Memoria DDR2: latenze e frequenze di 1 GHz
Vari produttori stanno proponendo memorie DDR2 capaci di operare a frequenze di clock sempre più elevate, o di sfruttare timings di accesso particolarmente spinti. Quali sono i benefici, in termini di prestazioni, ottenibili utilizzando tecnologie di questo tipo rispetto a tradizionali moduli DDR2-533, su piattaforme Intel Pentium 4?
di Andrea Bai , Paolo Corsini pubblicato il 07 Ottobre 2005 nel canale MemorieIntel
Introduzione
I moduli di memoria in grado di operare in configurazioni (timings di accesso e frequenze operative) che vadano oltre gli standard ratificati dal JEDEC sono diventati il core business di Corsair Memory, la quale ha realizzato nel corso degli anni prodotti che hanno saputo mostrare una convincente stabilità operativa pur con impostazioni fortemente fuori specifica.
Corsair si è recentemente orientata anche verso soluzioni che siano destinate ad una fascia di utenza più ampia che quella dei più appassionati, tipicamente indicati con il termine in clese "enthusiast"; questo tuttavia non toglie che questo brand abbia conosciuto la massima popolarità proprio grazie alle famiglie di moduli memoria a più elevate prestazioni.
Dopo l'introduzione delle prime piattaforme LGA775 con supporto alla memoria di tipo DDR2, avvenuto nel corso del mese di Giugno 2004, Corsair ha confermato la propria posizione di rilievo essendo stata una delle prime compagnie a proporre, alla fine della scorsa estate, moduli di memoria in grado di funzionare secondo le specifiche DDR2 667, a quel tempo non ancora ratificate dal JEDEC. Quei moduli memoria sono stati oggetto di una nostra analisi, disponibile a questo indirizzo.
Ad un anno di distanza Corsair ha all'attivo una nutrita serie di prodotti DDR2 in grado di operare oltre le normali specifiche standard. In particolare si possono trovare moduli disegnati per operare con timings di accesso abbastanza conservativi ma frequenze piuttosto elevate e, viceversa, moduli caratterizzati da timings di accesso particolarmente spinti e frequenze operative entro lo standard.
Senza voler perderci in digressioni eccessivamente tecniche (nel caso si volesse approfondire l'argomento rimandiamo a questo articolo), semplifichiamo il discorso dicendo che timings di accesso e frequenza operativa sono, infatti, i principali parametri che incidono sulla resa prestazionale dei moduli di memoria, in quanto entrambi concorrono a definire quale è il tempo di latenza di un modulo di memoria. La latenza indica, in estrema sintesi, il tempo che intercorre tra una richiesta e la restituzione del risultato della richiesta effettuata.
Abbiamo detto che il tempo di latenza dipende direttamente da due fattori, ovvero i timings di accesso e la frequenza operativa della memoria. I timings di accesso sono infatti indicati in "cicli di clock" e quindi legati alla frequenza operativa. Si evince immediatamente che diminuendo i timings di accesso, a parità di frequenza operativa, avremo latenze minori, così come, a parità di timings, avremo una latenza minore incrementando la frequenza operativa. La frequenza operativa ha inoltre un effetto diretto sulla bandwidth della memoria, ovvero sulla quantità massima teorica di dati che il bus può trasportare nell'unità di tempo.
Questo articolo si prefigge l'obiettivo di indagare quale e quanto vantaggio prestazionale vi sia effettivamente nell'impiegare uno o l'altro tipo di moduli di memoria e se, nel caso vi sia realmente incremento prestazionale, sia giustificabile un esborso di denaro relativo.







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