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[Conflitto di interessi] Travaglio sul "blind truff"
Marco Travaglio
Ricapitolando. La legge 361 del 1957, mai abrogata ma sempre calpestata da 12 anni, stabilisce che Silvio Berlusconi, in quanto concessionario pubblico di frequenze tv, non può essere eletto in Parlamento né andare al governo. O vende le sue tv, o torna a vita privata. Se torna a vita privata, non può comunque possedere tre reti sull’analogico terrestre, ma deve scendere a due. Lo stabilisce la sentenza 7.12.1994 della Corte costituzionale, che dichiara illegittima la legge Mammì e chiede di abrogarla perché viola l’art. 21 della Costituzione: «Il legislatore è vincolato a impedire la formazione di posizioni dominanti nell’ emittenza privata e favorire il pluralismo delle voci nel settore televisivo... L’esistenza di un’emittenza pubblica non vale a bilanciare la posizione dominante di un soggetto privato... Il legislatore... doveva contenere e gradualmente ridimensionare la concentrazione esistente e non già legittimarla stabilmente, non potendo esimersi dal considerare che la posizione dominante data dalla titolarità di 3 reti su 9 assegna un esorbitante vantaggio nella utilizzazione delle risorse e della raccolta della pubblicità». Il Parlamento ha tempo fino al 27.8.1996 per provvedere, dopodichè una rete Fininvest deve passare di mano o su satellite. Ma la sentenza rimane lettera morta: né il governo Berlusconi, che defunge di lì a poco, né i governi Dini, Prodi, D’Alema e Amato le danno attuazione. Anzi la legge Maccanico del ‘98 rinvia sine die, con un escamotage, il passaggio di mano o su satellite di Rete 4. Così, il 20.11.2002, la Consulta dichiara incostituzionale pure la Maccanico, imponendo un nuovo ultimatum a Rete4 al 31.12.2003: «La situazione di ristrettezza delle frequenze disponibili per la tv analogica si è accentuata, con effetti ulteriormente negativi sui principi di pluralismo. L’attuale sistema non garantisce l’attuazione del principio del pluralismo informativo». Nel dicembre 2003, vigilia della scadenza, il governo Berlusconi vara la legge Gasparri e, quando Ciampi la boccia perché incostituzionale, approva in tutta fretta il decreto salva-Rete4 e la Gasparri-bis, salvando la terza rete Mediaset con due trucchetti: il Sic, che porta all’infinito il tetto antitrust sulle tv; e il digitale terrestre, che dovrebbe moltiplicare le reti e rendere ininfluente il monopolio berlusconiano sulla tv commerciale nel terrestre e che invece si rivelerà una bufala. Così le frequenze di Rete4 restano in mano a Mediaset, che però nel ’99 ha perso la gara pubblica per il rinnovo delle concessioni governative a Rete4, mentre Europa 7 di Francesco Di Stefano l’ ha vinta. Da 7 anni Di Stefano ha la concessione per trasmettere, ma non le frequenze (sono occupate da Rete4). Per questo ha chiesto i danni allo Stato dinanzi alla Corte di Giustizia Europea. Da qui si deve partire se si vuole risolvere il conflitto d’interessi e dare all’Italia una seria legge antitrust. Ma, appena uno ricorda questi dati di fatto, viene accusato di fare «proposte autoritarie» e «destabilizzanti» (Villetti, Sdi): come se fosse alle porte un colpo di Stato ordito da una legge dello Stato e dalla Consulta. Si ripete pure che la legge sul conflitto d’interessi «non dev’essere punitiva» né andare «contro Berlusconi». Oh bella: e contro chi dovrebbe andare, se non contro il titolare del più macroscopico conflitto d’interessi della storia dell’Occidente? Forse che l’Antitrust americana, tutte le volte che costringe Microsoft a cedere i rami eccedenti dai tetti stabiliti della legge, vuole andare «contro» Bill Gates con «intenti punitivi»? Forse che la legge sulla patente a punti ha «intenti punitivi» contro i pirati della strada? E perché si può punire Di Stefano che ha seguito la legge e non Berlusconi che l’ha ripetutamente violata? Il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, lacrima copiosamente: «Si vuol impedire al Cavaliere di fare opposizione e di fare politica». Per la verità è sempre stato il conflitto d’interessi a impedirgli di fare politica e opposizione, obbligandolo a farsi gli affari suoi. In ogni caso, ha ragione Fassino: i berluscones, prima di piangere, leggano il testo dell’Unione, e purtroppo scopriranno di non aver nulla da temere. Finchè Berlusconi resta all’opposizione, non cambia nulla: Mediaset resta sua, con tre reti. Se poi, nel 2012, tornasse al governo (ci stanno lavorando in molti), non dovrà venderle come impone la legge ‘57, ma semplicemente affidarne le azioni a un blind trust, continuando a usarle come ha sempre fatto. Del resto era stato proprio lui, nel ’94, a inventarsi il blind trust per il suo conflitto. Perfino Confalonieri disse che «il blind trust non risolve niente: l'unica soluzione è vendere». Il centrosinistra parlò di «blind truff». Ora lo adotta. Come passa il tempo. ![]() --- Riassume il motivo dell'inefficacia del blind trust per il c.f.d.i della situazione italiana.. penso non ci sia null'altro da aggiungere, se lo ha detto perfino Confalonieri, in uno slancio di sincerità, che l'unica soluzione è VENDERE credo proprio ci sia da fidarsi ![]() |
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#2 |
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Ma è ancora in vigore la suddivisione frequenza / canale analogico?
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