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#1 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2003
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È questo l'ambiente che ci aspetta?
![]() Coste sommerse, ghiacciai che si sciolgono, produzione agricola in calo, terreni sempre più aridi... Le conseguenze dei cambiamenti climatici che possono toccarci più da vicino. La conferenza dell'Onu di Milano ha riportato alla ribalta i cambiamenti climatici. L'ultimo documento prodotto dall'Ipcc (International panel on climate change), comitato di scienziati che studia l'andamento del clima, fa previsioni sulle conseguenze che a livello globale l'aumento delle temperature potrebbe avere sul pianeta. I ricercatori sono al lavoro anche per comprendere le ripercussioni locali dei cambiamenti climatici. Si ritiene che la regione del Mediterraneo sia molto vulnerabile. L'Italia, a cavallo tra la fascia tropicale e quella continentale, è una zona molto a rischio. I dati a disposizione dicono che negli ultimi trent'anni le temperature medie sono aumentate fino a 1-1,5°C tra primavera ed estate. Le precipitazioni si sono ridotte tra il 5 e il 10 per cento. Dai ghiacciai alle spiagge, potrebbe risentirne tutto l'ambiente in cui viviamo. COSTE Uno degli effetti più temuti del riscaldamento del clima è l'aumento del livello dei mari. Dati da satellite, anche se controversi, parlano di un accrescimento pari a un centimetro l'anno per oceani e mari. Il Mediterraneo sembra fare eccezione. Ma, secondo gli esperti, molte delle sue zone costiere rischiano di finire sott'acqua, anche se non per effetto diretto dell'innalzamento del livello delle acque. «Altri due fattori complicano la situazione» spiega Fabrizio Antonioli, ricercatore dell'Enea che studia questa materia. «L'Italia è una zona tettonicamente instabile. Alcune piane costiere sono in discesa per effetto dello scontro tra la zolla africana e l'euroasiatica. Inoltre, il suolo si sta abbassando a causa di un fenomeno detto isostasia: l'Italia è sprofondata di alcuni metri, più a nord che a sud, negli ultimi 6-7 mila anni». Le aree costiere a rischio, secondo lo studio dell'Enea, sarebbero 33, per un totale di 4.500 chilometri quadrati. La zona che va da Ravenna a Venezia, la piana di Fondi, la Versilia sono quelle che si stanno abbassando di più. Se a questi fenomeni dovesse sommarsi l'innalzamento del livello del mare, ampi tratti delle spiagge italiane potrebbero andare sott'acqua. FORESTE E AGRICOLTURA Temperature in aumento e piogge in calo: quali conseguenze possono scaturire da questo binomio per il verde e le coltivazioni dell'area mediterranea? In futuro, diminuzione dei raccolti e delle aree verdi, secondo i ricercatori. Per ora la situazione pare andare controcorrente rispetto a queste previsioni a causa di un fattore: l'anidride carbonica. Ritenuto il primo responsabile dei cambiamenti climatici, questo gas serra è anche il principale substrato per il processo di fotosintesi. Un suo aumento, dunque, favorisce lo sviluppo delle biomasse, in pratica il ritmo di crescita delle piante. «A partire dagli anni 60» osserva Giuseppe Scarascia Mugnozza, direttore dell'Istituto di biologia agroambientale e forestale del Cnr, «si sono visti aumenti della produzione agricola e forestale tra il 10 e il 30 per cento. Questa tendenza globale è stata messa in relazione con l'aumento delle temperature e della concentrazione di anidride carbonica». In Italia, nella Pianura Padana, negli ultimi trent'anni è cresciuta la produzione di grano. Che cosa ci aspetta per il futuro? «Si potrebbe avere un'inversione di tendenza» ipotizza Scarascia Mugnozza. «Le zone svantaggiate potrebbero essere proprio quelle mediterranee, con cali della produzione agricola tra il 10 e il 40 per cento e una diminuzione della produzione forestale, a causa di una maggiore frequenza di periodi di siccità, come si è già visto nell'estate 2003. Altro grave pericolo per le foreste sono gli incendi, causati dall'uomo ma favoriti da temperature alte e scarsa pioggia». GHIACCIAI Nell'ultima torrida estate i ghiacciai alpini hanno perso un miliardo e mezzo di metri cubi d'acqua: più o meno come il Lago d'Orta. «È preoccupante» afferma Luca Bonardi, coordinatore scientifico del servizio glaciologico lombardo. La tendenza allo scioglimento, in atto da almeno 150 anni, si è aggravata negli ultimi 15. Resta da vedere quanto sia dovuta alla naturale variabilità del clima e quanto all'effetto serra di origine antropica, ma i segnali paiono allarmanti. La scorsa estate, le temperature sono state 3-4°C oltre le medie. «Un incremento eccezionale» dice Bonardi. Tra gli esempi più lampanti di deglaciazione vi è quello del ghiacciaio del Belvedere, nel gruppo del Monte Rosa, sulla cui superficie si forma da tre anni un lago che deve essere svuotato con le idrovore. «A questo ritmo di fusione molte aree, come quelle della Val Chiavenna, potrebbero perdere il loro patrimonio glaciale nel giro di 20-30 anni» prevede Bonardi. Già l'anno prossimo l'apertura di crepacci sulla superficie renderà difficile lo sci estivo sullo Stelvio. Le Alpi, senza ghiacciai, diventerebbero deserti di rocce. Una catastrofe per il turismo. Ma a preoccupare ancora di più è l'assottigliarsi della disponibilità di acqua, soprattutto in estate, per scopi agricoli, civili, industriali, tra cui la produzione di energia idroelettrica. DESERTIFICAZIONE Secondo le stime dell'Enea, il 30 per cento del territorio nazionale è a rischio di desertificazione. Vengono in mente immagini di sabbia e dune, ma il fenomeno è più sottile: il terreno perde via via fertilità e non è più coltivabile. Tra le cause, abbattimento indiscriminato delle foreste e cattiva gestione dei sistemi di irrigazione. Il processo è irreversibile. «La Val d'Agri, in Basilicata, la Piana di Sibari in Calabria, quella di Licata in Sicilia, alcune parti della Sardegna sono aree già ampiamente degradate, dove la fertilità sta venendo meno» ricorda Piero Gagliardo, presidente del comitato nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione. I cambiamenti climatici potrebbero peggiorare le cose. Temperature più alte, con evaporazione più marcata dell'acqua dal suolo, lunghi periodi di siccità, precipitazioni più violente, incendi più frequenti, tutti fenomeni previsti per le nostre aree, contribuiscono alla desertificazione. fonte: Panorama
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#2 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2003
Città: spero ancora per poco in italia
Messaggi: 1490
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secondo un rapporto usa in europa nei prossimi 20anni ci sarà una crisi economica tale da portare le popolazioni nel caos
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#3 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2000
Città: CazzuIu
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secondo un rapporto europeo, gli USA sono nel caos da 20 anni...
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#4 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2001
Città: Lazio
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Secondo un mio rapporto siamo mella mer@a tutti quanti........
![]() Ciao
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#5 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2003
Messaggi: 3346
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Sono il primo ad entrare sul forum (sezione Discussioni off topic) per scherzare (cazzeggiare) e divertirmi!
Ogni tanto però è bene aprire gli occhi e rendersi conto di quale direzione ha preso il mondo, a causa dell'uomo!
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#6 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
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#7 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2003
Città: spero ancora per poco in italia
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si ma intanto gli usa e paesi asiatici vedono cresceree il loro pil del 2-3 % all' anno, noi siamo sempre in stallo ![]() |
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#8 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2003
Città: spero ancora per poco in italia
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#9 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2002
Città: Londra
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Per evitare alcuni sprechi o comunque le cause che portano all'inquinamento, alla deforestazione ecc ecc dovremmo rinunciare a molte cose
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Guarda....una medusa!!! |
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#10 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2003
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Una potrebbe essere quella di rallentare o magari di tornare indietro...
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#11 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2001
Città: Lazio
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Ciao
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#12 | |
Senior Member
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Messaggi: 2908
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Saluti.
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<<La Verità non richiede fede.>> |
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#13 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2002
Città: Londra
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E poi sono decisamente più costose.
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#14 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2001
Città: Lazio
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Se si vuole si fa ma non c'è l'intenzione. Ciao
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#15 | |
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#16 | ||
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#17 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2002
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per quanto riguarda la troppa anidride carbonica, apparentemente la soluzione è semplice, basterebbe aumentare le superfici boschive, no?
Per quanto riguarda le automobili, quelle attuali, pur essendo a combustione, inquinano meno di quelle passate, anche grazie alle varie normative Euro; attualmente le auto per essere commercializzate devono rispondere alla direttiva Euro 3, se non erro nel 2005 o nel 2006 si potranno vendere solo auto Euro 4, alcune già presenti nei listini; non è molto, ma è meglio di niente. Tra qualche anno inoltre i carburanti dovranno contenere una minore quantità di zolfo, quindi istantaneamente tutto il parco circolante inquinerà meno. Purtroppo come qualcuno ha detto le auto all'idrogeno o altri carburanti "puliti" saranno commercializzati secondo me in massa solo quando il petrolio inizierà a scarseggiare. |
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#18 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2002
Messaggi: 2438
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la vita dell'uomo tra 2 o 3 secoli nn sarà più sulla terra ma nello spazio, la nostra nuova casa sarà una o più gigantesche navi spaziali. no nn è fantascienza ma un probabilissimo futuro. tra 2 o 3 secoli forse marte sarà il nostro nuovo pianeta, ma il nostro pianeta sta lentamente andando verso la catastrofe, sono convinto che la causa nn sia solo umana ma anche il naturale ciclo di vita del pianeta, che sta andando verso un declino del clima e nn solo, ho addirittura sentito nn ricordo dove che, la terra sta rallentando il periodo di rotazione sul propio asse, nn si sa il motivo ma nn mi sembra una bella cosa, io credo che stia accadendo qualcosa all'interno del nostro pianeta.
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ho trattato con: Tandoi1, ziodamerica, enrico84, peppecbr, crl, M@t |
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#19 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Città: Selargius Cagliari
Messaggi: 1105
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E chi se ne frega, tanto tra una decina di anni andiamo ad abitare su marte!
Non avranno speso miliardi per mandare due o tre sonde per vedere se esistono veramente i marziani?
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Dio li fa, Chuck Norris li rompe e Mc guyver li aggiusta ....Il lupo ululà, il castello ululì |
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#20 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2003
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