Il fumo degli incendi in Canada è arrivato nel Nord Italia: confermata la presenza di particolato

Domenica 8 giugno, una coltre di foschia ha avvolto la Valle d'Aosta. Analisi atmosferiche e rilievi al suolo hanno identificato la causa: polveri sottili trasportate dagli incendi in Canada, già responsabili della combustione di oltre due milioni di ettari di foresta. Strumenti avanzati e modelli di dispersione atmosferica ne hanno tracciato con precisione l’origine
di Rosario Grasso pubblicata il 11 Giugno 2025, alle 08:01 nel canale Scienza e tecnologiaUna foschia inconsueta ha cambiato il volto della Valle d'Aosta, e presumibilmente di altre aree del Nord Italia, a partire dall'8 giugno. Le montagne, in particolare, risultano avvolte da una patina opaca che non appartiene a condizioni meteorologiche locali. Dietro il fenomeno c'è un'origine lontana: le polveri sollevate dagli incendi boschivi in Canada, che dal gennaio 2025 hanno già colpito oltre due milioni di ettari di vegetazione.
Il trasporto delle particelle è stato confermato grazie a modelli meteorologici retrospettivi, capaci di risalire alle traiettorie seguite dalle correnti atmosferiche. Le analisi satellitari delle concentrazioni di monossido di carbonio – gas indicatore della combustione – mostrano il passaggio delle masse d'aria cariche di fumo dal Nord America all'Europa, attraverso l'Atlantico.
I dati raccolti da ARPA Valle d'Aosta (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente) grazie agli strumenti di rilevazione degli strati alti dell'atmosfera indicano che il particolato ha viaggiato fino a circa 4.000 metri di altitudine, prima di depositarsi progressivamente al suolo. Un ruolo cruciale lo ha avuto la stazione di monitoraggio di Aosta-Plouves, dove vengono impiegati strumenti di caratterizzazione chimico-fisica del particolato atmosferico.
Le particelle osservate l'8 giugno appartengono a una classe riconoscibile: aerosol "invecchiato", ricco di componenti accumulati lungo il tragitto, con caratteristiche affini a quelle dei periodi invernali, nonostante l’attuale stagione estiva. Questo comportamento, inusuale per il periodo, costituisce un segnale chiaro della loro provenienza remota e del lungo tempo di permanenza in atmosfera.
L'analisi dei PM10 condotta da ARPA, tramite un metodo sviluppato internamente per distinguere l'origine del particolato, mostra una netta presenza di particelle riconducibili agli incendi canadesi. Nei grafici elaborati per la giornata dell'8 giugno, una porzione rilevante del particolato è stata identificata come fumo da combustione vegetale, distinto per composizione rispetto ad altre sorgenti.
Non si tratta del primo episodio. Anche il 21 agosto 2024 la Valle d'Aosta aveva registrato un evento simile, il che evidenzia come la frequenza e l'intensità di questi fenomeni sia in aumento. A giocare un ruolo decisivo è il riscaldamento globale, che rende le foreste canadesi sempre più vulnerabili agli incendi di grande scala, mentre l'interconnessione tra continenti, resa evidente da eventi come questo, impone un'attenzione crescente verso le dinamiche atmosferiche in tutte le parti del mondo.
8 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoLa procedura d'infrazione europea è già partita?
Diminuire...
Le emissioni di CO2 ...Ed i "Gretini" che dicono al riguardo ?
Ed i "Gretini" che dicono al riguardo ?
Sono già partiti con una nave diretta verso il Canada per protestare contro gli alberi che hanno preso fuoco.
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