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Old 05-05-2004, 11:32   #21
davidirro
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Originariamente inviato da pierpo
Caro Gio'
altre 3 o 4 giornate di scipero selvaggio e TUTTI i dipendenti alitalia saranno licenziate..
bel modo per farsi ascolare
Quoto, il problema vero di questo sciopero è questo, porterà solo ad un peggioramento della situazione per i lavoratori. Perchè i lavoratori hanno diritto di sciperare, però devono ricordarsi chi li paga, perchè se chi paga viene messo in ginocchio è il lavoratore a rimetterci di più.
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Old 05-05-2004, 11:32   #22
powerslave
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Originariamente inviato da gpc
Calmini, che concorrenza ha l'Enel? No perchè direi che sono due cose un po' diverse...
Sopratutto nel nord Italia la concorenza sta diventando feroce(sopratutto nel rifornimento industriale),fermo restando che questa è in costante aumento ed è a quella che arriverà che ci sta preparando,anche perchè una società delle dimensioni dell'ENEL è come un diesel che bisogna mettere in moto con un certo anticipo se poi non ci si vuole trovare con il 'culo per terra' come sta tristemente capitando ad Alitalia.
Difatto l'ENEL già oggi si pone di fronte ad un mercato libero,basta vedere la formazione e l'aggiornamento dei dipendenti che sta mettendo in atto.
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Old 05-05-2004, 11:33   #23
abxide
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Old 05-05-2004, 11:33   #24
davidirro
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Originariamente inviato da powerslave
Anche io l'ho vissuta da un "punto di visto privilegiato" e sono perfettamente al corrente di questa situazioni(peraltro limitate alle alte figure dirigenziali,come tu stesso hai sottolineato),ma queste mosse sono state fatte nell'ambito di una riorganizazione complessiva di tutta la "piramide dirigenziale" e sono state solo una parte di un progetto(vero) per rendere l'ENEL concorrenziale nel libero nercato e facendone, ad oggi, la "più sana" tra le aziende a partecipazione statale
Libero? ah si? e qual'è l'alternativa?
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Old 05-05-2004, 11:37   #25
SaMu
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Originariamente inviato da powerslave
concordo sulle premesse ,ma non sulle conclusioni:

ENEL ad esempio è riuscita ad affrontare la liberalizazione del mercato energetico con una politica volta ad accrescere la produttività,riducendo i costi di gestione tramite una riorganizazione dei ruoli dirigenziali,uno sforzo tecnologico non indifferente e mirando al''espansione piuttosto che ai licenziamenti dissennati,il problema di Alitalia non è il personale in esubero ma la cattiva gestione delle risorse umane .Non capisco perchè dovrebbero essere i lavoratori a pagare per l'incopetenza dei dirigenti.
La liberalizzazione del settore elettrico è ancora in fase embrionale.. ENEL ha il 70% della capacità produttiva installata, serve il 99% dei clienti residenziali, i clienti che possono contrattare con Enel sono una dozzina in tutta Italia, per il resto il prezzo è ancora praticamente imposto.. basta guardare come (non) si muove il prezzo nella Borsa Elettrica lanciata circa 1 mese fa.

Quando i clienti potranno scegliere da chi acquistare energia, come possono scegliere oggi con chi volare, allora si sarà un mercato aperto e si potrà considerare Enel una compagnia in concorrenza.

Tieni presente anche che il settore elettrico è un settore decisamente maturo, in cui l'organizzazione e la corrispondente necessità di personale sono stabili da tempo.. non ci sono tecnologie o modelli di business per cui da un giorno all'altro metà dei dipendenti Enel non servirebbero più.

Nel settore di Alitalia invece un modello di business nuovo si è imposto.. quello delle compagnie low cost.. la gente vuole quello, nessuno vuole pagare più 500€ per volare in Italia.

Se i concorrenti di Alitalia fossero stati solamente le compagnie di bandiera straniere, ex monopoliste pure loro, si potrebbe parlare di una semplice necessità di riorganizzazione.. in realtà l'intero settore deve confrontarsi con un modello di business totalmente nuovo, che spiazza quelli precedenti.

L'unica salvezza per le compagnie ex di bandiera sono state le alleanze internazionali, per diventare operatori globali.. Alitalia ha provato ad allearsi, prima con KLM, poi con Air France, ha bussato alla porta di tutte le alleanze che si stanno formando a livello mondiale.. ma nessuna è andata in porto.. nessuno ha voluto allearsi con Alitalia senza garanzie su una riorganizzazione che Alitalia non ha potuto fare, per le resistenze e le inerzie dei moltissimi interessi in gioco.. i dipendenti dovevano accettare che erano almeno il doppio di quanti necessari.. gli aereoporti italiani avrebbero visto numerosi voli cancellati, perchè non interessano a nessuno.. dunque comunità locali incazzate, marce, proteste, trattative con comuni, provincie, regioni, ministeri.. quando le compagnie straniere hanno fiutato tutto questo, hanno detto "no grazie".
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Old 05-05-2004, 11:39   #26
gpc
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Concordo con SaMu.
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Old 05-05-2004, 11:39   #27
lucio68
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Sperando con questo mio intervento di non scatenare flames, il problema dell'Alitalia è un problema esteso alla maggioranza delle aziende italiane.
I sindacati sembrano essere sempre pronti sul piede di guerra a scendere in piazza ogni qual volta in cui è minacciato un lavoratore, senza rendersi conto che è più importante difendere il lavoro che il lavoratore.
Guardate cosa sta succedendo a Melfi. Produzione bloccata e perdite miliardarie per un'azienda che se non fossimo in Italia potrebbe decidere di chiudere lo stabilimento e spostarlo da un'altra parte attuando investimenti che garantirebbero ammortamenti rapidi e profitti moltiplicati.
Si bada invece a difendere diritti acquisiti con posizioni rigide e prive di aperture a soluzioni alternative allo sciopero e al blocco della produzione.
Secondo me finché non si comincerà a salvaguardare il lavoro invece del lavoratore le cose non potranno cambiare
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Ciao Leo, vivrai per sempre nei nostri cuori. 13 novembre 2008: da oggi in cielo brilla una nuova stella.
2 aprile 2005, ore 21:37 - Il Papa torna a casa. - Clan dei nonni di HWU - Milan clan HWU
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Old 05-05-2004, 11:41   #28
davidirro
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Originariamente inviato da SaMu
La liberalizzazione del settore elettrico è ancora in fase embrionale.. ENEL ha il 70% della capacità produttiva installata, serve il 99% dei clienti residenziali, i clienti che possono contrattare con Enel sono una dozzina in tutta Italia, per il resto il prezzo è ancora praticamente imposto.. basta guardare come (non) si muove il prezzo nella Borsa Elettrica lanciata circa 1 mese fa.

Quando i clienti potranno scegliere da chi acquistare energia, come possono scegliere oggi con chi volare, allora si sarà un mercato aperto e si potrà considerare Enel una compagnia in concorrenza.

Tieni presente anche che il settore elettrico è un settore decisamente maturo, in cui l'organizzazione e la corrispondente necessità di personale sono stabili da tempo.. non ci sono tecnologie o modelli di business per cui da un giorno all'altro metà dei dipendenti Enel non servirebbero più.

Nel settore di Alitalia invece un modello di business nuovo si è imposto.. quello delle compagnie low cost.. la gente vuole quello, nessuno vuole pagare più 500€ per volare in Italia.

Se i concorrenti di Alitalia fossero stati solamente le compagnie di bandiera straniere, ex monopoliste pure loro, si potrebbe parlare di una semplice necessità di riorganizzazione.. in realtà l'intero settore deve confrontarsi con un modello di business totalmente nuovo, che spiazza quelli precedenti.

L'unica salvezza per le compagnie ex di bandiera sono state le alleanze internazionali, per diventare operatori globali.. Alitalia ha provato ad allearsi, prima con KLM, poi con Air France, ha bussato alla porta di tutte le alleanze che si stanno formando a livello mondiale.. ma nessuna è andata in porto.. nessuno ha voluto allearsi con Alitalia senza garanzie su una riorganizzazione che Alitalia non ha potuto fare, per le resistenze e le inerzie dei moltissimi interessi in gioco.. i dipendenti dovevano accettare che erano almeno il doppio di quanti necessari.. gli aereoporti italiani avrebbero visto numerosi voli cancellati, perchè non interessano a nessuno.. dunque comunità locali incazzate, marce, proteste, trattative con comuni, provincie, regioni, ministeri.. quando le compagnie straniere hanno fiutato tutto questo, hanno detto "no grazie".
Quoto tutto, è esattamente così. In Italia si ha paura di fare le cose giusto. Se le persone non servono vanno licenziate, non che le teniamo, perdiamo tempo, e nelmentre le grandi società internazionali ci salutano...
In Italia ci si dimentica l'importanta di fare non il bene dei singoli, ma il bene della comunità...
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Old 05-05-2004, 11:56   #29
powerslave
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Anche l'ENEL si sta confrontando con compagnie low cost ,nel nord italia specie nel bresciano e bergamasco( non ricordo i nomi ma ci sono)si stanno creando "piccoli" distributori locali a prezzi molto competitivi che l'ENEL sta fronteggiando ,battendole in alcuni casi, fornendo un servizio di maggiore qualità(che nel mercato per le industrie è una variabile decisiva).
Nel caso Alitalia,come nel caso FIAT il fatto di non essere riusciti a fare alleanze con le compagnie estere non è altro che la prova della inettezza della dirigenza che non sono state in grado di mettere sul piatto delle trattative "nulla di appetibile". Non essendo state in grado di adottare i dovuti provvedimenti a monte,in proiezione della necessità di creare delle alleanze internazionali,si sono dimostrate miopi,sottovalutando il cambiamento a cui andava in contro il mercato su cui avrebbero dovuto concorrere.Di tutto questo non credo proprio che i lavoratori ne siano responsabili.
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Old 05-05-2004, 12:07   #30
Korn
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evvai col copia incolla, questo da per spacciata la compagnia
ROMA - "L'Alitalia non si salverà in nessun caso. Su questo ci si può scommettere, ormai. È tutto finito". Questa è la battuta che ieri pomeriggio rimbalzava nei corridoi del governo e che segnava, anche, un certo disinteresse sostanziale per la vicenda, al di là delle dichiarazioni di rito e delle esternazioni di buona volontà. I palazzi romani del potere hanno raggiunto, ieri pomeriggio, la consapevolezza che sulla vicenda della nostra compagnia di bandiera hanno le mani legate.

"Non c'è più niente da fare, è tutto finito", sono frasi pesanti come pietre, ma che hanno segnato la giornata di ieri e che rimandano a un appuntamento-verità: quello di domani, giovedì. Appuntamento dopo il quale niente sarà più come prima e che stabilirà che la storia dell'Alitalia, così come l'abbiamo conosciuta in questi anni, è finita.

"Tutto quello che c'era da bruciare è stato bruciato", è un'altra delle tanti frasi, un po' astiose, che ieri rimbalzavano nei telefoni dei vari ministeri. Come contorno di questo atteggiamento scoraggiato, ci sono le lettere delle compagnie petrolifere che chiedono urgentemente all'Alitalia di pagare il carburante già comprato (e bruciato). In caso contrario anche i rifornimenti di carburante cesseranno e gli aerei certo non si possono spingere a mano.

Gli scioperi annunciati non hanno riscaldato la giornata nei corridoi del governo. "Ormai - si è sentito dire - i dipendenti possono fare quello che vogliono: la questione è che qui non c'è più un euro, fine di tutto".
Ma che cosa succederà domani? In giornata si riunirà il consiglio di amministrazione dell'Alitalia e prenderà atto che non ci sono più i requisiti di continuità aziendale. Fuori dal gergo tecnico, questo significa che l'Alitalia ha finito il capitale sociale. E senza capitale sociale non si va avanti. Si chiude bottega. Si va dritti verso l'insolvenza.


Il consiglio di amministrazione di domani, dopo aver constatato che non c'è più il capitale sociale, convocherà l'assemblea degli azionisti per i provvedimenti del caso, come si usa. I provvedimenti del caso, nelle aziende normali, consistono nel fatto che gli azionisti (se lo desiderano) possono mettere sul tavolo un nuovo capitale sociale e riavviare l'attività sociale. In teoria, quindi, fra domani e la fine dell'Alitalia ci sono ancora 40 giorni. Un po' meno di un mese e mezzo. E, sempre in teoria, in queste poche settimane potrebbe essere tentata una soluzione. Ma quale?

Lo Stato, che ancora possiede poco più del 60 per cento della compagnia di bandiera, non ha i soldi necessari per far ridecollare la compagnia, ma, anche se li avesse, non potrebbe tirarli fuori. Per la semplice ragione che non si può. Bruxelles vigila e, giustamente, si oppone a aiuti di Stato verso aziende in fallimento. Nei corridoi del governo, ieri, dopo vari contatti con esperti e con Bruxelles è maturata la certezza che non si possono mettere altri soldi pubblici dentro la compagnia: ne verrebbe fuori uno scandalo europeo e, comunque, si sa che vari settori della maggioranza sono contrari a un'operazione del genere.

Sempre ieri pomeriggio, anche l'ipotesi di dividere l'Alitalia in due (una bad company, con tutto quello che non funziona, e una best company, ricapitalizzata) è stata data per morta. Un po' per l'opposizione sindacale a un intervento così drastico e un po' perché sarebbe una cosa troppo complicata e che probabilmente finirebbe comunque sotto la scure di Bruxelles. Ieri pomeriggio, insomma, nel governo è maturata la convinzione (e quindi la decisione) che non rimane che giocare con le regole. E in particolare quelle del codice civile, senza impossibili mediazioni politiche.

E il codice civile prescrive che quando il capitale sociale è finito, bisogna convocare i soci entro quaranta giorni per sentire che intenzioni hanno. Solo che nel caso dell'Alitalia il socio di maggioranza (lo Stato) per definizione non può tirare fuori un centesimo (ammesso che lo voglia) e i soci di minoranza sono, se possibile, ancora più incattiviti: da giorni ormai stanno vendendo a raffica le azioni Alitalia in Borsa. Difficile che si presentino fra quaranta giorni con soldi in freschi in mano.

L'assemblea degli azionisti, quindi, fra poco meno di sei settimane si riunirà e constaterà che non esiste uno nuovo capitale. A quel punto non rimarrà che dichiarare lo stato di insolvenza. Poi si vedrà.
Ma è chiaro che da quel momento in avanti non ci sarà più spazio per interventi o mediazioni politiche. E l'Alitalia finirà nelle mani delle regole di mercato. Mani nelle quali si presenta, peraltro, con pessime referenze.

Un paio di anni fa ha ricevuto l'ultima dote dallo Stato (1,4 miliardi di euro), e sono già stati tutti bruciati. Ripartire, con questo passato alle spalle, non sarà tanto semplice. Anche perché, giova ripeterlo, ieri nei corridoi del governo si escludeva nel modo più assoluto la possibilità di inventare marchingegni di qualsiasi tipo per tenere su la compagnia con soldi pubblici.

Anzi, si è ascoltata anche qualche voce molto irritata: "Sono dieci anni che all'Alitalia vanno avanti con i soldi dello Stato: adesso, però, è finita. O guadagnano volando o stanno a terra. Esattamente come fanno le altre compagnie". Ma che cosa succederà in quei quaranta giorni in cui l'Alitalia starà in purgatorio, sospesa fra una difficilissima rinascita e la morte?

Nessuno, ieri pomeriggio, si è spinto a fare previsioni. Si sa solo che a Milano una pregiata banca d'affari e una società di consulenze aziendali stanno mettendo a punto un piano di rilancio, e si sa che alcune organizzazioni finanziarie (americane) hanno mostrato interesse. Ma gli americani hanno chiesto carta bianca nella riorganizzazione successiva al loro eventuale ingresso. Anzi, ne hanno fatto una questione-chiave.

E dai primi studi che si stanno facendo a Milano emerge con chiarezza un punto: l'Alitalia con 12mila dipendenti è una compagnia che può ancora volare e stare in piedi, con gli attuali 22mila non ha più futuro. Non troverà un solo euro per ricapitalizzarsi e potrebbe anche fallire davvero.

"Dopo dieci anni di tira e molla - si sentiva ieri nei corridoi del governo - siamo arrivati al momento della verità. E la verità è che in Alitalia, insieme a tante cose che non vanno, ci sono almeno 10mila persone in più. In queste condizioni l'Alitalia non volerà più".
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Old 05-05-2004, 12:26   #31
davidirro
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Originariamente inviato da powerslave
Anche l'ENEL si sta confrontando con compagnie low cost ,nel nord italia specie nel bresciano e bergamasco( non ricordo i nomi ma ci sono)si stanno creando "piccoli" distributori locali a prezzi molto competitivi che l'ENEL sta fronteggiando ,battendole in alcuni casi, fornendo un servizio di maggiore qualità(che nel mercato per le industrie è una variabile decisiva).
Nel caso Alitalia,come nel caso FIAT il fatto di non essere riusciti a fare alleanze con le compagnie estere non è altro che la prova della inettezza della dirigenza che non sono state in grado di mettere sul piatto delle trattative "nulla di appetibile". Non essendo state in grado di adottare i dovuti provvedimenti a monte,in proiezione della necessità di creare delle alleanze internazionali,si sono dimostrate miopi,sottovalutando il cambiamento a cui andava in contro il mercato su cui avrebbero dovuto concorrere.Di tutto questo non credo proprio che i lavoratori ne siano responsabili.
1) se ci sono in dieci paesini le alternative all'enel, non fanno manco testo.
2) Io non dico che sia colpa dei lavoratori, è colpa dello stato e del modo di pensare degli italiani. All'alitalia per entrare nel gruppo franco-olandese è stato imposto di eliminare il personale in esubero. La colpa è quindi di chi in Italia impedisce di fare ciò che è giusto, di chi in Italia impedisce di licenziare chi non serve. Chi sono? I sindacati, lo stato, altri? Non lo so, so che comunque è uno scandalo. E' uno scandalo che una azienda di tale portata rischi di fallire perchè i dirigenti non possono fare il bene della prorpia azienda, è ridicolo. Quindi smettiamo di dare addosso ai "dirigenti cattivoni". I dirigenti sanno cosa si deve fare, e non glielo si lascia fare, quindi lamentiamoci con chi glielo impedisce. Le compagnie di bandiera estere, tipo la British Airways che è stata citata, non ha quasti problemi perchè è davvero libera di gestirsi, senza dover rendere conto ad organi che nulla c'entrano con la direzione di una azienda.
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Old 05-05-2004, 12:27   #32
SaMu
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Nel caso Alitalia,come nel caso FIAT il fatto di non essere riusciti a fare alleanze con le compagnie estere non è altro che la prova della inettezza della dirigenza che non sono state in grado di mettere sul piatto delle trattative "nulla di appetibile". Non essendo state in grado di adottare i dovuti provvedimenti a monte,in proiezione della necessità di creare delle alleanze internazionali,si sono dimostrate miopi,sottovalutando il cambiamento a cui andava in contro il mercato su cui avrebbero dovuto concorrere.Di tutto questo non credo proprio che i lavoratori ne siano responsabili.
Precisamente a che livello della compagnia identifichi il taglio tra "i lavoratori che hanno fatto il loro dovere" e "i dirigenti inetti"?

La domanda è volutamente paradossale.. non esiste alcuna linea in cui si possa fare a fette un'organizzazione dicendo "da una parte gli errori, dall'altra il giusto".

Come ho già scritto, Alitalia ha cambiato una dozzina di consigli di amministrazione e alta dirigenza, negli ultimi 20 anni.. tutti ottimi professionisti, che prima e dopo hanno fatto bene in altre società pubbliche e private.. nominati dai governi perchè ritenuti in grado di cambiare Alitalia.

Nessuno ce l'ha fatta.. tutti quelli che hanno lasciato, o sono stati sostituiti, se ne sono andati con dichiarazioni sconfortanti sulle troppe resistenze e troppi interessi in gioco.

Ogni scelta che fa chi fa scelte in Alitalia, deve essere contrattata con i comuni, le provincie, le regioni, i ministeri, lo stato, i sindacati confederali, i sindacati autonomi.. alcune tra le categorie più privilegiate e indisciplinate, come controllori di volo e piloti.. in ogni azienda c'è una maggiore o minore inerzia al cambiamento, in Alitalia l'inerzia è quella di un TIR e chi ha provato a cambiarla si è ritrovato con in mano un retino per farfalle.

Lo scaricabarile tra le responsabilità "è colpa dei dirigenti" "no i lavoratori sono troppi vanno tagliati" è inutile e improduttivo.. licenziare in tronco tutti i dirigenti risanerebbe Alitalia e la renderebbe una compagnia competitiva in grado di realizzare utili vendendo voli? Non credo.. Licenziare in tronco metà dei dipendenti perchè sono troppi, renderebbe la metà Alitalia rimanente una compagnia efficiente e competitiva? Nemmeno.

Le organizzazioni non si fanno a fette, e sono interti al cambiamento.. Alitalia non è ammalata di "tumore" per cui basta rimuoverlo e guarisce.. è un deperimento organico generale, una malattia fisiologica che ha radici profonde nel tempo.. tagliare la testa o tagliare le braccia rimane comunque un ammalato cronico, in quel caso senza più testa e braccia.. forse allora ha ragione chi dice che non ha senso continuare a buttare soldi in un tritatutto, e che Alitalia va lasciata fallire lasciando che a vendere voli sia chi è in grado di farlo in maniera economicamente produttiva.

Lo scarso livello di polemica politica che c'è intorno alla situazione attuale, mi fa pensare che ci sia un accordo tra i poli sul fatto che la cosa migliore a questo punto sia la liquidazione della compagnia.

E che gli scioperi dei dipendenti siano il mezzo di pressione con cui cercare di ottenere il massimo dalla liquidazione: prepensionamenti a spese della compagnia, ricollocamento in altre aziende dello stato, si parla di finmeccanica, poste, inps.
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Old 05-05-2004, 12:29   #33
majin mixxi
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Concordo con SaMu.
toh ma guarda
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Old 05-05-2004, 12:31   #34
majin mixxi
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Città: Milano Tokyo , purtroppo Utente con le palle fracassate
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c'era bisogno di spendere un milione di euro per sponsorizzare questo?

http://www.worldcupmilano2004.com/index.php?ps=9
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Old 05-05-2004, 12:31   #35
davidirro
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E dai primi studi che si stanno facendo a Milano emerge con chiarezza un punto: l'Alitalia con 12mila dipendenti è una compagnia che può ancora volare e stare in piedi, con gli attuali 22mila non ha più futuro. Non troverà un solo euro per ricapitalizzarsi e potrebbe anche fallire davvero.

"Dopo dieci anni di tira e molla - si sentiva ieri nei corridoi del governo - siamo arrivati al momento della verità. E la verità è che in Alitalia, insieme a tante cose che non vanno, ci sono almeno 10mila persone in più. In queste condizioni l'Alitalia non volerà più".
Dico, ma si può? Com'è che il problema è così chiaro e non si hanno le palle di risolverlo? Incredibile...
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Old 05-05-2004, 12:33   #36
bluelake
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Sempre sull'Alitalia, vi riporto un editoriale di questa mattina scritto dall'ex direttore del Corriere Della Sera Ferruccio De Bortoli sulla Stampa:
http://www.lastampa.it/redazione/edi...ditoriale1.asp
Negli Anni 80, quando l’Iri dispiegava tutto il suo potere (e i suoi debiti), fu lanciata anche l’idea di far costruire all’Alitalia un grattacielo a New York quale simbolo della grandeur dell’industria di Stato italiana. Non se ne fece nulla, per fortuna. Erano i tempi di Umberto Nordio che ruppe con Prodi quando l’attuale presidente della Commissione arrivò al vertice della holding pubblica di via Veneto. Persino negli anni dei vituperati boiardi di Stato, le cose andavano meglio. Poi, nonostante la ventata di privatizzazioni, piani e contropiani, la scomparsa dell’Iri, la situazione è progressivamente peggiorata fino ai giorni nostri.

I bilanci sono sotto gli occhi di tutti: degli azionisti, dei dipendenti, molti dei quali spesso dimostrano un orgoglio e un’appartenenza alla compagnia persino pari alla pazienza infinita dei viaggiatori. E soprattutto di questi ultimi - le vere vittime - due volte maltrattati: come passeggeri paganti (e parecchio, soprattutto sulle tratte nazionali) e come contribuenti, chiamati a ripianare perdite e a ricapitalizzare. Ma sembra che questi conti non voglia soprattutto vederli una parte del sindacato, che si ostina a non accettare i tagli necessari, a difendere privilegi e posizioni di rendita (come scriveva ieri sulla Stampa Alessandro Barbera un pilota Alitalia lavora in media 477 ore contro le 630 di britannici e tedeschi). Come non li hanno visti, e non li vedono ancora in tutta la loro drammaticità, politici e amministratori pubblici che hanno trasformato nel corso degli anni la compagnia di bandiera in una foresteria del Palazzo, in un pied-à-terre di gruppi e gruppuscoli del potere romano (ultimamente anche padano), in un intreccio di raccomandazioni e parentele. Se li avessero visti, per esempio, non avrebbero mandato via, pochi mesi fa, l’ex amministratore delegato Francesco Mengozzi che aveva semplicemente proposto di adeguare i costi fissi. Cioè, tagliarli quanto è necessario.


ALITALIA, a dispetto delle tante professionalità, non è mai stata una vera azienda. L’averla considerata compagnia di bandiera ha finito per condannarla anziché darle il lustro e le attenzioni che meritava. L’ha tolta inspiegabilmente dalla lista delle privatizzazioni. E così, di volta in volta, è stata la succursale della Farnesina, un centro servizi governativo, un prezioso serbatoio di voti. Una conglomerata di oneri impropri. O un’arena di scontri di potere, fra partiti e correnti della prima Repubblica e adesso tra Fini e Tremonti o tra Maroni e Pezzotta.
Quasi sempre con finalità diverse da quelle del bene di Alitalia. E, soprattutto, una perfetta quanto amara metafora dell’uso maldestro dei soldi pubblici. Se dunque ora sarà possibile una soluzione, anche dura sul piano occupazionale, con un sostegno pubblico nei limiti consentiti dall’Unione europea (e con un rilancio sul lungo raggio e un indispensabile accordo con gli altri operatori nazionali), si prendano due «piccoli» impegni. E’ necessario un altro, ultimo, atto di fiducia del contribuente? Si faccia allora un rendiconto severo. Se no meglio chiudere. E non la si chiami più compagnia di bandiera. Quella vera continueremo a vederla sulle divise e negli occhi di lavoratori preparati e onesti, l’altra, purtroppo per noi italiani, era solo lo scendiletto del potere, spesso il peggiore. E tutt’altro che a buon mercato, altro che low cost.
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Old 05-05-2004, 12:40   #37
powerslave
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Originariamente inviato da SaMu

Lo scaricabarile tra le responsabilità "è colpa dei dirigenti" "no i lavoratori sono troppi vanno tagliati" è inutile e improduttivo.. licenziare in tronco tutti i dirigenti risanerebbe Alitalia e la renderebbe una compagnia competitiva in grado di realizzare utili vendendo voli? Non credo.. Licenziare in tronco metà dei dipendenti perchè sono troppi, renderebbe la metà Alitalia rimanente una compagnia efficiente e competitiva? Nemmeno.

Le organizzazioni non si fanno a fette, e sono interti al cambiamento.. Alitalia non è ammalata di "tumore" per cui basta rimuoverlo e guarisce.. è un deperimento organico generale, una malattia fisiologica che ha radici profonde nel tempo.. tagliare la testa o tagliare le braccia rimane comunque un ammalato cronico, in quel caso senza più testa e braccia.. forse allora ha ragione chi dice che non ha senso continuare a buttare soldi in un tritatutto, e che Alitalia va lasciata fallire lasciando che a vendere voli sia chi è in grado di farlo in maniera economicamente produttiva.

Lo scarso livello di polemica politica che c'è intorno alla situazione attuale, mi fa pensare che ci sia un accordo tra i poli sul fatto che la cosa migliore a questo punto sia la liquidazione della compagnia.

E che gli scioperi dei dipendenti siano il mezzo di pressione con cui cercare di ottenere il massimo dalla liquidazione: prepensionamenti a spese della compagnia, ricollocamento in altre aziende dello stato, si parla di finmeccanica, poste, inps.
Mi sembra impossibile ma concordo in pieno
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Old 05-05-2004, 12:46   #38
gpc
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Old 05-05-2004, 12:51   #39
powerslave
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Originariamente inviato da davidirro
1) se ci sono in dieci paesini le alternative all'enel, non fanno manco testo.
2) Io non dico che sia colpa dei lavoratori, è colpa dello stato e del modo di pensare degli italiani. All'alitalia per entrare nel gruppo franco-olandese è stato imposto di eliminare il personale in esubero. La colpa è quindi di chi in Italia impedisce di fare ciò che è giusto, di chi in Italia impedisce di licenziare chi non serve. Chi sono? I sindacati, lo stato, altri? Non lo so, so che comunque è uno scandalo. E' uno scandalo che una azienda di tale portata rischi di fallire perchè i dirigenti non possono fare il bene della prorpia azienda, è ridicolo. Quindi smettiamo di dare addosso ai "dirigenti cattivoni". I dirigenti sanno cosa si deve fare, e non glielo si lascia fare, quindi lamentiamoci con chi glielo impedisce. Le compagnie di bandiera estere, tipo la British Airways che è stata citata, non ha quasti problemi perchè è davvero libera di gestirsi, senza dover rendere conto ad organi che nulla c'entrano con la direzione di una azienda.

1)divevano così anche all'Alitalia all'inzio,poi sappiamo tutti come è finita
2)una società civile è un delicato equlibrio di meccanismi,dire che in Italia si doveva fare come in Inghilterra presupporrebbe che l'Italia fosse come l'Inghilterra,ma purtroppo(o perfortuna)non è così
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Old 05-05-2004, 13:06   #40
davidirro
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Originariamente inviato da powerslave
1)divevano così anche all'Alitalia all'inzio,poi sappiamo tutti come è finita
2)una società civile è un delicato equlibrio di meccanismi,dire che in Italia si doveva fare come in Inghilterra presupporrebbe che l'Italia fosse come l'Inghilterra,ma purtroppo(o perfortuna)non è così
1) L'alitalia non sta certo fallendo per la concorrenza delle piccole compagnie low cost... Sta fallendo per i problemi interni, e per la concorrenza delle grandi compagnie di bandiera straniere, quindi non regge il minimo paragone.
2) L'inghilterra era un esempio, te ne potrei fare tanti altri. Probabilmente non hai colto (o non hai voluto cogliere) il punto: all'Alitalia non mancano i mezzi materiali, i soldi, e tante altre balle. Manca la possibilità di governarsi autonomamente, possibilità che le altre compagnie di bandiera estere hanno e che le rende davvero competitive sul mercato. Non solo in Inghilterra.
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