Scorte elevate, mancanza di nuovi ordini: Microchip Technology chiude la Fab 2 di Tempe, Arizona
Il produttore di semiconduttori Microchip Technology ha deciso di chiudere la Fab 2 di Tempe, Arizona, per ridurre i costi. Le scorte di chip troppo elevate e la mancanza di ordini dal mercato automobilistico impattano sui conti e impongono scelte: 500 persone perderanno il posto di lavoro.
di Manolo De Agostini pubblicata il 04 Dicembre 2024, alle 09:41 nel canale MercatoNel mondo della produzione di semiconduttori non è solo Intel che non se la passa bene. Anche la statunitense Microchip Technology, che realizza soluzioni con processi produttivi "maturi" per auto, elettronica di consumo e altri prodotti, ha annunciato che chiuderà il sito produttivo di Tempe, in Arizona, lasciando a casa 500 persone.
L'azienda ha dichiarato che gli ordini sono più bassi del previsto e ha rivisto le previsioni per il trimestre in corso, portandole in prossimità della stima minima iniziale, pari a circa 1,025 miliardi di dollari.
Steve Sanghi, presidente del Consiglio di amministrazione e amministratore delegato ad interim, ha dichiarato che lo stabilimento di Tempe, noto come Fab 2, sarà chiuso nel trimestre di settembre 2025 perché "i livelli di inventario sono elevati e l'azienda dispone di un'ampia capacità produttiva e della possibilità di espandere la capacità degli altri impianti in futuro". La decisione genererà un risparmio di cassa annuo di circa 90 milioni di dollari.

Microchip ha accusato un forte calo delle vendite, con una contrazione dei ricavi del 40% previsto per quest'anno. Sanghi, un veterano dell'azienda che in precedenza aveva ricoperto il ruolo di amministratore delegato, è tornato il mese scorso al posto di vertice, sostituendo Ganesh Moorthy.
"Voglio chiarire agli investitori che ho intenzione di rimanere in questo ruolo, anche se il titolo è ad interim, per tutto il tempo necessario, quindi non c'è una tempistica definitiva per il mio successore", ha affermato Sanghi.
Microchip Technology ha anche sospeso la richiesta di sovvenzioni nell'ambito del CHIPS Act. Il produttore avrebbe dovuto ottenere 162 milioni di dollari per sostenere gli impianti in Oregon e Colorado.
"Per il momento ho sospeso le trattative con l'ufficio CHIPS", ha dichiarato l'amministratore delegato Steve Sanghi durante una conferenza di UBS. "Probabilmente, quando riuscirò a trovare una soluzione, saremo già nella nuova amministrazione".
"La sovvenzione è stata richiesta forse quasi un anno fa, quando tutti pensavano che la capacità non sarebbe mai stata sufficiente e che il mondo avrebbe costruito fabbriche di silicio per sempre", ha detto Sanghi. "Oggi abbiamo troppa capacità".
"Siamo in comunicazione con Microchip per quanto riguarda il loro processo di produzione di chip e continuiamo ad avere conversazioni produttive con loro sui loro piani a lungo termine", ha dichiarato un portavoce del Dipartimento del Commercio. Non è chiaro se il Dipartimento del Commercio riassegnerà i fondi accantonati per Microchip Technology.
Il problema dell'azienda statunitense è legato all'andamento del mercato dell'auto. All'inizio di quest'anno le tre fabbriche negli USA sono state chiuse per diverse settimane perché non c'erano ordini e i lavoratori sono stati messi in ferie forzate.
All'epoca, le vendite trimestrali si aggiravano intorno a 1,7 miliardi di dollari, ma si stavano già addensando nubi scure sul futuro. Negli anni precedenti Microchip aveva notevolmente ampliato le proprie capacità e ridotto i tempi di consegna: con la frenata del comparto automobilistico, Microchip è andata in difficoltà a causa di scorte troppo alte e l'assenza di nuovi ordini.










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