Radiohead e donazione libera, una scommessa persa?

I dati di vendita resi noti in questi giorni mostrano come quasi due terzi degli utenti che hanno scaricato il nuovo CD "In Rainbows" non abbiano donato nemmeno un centesimo alla band inglese
di Alessandro Bordin pubblicata il 07 Novembre 2007, alle 09:04 nel canale MultimediaIn tempi recenti l'iniziativa di vendere l'ultimo album solo in rete e per giunta con prezzo a offerta, promossa dalla band inglese Radiohead per "In Rainbows", ha fatto molto parlare di sé. Indiscutibilmente elevata è ovviamente la curiosità, sia degli addetti ai lavori che dei semplici appassionati, legata all'eventuale successo dell'iniziativa, che potrebbe rivelare nuove tendenze ed esigenze del pubblico, ben lontane da quanto finora offerto dai canali tradizionali.
Ebbene, se i primi risultati possono sicuramente placare la sete di informazione legata all'iniziativa, è anche vero che sono molti gli interrogativi, misti a perplessità, che gli stessi risultati sollevano. Se da una parte è innegabile che il fenomeno web ha di fatto portato ad una vera e propria rivoluzione nel campo della distribuzione di materiale multimediale, legale o meno, è anche vero che diversi tentativi sono stati fatti per far confluire legalità e web, come dimostra il buon successo di alcuni store on-line, fra cui il celebre iTunes Store.
Riassumendo in breve, la band inglese Radiohead ha provato a spingersi oltre, mettendo a disposizione, on-line, il proprio album "In Rainbows", permettendo agli utenti di effettuare qualsiasi donazione. I risultati, riportati nella tabella presente in questa pagina e riferiti ai primi 1,2 milioni di album scaricati, meritano una riflessione attenta.
Donazione (USD) | Percentuale |
0 | 62% |
da 1 cent a $4 | 17% |
da $8 a $12 | 12% |
da $4.01 a $8 | 6% |
da $12.01 a $20 | 4% |
totale 101% (cifre per categoria arrotondate per eccesso)
Il dato che più sconcerta, e che sicuramente farà riflettere sia i Radiohead che le case discografiche, è ovviamente quello che parla di ben il 62% di utenti che hanno scaricato l'album senza donare nulla in cambio, nemmeno un centesimo. Una tesi che di fatto sconfessa chi indica nel prezzo elevato dei CD il successo del fenomeno P2P per download illeciti. Anche di fronte alla possibilità di pagare quanto si desidera, quasi due terzi dell'utenza ha optato per non pagare nulla, dimostrando che quando si ha un'alternativa gratis (legale o meno), anche un prezzo di 1 centesimo può essere ritenuto eccessivo.
Una fiducia, quella dei Radiohead, che è quindi risultata mal riposta. Una pagina abbastanza triste, a nostro avviso, perché risultati differenti avrebbero potuto aprire un nuovo capitolo per la distribuzione legale di contenuti multimediali. Non sono mancati in ogni caso utenti più generosi, come testimoniano gli altri dati indicati nella tabella. Se il 17% ha scelto di donare da un centesimo a 4 Dollari USA, si scende al 12% se si considera l'utenza che ha scelto di pagare fra gli 8 Dollari USA ed i 12 Dollari USA. Il 6% ha ritenuto opportuno donare fra i 4 Dollari USA e gli 8 Dollari USA, mentre un ultra-generoso 4% ha donato fra i 12 Dollari USA ed i 20 Dollari USA, ovvero più di quanto sarebbe costato in negozio (prezzi ovviamente riferiti agli scaffali di oltreoceano).
Ai Radiohead, tutto sommato, non è comunque andata male. Il prezzo medio pagato è stato di circa 6 Dollari USA, grazie al contributo di quel terzo pagante che ha scaricato "In Rainbows". Non essendo presente una catena distributiva con i costi tradizionali, la band ha incassato circa 2,3 Dollari ad album, contro un non troppo lontano 3-5 Dollari USA che attualmente incassa dalla vendita tradizionale, sempre riferita al singolo album.
Il problema è in ogni caso il segnale: potendo pagare anche un solo centesimo, circa due terzi fra chi ha scaricato l'album ha preferito non pagare nulla, fornendo così un assist a chi continua a vedere nella rete un problema, più che un'opportunità. Nulla di illegale, è bene ricordarlo: fra le donazioni possibili era ovviamente contemplata anche l'opzione "zero". In ogni caso è andata persa un'occasione, speriamo non l'ultima, di dimostrare che possono esistere diverse forme di commercio di materiale multimediale gradite al grande pubblico. Poco ma sicuro, le major useranno questi dati per continuare a guardare con diffidenza l'universo Internet.
223 Commenti
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Ma insomma, c'è addirittura gente che è arrivata a donare 20 euro!?!Per lo meno sono tutti soldi andati al gruppo e non a major, distribuzione, ecc.
Vuoi vedere che a conti fatti hanno guadagnato di più così che se l'avessere venduto?
Ciao!
Ho letto diverse fonti, e ti dico chequelli che hanno pagato sono in maggioranza statunitensi. Ma anche loro tipo il 55% lo hanno scaricato a costo zero, annullando di fatto quasi tutte le differenze fra Paese e Paese
Una fiducia, quella dei Radiohead, che è quindi risultata mal riposta.
Conclusione affrettata e superficiale: nel 100% che hanno scaricato l'album bisogna includere tutti quelli che l'avrebbero scaricato piratato e non avrebbero pagato comunque.
Comunque lasciare donazione libera è troppo, bisogna rifare l'esperimento mettendo 2 o 3 dollari come prezzo minimo.
Non credo che la cosa sia un fallimento ma semplicemente l'inizio di qualcosa di nuovo che va rodato e affinato.
A parte questo, dato che è legale scaricare l'album anche senza donare niente, molta gente che non conosce i Radiohead ne avrà approfittato per ascoltare la loro musica per la prima volta (es. giovani senza carta di credito). Grazie a questa "campagna pubblicitaria" a basso costo, i Radiohead hanno raccolto qualche nuovo fan che comprerà gli album futuri o andrà a vedere i loro concerti.
A parte questo, dato che è legale scaricare l'album anche senza donare niente, molta gente che non conosce i Radiohead ne avrà approfittato per ascoltare la loro musica per la prima volta (es. giovani senza carta di credito). Grazie a questa "campagna pubblicitaria" a basso costo, i Radiohead hanno raccolto qualche nuovo fan che comprerà gli album futuri o andrà a vedere i loro concerti.
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