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Old 21-04-2009, 17:53   #1
chesim
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Vi hanno mentito sui Pirati Somali

Vi hanno mentito sui Pirati Somali
DI JOHANN HARI
The Independent

Da Repubblica.it (20/04): "Il Puntland contro il Buccaneer 'Doveva sversare rifiuti tossici'". Le accuse mosse dalle autorità della regione semi-autonoma della Somalia al rimorchiatore italiano sequestrato dai pirati. La società Micoperi: "Era vuoto".



Chi avrebbe immaginato che, nel 2009, i governi mondiali avrebbero dichiarato una nuova Guerra ai Pirati? Mentre state leggendo quest’articolo, la British Royal Navy – con il sostegno dalle navi di più di due dozzine di stati, dall’America alla Cina- sta navigando verso le acque somale per affrontare uomini che noi ci figuriamo ancora come furfanti da sceneggiata con tanto di pappagallo sulla spalla. Presto inizieranno a combattere le navi somale e a cacciare i pirati sulla terraferma, in una delle regioni più piegate della terra. Ma dietro alla stravaganza del tipo ‘avanti-miei-prodi’ che questa storia racchiude, si nasconde uno scandalo non confessato. Le persone che i nostri governi stanno etichettando come “una delle più grandi minacce del nostro tempo” hanno delle storie incredibili da raccontare – e un po’ di giustizia dalla loro parte.

I pirati non sono mai stati quello che noi in realtà crediamo. Nell’“età d’oro della pirateria” – dal 1659 al 1730 – venne creata dal governo britannico, sull’onda di uno spirito propagandistico, l’idea odierna del pirata come un ladro selvaggio e senza scrupoli. Molte persone comuni la ritenevano però non veritiera: i pirati venivano spesso tratti in salvo dalle navi da folle di sostenitori. Perché? Che cosa coglievano loro che a noi non è concesso intendere? Nel suo libro Furfanti di tutti i Paesi [“Villains of All nations”], lo storico Marcus Rediker scava tra le prove per scoprirlo. All’epoca, diventare mercante o marinaio – raccolto dai porti dell’East End londinese, giovane e affamato – significava finire a navigare in un Inferno di legno. Significava lavorare a tutte le ore su una nave sovraccarica e senza cibo, e a concedersi una breve pausa si finiva frustati con il Gatto a Nove Code dal plenipotenziario capitano. I perditempo abituali correvano il rischio di essere gettati in mare. E dopo mesi o anni di tutto questo, spesso si finiva con l’essere imbrogliati sulla paga.

I pirati sono stati i primi a ribellarsi a questo sistema. Sono andati contro i loro capitani-tiranni e hanno inventato un modo diverso di lavorare sui mari. Non appena riuscivano ad avere una barca, i pirati eleggevano i loro capitano e prendevano tutte le decisioni assieme. Dividevano il bottino nel modo che Rediker definisce “uno dei più egualitari piani di distribuzione delle risorse esistenti nel diciottesimo secolo”. Addirittura, essi prendevano con loro schiavi africani fuggitivi e ci vivevano assieme, trattandoli da eguali. I pirati hanno dimostrato “piuttosto chiaramente – e in modo sovversivo- che le navi non dovevano necessariamente essere condotte con i modi brutali e oppressivi utilizzati dal servizio mercantile e dalla flotta britannica”. Ecco perché erano popolari, nonostante fossero dei ladri poco produttivi.

Le parole di un pirata di quell’epoca perduta – un giovane inglese di nome William Scott – dovrebbero risuonare in questa nuova epoca di pirati. Prima di essere impiccato a Charleston, Carolina del Sud, egli disse: “Quello che ho fatto è stato salvarmi dalla morte. Sono stato costretto a fare il pirata per vivere”. Nel 1991 il governo della Somalia – nel Corno d’Africa – è collassato. I suoi nove milioni di abitanti da sempre vivono sull’orlo della fame – e molte delle peggiori forze del mondo occidentale hanno visto questa cosa come una grossa opportunità per rubare le riserve di cibo del paese e per versare scorie nucleari nei loro mari.

Esatto: scorie nucleari. Non appena il governo somalo è caduto, misteriose navi europee hanno iniziato a comparire al largo delle coste della Somalia, svuotando grossi barili nell’oceano. Gli abitanti della costa hanno cominciato ad ammalarsi. All’inizio soffrivano di strane irritazioni e di nausea, oltre al fatto che mettevano al mondo bambini malformati. Poi, dopo lo tsunami del 2005, centinaia di barili scaricati e perforati sono stati dispersi sulla spiaggia. La gente ha iniziato a soffrire di sintomi da radiazioni e più di 300 persone sono morte. Ahmedou Ould-Abdallah, inviato delle Nazioni Unite in Somalia, mi dice: “Qualcuno sta svuotando materiale nucleare qui. C’è anche del piombo e metalli pesanti come il cadmio e il mercurio”. La maggior parte di queste scorie proviene da ospedali e aziende europee, che sembrano affidarle alla mafia italiana affinché se ne “liberi” in modo economico. Quando ho chiesto a Ould-Abdallah che cosa stavano facendo i governi dell’Europa per questo, mi ha risposto sospirando: “Nulla. Non c’è stata nessuna attività di ripulitura, nessun risarcimento e nessuna attività preventiva”.

Nello stesso periodo, altre navi europee hanno iniziato a saccheggiare i mari della Somalia privandoli della loro più importante risorsa: il pesce. Noi abbiamo distrutto le nostre riserve ittiche a causa dello sfruttamento eccessivo, e adesso stiamo attaccando le loro. Più di 300 milioni di dollari di tonno, gamberetti, aragoste e altri pesci vengono rubati ogni anno da enormi pescherecci che navigano illegalmente nelle acque somale non protette. I pescatori locali hanno improvvisamente perso la loro fonte di sostentamento e stanno morendo di fame. Mohammed Hussein, un pescatore nella città di Marka,100 km a sud di Mogadiscio, ha detto all’agenzia Reuters: “Se non si fa niente, presto non ci sarà più pesce nelle nostre acque costiere”.

E’ questo il contesto da cui emergono gli uomini che noi ora chiamiamo “pirati”: tutti sono concordi nell’affermare che essi erano dei normali pescatori somali, i quali inizialmente si sono armati di motoscafi nel tentativo di frenare la pesca a strascico e le scarico di scorie chimiche, o almeno di imporre una “tassa” su tali attività. In una surreale intervista telefonica, uno dei capi dei pirati, Sugule Ali, disse che il loro scopo era di “fermare la pesca illegale e lo scarico nelle nostre acque…Noi non ci consideriamo banditi del mare. Noi consideriamo banditi del mare quelli che pescano illegalmente e che rovesciano nelle nostre acque scorie nucleari e portano armi nel nostro mare”. William Scott avrebbe capito queste parole.

No, tutto questo non giustifica la cattura di prigionieri e sì, alcuni sono evidentemente solo dei gangster – specialmente quelli che si sono impossessati delle scorte inviate dal World Food Programme. Ma i “pirati” godono del massiccio sostegno della popolazione locale per una ragione. Il sito somalo d’informazione indipendente WardherNews ha condotto l’indagine più approfondita che abbiamo a disposizione riguardo a ciò che la gente somala pensa e ha scoperto che il 70% della popolazione “sostiene fermamente la pirateria come una forma di difesa nazionale delle acque territoriali del paese”. Durante la guerra rivoluzionaria in America, George Washington e i padri fondatori americani pagarono i pirati affinché proteggessero le acque territoriali americane perché non avevano una loro marina o una guardia costiera. La maggior parte degli americani li sosteneva. E’ tanto diverso?

Ci aspettavamo forse che i somali affamati restassero passivi sulle loro spiagge, a fare il bagno nelle nostre scorie nucleari guardandoci mentre rubiamo loro il pesce che verrà mangiato nei ristoranti di Londra, Parigi e Roma? Non abbiamo fatto nulla per fermare quei crimini - ma quando qualche pescatore reagisce interrompendo il corridoio di transito del 20 percento della fornitura mondiale di petrolio, allora noi iniziamo a gridare al “male”. Se veramente vogliamo occuparci della pirateria, dobbiamo arrestarne la causa originaria – i nostri crimini – prima di spedire navi armate a scovare i criminali somali.

La storia della guerra ai pirati del 2009 è stata riassunta nel modo migliore da un altro pirata, che è vissuto e morto nel IV secolo avanti cristo. Egli era stato catturato e portato davanti ad Alessandro Magno, il quale voleva sapere “a cosa mirasse prendendo possesso del mare”. Il pirata sorrise e rispose: “A ciò a cui miri tu impadronendoti di tutta la terra; ma io, che lo faccio con una barca insignificante, vengo chiamato ladro mentre tu, che lo fai con una grande flotta, vieni chiamato imperatore” (1). E di nuovo, le nostre grandi navi imperiali oggi navigano per i mari - ma chi è il ladro?

Note
(1) Agostino d'Ippona, De Civitate Dei 4,4 (nota redazionale)

Johann Hari scrive per il quotidiano The Independent.

Titolo originale: "You Are Being Lied to About Pirates"

Fonte: http://www.independent.co.uk/
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12.04.2009
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Old 21-04-2009, 18:08   #2
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Vi hanno mentito sui Pirati Somali
DI JOHANN HARI
The Independent

... La maggior parte di queste scorie proviene da ospedali e aziende europee, che sembrano affidarle alla mafia italiana affinché se ne “liberi” in modo economico. ...


ecco che volevano dire quei manifesti ! esportare il made in italy !

(vuole essere satira eh ... )
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Ultima modifica di entanglement : 21-04-2009 alle 18:11.
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Old 21-04-2009, 18:11   #3
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Old 21-04-2009, 18:26   #4
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Old 21-04-2009, 18:28   #5
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Waste Dumping off Somali Coast May Have Links to Mafia, Somali Warlords
By Alisha Ryu
Nairobi
15 March 2005

Ryu report - Download 717k - Download (Real)
Ryu report - Download 717k - Listen (Real)


Late last month, a U.N. report highlighted some serious health problems plaguing people in northern Somalia in the Horn of Africa. The problems came to light in early January after a massive tsunami from Asia brought to shore broken hazardous waste containers, which may have been dumped off the coast of Somalia for more than a decade. Allegations of waste dumping by European companies have existed for years.

The tsunami that hit the coast of Somalia in late December did more than level villages and kill hundreds of people. It also churned up a secret that some must have hoped would remain forever buried at sea.

Nick Nuttall of the U.N. Environment Program in Nairobi explains that as the wave receded, residents living along Somalia's northern coast noticed dozens of rusting steel drums, barrels, and other containers deposited on their beaches.

Smashed open by the force of the wave, Mr. Nuttal says the containers exposed a frightening activity that has been going on for more than a decade.

"Somalia has been used as a dumping ground for hazardous waste starting about the early 1990s and continuing through the civil war there,” he noted. “European companies found it to be very cheap to get rid of waste there, costing as little as $2.50 a ton where disposal costs in Europe are something like $250 a ton. And the waste is many different kinds. There is uranium radioactive waste. There is leads. There is heavy metals like cadmium and mercury. There is industrial waste and there is hospital wastes, chemical wastes. You name it," said Mr. Nuttal.

Since the containers came ashore, hundreds of local people have fallen ill, suffering from mouth and abdominal bleeding, skin infections, and other ailments.

A senior scientist with Greenpeace Research Laboratories in Great Britain, David Santillo, says while it would be difficult to prove that exposure to industrial waste is the sole cause of such health problems, he believes there is a link.

"It could well be that some of those health effects are a result of exposure to radioactive material and in that case, for some people, regrettably, the prognosis could be very devastating,” he explained. “There could be people who simply would not recover."

Warnings about a potential health and environmental disaster from illegal waste dumping began circulating as early as 1992, a year after a coalition of Somali warlords overthrew the government of dictator Mohammed Siad Barre and turned the country into a violent, lawless state.

At the time, a UNEP official in Nairobi, Mustafa Kamal Tolba, told reporters that he was convinced that European firms were dumping hazardous waste in Somalia because there was no government to stop such activities. But Mr. Tolba declined to name the companies.

A Brussels-based Somali environmental activist, Amina Mohammed, tells VOA that an Italian television journalist named Ilaria Alpi soon took up the investigation. But in 1994, Ms. Alpi and her cameraman were killed while traveling in Somalia.

Ms. Mohammed says she believes the journalist was assassinated.

"She was killed because there were many things that she discovered,” he explained. “There are Italian companies. There is the Mafia. There are Somali warlords. There is a whole range of people, dealers, and brokers involved in this task."

Ms. Mohammed says the journalist had been investigating allegations that Mafia-run companies in Italy were regularly transporting industrial waste to Somalia for dumping. The organized crime group is estimated to control about 30 percent of Italy's waste disposal companies, including those that deal with toxic waste.

Ms. Mohammed says Ms. Alpi discovered that much of the waste was being carried from Italy to its former colony aboard fishing vessels belonging to a company called the Somali High Sea Fishing Company.

"This company was owned by the Somali government and it is now in the hands of a manager who is also presently a member of parliament,” she added. “His name is Munye Said Omar. He is presently in Yemen and all the boats are in Yemen harbor."

Ms. Mohammed says the television journalist had evidence proving that the warlord was using some of the money generated from waste dumping to purchase arms to fuel the country's civil war.

In 1998, one of Italy's largest weekly magazines, Famiglia Cristiana, alleged that although most of the waste dumping took place after the start of the civil war in 1991, the activity actually began as early as 1989 under the former regime.

It is not known whether illegal dumping is still taking place in Somalia. The Bahrain-based, multi-national maritime force patrolling the waters off the Horn of Africa as part of a U.S.-led counter-terrorism effort, tells VOA that it has not observed any such activity in recent years.

Even so, Greenpeace scientist David Santillo says the tsunami disaster has shown that the dumping problem in Somalia deserves urgent, global attention.

"There is quite a lot that can be done, with the expertise, with the equipment that may not be available immediately to Somalia but would be available if there was a real international effort to survey the areas where this dumping is supposed to have happened and to try, as far as possible, to recover those materials, so that they are not a time bomb for the future," he noted.

Environmentalists say another urgent need is for a central government in Somalia, which can take responsibility for safeguarding its long coastline, but that may be years away.

In October, a transitional government for Somalia was cobbled together in neighboring Kenya. But its leaders have not been able to move to the Somali capital, Mogadishu, because of security threats.
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Old 21-04-2009, 18:31   #6
sempreio
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quindi se è da cosi tanto tempo che sversano rifiuti tutto il pesce importato da li è contaminato
questo mi fa incazzare parecchio
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Old 21-04-2009, 18:43   #7
kbl
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21/4/2009 (10:22) - I PADRINI DELLE OPERAZIONI SAREBBERO IMPRENDITORI SOMALI E MEDIORIENTALI
Riciclato a Dubai il tesoro dei pirati somali
Il denaro dei riscatti finisce nel Golfo: l'anno scorso pagati 60 milioni di euro

Il denaro dei riscatti pagati ai pirati somali viene riciclato dalle organizzazioni criminali attive a Dubai e in altri Stati del Golfo. Stando a un’inchiesta condotta da investigatori assunti dall’industria della navigazione, solo lo scorso anno sono stati pagati 80 milioni di dollari (oltre 61 milioni di euro). Parte di questo denaro è finito nelle mani dei pirati somali, mentre milioni di dollari sono stati riciclati in conti correnti bancari negli Emirati arabi uniti e in altri Paesi del Medio Oriente.

Stando a quanto riferito dagli investigatori, citati oggi dall’Independent, i cosiddetti "padrini" di queste operazioni illecite sono imprenditori somali e del Medio Oriente, così come di altri Paesi del subcontinente indiano. I pirati agiscono in base ad informazioni disponibili all’industria della navigazione.

L’esperto keniano di pirateria Andrew Mwangura, spesso coinvolto nei negoziati per il rilascio delle navi sequestrate, ha sottolineato come un fenomeno nato per rispondere alla pesca illegale e allo sversamento di rifiuti tossici lungo le coste somale si sia ormai trasformato in azioni di vera e propria criminalità organizzata, i cui profitti finiscono nelle tasche di «personaggi di alto profilo» della regione semi-autonoma del Puntland e del passato governo di transizione somalo. «Noi riteniamo con certezza che i businessmen con base a Mombasa e negli Emirati arabi uniti facciano parte della rete», ha detto.

Oggi, intanto, "International Maritine Bureau", l’organizzazione internazionale che di monitoraggio sui casi di pirateria, ha pubblicato oggi le stime relative al primo trimestre del 2009. Gli attacchi dei pirati, secondo la statistica, sono praticamente raddoppiati in questo periodo rispetto al passato e l’impennata è da attribuire all’aumento degli arrembaggi al largo delle coste somale e nel golfo di Aden. Nel primo trimestre 2009 si sono registrati 102 episodi di pirateria contro i 53 dello stesso periodo dell’anno precedente, e con un aumento del 20% rispetto all’ultimo trimestre del 2008. In particolare si segnalano 34 casi di arrembaggio, nove scafi presi in ostaggio; 178 marinai sequestrati, nove feriti e due uccisi.

da La Stampa.it
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Old 21-04-2009, 19:00   #8
Zontar
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Somalia, rifiuti tossici, Buccaneer...sembrano storie già sentite con altri nomi, ricordo Ilaria Alpi, Miran Hrovatin e la Jolly Rosso.

Vedi articolo su avvenimenti:

http://www.colarieti.it/doc/Avv4905.pdf
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Ora pioveva putrìo; tutto era putrìo, ovunque guardasse.
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Old 21-04-2009, 19:16   #9
zerothehero
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Città: milano
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Chi non sceglierebbe una zona infestata dai pirati per buttare rifiuti tossici?
E' il luogo ideale.
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Old 21-04-2009, 19:18   #10
sempreio
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Città: spero ancora per poco in italia
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Sequestrato tonno al mercurio
pubblicato: martedì 24 aprile 2007 da viviana in: Inquinamento Informazione

Ieri a Bagheria (Palermo) i NAS hanno sequestrato 15mila confezioni di tonno pronto per la vendita, perché contaminate da mercurio.
I NAS avevano fatto dei prelievi il mese scorso nell’impianto siciliano, e le analisi hanno in seguito rivelato che il pesce inscatolato conteneva una percentuale di mercurio molto al di sopra dei limiti consentiti dalla legge. Le confezioni sono state ritirate dal mercato e il responsabile dell’azienda denunciato.
Il mercurio, metallo liquido usato nei termometri, è una sostanza che, se assorbita in grandi quantità, provoca gravi danni al sistema nervoso, malformazioni nel feto e aborti spontanei nelle donne in gravidanza. Se sversato in acqua viene assorbito dai piccoli pesci, e qui si accumula nei loro tessuti. Tonno e pescespada stanno in cima alla catena alimentare marina, e accumulano quantità molto elevate di mercurio. Al gradino superiore ci sta l’uomo…
sempreio è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 21-04-2009, 19:19   #11
Aldin
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Messaggi: 140
Senza parole
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Old 21-04-2009, 19:43   #12
_Magellano_
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Città: dire paesino sarebbe essere generosi :asd:
Messaggi: 470
Certo che se si scoprisse una faccenda vera e dimostrata sarebbe davvero da mandare in carcere i responsabili e confiscargli tutto per darlo come risarcimento agli abitanti dei posti contaminati.
__________________
Sampdoria o Lazio,ditemi voi chi ha bruciato di piu,la sconfitta diretta o la sconfitta morale?
_Magellano_ è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 21-04-2009, 19:57   #13
Kund@m
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la discarica di scorie non giustifica la pirateria,
ma sti bastardi che vanno a tirar giù barili, li farei colare a picco con qualche U-boat, inquinare per inquinare..
Kund@m è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 21-04-2009, 20:25   #14
Stigmata
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Old 21-04-2009, 20:27   #15
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Originariamente inviato da Kund@m Guarda i messaggi
la discarica di scorie non giustifica la pirateria,
infatti non si tratta di pirateria, ma di legittima difesa.


se venissero a versare scorie in mare davanti a casa tua, non li prenderesti a fucilate (al minimo) pure tu?
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Old 21-04-2009, 20:30   #16
entanglement
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com'è che dopo 15 post non è arrivato nessun motorino azzurro pro-nucleare ?
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Old 21-04-2009, 20:35   #17
slartibartfast
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Originariamente inviato da zerothehero Guarda i messaggi
Chi non sceglierebbe una zona infestata dai pirati per buttare rifiuti tossici?
E' il luogo ideale.
Già, mi sembra abbastanza dubbia la cosa: perché proprio davanti alle coste e non in acque internazionali in mare aperto?
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Old 21-04-2009, 20:38   #18
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nelle acque internazionali pescano giapponesi e norvegesi. in quelle nazionali vicino ad uno stato debole/ricattabile/corruttibile solo lo stato debole/ricattabile/corruttibile
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Old 21-04-2009, 20:40   #19
slartibartfast
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Originariamente inviato da entanglement Guarda i messaggi
nelle acque internazionali pescano giapponesi e norvegesi. in quelle nazionali vicino ad uno stato debole/ricattabile/corruttibile solo lo stato debole/ricattabile/corruttibile
OK, ma basterebbe gettarle nei pressi di qualche fossa oceanica, no?
slartibartfast è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 21-04-2009, 20:47   #20
cocis
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Originariamente inviato da slartibartfast Guarda i messaggi
OK, ma basterebbe gettarle nei pressi di qualche fossa oceanica, no?
saranno già piene ..
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