Perché Khamenei scrive a raffica su X (e cosa rischia facendolo)

Ali Khamenei, guida suprema dell’Iran, ha intensificato la sua attività su X proprio mentre la crisi con Israele raggiunge livelli di pericolo mai visti prima. Ma la scelta di usare una piattaforma americana solleva interrogativi sulla sicurezza, sull'autenticità dei messaggi e sulla capacità di tracciamento da parte di soggetti ostili
di Rosario Grasso pubblicata il 18 Giugno 2025, alle 15:01 nel canale WebXTwitter
Ali Khamenei è la guida suprema dell'Iran dal 1989, una figura che incarna sia l'autorità religiosa sia quella politica del paese. È l’uomo che comanda l'esercito, nomina i vertici giudiziari, controlla i media e approva o blocca le decisioni del governo. Negli ultimi giorni, in occasione dell'escalation militare con Israele e nel clima di instabilità che agita Teheran, Khamenei ha cominciato a pubblicare in maniera serrata su X, ex Twitter, la piattaforma oggi nelle mani di Elon Musk.
L'account, gestito presumibilmente dal suo entourage più ristretto, diffonde messaggi in inglese dal tono fortemente ostile verso Stati Uniti e Israele. Uno dei più recenti afferma: "The US entering in this matter [war] is 100% to its own detriment. The damage it will suffer will be far greater than any harm that Iran may encounter." Il linguaggio è bellico, la strategia comunicativa è calibrata per colpire anche l'opinione pubblica occidentale, e ogni post è un tassello in una battaglia che si combatte anche sul terreno della percezione.
L'insistenza con cui Khamenei si fa sentire online contrasta con la sua totale assenza fisica. Non appare in video, non partecipa a eventi pubblici, non rilascia dichiarazioni davanti a telecamere. Di fatto è irrintracciabile. I suoi movimenti sono ignoti e il suo silenzio visivo alimenta dubbi: è nascosto per motivi di sicurezza, è malato, o si preferisce che resti nell’ombra? L'unico canale attivo è quello virtuale. Ma anche quel canale, scelto con apparente leggerezza, presenta rischi evidenti.
X non è un territorio neutrale
Usare X non equivale a scrivere su un muro anonimo nel cyberspazio. La piattaforma americana è progettata per raccogliere una grande quantità di dati sui suoi utenti, compreso l'indirizzo IP, i cookie, gli identificatori univoci e altri elementi che contribuiscono a profilare l’attività online.
Nella sua informativa sulla privacy, X dichiara che l'indirizzo IP viene utilizzato per diversi scopi: personalizzazione dell'esperienza utente, pubblicità mirata, analisi interne e sicurezza. Sebbene non sia possibile risalire in automatico a un'identità specifica a partire solo da un IP, resta il fatto che la posizione geografica può essere stimata con un buon margine di precisione. E se a questo si aggiungono altri segnali digitali — orari di accesso, tipo di dispositivo, lingua del sistema — le probabilità di identificare un mittente aumentano.
In sintesi: ogni volta che l’account @khamenei_ir pubblica un post, lascia una traccia. E se anche le misure di sicurezza digitali adottate dal team fossero sofisticate, il rischio che un avversario tecnologicamente preparato (e motivato) possa triangolare quei segnali esiste. Inoltre, con ogni probabilità i tecnici di X possono risalire all'esatta posizione geografica del leader iraniano, ammesso, e lo ripetiamo ancora una volta, che sia effettivamente lui a scrivere.
The US entering in this matter [war] is 100% to its own detriment. The damage it will suffer will be far greater than any harm that Iran may encounter.
— Khamenei.ir (@khamenei_ir) June 18, 2025
Questo espone a un paradosso: la guida suprema dell’Iran, nemico giurato dell'Occidente e promotore di una guerra via proxy contro Israele, si affida a una piattaforma americana, di proprietà di un imprenditore che ha più volte manifestato posizioni filoisraeliane, per comunicare in modo diretto i propri messaggi di propaganda. La vulnerabilità implicita di questo canale fa sorgere più di una domanda. Khamenei sa dove finiscono quei dati? E perché continua, nonostante i rischi?
Donald Trump, con il tono che gli è proprio, ha dichiarato che gli USA "sanno dove si trova" Khamenei. È difficile stabilire se dica la verità, se stia bluffando, o se semplicemente stia facendo leva sulla tensione per fini politici interni. Quel che è certo è che due leader notoriamente allergici alla trasparenza, uno in esilio dai social e l'altro sommerso nel mistero, si accusano a distanza mentre il Medio Oriente brucia.
Da settimane, l’Iran è al centro di un'escalation che lo ha messo direttamente in rotta di collisione con Israele, dopo anni di scontri indiretti combattuti tramite proxy: Hezbollah, milizie sciite irachene, Houthi in Yemen e soprattutto Hamas. Dopo l'attacco diretto tra i due stati nella primavera 2025, Teheran ha serrato i ranghi, rafforzato le misure di sicurezza interne, mentre il paese è piombato in una cortina opaca di silenzio e propaganda.
In questo contesto, ogni tweet che esce dall'account di Khamenei è un messaggio politico, ma anche un'impronta digitale. E proprio nel momento in cui l’Iran sembra avvolto nel silenzio, quella raffica di post è più che un segnale di presenza: è un azzardo, forse inevitabile, forse calcolato, forse dettato dalla necessità di mostrare che il potere, anche se invisibile, è ancora vigile. Almeno online.
Ali Khamenei è succeduto a Ruhollah Khomeini, il leader della rivoluzione islamica del 1979, in un passaggio di potere segnato da delicate manovre interne al regime. Prima di essere scelto come leader supremo, Khamenei era stato presidente della Repubblica Islamica per due mandati consecutivi, dal 1981 al 1989. Una figura di media visibilità, senza il carisma religioso di Khomeini, ma forte di un'abilità politica costruita tra le maglie dei poteri teocratici e militari del Paese.
137 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infomi immagino Ali Khamenei, seduto sul water, che dopo una partita a Candy Crush pensa..."ma si, scriviamo due minacce su twitter a quei babbioni di Occidentali"
che digita personalmente direi di no, ma non cambia molto da chi batte la tastiera. sono comunque parole sue.
secondo me ha scaricato un emulatore di C64 e sta giocando a una versione tarocca di un classico della us gold
"raid over tel aviv"
voglio dire che secondo me chiunque lo sta facendo lo fa da centinaia di km dalla sua effettiva posizione.
forse si, forse no, non cambia molto... a sentire gli americani lo hanno gia rintracciato e stanno solo attendendo a ucciderlo.
ma ormai è tipico da parte dei media additare e disumanizzare i nemici, mi stupisco però che ci siano tante persone che gli danno corda.
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