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#1 |
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Iscritto dal: Jun 2004
Città: Sotto un cielo non identificato
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Io, Fogar, immobile e solo
http://www.corriere.it/Primo_Piano/C...20/fogar.shtml
Toccante... Nel ’92 la sua jeep si ribaltò, lasciandolo paralizzato dal collo in giù «Io, Fogar, resisto immobile e solo da 12 anni» Il navigatore: volevo morire, ho imparato a non farmi schiacciare dai ricordi MILANO - Ambrogio Fogar guarda un soffitto con le nuvole che non si muovono mai. Gli hanno dipinto il cielo in una stanza, sogna la luna e il mare inchiodato in un letto, le gambe sono rigide, come le braccia e la schiena, la faccia si è gonfiata e i suoi occhi ogni tanto chiedono aiuto: se vuole piangere, qualcuno deve asciugargli le lacrime, se legge, non volta mai pagina da solo. Respira con una macchina che ogni sei secondi manda un segnale al suo diaframma, così ha ripreso a parlare e a dare impulsi vocali anche a un computer. «Prima di dormire prego - sussurra - e questo mi aiuta a resistere». Resistere è l’impresa più difficile della sua vita, quella nuova, che dura da 12 anni. Deve resistere alle cure, alla sedentarietà forzata, allo strazio, alle notti insonni, alle rinunce, alle emozioni perdute, al senso di sfiducia che gli fa dire ogni tanto «che cosa ci faccio qui». L’uomo che girava il mondo in barca a vela e voleva raggiungere il Polo Nord con il cane Armaduk, è aggrappato a un filo che a volte sembra invisibile. La sua solitudine non è più quella del navigatore che scruta l’orizzonte a bordo del «Surprise», la mitica barca affondata da un’orca, dei settantaquattro giorni di naufragio con la morte dell’amico Mauro Mancini: del freddo di coperta, che gela la faccia in mezzo all’oceano, il suo corpo non sente più nemmeno i brividi. La solitudine di Fogar è quella di un tetraplegico che dalla testa in giù non segue i comandi del cervello, dipendente per tutto dall’amore e dall’affetto di qualcuno, dalle tecnologie che aiutano a non essere tagliato fuori dal mondo, dai sanitari che devono incoraggiarlo a non lasciarsi andare. Dal settembre del ’92, quando la sua jeep si ribaltò sulla pista del raid Parigi- Mosca-Pechino, nel deserto del Turkmenistan, Fogar è imprigionato in un corpo immobile, deve essere assistito, lavato, vestito, pettinato e imboccato; la lesione al midollo spinale per ora non è una patologia curabile, l’unica terapia è accettarsi, lottare, evitare il peso dei ricordi e la disperazione per qualche abbandono. È dura immaginarsi così, passare dalla normalità alla dipendenza assoluta. Fogar ha imparato a guardarsi dentro, a contenere la sofferenza. Da anni può parlare con uno stimolatore frenico, una specie di pacemaker che attiva con una scossa la sua voce. Nella disperazione, è stato un grande salto di qualità. «All’inizio ho pensato molte volte di morire, ho pregato le mie sorelle di portarmi in Olanda per farla finita. È difficile accettarsi quando non sei più quello di prima: ogni impulso è una frustata, ogni desiderio una ferita, nelle mie condizioni devi chiedere aiuto anche per grattarti il naso». Il giorno dell’incidente Fogar aveva 51 anni: lesione midollare con frattura composta del dente dell’epistrofeo, ricoveri al San Raffaele, in Svizzera, in Francia, a Legnano, al neurologico Besta, bollettini simili, verdetti che annientano. Oggi, a 63 anni, è un miracolo umano, un sopravvissuto che può insegnare la speranza ai duemila sfortunati vittime di lesioni midollari all’anno in Italia, un caso clinico che dimostra come si può convivere con un handicap gravissimo. «È la forza della vita che ti insegna a non mollare mai, anche quando sei sul punto di dire basta - spiega -. Ci sono cose che si scelgono e altre che si subiscono. Nell’oceano ero io a scegliere, e la solitudine diventava una compagnia. In questo letto sono costretto a subire, ma ho imparato a gestire le emozioni e non mi faccio più schiacciare dai ricordi. Non mi arrendo, non voglio perdere...». È il bicchiere mezzo pieno che Fogar vuole vedere nonostante la paralisi, «perché c’è una vita che continua e non posso dire che la mia sia noiosa o monotona». Da uomo che ha vissuto due volte detta memorie, collabora con la vecchia squadra di documentaristi, aiuta la raccolta di fondi per l’associazione mielolesi, fa il testimonial per Greenpeace contro la caccia alle balene, risponde alle lettere degli amici e sogna, sogna «di tornare a correre al campo Giuriati, quello della mia infanzia a Milano», o di ripetere il giro d’Italia su una barca a vela, «l’ho fatto già una volta, sei anni fa, con una sedia a rotelle basculante, ed è stato bellissimo». Racconta di sensazioni nuove, «mi piace quando mi accarezzano con gli occhi», e di come è riuscito a trovare un equilibrio dopo i momenti di depressione, «le mie sorelle, i miei collaboratori, i medici, non mi hanno mai fatto mancare il loro aiuto». «La medicina e la tecnologia oggi possono dare una grossa mano - spiega Dario Caldiroli dell’istituto Besta, che segue Fogar da anni, esperto in riabilitazione respiratoria e home care, l’ospedalizzazione a domicilio - ma se manca la famiglia pochi riescono a farcela. Dopo le cure in ospedale la terapia si sposta a domicilio e qui non ci sono alternative: per questi malati il carico assistenziale è pesantissimo. Per quanto in Lombardia ci sia un buon supporto di assistenza, i parenti devono inventarsi un nuovo ruolo. Ci vuole uno sforzo eccezionale, un grande affetto e tanta umanità per evitare il crollo». Fogar ha metabolizzato l’addio di persone care, come l’ultima compagna, e la depressione dei primi mesi fuori dalla rianimazione, ma, sostiene, non gli è servito il suo coraggio da trapper nel viaggio più lungo della sua vita. «Quando sei così, non hai alternative. Più del coraggio serve la speranza, la fede in Dio, la forza che ti dà una persona amica». Un giorno disse pubblicamente «se potete, non dimenticatemi» e questo slogan potrebbe essere una campagna del ministero della Sanità per i tanti costretti a vivere immobilizzati come lui. «Una lettera, una e mail , una visita, sono l’antidoto più efficace alla voglia di lasciarsi andare», conferma il professor Caldiroli. C’è tanta tristezza in un dramma che cambia un percorso di vita e per Fogar questa è una sorta di nemesi: «Da bambino sfondavo i muri di casa con la fantasia, vedevo l’oceano e in mezzo c’ero io che navigavo». Un grande viaggiatore, avventuroso, spavaldo, guascone e controverso, costretto a restare fermo, immobile in un letto. Se non c’è l’evento, si finisce per dimenticarlo, perchè l’assenza porta a rimuovere una storia, una persona. E i tetraplegici che combattono per recuperare un corpo assente rischiano di diventare fantasmi nella società che non ammette stop. «Aiutateci a non dimenticare, a migliorare l’assistenza e a costruire una speranza per tutti», è l’appello di Fogar. «Io resisto perché spero un giorno di riprendere a camminare, di alzarmi da questo letto con le mie gambe e di guardare il cielo». Dalla scienza arrivano buone notizie. Le cellule staminali danno qualche chance . Si sperimentano per la sclerosi multipla, poi, forse, per le lesioni midollari. Fogar cerca con lo sguardo la complicità della sorella che lo assiste. «Sono pronto a fare da cavia. Bisogna avere fiducia, anche se sono cosciente dei miei limiti». Nella casa di via Crescenzago, a Lambrate, la sorella lo sfiora con una carezza. «La positività di Ambrogio mi dà una grande forza», dice. Fuori è buio e ci sono le stelle. Una porta il suo nome: Ambrofogar Minor Planet 25301. Gliel’hanno dedicata gli astronomi che l’hanno scoperta. È piccola, ma aiuta a sognare ancora un po’. Giangiacomo Schiavi 20 luglio 2004
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#2 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2003
Città: spero ancora per poco in italia
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#3 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2003
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mi vergogno ha dirlo ma lo avevo scordato,l'ultimo ricordo che ho di fogar e un servizio del tg in cui veniva portato a bordo di una barca a vela per una crociera,ciao
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#4 |
Senior Member
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Mi fa una pena poveraccio...
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#5 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2004
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è stato e continua a essere un grande
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Umiltà è saper essere grandi attori |
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#6 | |
Senior Member
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#7 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2004
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anche io.....nn era un mero divulgatore era un vero e proprio esploratore come al giorno d'oggi ce n'è più pochi.
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#8 |
Senior Member
Iscritto dal: May 2000
Città: Milano
Messaggi: 13939
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ho rivisto di recente una foto di Christopher Reeve di poche settimane fa.... è messo più o meno nello stesso modo...
mamma mia come siamo fragili... ![]() |
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#9 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2002
Città: hinterland nord milano
Messaggi: 779
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![]() povero mitico ambrogio! ![]() |
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#10 |
Member
Iscritto dal: Jun 2004
Città: Sotto un cielo non identificato
Messaggi: 79
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12 anni senza orizzonti, la speranza è il mio cibo
Tanti lettori del Corriere ci hanno scritto dopo l'intervista ad Ambrogio Fogar . Sono stati colpiti dalle sue parole, dal coraggio e dal messaggio di speranza che l'ex navigatore solitario è riuscito a trasmettere. Il suo dramma, i 12 anni in un lettino con il corpo immobilizzato, il suo essere tetraplegico, sono diventati una seconda vita, dopo quella avventurosa finita con l'incidente in Turkmenistan nel 1992. Fogar ha chiesto di non essere dimenticato e vuole continuare a vivere, come i duemila in Italia costretti alla paralisi dalle lesioni midollari. Ha imparato a gestire i ricordi, combatte per difendere le balene, detta le sue memorie e aiuta l'associazione mielolesi.
Potete contattare Ambrogio Fogar a questo indirizzo. Audio - Il saluto di Ambrogio Fogar ai lettori Per leggere alcune mail arrivate alla redazione per Fogar, andata qui: http://www.corriere.it/speciali/2004...ar/index.shtml
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#11 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2002
Città: Londra
Messaggi: 2433
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Mi ricordo l'incidente e sapevo delle sue condizioni.
Provo pena e credo che se avessi avuto una vita come la sua questa sarebbe la cosa che più mi darebbe fastidio. Un uomo intrepido, che ha fatto mille cose..penso che per uno come lui ritrovarsi in quelle condizioni sia come morire .
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Guarda....una medusa!!! |
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#12 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2003
Messaggi: 14908
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Perchè pena?
Non fà pena,anzi è un simbolo e una guida per tutti quelli nelle sue condizioni. Loro sono da ammirare,altro che pena.
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#13 |
Bannato
Iscritto dal: Nov 2003
Città: Parma<->Verona ATTENZIONE: ho cambiato nick, ora sono 3NR1C0 ;)
Messaggi: 1535
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E' incredibile come riesca a gestire la sua situazione gravemente distrutto nel fisico, ma così forte nell'animo.
Per lui non provo pena, per lui provo solo grande ammirazione! E alle volte mi dà fastidio la contrapposizione tra le persone di oggi che si abbattono di fronte a delle cazzate o che si suicidano per una bocciatura quando esistono persone come lui che solleverebbero il mondo se solo gliene fosse data la possibilità. Il cinismo del nostro mondo fa sprofondare questi piccoli eroi nell'oblio più completo, la rabbia che mi assale quando ci penso è tanto grande che mi fa dimenticare persino della vita che sto vivendo, penso al senso di quello che faccio ed al perchè il mondo sia così pieno di merda. E' per questo che in fondo amo vivere le piccole emozioni quotidiane e non cerco un futuro di fama e successo... ma è difficile trovare il mondo che cerco nel luogo in cui vivo. Poi l'ipocrisia che colpisce anche me è quella di pensare troppo poco a certe situazioni, il cervello tende a dimenticare, ma certe cose andrebbero conservate vive. Auguro a Fogar che la ricerca possa ridonargli una mobilità perduta affinchè il suo spirito non rimanga imprigionato in un involucro che non gli appartiene più da molti anni. |
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#14 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2002
Città: Londra
Messaggi: 2433
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Quote:
Non so spiegare bene il senso che do a questa parola. Stimo la sua forza di volontà, questo si. Ma non vorrei mai stare in una situazione simile.
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Guarda....una medusa!!! |
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#15 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2003
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Nessuna pena,solo il massimo rispetto.
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#16 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2001
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#17 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2003
Messaggi: 14908
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Come che senso ha? Lui non ha scelta,ha solo la possibilità di vivere o morire e ha scelto di vivere. Come Zanardi,nonostante le menomazioni hanno saputo dare ugualmente un "senso" alla loro esistenza e non si sono buttati giù. Poi è logico che nessuno di noi voglia essere nella sua situazione.
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#18 | |
Bannato
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Sì decisamente sottoposto a cure sperimentali dolorosissime nonchè costosissime, ha dilapidato il suo patrimonio e giran voci che molti suoi amici, tra cui Robin Williams, lo stiano aiutando a suon di milioni di dollari... ... fatto sta che riesce a mantenere una mobilità marginale che dovrebbe consentirgli di non atrofizzare le articolazioni ed i muscoli in attesa che la ricerca compia il miracolo. |
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#19 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2002
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Non do alla parola pena il solito significato che gli si da e non so spiegare quello che intendo a parole.
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#20 | |
Bannato
Iscritto dal: Nov 2003
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Si era capito che non ti sapevi spiegare ![]() ![]() |
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