Hard disks IBM 7200 rpm DTLA vs DPTA

Hard disks IBM 7200 rpm DTLA vs DPTA

Hard disks IBM 7200 rpm DTLA vs DPTA, due dispositivi appartenenti a generazioni differenti.

di pubblicato il nel canale Storage
IBM
 

Introduzione


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Spesso, come parametro di preferenza nell'acquisto di un PC, viene data enorme importanza al processore, alla quantità di ram, qualcuno (giustamente) alla scheda video, limitandosi a giudicare l'hard disk (erroneamente) quasi esclusivamente per la sua capienza. E' importante sottolineare come questo componente negli anni abbia, seppur in sordina, subito enormi evoluzioni tecnico-costruttive, che hanno permesso lo sviluppo di sistemi sempre più veloci e affidabili.

La tecnologia attuale ha permesso di creare hard disks dalle prestazioni impensabili fino a pochi anni fa, sia dal punto di vista della velocità, sia della capienza. Lo scopo dell'articolo seguente sarà quello di far riflettere sull'importanza di questo componente e di come questo possa pregiudicare o "mettere le ali" ad un sistema, anche senza intervenire su nessun altro componente.

Caratteristiche tecniche

In questa prova saranno trattati due hard disk della stessa marca, con la stessa velocità di rotazione, appartenenti però a due generazioni diverse, distanti pochi mesi una dall'altra. I modelli trattati saranno: IBM Deskstar DTLA 307030 (il più recente) e IBM Deskstar DPTA 372050, entrambi con regime di rotazione di 7200 rpm e 2 Mb di cache.

 

DTLA 307030

DPTA 372050

capacità (Gb) 30.7 20
data buffer size (Kb) 2,048 2,048
Read average seek time * (msec) 8.2 8.5
Interfaccia ATA 100 ATA 66
Velocità di rotazione (giri/min) 7200 7200
Average latency * (msec) 4.17 4.17
Recording density * (Kbpi) 415 282
Track density * (Ktpi) 28.35 18.3
Areal density * (Gbits/in2)

11

5.15

* Un piccolo cenno a proposito di queste caratteristiche:

  • Read average seek time: solitamente chiamato tempo di accesso o access time, misurato in millisecondi, indica il tempo necessario alla testina (in fase di lettura) per passare da un settore all'altro (si poterebbero spendere molte parole su questo concetto, poichè questo dato è per definizione un tempo medio su un numero x di letture di dati presi in maniera casuale, di conseguenza non da prendere come oro colato, spesso approssimativo e inferiore a quelli reali).
  • Average latency: con questo parametro si indica, in millisecondi, il tempo che impiega la testina a coprire metà della circonferenza del disco. Ovviamente, essendo la velocità di rotazione praticamente costante, a parità di velocità di rotazione corrisponde un uguale valore di average latency.
  • Recording density: con questo parametro, espresso in Kilobits per pollice per traccia, si indica quanti dati è possibile disporre linearmente su una singola traccia. Poiché le tracce si accorciano man mano che ci si avvicina all'interno del disco (immaginiamo i raggi di una ruota, la distanza fra i raggi diminuisce avvicinandosi al mozzo), le case indicano ovviamente quello massimo.
  • Track density: questo parametro, espresso in migliaia di tracce per pollice, indica quante tracce è possibile disporre lungo un raggio di un pollice. Le tracce sono concentriche, quindi, per maggiore chiarezza, immaginiamo di contare gli anelli di un tronco tagliato. La "track density" del tronco indicherebbe, tracciando un raggio, quanti anelli è possibile trovare in un pollice misurato lungo il raggio.
  • Areal density: strettamente collegato ai precedenti (recording e track density), indica, in Gigabits per pollice quadrato, quanti dati è possibile immagazzinare in una prefissata superficie (il pollice quadro). Ovviamente più alti saranno i valori di average density e track density (che forniscono le due dimensioni dell'area), maggiore sarà la possibilità di immagazzinamento dati in unità di riferimento.

E' significativo notare che ad una prima occhiata l'unica differenza sembra essere solo l'interfaccia, ATA 100 per il DTLA e ATA 66 per il DPTA, che ai fini pratici poco o nulla influenza le prestazioni dei singoli dischi, essendo già la ATA 66 esagerata anche per il DTLA. La vera differenza, non immediatamente individuabile ma decisamente determinante ai fini prestazionali, risulta essere la capacità di memorizzazione dei dati su unità di superficie. Si pensi infatti che a parità di velocità di rotazione e di settori letti, il DTLA, forte di un maggior densità di dati, leggerà molte più informazioni del "fratello" DPTA.

La capacità dei singoli piatti degli hard disks esaminati infatti risulta essere diversa, poichè il DTLA utilizza piatti da circa 15 Gb, mentre il DPTA piatti da circa 7.5 Gb.
In pochi mesi dunque è stato possibile, da parte di tutti i produttori di hard disks, quasi raddoppiare la capacità dei dischi in virtù di un grande lavoro di ricerca sia sui materiali utilizzati, sia sull'ottimizzazione della meccanica di lettura.

hdback.jpg (8198 byte)Le possibilità di configurazione attraverso jumpers risultano essere molto numerose per entrambi i dischi, essendo praticamente identica la legenda che ne indica le posizioni. Oltre ai classici master, slave e cable select, è possibile forzare la capacità del disco fino al massimo di 2 Gb, funzione attivabile per sistemi molto vecchi che necessitano però di un nuovo hard disk, che potrebbe creare problemi se impostato diversamente.
 
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