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#41 |
Bannato
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Nessuno che se la sente di fare una dissertazione economica sul potere cinese?
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#42 | |
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![]() scusate l'OT. torno nel mio bozzolo
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#43 | |
Senior Member
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1) dottrina 2) ignoranza Da quando la Cina ruppe i legami con l'URSS, mi pare fosse il 1963, capì che aveva un grande potenziale umano, ma non era sfruttabile, in quanto facente parte del blocco comunista, indi per cui, pur essendo un incredibile polo d'attrazione nella sfera d'influenza dell'estremo oriente (specialmente per i paesi del sud-est e dell'area insulare), non aveva nessuna possibilità di sfruttare la sua mastodontica "presenza" per condizionare dei mercati "poveri", per intenderci, pilotare un gruppo di paesi poveri in canna non comportava nessuna prova di forza nei confronti dei super-sviluppati paesi occidentali, e neppure nei confronti dei paranoici Russi del secondo mondo, che guardavano alla Cina più per le sue mosse sul fronte del nucleare che per le proprie capacità coercitive nei confronti dei paesi vicini (svariati rapporti delle scarne forze del KGB di stanza in Cina sono pieni zeppi di informazioni , talvolta infondate, su allarmistiche previsioni di attacchi dalla manciuria, ma quasi del tutto prive di notizie sull'ascendente dei cinesi su paesi come Birmania, Viet-Nam, Laos, giù fino alle Filippine (filo-americane, ma con un partito comunista molto agguerrito e numeroso). La svolta si ebbe con la Perestrojka di Gorbacjov (spero si scriva così, non ricordo bene), il dissolvimento della potenza Russa, diede l'impulso alla Cina di prendere il suo posto, ribaltando tuttavia la politica di isolamento che aveva contraddistinto i vicini; le autorità Cinesi avevano capito che il crollo morale ed economico del socialismo di stato era da prendere in seria considerazione, il focolaio era da spegner in fretta, anche in patria, in un primo momento fu repressione, vedi Tien-Ammen, ma il gioco poteva essere pericoloso e destabilizzante, di conseguenza la classe dirigente optò per una strategia + morbida, qualche concessione, qualche divieto, il tutto nel rispetto del libretto rosso di Mao, giusto per non avere scheletri nell'armadio. Un cambiamento interno così radicale non fu oltremodo pubblicizzato all'estero, l'idea del cattivo che anzichè essere sconfitto a vergate sulla schiena, piano piano si converte al perbenismo ed alla civiltà, non piaceva all'occidente. E' buona tradizione infatti, nelle democrazie occidentali e non, trovare sempre un nemico contro il quale inveire, può essere una valida distrazione quando in patria i panni sporchi da lavare sono un po' troppi (vedi Malvinas per l'Inghilterra, Iraq 1 e 2 per USA, Afghanistan per l'URSS (parlo del primo conflitto non quello del 2001). Da dire che la Cina continuò la sua politica aggressiva all'ONU come nei rapporti con gli altri paesi. All'inizio degli anni 90 però, con la crisi e la recessione in vista nell'occidente, fu il momento buono per aprire le frontiere ai capitali, anche per non farsele soffiare dai paesi dell'ex blocco sovietico. LA dottrina aveva fatto il suo corso, la Cina è un paese di grandi lavoratori, i Cinesi lavorano per rendere la Cina il grande paese dei sogni che è destinato ad essere, i lavoratori, abituati a vivere nelle risaie, sotto la pioggia, vedevano come una manna dal cielo la possibilità di poter lavorare 12 ore al giorno invece di 16, all'asciutto, con il panettiere sotto casa (un cubicolo 3metri per 3 per tutta la famiglia ovviamente). A noi potrà sembrare sfruttamento, in realtà lo è, è anche vero che tutte le storie di libertà hanno sembre un iter lungo e doloroso, fatto di errori e sottomissioni. Ora se da questo discorso traiamo le dovute conclusioni possiamo notare due caratteristiche predominanti che portano la Cina ad essere il colosso economico che sta diventando: 1) Dottrina 2) Ignoranza la seconda si cura da se, un uomo che raggiunge una condizione sociale migliore aspira per istinto ad un'istruzione migliore, che gli permetta di salire la scala sociale creata dalla dottrina in vigore. Mano a mano che il povero sale la scala sociale, sempre in maggior numero, va a modificare la dottrina, donandogli la flessibilità di cui ha bisogno; di esempi eclatanti ne abbiamo, di governi totalitari che son passati alla democrazia dal governo totalitario: il portogallo, la Spagna, la Libia stessa è in grande trasmormazione da un lustro a questa parte (non ci avrei scommesso mille lire 5 anni fa,invece è così...) L'unico stato totalitario ancora povero è lo stato che volontariamente come no si isola dal mondo (Cuba ad esempio, che tuttavia sopravvie con il turismo, non tassabile come ad esempio la canna da zucchero, da parte dei grandi vicini perennemente seccati della presenza di Fidel a 200 Km da Miami; oppure la Korea del nord, dove la gente muore di fame e dove si raziona l'elettricità per 22 ore al giorno, per un autoisolamento a tratti incomprensibile). La crescita della Cina è l'inizio della fine per il suo totalitarismo, negli anni lo capirà anche la classe dirigente, che sarà infiltrata da quegli ex-poveri, memori delle loro condizioni di vita, che cercheranno sollievo per chi è indigente...ovviamente nel pieno rispetto del libretto rosso, giusto per non avere scheletri nell'armadio ![]()
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#44 | |
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