Steve Jobs, 20 anni dopo: il discorso di Stanford rinasce in alta definizione e ispira ancora

Steve Jobs, 20 anni dopo: il discorso di Stanford rinasce in alta definizione e ispira ancora

Il celebre discorso di Steve Jobs a Stanford compie vent’anni e torna in una versione restaurata in HD, confermando la sua potenza ispiratrice per nuove generazioni e appassionati di tecnologia.

di pubblicata il , alle 09:57 nel canale Apple
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Vent’anni fa, il 12 giugno 2005, Steve Jobs saliva sul palco dell’Università di Stanford per tenere un discorso che avrebbe segnato la storia delle cerimonie di laurea e, più in generale, della cultura pop e tecnologica mondiale. In occasione di questo importante anniversario, lo Steve Jobs Archive ha pubblicato una versione restaurata in alta definizione del celebre intervento, disponibile sia sul proprio sito ufficiale sia su YouTube, permettendo a milioni di persone di rivivere ogni dettaglio di quel momento storico come mai prima d’ora.

 

Tim Cook, attuale CEO di Apple, ha ricordato l’evento con un messaggio sui social, sottolineando come le parole di Jobs siano ancora oggi una bussola per chi si affaccia al mondo del lavoro e dell’innovazione: “È difficile credere che siano passati vent’anni da quando Steve disse ai laureati di Stanford di restare affamati e folli. Le sue parole continuano a essere una guida preziosa per i giovani che oggi iniziano il loro percorso verso il futuro”.

 

Dietro le quinte: la preparazione di un discorso leggendario

Il team dello Steve Jobs Archive non si è limitato a restaurare il video. Per celebrare l’anniversario, ha condiviso anche una serie di materiali inediti che raccontano come Jobs abbia costruito il suo intervento. Nelle settimane precedenti alla cerimonia, Jobs era solito inviare a se stesso appunti via e-mail, raccogliendo pensieri, frasi e idee che sarebbero poi confluite nei tre racconti centrali del discorso. Questi documenti mostrano un Jobs meticoloso e insicuro, ben lontano dall’immagine del presentatore sicuro di sé che il pubblico era abituato a vedere durante i keynote Apple.

In realtà, Jobs aveva accettato l’invito di Stanford anche perché, dopo aver superato una fase critica della malattia, sentiva il bisogno di lasciare un messaggio autentico e personale. Curiosamente, non era nemmeno la prima scelta degli studenti: il loro preferito era il comico Jon Stewart, seguito da Arnold Schwarzenegger. Solo grazie all’intervento di uno dei rappresentanti della classe, Jobs venne scelto come speaker principale.

Tre storie, una lezione universale

Il discorso di Jobs colpì per la sua semplicità e profondità. Con la frase “Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui. Nessuna grande lezione, solo tre storie”, Jobs catturò subito l’attenzione del pubblico, scegliendo la narrazione personale come veicolo di valori universali. Le tre storie toccavano temi come il valore dell’intuizione (“Non potete unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardando indietro”), l’importanza di seguire la propria strada anche nei momenti difficili (“Essere licenziato da Apple fu una delle migliori cose che mi siano mai capitate”) e il rapporto con la morte, vissuta come motore per vivere autenticamente (“Il vostro tempo è limitato, quindi non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro”).

Uno degli aneddoti più celebri riguarda la sua esperienza universitaria: abbandonando gli studi a Reed College, Jobs ebbe la libertà di seguire un corso di calligrafia che, apparentemente inutile, si rivelò fondamentale per il design del primo Macintosh. “Se non avessi frequentato quel corso, il Mac non avrebbe mai avuto caratteri tipografici così belli”, raccontava con ironia, sottolineando come spesso i “puntini” della vita si uniscano solo col senno di poi.

L’eredità di un messaggio senza tempo

Il video restaurato in HD permette oggi di cogliere ogni sfumatura, dal tono della voce ai gesti di Jobs, restituendo tutta la carica emotiva di quel momento sia a chi lo visse in diretta sia alle nuove generazioni che possono scoprirlo con occhi diversi. Non è un caso che il discorso sia stato visto oltre 120 milioni di volte e sia stato citato in contesti molto diversi, persino nello sport: LeBron James, ad esempio, lo utilizzò per motivare i Cleveland Cavaliers durante le finali NBA del 2016.

A distanza di vent’anni, il discorso di Steve Jobs a Stanford resta un esempio di come la tecnologia possa essere al servizio dell’umanità e non viceversa, e di come la vera innovazione nasca dall’autenticità, dalla capacità di affrontare le proprie paure e dal coraggio di restare “affamati e folli”. La nuova versione in alta definizione del discorso di Stanford non è solo un omaggio a Steve Jobs, ma un invito a non smettere mai di cercare la propria strada, anche quando il percorso sembra incerto. Un messaggio che, oggi come allora, continua a ispirare chi sogna di lasciare il segno nel mondo.

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