Google multata per oltre 100 milioni di euro: sta sgambettando Enel X

Il Garante della Privacy ha multato Google per circa 100 milioni di euro rilevando un abuso di posizione dominante. L'Autorità ha imposto a Google di rendere disponibile su Android Auto l'app Juicepass di Enel X che consente di usufruire di servizi connessi alla ricarica di veicoli elettrici
di Manolo De Agostini pubblicata il 13 Maggio 2021, alle 10:36 nel canale WebL'Antitrust ha comminato una sanzione di oltre 100 milioni di euro (102.084.433,91 la cifra esatta) a Google per abuso di posizione dominante. Al centro della vicenda c'è uno scontro con Enel X per l'app JuicePass che consente di usufruire di servizi connessi alla ricarica di veicoli elettrici.
L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ritiene che Google abbia violato l'articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea. Tramite Android (e il Play Store), infatti, la casa di Mountain View controlla il rapporto tra gli sviluppatori di app e gli utenti finali. In Italia circa i tre quarti degli smartphone utilizzano Android, quindi la possibilità per gli sviluppatori di app trovare spazio e regole comuni nel negozio digitale è fondamentale.
L'Autorità ha tuttavia accertato che "Google non ha consentito l'interoperabilità dell'app JuicePass con Android Auto, una specifica funzionalità di Android che permette di utilizzare le app quando l'utente è alla guida nel rispetto dei requisiti di sicurezza e di riduzione della distrazione".
JuicePass consente un'ampia gamma di servizi funzionali alla ricarica dei veicoli elettrici, che vanno dalla ricerca di una colonnina di ricarica alla gestione della sessione ricarica passando per la prenotazione di una colonnina; quest'ultima funzione garantisce l'effettiva disponibilità dell'infrastruttura una volta che l'utente l'abbia raggiunta.
"Google, rifiutando a Enel X Italia di rendere disponibile JuicePass su Android Auto, ha ingiustamente limitato le possibilità per gli utenti di utilizzare la app di Enel X Italia quando sono alla guida di un veicolo elettrico e hanno bisogno di effettuare la ricarica", afferma il Garante.
Così facendo Google ha favorito la propria app Google Maps, che può essere utilizzata su Android Auto e consente servizi funzionali alla ricarica dei veicoli elettrici, attualmente limitati alla ricerca di colonnine di ricarica e alla navigazione ma che in futuro potrebbero comprendere altre funzionalità, per esempio la prenotazione e il pagamento.
"L'esclusione della app di Enel X Italia da Android Auto dura da oltre due anni. Il perdurare di questa condotta potrebbe compromettere definitivamente la possibilità per Enel X Italia di costruire una solida base utenti, in una fase di crescita significativa delle vendite di veicoli elettrici. Inoltre, la app JuicePass potrebbe uscire dal novero delle applicazioni utilizzate dagli utenti causando una riduzione significativa delle possibilità di scelta dei consumatori e un ostacolo al progresso tecnologico".
L'Autorità ritiene che la condotta dell'azienda statunitense possa influenzare lo sviluppo della mobilità elettrica in una fase cruciale del suo avvio, in particolare per quanto riguarda il potenziamento della rete infrastrutturale, con ricadute negative sulla diffusione dei veicoli elettrici.
Oltre ad irrogare la sanzione, l'Autorità ha imposto a Google di mettere a disposizione di Enel X Italia, così come di altri sviluppatori di app, strumenti per la programmazione di app interoperabili con Android Auto e vigilerà sull'effettiva e corretta attuazione degli obblighi imposti avvalendosi di un esperto indipendente preposto all'attuazione e al monitoraggio degli obblighi imposti a cui Google dovrà fornire tutta la collaborazione e le informazioni richieste.
"Si tratta di una vittoria di Davide contro Golia, che finalmente punisce gli abusi commessi dal colosso del web", ha commentato il presidente dell'associazione no profit Consumerismo, Luigi Gabriele. "Una battaglia in favore della democrazia nel settore delle App, mercato che a livello globale vale 6.350 miliardi di dollari ed è caratterizzato da troppi abusi e anomalie che finiscono per danneggiare gli utenti, fruitori finali dei servizi offerti dalle varie app".
"In caso di ricorso al Tar, Consumerismo interverrà nel procedimento a sostegno dell'Antitrust e nell'esclusivo interesse degli utenti. Ricordiamo infatti che il mercato delle applicazioni non è importante solo per il suo valore in termini di guadagni, ed il vero tesoro per le società tecnologiche è l'economia dei dati sottostante. Vanno assolutamente ridimensionati i ruoli dei Big-tech e riportata la democrazia del software al concetto di open source, ovvero proprio l'antitesi del comportamento di Google e simili", conclude il presidente di Consumerismo.
La risposta di Google all'AGCM
"La priorità numero uno di Android Auto è garantire che le app possano essere usate in modo sicuro durante la guida. Per questo abbiamo linee guida stringenti sulle tipologie di app supportate, sulla base degli standard regolamentari del settore e di test sulla distrazione al volante", ha dichiarato un portavoce di Google in merito alla sanzione comminata a Google da parte dell'AGCM.
"Le applicazioni compatibili con Android Auto sono migliaia, e il nostro obiettivo è consentire ad ancora più sviluppatori di rendere le proprie app disponibili nel tempo. Per esempio, abbiamo introdotto modelli di riferimento per le app di navigazione, di ricarica per le auto elettriche e per il parcheggio, che sono aperti e a disposizione degli sviluppatori. Siamo rispettosamente in disaccordo con la decisione dell'AGCM, esamineremo la documentazione e valuteremo i prossimi passi".
8 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoFino a che non cambieranno la loro filosofia in "don't be evil and don't hinder" possiamo solo sperare in pene esemplari 100 milioni è un buon inizio, ma in rapporto al loro fatturato sono una goccia in un mare di soldi.
Ero sarcastico,Android è talmente open source che se fai il root perdi la garanzia o esponi il dispositivo a virus e malware.
https://it.wikipedia.org/wiki/Mors_tua_vita_mea
Ero sarcastico,Android è talmente open source che se fai il root perdi la garanzia o esponi il dispositivo a virus e malware.
Perdi la garanzia perché il produttore del telefono non vuole che metti le mani nel sistema operativo, ma questo non ti impedisce di farlo. Hai la scelta, nei sistemi chiusi non ce l'hai.
D'altro canto la mancanza di root è un aspetto di un problema più complesso. Alcuni grossi progetti come Android e Firefox sono open source solo sulla carta: usano la complessità per rendere impossibili i fork e portare avanti pratiche simili a quelle dei sistemi proprietari.
Perché ogni produttore personalizza la propria versione di Android. Sto cercando or ora dei tv box, e molti hanno l'interruttore, nelle impostazioni, per abilitare o disabilitare il root. Il mio telefono ha il root abilitato tramite richiesta al produttore.
Dipende da cosa vogliono metterci dentro i produttori: il fatto che sia open da loro la possibilità di personalizzarlo. Un sistemo closed, lo metti così com'è.
Sul fatto che Android e Firefox siano progetti di una certa complessità sono d'accordo, ma questo non cambia la loro natura. Se qualcuno ha veramente la volontà e le capacità, pur nella complessità della cosa, può forkarli liberamente...
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