed ora, tra la "strategia della tensione" e l'uso dei dossier, l'avvelenamento dei pozzi della politica e il totale "sgoverno" del Paese. Come ha ammesso qualche giorno fa un commensale che sedeva con il presidente a cena, al Quirinale, "la lenta agonia del berlusconismo potrebbe assumere forme non lineari". Ad ogni modo, se per qualche motivo Berlusconi cadesse, il "governo di salvezza nazionale" sarebbe un governo politico, non tecnico. Dunque no a ipotesi alla Mario Draghi, semmai un incarico proprio a Fini, terza carica dello Stato. C'è persino chi sostiene che sarebbe già scritto un programma: riforma del sistema politico, con abbattimento del numero di parlamentari, consiglieri regionali e comunali; riforma del Welfare, con radicale riforma dei contratti di lavoro sul modello Ichino-Boeri; riforma della spesa pubblica, con massicci tagli e dirottamento di risorse verso la scuola, la ricerca e l'innovazione. Sembra fantapolitica. Forse lo è. Ma anche di questi scenari, sia pure costruiti a tavolino, si discute in questi giorni. Il Cavaliere lo sa. Anche per questo è nervoso, e a tratti furioso. Raccontano che D'Alema lo abbia detto a Fini, qualche giorno fa: "Il tuo premier, ormai, non è più nelle condizioni, politiche e psicologiche, per negoziare alcunché...". Ma se questo è vero, c'è da essere ancora più allarmati sui destini del Paese. In pratica si lavora sotto banco per il dopo-Berlusconi (IMHO è già tutto pronto)..... rimane solo l'incertezza sul quando si passerà al dopo-Berlusconi..... se subito (lodo Alfano o regionali) o a fine legislatura..... Ultima modifica di DeusEx : 17-09-2009 alle 10:34. |
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Iscritto dal: Feb 2009
Città: Biellese
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E mi ricordo che per l'occassione Silvio si prodigò per dare spiegazioni immediate agli americani spiegandone i motivi giustificandoli come manovre di politica interna,e loro capirono.(Gli americani non è che fossero molto favorevoli al governo Prodi sai... |
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Iscritto dal: May 2002
Città: Pavia.. a volte Milano o Como...talora Buccinasco! Firenze fino al 15/7
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"Le masse sono abbagliate più facilmente da una grande bugia che da una piccola". (Adolf Hitler) "Se sei bello ti tirano le pietre, se sei brutto ti tirano le pietre. se sei al duomo ti tirano il duomo". (cit. un mio amico )
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Iscritto dal: Feb 2009
Città: Biellese
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Bannato
Iscritto dal: Sep 2001
Messaggi: 3918
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Silvio ha "milioni" di validi motivi per tenere a bada i ribelli.
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Bannato
Iscritto dal: Sep 2009
Messaggi: 72
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#68 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2002
Città: Pavia.. a volte Milano o Como...talora Buccinasco! Firenze fino al 15/7
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EDIT adesso ho letto... era meglio non leggere argomentazioni inconsistenti... "goliardate" fatte a un meeting tra capi i governo? non mi viene in mente nessun possibile evento più ingessato. Forse il pranzo di natale della regina Elisabetta, ma non sono sicuro
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: 100 metri dal mare
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Secondo me faranno una grossa unione di centro con AN, Fini premier.. La sinistra sara' IDV+Franceschini e soci, come al solito un altro governo che durera' 2/3 ani massimo dopo di che' crollera' come al solito..
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2008
Messaggi: 376
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Ricordi male di nuovo, perchè gli americani non capirono per nulla. Almeno la stampa, magari Bush e la Rice sì - non me ne stupirei visto la loro levatura politica ed i mezzucci (aka menzogne) da loro usati per fare la guerra in Iraq. Mi dispiace, non è in discussione quanto il governo Prodi piacesse o meno agli americani
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#71 |
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Bannato
Iscritto dal: Jun 2005
Città: Milano
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#72 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2004
Città: BOLZANO/BOZEN
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#73 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2006
Città: Martina Franca (TA) Università:Bari
Messaggi: 2046
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16/9/2009 (19:25)
"Se il Lodo Alfano sarà bocciato rischio dimissioni di Berlusconi" L’Avvocatura di Stato alla Consulta: "Senza immunità danni irreparabili" ROMA - In caso di bocciatura del "Lodo Alfano" i «danni» per il premier Silvio Berlusconi sarebbero gravi. Anzi, «irreparabili». La ripresa dei processi a suo carico, in una situazione attuale di «inefficienze e anomalie» con «spettacolarizzazione delle notizie» da un lato e lentezza dei processi dall’altro, potrebbe esporre il premier fino al punto da indurlo alle «dimissioni». Nella memoria difensiva che l’Avvocatura generale dello Stato, a nome della Presidenza del Consiglio, ha depositato in cancelleria della Corte Costituzionale in vista dell’udienza del 6 ottobre prossimo, le 21 pagine sono solo in parte dedicate alla dottrina e al diritto. Il dato "politico" la fa da padrone. Addirittura più che nelle memorie che gli avvocati Niccolò Ghedini e Pietro Longo hanno presentato a nome di Berlusconi in qualità di imputato nei tre processi ora sospesi per effetto del "lodo" (irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi Mediaset, corruzione dell’avvocato Mills e istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all’estero durante la scorsa legislatura). Certo, le dimissioni sono «un pericolo estremo» - scrive l’avvocato dello Stato Glauco Nori nel documento datato 3 settembre e depositato due giorni fa alla Consulta - ma se anche non si arriva a tanto «si può creare una forte corrente di opinione contraria, che rende quantomeno precarie le condizioni personali di serenità che secondo la Costituzione debbono essere assicurate all’interessato ed in mancanza delle quali resta pregiudicato l’interesse generale sottostante». Il "lodo Alfano" è invece una legge «non solo legittima ma addirittura dovuta» , perchè in grado di coordinare due interessi: quello «personale dell’imputato a difendersi in giudizio»; e «quello generale, oltre che personale, all’ esercizio efficiente delle funzioni pubbliche» svolte dal premier. Se invece la legge venisse bocciata dai giudici della Consulta, c’è il pericolo che si ripeta quanto accadde a Giovanni Leone quando lasciò anzitempo il Quirinale perchè travolto dalle polemiche sullo scandalo Lockheed: «Talvolta la sola minaccia di un procedimento penale può costringere alle dimissioni prima che intervenga una sentenza ed anche quando i sospetti diffusi presso la pubblica opinione si sono dimostrati infondati». E ancora: la «eccessiva esposizione» del processo sui media unita alla lentezza della giustizia italiana rappresentano un ulteriore danno all’immagine pubblica del premier. «Sono rari - sottolinea l’avv. Nori - i processi penali che si concludono dentro il tempo di una legislatura (ancor di più, di un mandato di un Presidente del Consiglio dei ministri); di conseguenza quest’ultimo si trova esposto al rischio di subire per tutta la durata della carica i danni conseguenti». L’invito alla Consulta è di tener conto, nel giudicare il «lodo», non solo di «ipotesi astratte» ma anche della «reale situazione attuale». Fatta di «inefficienze e anomalie». Tra cui, appunto la lunghezza dei processi, la fuga di notizie coperte da segreto, i «rapporti tra uffici giudiziari e media» e anche «lo stile giornalistico (senza mettere in dubbio la loro liceità) con il quale processi di un certo genere vengono trattati». In altre parole, i «danni irreparabili» prodotti dalla ripresa dei processi avverrebbero «senza che ci siano intenti persecutori e senza alcuna responsabilità dei magistrati» ma «per la sola disfunzione del sistema per un certo modo in cui oggi operano i media». E dunque «una soluzione andava trovata», e quella adottata con il «lodo Alfano» «era la sola in grado di tutelare adeguatamente» l’interesse personale dell’imputato e quello generale all’esercizio efficiente delle funzioni pubbliche. «La soluzione - conclude l’avvocato dello Stato - è quella secondo la quale si producono i danni a somma minore». Fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cms...7409girata.asp
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Pero' non sono stato io a creare un evento mediatico, spostando anche programmi e poi vederlo miseramente fallito. Gossip, Auditel, Lui ci ha campato su queste cose ed adesso gli si rivoltano contro. Succede. |
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lo sa anche mia nonna che la politica si fa ANCHE E SOPRATTUTTO con la televisione ...
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risposte obbietive possibilmente
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#80 | |
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