2018: i nativi digitali al lavoro, ecco cosa cambierà

2018: i nativi digitali al lavoro, ecco cosa cambierà

Sarebbe miope, per un colosso della tecnologia, non prendere in considerazione molti aspetti del cambiamento che riguarda la nostra società. Lenovo, in occasione del roadshow Intelligent Futures, ci offre uno spaccato di quello che è l'azienda oggi, ma soprattutto di quello che vorrà essere domani

di pubblicato il nel canale Sistemi
Lenovo
 

Diverse aziende invitano la stampa per fare il punto della situazione, a cadenze regolari, sebbene in modi spesso differenti. Decisamente interessante è stato l'incontro tenutosi con Lenovo a Milano, una delle tappe del roadshow Intelligent Futures che percorre tutta Europa. Numeri, certo, ma anche tendenze e previsioni per il futuro, interessanti almeno quanto i dati di vendita perché un'azienda attiva nel campo della tecnologia deve avere un piede nel presente, certo, ma l'altro e la testa proiettati al futuro.

Qualche numero

Lenovo, all'inizio, mostra come biglietto da visita alcuni numeri riguardanti le diverse aree in cui è attiva, in primis quello dei PC. Con un certo orgoglio Lenovo rivendica la posizione di leader del mercato globale con circa il 23,7% di share (dati IDC), tallonata dalla rivale storica HP, poco più che un punto percentuale indietro.

La situazione italiana, nel particolare, vede primeggiare Lenovo in diversi ambiti fra cui quello Enterprise ed Education, mentre nel Commercial si assesta su un comunque ottimo 24,7%, che non basta però ancora a primeggiare. La crescita comunque è sensibile rispetto ai periodi precedenti. Insomma, ottimi risultati, con il brand ThinkPad che nel tempo consolida la fiducia della clientela e ne guadagna via via di nuova. Le informazioni più interessanti però, almeno per chi è alla ricerca di tendenze e piani futuri, sono state esposte nella seconda metà della presentazione, dove si tratteggia il futuro della tecnologia in un mondo che cambia in fretta.

Il mondo cambia in fretta

Sembra una frase fatta, sicuramente troppo generica, ma il cambiamento per Lenovo è fortemente legato a ciò che avverrà nelle infrastrutture ma soprattutto nella forza lavoro, intesa proprio come le persone che saranno chiamate ad utilizzare la tecnologia in ambito produttivo. Lo vediamo fra poco.

Con il 5G alle porte tutto cambierà, con applicazioni e apparecchi costruiti praticamente intorno a questo nuovo tipo di connettività pervasiva e molto performante. La possibilità di garantire connettività veloce fino a un milione di dispositivi in un kilometro quadrato, enorme incremento di dispositivi IoT nella smart home o nello smart office sono solo alcuni degli esempi che vengono in mente, dando per certo un nuovo paradigma di comunicazione pervasiva. Gli occhi delle aziende sono tutti rivolti in quella direzione, al fine di capire come giocarsi le proprie carte esattamente nel momento in cui verranno richieste.

C'è chi dice che il 5G sarà una rivoluzione epocale, chi addirittura ne ha paragonato l'impatto pari a quello dell'avvento di internet come fenomeno di massa. Al netto delle esagerazioni, l'ambiente lavorativo previsto già nel 2020 prevede sostanziali e graduali cambiamenti. Oltre ad una scontata presenza molto più incisiva degli applicativi e storage in cloud, viene avanti l'onda degli assistenti vocali, non solo relegati ai telefoni o a piccoli apparecchi casalinghi. Cortana e Alexa, per citarne due famosi, avranno un ruolo sempre più importante nell'utilizzo del PC in ambito aziendale, con un numero sempre più elevato di apparecchi che li integreranno. Rivoluzione silente ma graduale anche sul fronte Windows, ovvero il sistema operativo più diffuso al mondo con percentuali da capogiro.

Si andrà sempre su un approccio di semplicità, con tutto il parco driver installabile senza un'azione richiesta dall'utente (Apple lo fa da tempo, certo, ma su macchine proprie con hardware definito, con Windows e decine di migliaia di periferiche combinabili la cosa è enormemente più complessa...). Più di tutti stupisce la voce "S-Mode Adoption", che per chi ha diverse primavere alle spalle è qualcosa di apparentemente limitante. Prima di tutto è meglio ricordare di cosa si tratta: Windows 10 S prevede di passare solo dal proprio store per installare applicazioni, come avviene di fatto su smartphone e tablet. Sicuramente più limitato l'intervento dell'utente in fase di installazione, quindi, fatto che in ambito Windows ha generato perplessità fin dalla prima introduzione. C'è un però enorme in questa scelta, e riguarda proprio le primavere alle spalle.

Guardare avanti significa capire chi saranno i lavoratori di domani, anche per quanto riguarda il futuro imminente. Lenovo ha sottolineato un punto importante, che ci serve come base di partenza: quest'anno, il 2018, è di fatto il primo in cui entrano in azienda persone dallo stile di vita completamente digitale, nate e cresciute con internet, tablet, smartphone e via dicendo. Non si sono dovute adeguare: è il mondo che hanno conosciuto come normale. Si potrà essere d'accordo oppure no, ma risulta sicuramente più comprensibile un approccio simile allo smartphone anche su PC rispetto a quello che normalmente ha  chi sta scrivendo questo articolo (classe 1972), cresciuto in un contesto differente. Serve lavoro, serve collaborazione fra software house e Microsoft, ma è un processo già iniziato da tempo e pensato proprio per chi prenderà, prima o poi, il nostro posto.

Non solo: ben più di un sondaggio condotto fra i nati dopo il 2000 indica nella velocità e nella reattività del sistema le caratteristiche chiave di un dispositivo elettronico, altrimenti si passa a qualcosa di meglio senza pensarci due volte. Ecco quindi che l'immediatezza e il "pronto all'uso" senza troppe complicazioni diventa un fattore chiave per chi è chiamato a produrre PC e non solo. S-Mode va in quella direzione, ma anche la realtà aumentata, virtuale, gli assistenti vocali e via dicendo. Un cambiamento silente ma inevitabile, insomma, che porterà l'interazione uomo-macchina su un livello diverso. Migliore o peggiore? Forse la risposta dipende dalla data di nascita.

Cambiano anche gli ambienti di lavoro. Rispetto al 2010 molte aziende hanno ridotto gli spazi di lavoro di oltre il 30%. Si lavora ammassati, si è persa forza lavoro? In realtà la risposta è no in entrambi i casi, quantomeno nella media. L'ambiente di lavoro si sta trasformando: ricorrere allo smart working, da casa, è una soluzione sempre più adottata, sebbene più all'estero che in Italia (almeno per ora). Questo porta benefici all'azienda (spazi più piccoli richiedono costi inferiori), sia per il lavoratore (no stress da spostamento, risparmio e molti altri pro). Cambiano anche gli apparecchi, sempre più pensati per il lavoro da remoto con sistemi audio raffinati e display di qualità per le tele e video conferenze (non certo solo per l'intrattenimento casalingo, come spesso si è portati a pensare).

Lenovo però non trascura un fattore che deve necessariamente sovrastare qualsiasi considerazione o previsione del futuro, ovvero quello della sicurezza. ThinkShield è un ecosistema che prevede l'integrazione di tutti gli strumenti di sicurezza possibili, attivi però senza impattare sulle prestazioni. Il modello che prevede servizi di terze parti come gli antivirus non è che sparirà, ovviamente, ma saranno cose sempre più integrate (collaborando con chi ne ha competenza), senza che sia l'utente a doverci pensare. Lo scopo è quello di eliminare rallentamenti grazie ad una ottimizzazione del software in funzione delle singole macchine.

Non solo di questo si tratta però parlando di sicurezza: da citare alcune tecnologie Lenovo che permettono di avvisarci se qualche occhio indiscreto alle nostre spalle sta posando lo sguardo sul nostro monitor (grazie al monitoraggio continuo attraverso le webcam integrate), segnalazione di posizioni "sicure", protezione attiva nelle Wi-Fi pubbliche e altro ancora.

Il futuro bussa alla porta

Vorrei arricchire quanto visto con un parere personale. La cosa che mi ha colpito particolarmente in questo roadshow è stato il palese interesse per la modalità di interazione con gli apparecchi del futuro da parte dei nativi digitali. Un futuro che bussa alle porte, in quanto già da quest'anno hanno fatto ingresso in azienda i primi rappresentanti di questa particolare categoria. Un fattore più sociologico che tecnologico, per alcuni, ma è indubbio che i due aspetti sono fortemente legati. Paradigmi validi per decenni saranno messi in discussione molto presto, in primis l'utilizzo del PC con approccio smartphone. Stiamo già assistendo a qualcosa di simile da qualche tempo: iPad Pro di Apple è di fatto un precursore di questa modalità, pur con molti limiti che non sono solo nello scetticismo aprioristico, ma in limitazioni oggettive ancora da superare, non ultimo il prezzo esorbitante (N.d.R. Per mettere le cose in chiaro: non sono un fanboy Apple: utilizzo con una certa convinzione un PC con Windows, uno smartphone Android e un iPad, non Pro, di Apple, talvolta un Mac BookPro 2010, per poche cose).  L'approccio iPad Pro mi appare lungimirante, il prodotto in sé troppo di nicchia, costoso e ancora con troppe limitazioni.

Il guardare avanti non solo è consigliabile ma anche necessario. La storia ci insegna che si possono imboccare strade sbagliate, talvolta senza uscita. Ma stare immobili sulle proprie convinzioni, in ambito tecnologico, può costare caro un domani, così come gli azzardi forzati. Ne hanno pagato il prezzo in molti: Microsoft con il sistema operativo mobile, Apple con la console Pippin (non vi dice nulla? Appunto...) e potremmo andare avanti ancora con molti esempi.

Le linee guida con cui realizzare nuovi apparecchi, dunque, sono ben chiare: attenzione per i nativi digitali, 5G, sicurezza attiva e passiva, portabilità e smart working, non per forza in ordine. Lenovo ha messo in chiaro questi aspetti nel corso di un roadshow che non si è fortunatamente limitato ad esporre numeri e quote di mercato, che lo avrebbe reso certo interessante, ma facendoci intuire cosa potremmo trovare sugli scaffali fra un paio di anni. Stupore, perplessità, scarsa convinzione? Forse; come già detto però potrebbe essere solo un problema legato all'anagrafe.

34 Commenti
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demon7706 Dicembre 2018, 14:57 #1
Una mia impressione sui nativi digitali..

C'è stata auna prima fase di ragazzini che in pratica sono nati con la tastiera in mano e che da quindicenni col PC erano più sgamati di un sistemista senior.
Poi sono arrivati gli smarphone, i tablet, i social.. causando una regressione ad età della pietra.

I quindicenni attuali sono dei mezzi dementi che sanno solo striscare dita sullo schermo. Totale ignoranza nell'uso del pc.. lavorativamente parlando sono spazzatura.

E' così o sbaglio?
DjLode06 Dicembre 2018, 15:04 #2
Originariamente inviato da: demon77
E' così o sbaglio?


Lavorativamente parlando, sono tutti informatici, ma nessuno ha esperienza. Chiunque con internet ai costi attuali, un pc ai costi attuali e uno smartphone è un informatico. E purtroppo tante aziende cercano questi individui. Li paghi poco, eseguono quanto chiedi (con tempi un pò così e se vanno via ne prendi un altro.
Uno con esperienza è scomodo, perchè lo devi pagare di più e sopratutto può controbattere certe affermazioni. Cosa che la tipologia sopra non può fare.
Mi rendo conto che non tutte le aziende e non tutti i giovani siano così... ma se ne vedono parecchi. Non ci mettono niente di loro e poi si lamentano che non trovano lavori ben pagati.
Io penso che questa situazione sia partita dai tempi di internet gratis con i cd
LukeIlBello06 Dicembre 2018, 16:11 #3
Originariamente inviato da: DjLode
Lavorativamente parlando, sono tutti informatici, ma nessuno ha esperienza. Chiunque con internet ai costi attuali, un pc ai costi attuali e uno smartphone è un informatico. E purtroppo tante aziende cercano questi individui. Li paghi poco, eseguono quanto chiedi (con tempi un pò così e se vanno via ne prendi un altro.
Uno con esperienza è scomodo, perchè lo devi pagare di più e sopratutto può controbattere certe affermazioni. Cosa che la tipologia sopra non può fare.
Mi rendo conto che non tutte le aziende e non tutti i giovani siano così... ma se ne vedono parecchi. Non ci mettono niente di loro e poi si lamentano che non trovano lavori ben pagati.
Io penso che questa situazione sia partita dai tempi di internet gratis con i cd

in effetti è così, nel migliore dei casi ti ritrovi dei programmatroti che sanno scrivere 4 righe in java e non sanno la differenza tra un puntatore ed un oggetto..
floc06 Dicembre 2018, 16:15 #4
Originariamente inviato da: demon77
Una mia impressione sui nativi digitali..

C'è stata auna prima fase di ragazzini che in pratica sono nati con la tastiera in mano e che da quindicenni col PC erano più sgamati di un sistemista senior.
Poi sono arrivati gli smarphone, i tablet, i social.. causando una regressione ad età della pietra.

I quindicenni attuali sono dei mezzi dementi che sanno solo striscare dita sullo schermo. Totale ignoranza nell'uso del pc.. lavorativamente parlando sono spazzatura.

E' così o sbaglio?


secondo me non sbagli. Il primo giro di "informatizzazione" ha colpito chi era interessato, si faceva domande, e magari poi si è anche formato adeguatamente. Poi è arrivata la massificazione e ora ci sono tante scimmiette che hanno dimestichezza con lo strumento, ma non hanno idea di cosa ci possa essere dietro.
DjLode06 Dicembre 2018, 16:37 #5
Originariamente inviato da: LukeIlBello
in effetti è così, nel migliore dei casi ti ritrovi dei programmatroti che sanno scrivere 4 righe in java e non sanno la differenza tra un puntatore ed un oggetto..


In azienda da me stanno cercando una persona da affiancare all'ufficio tecnico. Si presenta un ragazzo, che l'anno prossimo si dovrà laureare, che alla mia domanda su quale linguaggio di programmazione lavorava di solito, anche per progetti personali o curiosità, ha risposto "nessuno, ho solo fatto gli esami all'università". Incalzato scopriamo che prima dell'università non è neanche un appassionato di informatica... e scegli di fare ingegneria? Non dico che uno laureato sia meglio/peggio degli altri... ma come puoi proporti come informatico se non hai mai fatto nulla al di fuori di quello che sei stato obbligato a fare a scuola? Mi risulta difficile da capire...
gd350turbo06 Dicembre 2018, 16:39 #6
Originariamente inviato da: demon77
Una mia impressione sui nativi digitali..

C'è stata auna prima fase di ragazzini che in pratica sono nati con la tastiera in mano e che da quindicenni col PC erano più sgamati di un sistemista senior.
Poi sono arrivati gli smarphone, i tablet, i social.. causando una regressione ad età della pietra.

I quindicenni attuali sono dei mezzi dementi che sanno solo striscare dita sullo schermo. Totale ignoranza nell'uso del pc.. lavorativamente parlando sono spazzatura.

E' così o sbaglio?


Assolutamente d'accordo...
Sanno usare i social a occhi chiusi
Scrivono con solo i pollici ad una velocità incredibile
Si fanno selfie così come respirano

ma tutto quello che c'è dietro è "materia oscura".
Secondo me, quando il mondo sarà in mano loro, ci sarà da ridere...
mail9000it06 Dicembre 2018, 17:12 #7
Originariamente inviato da: floc
secondo me non sbagli. Il primo giro di "informatizzazione" ha colpito chi era interessato, si faceva domande, e magari poi si è anche formato adeguatamente. Poi è arrivata la massificazione e ora ci sono tante scimmiette che hanno dimestichezza con lo strumento, ma non hanno idea di cosa ci possa essere dietro.


Quoto l'analisi.
Prima per usare il computer dovevi impegnarti per trovare le informazioni e capirle. Quindi non tutti si applicavano.
Oggi il computer (anche grazie alla sua evoluzione) lo usi anche senza capirlo.

Quindi se cerchi una persona che sappia utilizzare lo strumento per fare inserimento dati li trovi a tonnellate. Se cerchi qualcuno per analizzare i dati e capirli trovi quei pochi (in %) che anche prima usavano il cervello.
Tasslehoff06 Dicembre 2018, 17:31 #8
Originariamente inviato da: demon77
Una mia impressione sui nativi digitali..

C'è stata auna prima fase di ragazzini che in pratica sono nati con la tastiera in mano e che da quindicenni col PC erano più sgamati di un sistemista senior.
Poi sono arrivati gli smarphone, i tablet, i social.. causando una regressione ad età della pietra.

I quindicenni attuali sono dei mezzi dementi che sanno solo striscare dita sullo schermo. Totale ignoranza nell'uso del pc.. lavorativamente parlando sono spazzatura.

E' così o sbaglio?
A mio parere è stata la prima fase ad essere stata un enorme fraintendimento, sempre che tu ti riferisca ai cosidetti "nativi digitali".
Tolti i titoloni pieni di buzzwords ci sono stati diversi studi sul tema da cui è emerso che trattasi di una totale scemenza, di fatto la familiarità con la tecnologia dei ragazzi si è dimostrato essere limitata a quei pochi strumenti che gli stessi hanno imparato ad usare e hanno usato con grande frequenza, senza capirne il funzionamento, le criticità e i limiti.

Comunque a proposito di buzzwords vedo che nemmeno questa brochur... ehm notizia non scherza.
Ci troviamo in una di quelle fasi periodiche di picco delle supercazzole, dove l'aria fritta si spreca e tutti si riempiono la bocca di concettoni fantasmagorici, tecnologie sopraffine e scenari alla Blade Runner.
Poi se scavi sotto questa crosta trovi bene o male le stesse tecnologie degli ultimi 20 anni, nell'IT l'ultima vera innovazione sono stati i web services, tolti quelli tutte le altre sono state mode passeggere nate per soddisfare scenari del tutto irrealistici o nella migliore delle ipotesi talmente rari da essere insignificanti.

Prendiamo per esempio la supercazzola dei microservizi, ora non c'è cliente o fornitura che non preveda container a destra e manca e orchestratori a prua e a poppa...
Tutti si crogiolano entusiasti in questo mondo delle fate senza infrastruttura, dove la scalabilità è infinita e a costo quasi zero.
Poi quando tornano sulla terra si rendono conto che in fin dei conti la scalabilità è l'ultimo dei problemi, che i costi sono tutt'altro che zero, che ci sono un'infinità di criticità irrisolte o ignorate, che i costi di manutenzione sono molto più alti e che, a differenza delle architetture tradizionali, basta un ritardo su un pagamento e PUFFFF... tutto sparisce.
Poi prendi questi microservizi e ci trovi dentro sempre gli stessi framework, sempre le stesse tecnologie, sempre gli stessi linguaggi, gli stessi blob caotici, che anzichè girare come processi del kernel girano dentro un container, con in più tutti i malus di cui sopra... ma gli sviluppatori e i venditori sono entusiasti
Ryddyck06 Dicembre 2018, 17:44 #9
Potreste aver ragione se una volta ci si doveva smanettare realmente sulle cose per farle funzionare ma le cose sono totalmente cambiate oggi (in meglio o in peggio decidete voi).
Facciamo l'esempio classico di quello che una volta era il webmaster, ha ancora senso (se non per progetti particolari) trovare web designer, web developer e compagnia? Ormai la creazione di un sito lo può fare letteralmentei chiunque passando dalle piattaforme più disparate basate sul wysiwyg senza aver nessun tipo di competenza a chi magari smanetta su wordpress/joomla/drupal... e se magari manca il tema o il plugin si comprano in giro per il web per pochi euro.
Se poi parliamo di programmazione pura, i programmatori sono la nuova manovalanza dell'IT, c'è stato un vero e proprio boom negli ultimi anni; il settore continua a cambiare e adesso si cercano figure differenti e la nuova ondata è fatta da data scientist, tutto il mondo legato al ml/dl/ai/bc, cybersecurity e robotica.
I nativi digitali per quanto non possano essere più curiosi (anche se relativamente, ci sono casi e casi) sviluppano altre competenze digitali soprattutto nell'ambito del marketing, anche qui c'è una forte richiesta nel campo del digital makerting e creazione di contenuti (cosa che sfugge a chi magari ha più di 50 anni sulle spalle e che non riesce a concepire) che c'entra relativamente poco con il settore IT. Ultimamente (diciamo da una decina di anni) si da più importanza alle soft skill che alle hard skill.

Poi se vogliamo iniziare a tirare fuori i paragoni del tipo Italia contro il resto del mondo, basta prendere l'esempio dell'Estonia... iniziano con la robotica praticamente dall'asilo
astaroth206 Dicembre 2018, 17:59 #10
I nativi digitali si allontanano sempre più dai linguaggi di basso livello. Non credo sia corretto chiamarli in tal modo 😁

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