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#21 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2005
Messaggi: 821
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Col cazzo, io voglio VIVERE, mica sopravvivere. Piuttosto mi immolo. Tra l'altro noi non siamo abituati, fortunatamente, a tenori di vita come quelli dei nostri genitori o nonni.
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Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese) "Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?" Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia. |
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#22 |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2000
Città: Franciacorta (BRESCIA)
Messaggi: 692
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il Rischio è oggettivo.....
Presentato lo studio annuale sulla globalizzazione. L’Italia preda delle sue paure
di Tommaso Vaccaro http://www.dazebao.org/index.php?opt...2482&Itemid=63 E’ un’Italia insicura ed impaurita quella raccontata dal “Rapporto sui diritti globali 2008”. Un Paese che insegue le “emergenze Rom”, per coprire quelle più gravi e ben più profonde riguardanti la sicurezza, la stabilità e la qualità del posto di lavoro. Lo studio annuale sulla globalizzazione e sui diritti nel mondo è stato presentato oggi da alcuni rappresentanti delle numerose organizzazioni che promuovono l’iniziativa (Cgil, Arci, ActionAid, Antigone, CNCA, Forum Ambientalista, Gruppo Abele e Legambiente) e da SocietàINformazione, che ha redatto il testo. Vi è “il rischio di processi involutivi che, oltre a danneggiare il mondo del lavoro in generale, finirebbero per devastare il tessuto connettivo sui cui si è sviluppata la nostra società, impostato su valori solidaristici e universali”. E’ con queste parole che il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha introdotto la presentazione del rapporto sulla condizione degli italiani nel 2008. Un rischio involutivo riconducibile, secondo Epifani, al “senso di insicurezza della popolazione” , alla precarietà del lavoro ed alla “sfiducia nel futuro e la paura di perdere il benessere e la qualità delle proprie condizioni di vita”. Andando più in profondità nell’analisi dei mali che affliggono oggi il paese, in cima alla lista nera si posiziona il grado di povertà degli italiani. Un fenomeno che Sergio Segio, curatore del rapporto e direttore di SocietàINformazione, afferma essere in misura “sostanzialmente stabile” rispetto al passato e in alcun modo scalfito dalle politiche di welfare messe in campo negli ultimi anni. In particolare, Segio sottolinea una ‘nuova’ grave forma di povertà tipica del nostro tempo: “la povertà differita”. Una fenomeno di impoverimento generale che il credito al consumo e l’indebitamento delle famiglie procrastina nel tempo, ma che è “spesso premessa di fallimenti individuali, vale a dire l'impossibilità di fare fronte alle rate del mutuo della casa e dei tanti debiti contratti”. In numeri, il dramma assume proporzioni gigantesche se si considera che nel giro di cinque anni (dal 2001 al 2006) i finanziamenti per l’acquisto di un elettrodomestico, di un cellulare o di un viaggio, sono aumentati dell'85,6%, arrivando ormai a 94 miliardi di euro, mentre l'indebitamento complessivo delle famiglie ammonta a 490 miliardi. I salari bassi e comunque inadeguati alla crescita dell’inflazione, restano una delle principali cause di tale impoverimento. Secondo l’Ocse, come è ricordato anche all’interno del rapporto, negli ultimi quattro anni le retribuzioni in Italia sono slittate dal diciannovesimo al ventitreesimo posto. Un dato che va’ di pari passo con un altro, ancor più iniquo: quello riguardante lo stipendio dei manager d’azienda. “Nel 2007 i primi cinque top manager italiani hanno ricevuto – infatti – compensi per circa 102 milioni di euro, il salario lordo di 5000 operai, peraltro senza alcun vincolo con i risultati dell'impresa e con l'efficacia e produttività del proprio lavoro” ricorda Segio. Ma se la povertà è un dato concreto, la prospettiva di un posto di lavoro stabile continua ad essere un miraggio. La flexsecurity di stampo Scandinavo a cui si fa spesso riferimento per giustificare la prospettiva precarizzante verso cui ci dirigiamo, è ben lontana dall’essere realtà nel nostro paese. “Il famoso modello danese, - affermano a questo proposito i curatori del rapporto – il più studiato e forse il più efficace (anche se poi alla prova dei fatti lascia fuori i più fragili) si basa infatti su una serie di variabili necessarie, oltre la semplice formula: investimenti ingenti di risorse pubbliche, ammortizzatori sociali molto estesi, di tipo universalistico, un sistema efficiente di formazione permanente, un uso del lavoro flessibile non 'al risparmio' ma mirato a obiettivi di sviluppo”. I dati riguardanti l’Italia parlano invece del fatto che nel 2006 le assunzioni a tempo determinato hanno superato per la prima volta quelle a tempo indeterminato e sommando i lavoratori precari contrattualizzati con quelli operanti nel sommerso, si supera la quota di sei milioni di persone. Una vita, quella del precario, “corrosiva” per il lavoratore – dichiarano i responsabili dello studio – ma anche per il lavoro in sé “che finisce per perdere qualità”. Altro capitolo fondamentale del rapporto è quello dedicato alle morti bianche in Italia. Una realtà che ,per il direttore dell’associazione SocietàINforma, rappresenta “una piccola guerra a bassa intensità, nascosta dietro le mura delle fabbriche, tra le impalcature o nei campi”, considerato che dal 1951 al 2007 il lavoro ha prodotto almeno 154.331 morti e ben 66.577.699 feriti. Su questo tema, Segio sottolinea come le ragioni di tale ecatombe non debbano essere ricercate nella casualità, ma rappresentano la diretta conseguenza di “una cultura economica e organizzativa” che ritiene superfluo investire sulla sicurezza dei lavoratori e sulla salubrità degli ambienti in cui essi operano.
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Bye...... MâíÎÅñÐrë ® |
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#23 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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I precari possono orientare la collera in due direzioni: contro chi li ha voluti precari (Treu, Maroni e compagnia), oppure contro i lavoratori "garantiti" (paraculati dai sindacati, con 20 mensilità, fancazzisti ecc. ecc., perché ""è ovvio"" che chi ha 2 diritti in croce è fatto così). Se un precario ha votato pdl è sicuro al 90% che la pensa nella seconda maniera, quindi i suoi auspici sono che si arrivi tutti a stare nella cacca in egual misura, ma dal suo punto di vista significherebbe che "siamo tutti uguali e si guarda il merito e non l'iscrizione al sindacato". Ognuno la vede a modo suo. |
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#24 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2006
Città: Wursteland
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#25 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2001
Città: Chattanooga Tennessee
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AVANTI COSì... Dai che siamo vicini al fondo..dai dai..... ![]() ![]() ![]()
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ANCHE IO TIFO TONIO LIUZZI - SOLO PUFFIN TI DARÀ, FORZA E GRINTA A VOLONTÀ ![]() MALEDETTI STREET RACERS ..... LA SUA SODDISFAZIONE E' IL NOSTRO MIGLIOR PREMIO... PIRI PIRI PIIIII... ![]() ![]() |
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#26 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2002
Città: Salerno
Messaggi: 4636
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direi che invece sono state mantenute le promesse elettorali.La questione precari è risolvibile soltanto sposando un figlio di Berlusconi
![]() Battute a parte la vedo nera,soprattutto perché i sindacati dei lavoratori sono ormai sindacati dei pensionati,i precari per loro sono solo un fastidio.Vergognoso anche il pd ![]() |
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#27 | |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Messaggi: 9583
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#28 |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2003
Città: Terni
Messaggi: 3532
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Cioè la precarietà è una piaga sociale,un problema di prim'ordine e questo tizio se ne esce fuori con la «la piena reintroduzione dei contratti a termine»?? come se già l'italia non ne fosse piena.
A dimenticavo,Berlusconi ha detto che la precarietà non esiste,scusate ero distratto ![]()
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My pc: Mobo Asus b350-plus, Cpu Ryzen 5 3600, Ram 32 gb Kingston Hyperx , Vga Sapphire rx 6600, Ali cooler master M620, Case Corsair 110R - Os: Win 11 Home |
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#29 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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E' una considerazione basata sull'osservazione.
Solitamente parole come "solidarietà di classe" sono in bocca a persone di sinistra, mentre altre come "meritocrazia" sono in bocca a persone di destra. Anche la questione del contratto nazionale o individuale è una cartina di tornasole con cui capire se uno ha una posizione di destra o di sinistra. Se uno vuole i contratti individuali, la flessibilità estrema ecc. ecc. (perché è convinto che in questo modo emergano i meriti individuali) è facile che voti a destra e che non sia turbato da leggi che vanno in questa direzione. Certo c'è una variabilità di opinioni e il mio è un ragionamento per idealtipi. |
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#30 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2001
Città: Chattanooga Tennessee
Messaggi: 372
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Ricordo solo che nel 2003 quando fu chisto al popolo itagliano di scegliere se estendere o meno l'articolo 18 a tutte le imprese HA VINTO L'ASTENSIONISMO!!!!
Ci meritiamo tutto questo.. Popolo di beoti....
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#31 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2002
Città: Salerno
Messaggi: 4636
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In effetti,tuttoggi,non riesco a capire se è stato un bene o un male,ho paura che un eventuale estensione alle piccole imprese (la stragrande maggioranza in italia) avrebbe aumentato a dismisura i precari ed il lavoro in nero |
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#32 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2001
Città: Chattanooga Tennessee
Messaggi: 372
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politici, sindacati, media ecc..hanno come al solito fatto fare confusione a questo popolo che non riesce a ragionare di testa sua su cosa sia bene o male.. Il 90% dell'industria italia fatta da piccole-medie imprese e sicuramente l'estensione dell'articolo 18 non avrebbe fatto male.. Quello che ho visto io che è che da anni (ne facevo parte..) moltissime aziende piccolo-medie si sono create più ragioni sociali dove all'interno assumevano il personale e guardacaso rimanevano sempre sotto al limite dei 15 dipendenti... Secondo me non devono esistere dipendenti di serie A e di serie B....ai fini legislativi... Mettici le possibilità date dall'art 18, mettici i contratti atipici di cui dispongono i datori di lavoro... Insomma...a fare il dipendente in questo cavolo di paese si hanno più rischi che a fare il lavoratore autonomo...
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