Francia: bagarre per la nuova legge "anti"pirateria

La nuova legge approvata dall'Assemblea Nazionale desta scalpore e critiche. Durissime le reazioni di Apple, che parla di pirateria legalizzata
di Andrea Bai pubblicata il 23 Marzo 2006, alle 12:14 nel canale MultimediaApple
Piuttosto scalpore ha destato nei giorni passati la notizia relativa alla nuova legge approvata dall'Assemblea Nazionale Francese, e in attesa della conferma definitiva a Maggio da parte del Senato, relativa alla gestione dei diritti digitali di materiale multimediale. I cugini transalpini, infatti, hanno dovuto adeguare la regolamentazione locale alle direttive sancite dall'Unione Europea proponendo una legge specifica relativa ai problemi della pirateria informatica.
La legge, tra le altre cose, si preoccupa di stilare direttive ben precise riguardanti i negozi di musica digitale, direttive che, se da una parte possono essere condivisibili, dall'altra lasciano non pochi dubbi. Secondo le norme, infatti, i negozi che commerciano su internet brani di musica protetti da sistemi DRM proprietari, sarebbero costretti ad aprire i propri sistemi DRM anche ai concorrenti.
All'atto pratico ciò vorrebbe dire che su un lettore MP3 di Sony dovrebbe divenire possibile riprodurre musica protetta da sistemi DRM come FairPlay (proprietario Apple) oppure Janus (proprietario Microsoft) e viceversa: iPod potrebbe riprodurre file ATRAC3 (proprietario Sony) e Janus e via dicendo.
Dal punto di vista del consumatore si tratta di uno scenario che, almeno in linea teorica, porterebbe vantaggi, limitando di fatto la presenza di sistemi chiusi e di potenziali monopoli e permettendo così di scegliere liberamente il player MP3 preferito senza la limitazione di sentirsi legati a doppio filo ad un unico sistema di DRM. Di certo fa un po' sorridere il fatto che una proposta così liberista giunga dal governo di un Paese che non ha esitato più volte a ricorrere a meccanismi protezionisti per la difesa dei propri interessi.
I dubbi sorgono relativamente alle garanzie sul diritto d'autore. Le compagnie interessate hanno infatti espresso la propria perplessità dichiarando che non è ancora stato specificato quanto queste nuove norme permetterebbero effettivamente di proteggere i brani acquistati legalmente dalle copie abusive.
Significativa, in questo senso, è l'opinione della BSA - Business Software Alliance, che da sempre ha sostenuto la difesa del diritto d'autore: l'associazione infatti è convinta che la legge francese vada oltre la direttiva europea e che sia in contrasto, inoltre, con la Convenzione di Berna relativa alla protezione dei diritti degli artisti.
E arriva la prima, durissima, reazione di una azienda direttamente interessata da questa nuova normativa: Apple con il suo negozio di musica digitale iTunes Music Store. La casa di Cupertino, tramite la portavoce Nathalie Kerr, dice senza troppi giri di parole che la nuova legge transalpina non è altro che una "pirateria sponsorizzata dallo Stato".
Apple, ma di fatto anche altre realtà che fanno uso di sistemi DRM proprietari, si trova dinnanzi ad un crocevia: o imboccare la strada che la porterà alla revisione del proprio sistema DRM, permettendo così di aprire FairPlay anche ai concorrenti, oppure scegliere di ritirare iTunes Music Store dal mercato Francese per salvaguardare la proprietà intellettuale del proprio sistema DRM.
Secondo molti analisti la seconda opzione sembra essere quella più accreditata: il fatturato generato dalle vendite dei brani digitali è proporzionalmente quasi insignificante o sicuramente non tale da dover sacrificare il sistema FairPlay. Le società di analisi come Piper Jaffray e anche Apple stessa sono inoltre convinte che se i concorrenti dovessero accettare di aprire i sistemi DRM, le vendite di iPod potrebbero addirittura beneficiarne. Nathalie Kerr ha espressamente dichiarato: "le vendite potrebbero addirittura crescere, dal momento che gli iPod potranno riprodurre musica "interoperabile" non adeguatamente protetta. Anzi qualcuno si aspetti a breve anche film universali e liberi per iPod".
Apple Computer, al di là di queste dichiarazioni, non ha rilasciato commenti riguardo alle decisioni che potrebbe prendere una volta che la legge verrà confermata dal Senato Francese. Si attendono, inoltre, le reazioni delle altre aziende interessate, senza contare che il Ministro della Cultura Renaud Donnedieu de Vabres ha esplicitamente dichiarato l'intenzione di voler proporre questa nuova legge anche al Parlamento Europeo.
145 Commenti
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guarda che la moglie del patron della vivendi, tale janelli fourtou, è nell'europarlamento. quanto a lobbying pr il settore digital media pure oltralpe non scherzano, anzi...
io cmq sono per non mettere nessun drm... uno che compra un prodotto da uno store online gia' di per se al giorno d'oggi fa uno SFORZO a non prendere lo stesso prodotto piratato... se ne viene anche limitata la liberta' lo si spinge molto di + a passare ad una soluzione alternativa e del tutto gratuita...
Il discorso è che anche il sistema DRM è coperto da diritto d'autore. In pratica nel momento in cui acquisti il brano su internet oltre a pagare il diritto d'autore sul brano, paghi anche il diritto d'autore sulla tecnologia DRM che protegge il diritto d'autore sul brano.
Se da un lato la prima parte della legge (quella discussa nella news) è condivisibile e giusta (non a caso le multinazionali si ribellano), non si parla però della seconda parte della legge.
A perte il fatto che questi signori non solo si proteggono con il drm, che può anche essere condivisibile, ma pretendono anche meccanismi drm DIVERSI a seconda dello store: pazzesco, altro che essere visionari, la realtà supera di gran lunga qualunque possibile dietrologia sul'uso del DRM.
Sulla seconda parte, si parla della responsabilità di un produttore di software di file sharing nell'implementare o meno tecniche di DRM: un qualunque programmatore (anche opensource) che crea e distribuisce un programma p2p che non implementa tecnologie di protezione DRM (le quali divengono grazie alla prima parte della legge conosciute ed implementabili da tutti), diviene direttamente complice della pirateria, e quindi perseguibile. Quindi, in teoria NON potranno esistere programmi p2p che non implementano il DRM (tipo se un file multimediale NON è protetto dal DRM, questo non viene condiviso). La cosa è giusta da una parte e pazzesca dall'altra IMHO: se io sono un musicista indipendente e VOGLIO diffondere liberamente la mia opera, magari per farmi conoscere, non potrò più perchè sennò Shakira, che si sente minacciata dalla pirateria, non potrà comprarsi una nuova villa a settimana???
EDIT: a quanto pare, il DRM può anche ritorcersi contro le lobby: come si fa a pensare che le tecniche DRM debbano essere tutte distinte e closed? Come si fa a legare un player portatile ad uno ed un solo store internet? Altro che posizione dominante, qui siamo ben oltre.
Non basta fornire le specifiche del proprio DRM ai produttori di lettori mp3 che lo richiedano, a patto che questi non lo rendano pubblico? O ancora meglio studiare un unico DRM standardizzato e utilizzarlo come sopra?
Mah, a me sembra che chi si lamenta lo fa soltanto per salvaguardare le proprie mire monopolistiche. Chi fa lettori di qualità (come Apple) non dovrebbe aver paura di una legge di questo tipo.
O forse mi sto perdendo qualcosa...
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