Spotify: aumentano gli utenti e i ricavi ma la società resta in perdita. Ecco i dati del secondo trimestre 2023

Il gigante svedese dello streaming musicale Spotify ha recentemente pubblicato i risultati finanziari del secondo trimestre del 2023, registrando una crescita senza precedenti della sua base di utenti nonostante continui a operare in perdita.
di Lorenzo Tirotta pubblicata il 26 Luglio 2023, alle 15:18 nel canale WebSpotify
Nel trimestre conclusosi il 30 giugno, Spotify ha accolto 36 milioni di nuovi utenti attivi mensili, raggiungendo la cifra record di 551 milioni di utenti, con un incremento del 27% anno su anno. Anche la base di abbonati Premium è cresciuta del 17%, arrivando a 188 milioni di utenti paganti dopo aver aggiunto 10 milioni di nuove sottoscrizioni nel trimestre, ben 3 milioni in più rispetto alle previsioni. I ricavi totali invece sono cresciuti dell'11% su base annua a 3,2 miliardi di euro, in linea con le previsioni.
Nonostante questa straordinaria crescita della user base, che rappresenta il miglior secondo trimestre nella storia della società, Spotify ha registrato una perdita operativa rettificata di 112 milioni di euro nel periodo.
La società svedese imputa questo rosso ai pesanti investimenti nei podcast, strategia su cui la dirigenza ha scommesso per differenziare l'offerta di Spotify ed entrare in nuovi mercati, oltre che ai costi di ristrutturazione aziendale. Dopo aver investito quasi 1 miliardo di euro in acquisizioni di società di podcasting negli ultimi tre anni, di recente Spotify ha deciso di ridimensionare le sue ambizioni in questo settore, chiudendo diversi progetti e licenziando personale.
Più abbonati e meno guadagni. Cambierà la strategia di Spotify?
Anche la chiusura di alcuni uffici e il taglio di circa il 6% della forza lavoro, per un totale di 600 dipendenti, hanno gravato sui conti trimestrali. Spotify punta a ridurre i costi operativi dopo aver riconosciuto di aver investito troppo in fretta nella crescita.
Per raggiungere finalmente la redditività, la dirigenza punta ora soprattutto su aumenti dei prezzi degli abbonamenti. Dopo aver alzato di 1 dollaro/euro il costo mensile negli Stati Uniti e in molti altri Paesi (anche in Italia), portandolo a 11,99$, sono previsti rincari anche in altri mercati chiave nei prossimi mesi.
Se questa strategia da una parte permetterà di incrementare i ricavi, dall'altra rischia di rallentare la crescita degli abbonati. Per il terzo trimestre di Spotify si attendono solo 4 milioni di nuove sottoscrizioni Premium, meno della metà rispetto al Q2, proprio a causa delle tariffe più elevate.
Nonostante queste sfide, la società prevede di chiudere il trimestre con 3,65 miliardi di euro di ricavi totali. La fiducia deriva dal successo dimostrato nell'attrarre sempre più utenti, con il modello gratuito e i contenuti esclusivi che rappresentano i punti di forza della piattaforma. Resta da vedere se la strategia di monetizzazione sarà vincente per raggiungere i target di redditività.
7 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - info.."aumenti dei prezzi degli abbonamenti"...
Già disdetto il "family" e tornato al "semplice" ...Un "segnale" bisogna pur darlo , no ?
Quindi l'aumento serve a compensare gli investimenti scellerati mi par di aver capito.
Pagate, pagate allegramente. Tanto che sono due caffè in più?
Se uno invece ascolta poca musica ogni tanto e magari interessano solo alcuni artisti, fare l'abbonamento potrebbe essere un po' caro e forse gli è più conveniente comprarsi direttamente gli album o le singole canzoni a pochi spicci.
Le opzioni per ogni necessità non mancano di certo, perciò quelli che lamentano costi troppo alti, giustificando quindi la pirateria digitale, non trovano legittimazione nella realtà delle cose.
Amazon ha senz'altro un business model più credibile visto che ti vende anche i dischi fisici con il formato digitale (non dimentichiamo che i vinili sono tornati di moda).
Fa tristezza però vedere che c'è una sorta di cartello per questo genere di servizi (stesso prezzo) e inoltre ben poco della fetta di torta viene spartita con gli artisti.
Bandcamp è nettamente più etico da quel punto di vista (e ti lascia scaricare la musica che acquisti come su amazon) ma manca forse la massa critica.
In definitiva non capisco perché uno dovrebbe usare Spotify
Amazon ha senz'altro un business model più credibile visto che ti vende anche i dischi fisici con il formato digitale (non dimentichiamo che i vinili sono tornati di moda).
Fa tristezza però vedere che c'è una sorta di cartello per questo genere di servizi (stesso prezzo) e inoltre ben poco della fetta di torta viene spartita con gli artisti.
Bandcamp è nettamente più etico da quel punto di vista (e ti lascia scaricare la musica che acquisti come su amazon) ma manca forse la massa critica.
In definitiva non capisco perché uno dovrebbe usare Spotify
personalmente recupero i codici per ricaricare l'account di spotify a poco. detto questo ho sempre letto in giro l'esperienza d'uso di spotify sia la migliore in assoluto tra i vari competitors
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