Le mining farm spopolano in Iran, mentre le schede video scarseggiano

Negli ultimi mesi c'è stato un ritorno in auge del mining di criptovalute utilizzando schede video, dinamica ben nota agli appassionati e che si è manifestata in mood molto spinto alcuni anni fa. L'aumento nella valutazione delle criptovalute, Bitcoin in testa, ha permesso di far ritornare alla produttività il mining via GPU; il debutto delle nuove architetture NVIDIA e AMD ha inoltre permesso di ottenere nuovi livelli di performance nel mining, spingendo verso la costruzione di nuove mining farm.

Alcune di queste sono poste in ambienti strategici, potendo beneficiare di un costo più ridotto per l'energia elettrica rispetto a quanto mediamente avvenga nel mondo. E' questo il caso dell'Iran, nazione nella quale sono presenti almeno 14 mining farm ufficiali configurate con GPU di ultima generazione.

Un numero così elevato, come riporta France24, è giustificato dalla convenienza economica di usare corrente in questa nazione: il prezzo è infatti pari a 0,022 Euro per kWh, una cifra che possiamo considerare pari a circa 1/10 di quella richiesta in Italia e che permetterebbe ai miners di ottenere un margine di profitto più elevato ripagando in tempo più ridotto i costi di infrastruttura.

Tutto questo avviene però non senza ripercussioni dirette, che sono di tue tipi. La prima è quella di un sovraccarico della struttura di erogazione della corrente della nazione, che soffre di problemi di interruzione del servizio presso molte zone per via del carico addizionale richiesto dalle mining farm. Il consumo complessivo di queste installazioni è stimato essere compreso tra 300Mw e 450Mw, quantitativo che è quello tipico di una cittadina da oltre 100.000 residenti. Ne abbiamo parlato nelle scorse settimane con questa notizia, dove si evidenziano i continui blackout nell'erogazione di corrente che potrebbero dipendere dai miner ma anche essere legate a problemi infrastrutturali più complessi.

Oltre a questo c'è una problematica più generale che gli appassionati di gaming ben conoscono: queste farm sono basate sulle GPU di ultima generazione, acquistate per queste strutture e quindi non disponibili sul mercato per i giocatori. Le poche schede rimaste sono proposte a prezzi ben superiori a quelli di listino ufficiali, rendendo ancor più difficile per gli appassionati aggiornare il proprio sistema alle più recenti tecnologie di NVIDIA e AMD.

Una storia che si ripete quindi, avendo già incontrato queste dinamiche negli anni scorsi con la difficoltà da parte degli utenti di mettere le mani sulle ultime schede video o comunque di riuscire a pagarle quello che sono i listini ufficiali.