Google si adegua al DMA dell'Europa, ma non senza polemiche: ecco come cambia Android

Arrivano novità da parte di Google per il suo Android e per il Play Store. Tutte modifiche che vanno nella direzione di sottostare a quello che è il nuovo DMA ossia il Digital Market Act che ha visto qualche giorno fa anche Apple modificare il suo sistema operativo.
di Bruno Mucciarelli pubblicata il 08 Marzo 2024, alle 08:28 nel canale TelefoniaGoogleAndroid
Google ha svelato la sua strategia per conformarsi al Digital Markets Act (DMA) dell'Unione Europea, il nuovo regolamento che mira a promuovere la concorrenza e l'apertura nei mercati digitali. In un post pubblicato sul blog ufficiale, l'azienda di Mountain View ha delineato i cambiamenti che apporterà ai suoi servizi e prodotti, tra cui la ricerca, Android e il Play Store. Tuttavia, le mosse di Google non sono state esenti da critiche e polemiche, soprattutto per quanto riguarda le nuove commissioni che gli sviluppatori dovranno pagare per distribuire app sul Play Store.
Il DMA e le sue implicazioni per Google
Il Digital Markets Act impone una serie di obblighi e restrizioni alle cosiddette "gatekeepers", ovvero le grandi aziende tecnologiche che controllano i principali canali di accesso ai mercati digitali. Google, insieme ad Apple, Amazon, Microsoft e altre big tech, è stata identificata come una di queste gatekeepers e, di conseguenza, deve conformarsi alle nuove norme.
Tra i requisiti chiave del DMA, vi è l'obbligo di garantire l'interoperabilità tra servizi e di consentire agli utenti di disinstallare facilmente le app preinstallate. Inoltre, le aziende devono consentire l'installazione di app da fonti diverse dai loro app store ufficiali e permettere agli sviluppatori di utilizzare sistemi di pagamento alternativi.
Nel suo post, Google ha delineato una serie di modifiche che apporterà ai suoi prodotti e servizi per adeguarsi al DMA. Ecco alcune delle principali:
- Risultati di ricerca: Google avverte che le modifiche ai risultati di ricerca potrebbero inviare più traffico a grandi intermediari e aggregatori, e meno traffico a fornitori diretti come hotel, compagnie aeree, commercianti e ristoranti. Alcune delle funzionalità sviluppate per aiutare le persone a svolgere attività online, come fornire raccomandazioni tra diversi prodotti, non funzioneranno più allo stesso modo.
- Scelta del browser e motore di ricerca: Quando si installerà un nuovo smartphone Android, agli utenti sarà chiesto di scegliere il browser e il motore di ricerca predefinito.
- Alternative Billing e External Offer Program: Google ha esteso il suo programma Alternative Billing, che consente agli sviluppatori di utilizzare sistemi di pagamento di terze parti, anche ai giochi. Inoltre, ha introdotto l'External Offer Program, che permette agli sviluppatori di indirizzare gli utenti verso pagine esterne per sottoscrivere abbonamenti, ma con nuove commissioni da pagare a Google.
La nuova "Google Tax" secondo Epic
Il vero punto di attrito riguarda le nuove commissioni che Google chiederà agli sviluppatori per distribuire app sul Play Store. Finora, Google applicava una commissione del 30% sugli acquisti in-app e sugli abbonamenti, in linea con la politica di Apple per l'App Store. Tuttavia, con il DMA in vigore, Google ha deciso di rivedere la sua strategia e introdurre un nuovo sistema di commissioni.
In base al programma Alternative Billing, gli sviluppatori che sceglieranno di continuare a utilizzare il sistema di pagamento di Google dovranno pagare una commissione del 12% per le app che non raggiungono il milione di euro di fatturato e del 27% per tutte le altre app, ma solo per la quota che eccede il milione di euro. Per gli abbonamenti ricorrenti, la commissione sarà del 12%. Se uno sviluppatore decide di utilizzare un sistema di pagamento di terze parti, eviterà la commissione del 27% (o del 12% per gli abbonamenti), ma dovrà comunque pagare una commissione del 3% a Google per la pura transazione economica.
La vera novità, però, arriva con l'External Offer Program. Se uno sviluppatore vuole indirizzare gli utenti verso pagine esterne per sottoscrivere un servizio o un abbonamento, dovrà pagare due commissioni a Google:
- Una commissione di acquisizione iniziale: 5% per gli abbonamenti che si auto-rinnovano e 10% per quelli una tantum.
- Una commissione per i servizi in corso: 7% per gli abbonamenti e 17% per gli acquisti.
Dopo due anni, uno sviluppatore può scegliere di smettere di pagare la commissione per i servizi in corso, ma in quel caso dovrà rinunciare a tutti i servizi di Google, come Play Protect e gli aggiornamenti.
Le nuove politiche di Google hanno suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, alcuni ritengono che l'azienda stia cercando di mantenere il suo vantaggio competitivo e di monetizzare al massimo la sua posizione dominante. Dall'altro, Google sostiene che le commissioni siano necessarie per coprire i costi dei servizi offerti e per incentivare gli sviluppatori a continuare a utilizzare la sua piattaforma.
Tim Sweeney, CEO di Epic Games, che ha intentato una causa contro Google per presunte pratiche monopolistiche, non ha perso tempo nel bollare la proposta di Google come una "nuova tassa di Google". Secondo Sweeney, le commissioni proposte sono eccessive e rappresentano un tentativo di mantenere il controllo sul mercato.
Anche alcuni analisti e esperti di antitrust hanno espresso preoccupazioni riguardo alle politiche di Google. Ritengono che le nuove commissioni possano scoraggiare gli sviluppatori dall'adottare sistemi di pagamento alternativi e che le regole sull'External Offer Program siano troppo restrittive. Tuttavia, è importante sottolineare che Google ha adottato un approccio più flessibile rispetto ad Apple. L'azienda di Mountain View consente agli sviluppatori di distribuire app al di fuori del Play Store senza commissioni, a differenza di Apple che impone il suo App Store come unica porta d'accesso per iOS.
L'adeguamento di Google al Digital Markets Act rappresenta un passo importante verso una maggiore apertura e concorrenza nel mercato delle app. Sarà interessante osservare come si evolverà questa situazione e se le autorità antitrust interverranno per affrontare le preoccupazioni sollevate. Nel frattempo, gli sviluppatori dovranno valutare attentamente le loro opzioni e decidere se accettare le nuove condizioni di Google o esplorare alternative come gli store di terze parti o la distribuzione diretta.
38 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoCosì poi ci si troverà ad avere servizi e app sparpagliati su 1000 piattaforme, meno sicurezza e più difficoltà nel trovare quello che si cerca.
Per me è solo un autogol.
Tanto il servizio principale continuano a fornirlo i soliti big, che se sono big ci sarà un motivo.
Così poi ci si troverà ad avere servizi e app sparpagliati su 1000 piattaforme, meno sicurezza e più difficoltà nel trovare quello che si cerca.
Per me è solo un autogol.
Tanto il servizio principale continuano a fornirlo i soliti big, che se sono big ci sarà un motivo.
1000 ? quante ne conosci ? io uso f-droid
disinstallare il bloatware senza adb mi sembra una buona cosa
Piuttosto permettessero il root, è mai possibile che non posso essere l'admin del mio telefono
Link ad immagine (click per visualizzarla)
disinstallare il bloatware senza adb mi sembra una buona cosa
Piuttosto permettessero il root, è mai possibile che non posso essere l'admin del mio telefono
Quotone !
Prendi il vecchio motto di Google...
togli il "don't" ed ottieni una Apple 2.0disinstallare il bloatware senza adb mi sembra una buona cosa
Piuttosto permettessero il root, è mai possibile che non posso essere l'admin del mio telefono
Comunque Google che alza i prezzi mi sembra una buona cosa.
Se non altro rende evidente a molti miopi che i servizi che elargisce li fa pagare.
E apre la strada ad alternative.
disinstallare il bloatware senza adb mi sembra una buona cosa
Piuttosto permettessero il root, è mai possibile che non posso essere l'admin del mio telefono
fino a ieri lo store ufficiale era uno. Su android avevi comunque la possibilità di installare app da terze parti.
Il root apre inevitabilmente a problemi di sicurezza, se puoi accedere tu a determinati controlli lo può fare anche un malware o qualunque altro strumento.
Per me è una cagata. Hanno solo reso più complesso l'uso di sistemi che si sono affermati per loro capacità sul mercato.
E' inutile imporre la concorrenza quando non ci sono concorrenti a parte i soliti noti.
Come voler fintamente promuovere la Fiat Panda alla pari della Ferrari.
I prezzi è ovvio che li avrebbero alzati, dopotutto sempre tramite loro devi passare, quindi paghi il dazio.
Allora perchè l'europa non liberalizza le autostrade facendole tutte gratis?
Però anche basta con queste balle, capisco se lo dicono quelli di Google per difendere la loro posizione privilegiata nella pubblicità di merd@, ma almeno noi potremmo piantarla....
La privilege escalation il malware può farla comunque, come pensi che ti installano i Trojan per le intercettazioni
E anche la storia che agli utenti non interessa, sì sto capzo, allora chissà come mai chiunque può diventare "developer" tappando 7 volte in About.
Agli utenti interessa ?
No, interessa a Google così puoi produrre software, e loro guadagnano sul loro Play Store (nel quale ci sono tante immonde porcherie fatte per acquisire dati agli utenti, ma queste gli vanno bene, perchè anche le porcherie portano soldi)
https://www.kaspersky.it/blog/andro...ting-faq/13222/
Acquistare furtivamente le applicazioni su Google Play (i Trojan Guerrilla e Ztorg l’hanno fatto);
Sostituire le URL in un browser (come ha fatto il Trojan Triada);
Installare furtivamente le applicazioni, incluso nelle partizioni del sistema;
Modificare il firmware in modo tale che i Trojan restino in un dispositivo anche dopo il ripristino delle impostazioni predefinite.
Alcuni Trojan ransomware utilizzano i privilegi d’amministratore per migliorare le proprie possibilità di permanere nel sistema.
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