Intel Z68: la nuova piattaforma per processori Sandy Bridge

Intel Z68: la nuova piattaforma per processori Sandy Bridge

Con il chipset Z68 Intel propone una nuova piattaforma per schede madri socket 1155 LGA compatibili con CPU Sandy Bridge. Tra le novità overclock di CPU e GPU in contemporanea, tecnologia Lucid Virtu e soprattutto Rapid Storage per utilizzate un SSD quale memoria cache

di pubblicato il nel canale Schede Madri e chipset
IntelLucid
 

Alcuni test con Smart Response

Per valutare l'effettivo beneficio dato dall'utilizzo della tecnologia Smart Response abbiamo utilizzato una configurazione con tradizionale hard disk meccanico Seagate Barracuda 7200.11 da 1,5 Terabytes di capacità, testato da solo e alternativamente con due unità SSD Intel configurate quale SD cache. La prima unità, modello SSDSA2M040G2GC, ha capacità massima di 40 Gbytes ed è uno dei modelli introdotti da Intel sul mercato nel corso degli ultimi 2 anni quali SSD di boot, da utilizzare cioè per l'installazione del sistema operativo e dei dati base in abbinamento ad un tradizionale hard disk meccanico di adeguata capienza per i dati. La seconda unità è il nuovo modello Larson Creek SSD 311 da 20 Gbytes, appositamente sviluppato da Intel per l'utilizzo con questa tecnologia: la capienza è infatti ideale per Smart Response ma decisamente troppo contenuta per qualsiasi altra tipologia di utilizzo in standalone.

Per valutare l'impatto prestazionale abbiamo utilizzato alcuni test sintetici per gli hard disk, oltre ad alcuni dei test che inseriamo abitualmente nella nostra suite di benchmarking delle CPU. Con il modello da 40 Gbytes i test sono stati eseguiti con modalità Enhanced, mentre con l'unità Larson Creek da 20 Gbytes le rilevazioni sono state condotte sia in Enhanced che in Maximized.

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Utilizzando due test di compressione, Winrar e 7-Zip, notiamo come l'utilizzo di un SSD di cache permetta di ottenere alcuni incrementi nel quantitativo di dati che vengono processati al secondo, con sostanziale pareggio tra la unità da 40 Gbytes e quella da 20 Gbytes. ProShow è stato utilizzato nella creazione di un video ad alta definizione partendo da un pacchetto di immagini prese con una fotocamera digitale; in questo caso l'elevato numero di richieste all'hard disk implica una interessante riduzione nel tempo di elaborazione abbinando all'hard disk meccanico anche un SSD, con un ulteriore margine di vantaggio adotttando l'unità Larson Creek da 20 Gbytes a motivo delle superiori prestazioni velocistiche in scrittura.

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Utilizzando il benchmark Crystal Disk Mark si evidenzia un netto incremento della velocità di scrittura dei dati abbinando un SSD di cache all'hard disk meccanico. Passando invece all'analisi delle prestazioni in scrittura notiamo due comportamenti distinti: in modalitò Enhanced, con la quale i dati vengono scritti contemporaneamente su hard disk e SSD, l'utilizzo della tecnologia Smart Response non permette di ottenere tangibili incrementi. Il caso limite è rappresentato dall'unità da 40 Gbytes, che per via delle ridotte prestazioni di default in scrittura risulta essere più lenta dell'hard disk meccanico nel test con pacchetti da 512K. Passando alla modalità Maximized i risultati subiscono un incremento che può sembrare incredibile, ma che è ovvia conseguenza di come operi questa particolare modalità: si tratta di dati dipendenti esclusivamente dalla velocità dell'SSD in quanto le scritture sull'hard disk vengono completate solo in un secondo tempo, non influenzando lo specifico test così come accade con modalità Enhanced.

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AS SSD evidenzia una dinamica simile a quanto appena visto con Crystal Disk Mark: se in lettura i benefici sull'hard disk meccanico sono evidenti con entrambe le configurazioni testate, passando ai test in scrittura il divario è netto solo con modalità Maximized, quella che permette di sfruttare appieno le potenzalità dell'unità SSD benché possa portare potenzialmente ad una perdita dei dati in caso di interruzione dell'alimentazione.

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I test con PC Mark Vantage evidenziano un netto incremento prestazionale medio, ben visibile sia nel PCMark SSD Score di sintesi sia nel transfer rate in Mbytes al secondo specifico per ciascuno dei test. L'SSD da 20 Gbytes permette di ottenere, a parità di modalità di gestione, prestazioni superiori rispetto al modello da 40 Gbytes grazie alla superiore velocità sia in scrittura come in lettura; l'attivazione della modalità Maximized porta ad un ulteriore boost delle prestazioni, benché a questo corrisponda il potenziale rischio di perdita dei dati nel momento in cui dovesse verificarsi una interruzione dell'alimentazione prima che i dati vengano trasferiti dall'SSD all'hard disk meccanico.

Nel complesso abbiamo riscontrato un comportamento del sistema più reattivo con tecnologia Smart Response abilitata, ma non al punto da avvicinare la reazione a quella che si può ottenere adottando una unità SSD quale disco di sistema principale. L'approccio, del resto, cerca di trarre beneficio dai punti di forza degli SSD dal lato prestazionale e dalla elevata capacità di archiviazione a basso costo delle tradizionali meccaniche hard disk, giungendo ad un punto d'incontro che rappresenta in ogni caso un compromesso.

Non dobbiamo infine trascurare l'elemento legato alla consistenza delle prestazioni nel corso del tempo. Smart Response utilizza l'SSD quale memoria cache, pertanto continua a scrivervi dati andando ad occupare lo spazio a disposizione sino al punto da saturarlo e rendere necessaria la cancellazione di alcuni dei dati. Nel momento in cui alcuni di questi dati vengono cancellati dall'SSD la richiesta da parte del sistema di riaverli a disposizione implicherà il dover accedere da hard disk, incrementando i tempi di esecuzione e quindi vanificando la presenza di un SSD quale memoria cache.

Questo comportamento è ben evidente anche nel corso della prima esecuzione di una applicazione; ad esempio con PCMark Vantage abbiamo registrato valori di PCMark SSD Score attorno ai 3.500 punti utilizzando entrambi gli SSD in prova nel corso del primo run, contro gli oltre 5.000 della configurazione con solo hard disk, in quanto i dati non erano stati ancora cacheati da Smart Response. Il secondo run ha invece permesso di ottenere un evidente incremento prestazionale grazie proprio all'intervento dell'SSD nell'elaborazione.

 
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