Attuazione della direttiva 2008/63/CE e il fai date con i router

Approfondimento relativo all'attuazione della direttiva 2008/63/CE e al possibile obbligo di certificazione per l'installazione di router e dispositivi simili
di Fabio Boneschi pubblicata il 26 Novembre 2010, alle 10:27 nel canale PerifericheNel tardo pomeriggio di ieri è stata pubblicata questa notizia relativa alla direttiva 2008/63/CE approvata dal Consiglio dei Ministri in data 22 ottobre 2010. L'interesse dimostrato dagli utenti e le critiche sollevate hanno suggerito un approfondimento che abbiamo realizzato con la collaborazione di alcuni esperti del settore. In una prima fase abbiamo parlato con Stefano Quintarelli che ha affrontato l'argomento in oggetto pubblicando questo contenuto. Abbiamo ulteriormente approfondito l'argomento con l'avvocato Fulvio Sarzana, che nel corso della sua attività professionale si è occupato principalmente di vicende legate alla regolamentazione dell’informatica e delle telecomunicazioni e ha partecipato in qualità di consigliere giuridico di Associazioni di operatori di comunicazione elettronica a diversi tavoli di lavoro Ministeriali per la regolamentazione dell’ICT. Inoltre, l'avvocato Fulvio Sarzana è professore a contratto di “Regolamentazione giuridica delle reti” presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Roma “La Sapienza”.
Gli approfondimenti hanno fondamentalmente confermato tutti i contenuti nella notizia, anzi hanno anche aggravato il quadro generale. In primo luogo chiariamo subito un concetto: la vicenda coinvolge qualsiasi apparecchio connesso alla rete pubblica, e cioè alla terminazione di rete messa a disposizione dal proprio provider. La definizione di "rete pubblica" usata nel decreto, secondo l'avvocato Fulvio Sarzana, non deve trarre in inganno: è la terminazione che giunge nelle nostre case attraverso il doppino, la fibra ottica o altri mezzi trasmissivi. Quindi il termine "rete pubblica" non deve far pensare a rete utilizzata dalla pubblica amministrazione, o rete a cui accede il pubblico o ambiti lontani da quelli domestici, si tratta semplicemente della classica "borchia telefonica".
Detto ciò pare evidente tutto il resto: se nel fatidico punto f del decreto il Ministro per lo sviluppo non inserirà una dettagliata casistica di dispositivi di semplice collegamento, sarà necessario rivolgersi a tecnici specializzati. Nei commenti alla precedente news è stato scritto molto, forse anche troppo e con questo aggiornamento intendiamo essere molto chiari: per fare ciò invitiamo i lettori a leggere questo documento pubblicato dall' Unione Europea confrontandolo con il decreto italiano.
Nel decreto italiano si fa riferimento a rete pubblica, concetto superato da anni, da quando Telecom e altre aziende sono sul mercato. Ma è proprio questo il dettaglio da considerare: la normativa europea intendeva tutelare proprio le nuove aziende di telecomunicazioni chiamate a confrontarsi con situazioni di monopolio. Bene, nel decreto italiano si rispecchia esattamente il contrario: gli Internet Service Provider vengono di fatto ostacolati da una normativa non ancora chiara che impone ai propri utenti una certificazione del proprio impianto o collegamento, esattamente come avveniva in regime monopolistico di SIP per chi ancora ricorda questo nome.
Per essere ancor più chiari riportiamo quanto scritto dall'avvocato Fulvio Sarzana sul proprio blog:
E allora cosa ha fatto il Governo?
Ha preso uno “striminzito” comma, contenuto nell’art 3 della Direttiva, che si riferisce ad una Facoltà degli Stati Membri, e non ad un obbligo, che ci dice che ( è facoltà dello Stato) “esigere dagli operatori economici un’idonea qualificazione tecnica per l’allacciamento, l’installazione e la manutenzione di apparecchiature terminali, qualificazione accertata in base a criteri oggettivi non discriminatori e resi pubblici.” e che non c’entra niente con lo spirito della norma che serve solo a “traghettare” il mercato dei terminali e delle installazioni degli apparati a casa dell’utente da un sistema controllato dallo stato ad un sistema liberalizzato e ci ha “ficcato” un’altra cosa, completamente diversa.
In questa situazione il decreto italiano al posto di facilitare le cose le complica reintroducendo una situazione vecchia ormai di 20 anni, infatti già ai tempi di SIP il collegamento alla borchia telefonica doveva essere effettuato solo da un tecnico specializzato. Tutto ciò riabiliterebbe la figura degli installatori, in particolare di coloro che hanno speso soldi per ottenere i requisiti necessari al rilascio delle certificazioni. Su posizioni diametralmente opposte sono gli ISP per i quali un maggior regime di libertà sarebbe auspicabile, infatti è esperienza comune che alla sottoscrizione di un contratto di connettività venga recapitato all'utente un modem o un analogo dispositivo con una completa descrizione delle operazioni da effettuare per la configurazione e il collegamento alla rete pubblica. La questione si gioca quindi su più fronti: un'interpretazione della normativa europea che nel recepimento italiano invertirebbe le parti, e una questione di interessi tra gli operatori di telecomunicazione e gli installatori in possesso dei requisiti previsti dal decreto.
Ringraziamo Stefano Quintarelli, l'avvocato Fulvio Sarzana e alcuni utenti del forum per il confronto costruttivo e l'importante collaborazione.
173 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - inforicordo la stessa questione per le caldaie....milioni di caldaie sono costrette alla visita di tecnici che si predono 100 euro per dire che tutto è posta e scrivere 4 paginette in croce che ti fanno firmare....
adesso vogliono fare la stessa cosa coni router....
è una vergogna bisogna proporre un referendum abbrogativo...
legge ingiusta...europa ingiusta....
Questo è uno dei problemi che vengono a crearsi quando chi fa certe leggi non capisce di cosa sta trattando (spero sia così altrimenti è peggio). Ci vorrebbe un giornalista che vada da chi ha proposto questa legge e gli chieda cosa è un router e vedere cosa risponde.
POLITICI DE****ENTI!!!
W LE ROYALITY DALLE ASSOCIAZIONI DEI TECNICI NON SPECIALIZZATI!!!
La Direttiva parla esplicitamente di "operatori economici".
La Direttiva è rivolta agli operatori.
La legge che la recepirà in via definitiva deve attenersi al senso della Direttiva.
2. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo, il Ministro dello sviluppo economico, adotta, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, un decreto volto a disciplinare:
...
f) i casi in cui, in ragione della semplicità costruttiva e funzionale delle apparecchiature terminali e dei relativi impianti di connessione, gli utenti possono provvedere autonomamente alle attività di cui al comma 1.
La legge parla chiaro e prevede già che con il decreto attuativo vengano sollevati dall'obbligo gli utenti finali.
Per sintetizzare tutto sto casino è FUD.
comunque è vero, siamo alla follia pura, d'altra parte quando al governo abbiamo dei 70enni invischiati in lobby e con un conflitto di interesse in qualsiasi cosa immaginabile (e non si parla solo del pdc) beh i risultati non possono essere che questi.
c'è solo da sperare nel fatidico punto f, ma sperare nel senso che sia un altro governo e un altro ministro a emanare il decreto attuativo
La Direttiva parla esplicitamente di "operatori economici".
La Direttiva è rivolta agli operatori.
La legge che la recepirà in via definitiva deve attenersi al senso della Direttiva.
2. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo, il Ministro dello sviluppo economico, adotta, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, un decreto volto a disciplinare:
...
f) i casi in cui, in ragione della semplicità costruttiva e funzionale delle apparecchiature terminali e dei relativi impianti di connessione, gli utenti possono provvedere autonomamente alle attività di cui al comma 1.
La legge parla chiaro e prevede già che con il decreto attuativo vengano sollevati dall'obbligo gli utenti finali.
Per sintetizzare tutto sto casino è FUD.
questo lo dici te, poi se bisogna fare qualsiasi arrampicata possibile per giustificare in qualche modo le proprie scelte in caina di voto allora che si vada da un'altra parte, perchè qui le cose sono abbastanza chiare mi pare.
ricordo la stessa questione per le caldaie....milioni di caldaie sono costrette alla visita di tecnici che si predono 100 euro per dire che tutto è posta e scrivere 4 paginette in croce che ti fanno firmare....
adesso vogliono fare la stessa cosa coni router....
è una vergogna bisogna proporre un referendum abbrogativo...
legge ingiusta...europa ingiusta....
se permetti, anche per un discorso di sicurezza, c'è una bella differenza fra una caldaia e un router (sia chiaro che nn faccio il caldaista).
Con i router concordo che è una boiata immane, che danni mai si potranno fare
Alla fine le problematiche che possono scaturire da una scarsa sicurezza della rete wifi "personale" sono solo del proprietario e stop! Se uno non è in grado di salvaguardare la propria sicurezza (seppur digitale) non mettendo password alla propria rete è solo colpa sua. LA LEGGE NON AMMETTE IGNORANZA!!! Se uno non fa controllare la caldaia e si scopre che può essere una "bomba" se qualcosa andasse storto ci rimetterebbero anche altre persone innocenti, con un router...NO!
Per quanto mi riguarda sulla mia rete ho:
Cifratura WPA2-PSK AES, disabilitata la trasmissione SSID, password di circa 8 caratteri tra alfanumerici(a-z, A-Z e 0-9) e speciali. Avrei potuto mettere anche blocco di MAC ADDRESS ma se avrei voluto aggiungere qualche altro dispositivo sarebbe stato troppo dispendioso in termini di tempo...
Buona giornata.
Daniele
Non lo dico io ma gli accordi internazionali.
Nel recepire la Direttiva non si può snaturarne l'indirizzo ne i contenuti.
Per tutto il resto c'è la Corte Europea a invalidare la norma e la Commissione a sanzionarti.
La normalità è che si faccia una legge che definisca l'area e un attuativo che ne tracci il perimetro.
Siamo diventati un paese di Dietrologi.
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