Amazon vuole mettere il costo dei dazi nei prezzi? È scontro con il governo Trump

Secondo alcune fonti, Amazon avrebbe deciso di mostrare in modo trasparente l’impatto dei dazi sui prezzi dei prodotti, scatenando la reazione negativa della Casa Bianca. La situazione sembra essersi placata dopo una chiamata tra Trump e Bezos.
di Lorenzo Tirotta pubblicata il 30 Aprile 2025, alle 11:09 nel canale WebAmazon
Secondo un articolo pubblicato ieri da Puchbowl News, Amazon avrebbe deciso di aggiornare la propria piattaforma per mostrare chiaramente ai consumatori quale parte del prezzo finale sia dovuta ai dazi imposti sulle importazioni, in particolare quelle provenienti dalla Cina.
Dopo la conferenza, poche ore fa, una portavoce Amazon sembra aver affermato che si trattasse solo di un ipotesi sul servizio Haul, e che in realtà non verrà evidenziato il costo dei dazi sui prezzi dell'ecommerce.
"Il team che gestisce il nostro negozio Amazon Haul a prezzi ultra-ribassati ha preso in considerazione l'idea di elencare le spese di importazione su alcuni prodotti. Questa idea non è mai stata approvata e non verrà mai applicata", si legge sul comunicato pubblicato da Amazon.
Amazon e la trasparenza sui dazi: scontro frontale con la Casa Bianca?
La novità, colta con favore da molti utenti e osservatori, non è stata vista di buon occhio dalla Casa Bianca che dal canto suo ha reagito con durezza, definendo la mossa di Amazon come un “atto ostile e politico” e accusando l’azienda di voler strumentalizzare la questione dei dazi per influenzare l’opinione pubblica e mettere in cattiva luce l’amministrazione Trump.
Secondo quanto riportato da CNBC, la Casa Bianca ha criticato apertamente Amazon, sostenendo che la decisione di evidenziare i dazi nei prezzi dei prodotti sia un tentativo deliberato di politicizzare una questione economica complessa e di danneggiare l’immagine del governo. Fonti interne all’amministrazione hanno parlato di una “manovra ostile”.
La portavoce della Casa Bianca ha dichiarato che “Amazon sta cercando di scaricare la colpa degli aumenti di prezzo sulle politiche governative, ignorando il proprio ruolo nella formazione dei prezzi e nella gestione della supply chain”, additando il colosso di Bezos di aver addirittura "collaborato con un'agenzia di propaganda cinese".. L’accusa è quella di voler spostare il dibattito dai reali problemi del mercato globale a una narrazione più favorevole agli interessi aziendali.
Dal canto suo, Amazon ha difeso la propria scelta, affermando che la trasparenza sui prezzi è un diritto fondamentale dei consumatori. “I nostri clienti hanno il diritto di sapere esattamente cosa stanno pagando e perché”, ha dichiarato un portavoce dell’azienda. Secondo Amazon, la visualizzazione dei dazi nei prezzi finali non è solo una questione di trasparenza, ma anche di conformità alle nuove regolamentazioni e di responsabilità verso i consumatori.
La chiamata risolutiva tra Trump e Bezos
Insomma, dopo la giornata difficile giornata di ieri, con affermazioni forse troppo precoci sulla questione sia da parte della Casa Bianca che da parte di Amazon, ad oggi le acque sembrano essersi calmate. Il problema sembra essersi risolto dopo una chiamata del presidente Trump al fondatore di Amazon Jeff Bezos. Non conoscendo il contenuto della chiamata, non sappiamo se ci siano state pressioni dal governo Trump o se ci sia stato solo una sorta di malinteso.
13 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoUn po' come alcuni immigrati in USA che hanno votato Trump per controllare l'immigrazione e si sono visti rispedire indietro (o in prigione) i parenti.
Tra l'altro è anche un modo per decidere di comprare Made in USA (che non ha i dazi) rispetto a merci importate... chiaro che poi ti accorgi che una grossa fetta di quello che trovi su Amazon - ma non solo - arriva dal Messico, dal Canada, dalla Cina, dal Bangladesh ecc.
ma questo è il massimo livello di sagacia che ci si puo aspettare da trampolo
4 mesi a dire che i dazi permetteranno a tutti gli americani prezzi più bassi più lavoro che saranno i cinesi a pagarli, poi al primo grande big che vuole per trasparenza mettendoli in evidenza si chiede una censura
dovrebbero metterli tutti i negozi, online e non. che poi la indichino come dazi o tassa trump poco importa
idealmente potrebbe servire per confrontare prodotti analoghi fatti in cina con quelli prodotti negli usa cioè vedere il prodotto usa a 10$ mentre quello cinese a 3$ + 6$ di tassa trump così uno sceglie
Poi magari ne vedi un'altra (made in USA) che ne costa 15 e non ti fidi perché "costa poco, chissà che ciofeca è"
Così come penso sarebbe altrettanto giusto ( e dovrebbero metterlo per legge ) che ogni produttore inserisca obbligatoriamente per legge il costo di fabbrica che spende per realizzare ogni suo prodotto accanto a quello di listino ufficiale a cui lo lancio, direttamente nel sito web.
Da una parte guardi il costo dei dazi.
Dall'altra guardi i soldi che ogni brand ruba alla gente.
Così come penso sia sarebbe altrettanto giusto ( e dovrebbero metterlo per legge ) che ogni produttore inserisca obbligatoriamente per legge il costo di fabbrica che spende per realizzare ogni suo prodotto accanto a quello di listino ufficiale direttamente nel sito web.
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questo non ha molto senso....i soldi per produrre il singolo pezzo non tiene conto dei costi necessari per fare uscire il primo prodotto con quei costi. Non a caso, per tiratura limitate si usano, nei casi in cui non sono necessarie prestazioni/efficienza particolarmente spinta, i più costosi FPGA in sostituzione degli ASIC.
Dovrei pagare più un prodotto che potrebbe essere un prototipo e non un prodotto che necessita di investimenti iniziali ben più alti, solo perché il secondo userà in seguito un chip più piccolo ed efficiente (e meno costoso)?
La stessa logica vale per i prodotti stampati in 3d rispetto a quelli ottenuti con tecniche tradizionali....
sono invece favorevole che le tasse (tutte) siano indicate nel prezzo di vendita.
PS lo stesso vale anche per i rincari dei negozi.....i costi fissi incidono sul singolo prodotto in maniera maggiore se il loro numero è più piccolo..
se proprio ci deve essere un sistema, sarebbe comodo avere dei bollini, che indicano l'entità del rincaro, non assoluto, ma relativo al bene e alla realtà commerciale in questione (quindi differenziazione tra tipo, località e dimensioni).
EDIT
ripensandoci non sarebbe una cattiva idea in generale e su generi alimentari non lavorati si potrebbe persino impedire che il costo di vendita superi di tot volte il costo (questo potrebbe aiutare la regolarizzazione e l'aumento degli stipendi di chi lavora nei campi), per poi estenderlo agli altri beni , senza formalmente mettere dazi questo sistema potrebbe impedire la commercializzazione di beni a basso costo a un prezzo non commisurato alla "qualità del lavoro" (inteso in senso lato).
Però mi viene in mente un negozio di una grande catena di supermercati in USa in cui nel cartellino c'era un doppia prezzo ovvero il prezzo in contanti (cash) e il prezzo con Mastercard/Visa, ovviamente il prezzo per chi pagava in contanti era un po' più basso per ogni prodotto.
Ecco questo ultimo doppio prezzo in Italia è vietato per legge, quindi parlare male di Trump perché non c'è prezzo in chiaro dei dazi e tacere dell'impossibilità di avere un doppio prezzo o anche il prezzo in chiaro del costo di Visa/Mastercard è parecchio ipocrita da parte nostra come europei.
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