iPhone 11, avviata la linea di produzione in India. Obiettivo: abbandonare la Cina?

I primi iPhone 11 sono già stati prodotti in India e spediti ai rivenditori locali. Si tratta di un primo passo verso quella che potrebbe essere una rivoluzione per la produzione di smartphone della Mela
di Nino Grasso pubblicata il 26 Luglio 2020, alle 10:01 nel canale AppleAppleiPhone
Ha inizio in maniera quasi del tutto silenziosa una rivoluzione in casa Apple, almeno per quanto riguarda la produzione degli smartphone. L'azienda ha infatti dato il via alla produzione di uno dei modelli di fascia alta di ultima generazione in India: nello specifico i report parlano di una nuova linea di produzione di iPhone 11 già avviata in India dal partner Foxconn.
Il piano Apple per l'assemblaggio degli smartphone non più in Cina potrebbe, quindi, essere finalmente decollato. A riportare la novità è TechCrunch che indica fonti informate le quali avrebbero detto che nello stabilimento di Foxconn vicino a Chennai si è cominciato a produrre iPhone 11 di ultima generazione. La notizia è stata confermata anche da Piyush Goyal, ministro dei trasporti, commercio e industria indiano, attraverso un post su Twitter.
Ad oggi è molto probabile che la produzione di iPhone 11 nella fabbrica di Chennai sia attiva solo a capacità limitata, anche se nei piani di Apple dovrebbe esserci l'espansione del programma già nel prossimo futuro. I primi dispositivi prodotti in India sono comunque già stati inviati ad alcuni rivenditori locali all'interno di un piano articolato e complesso su cui Apple studia da anni.
I primi report sulla spinta di Apple verso l'India risalgono infatti al 2017, quando alcuni politici indiani iniziavano a discutere su questa possibilità. Dal 2018, in un momento in cui le tensioni fra USA e Cina si manifestavano con più forza, Apple ha iniziato a tenere colloqui per trasferire la sua produzione di iPhone in una struttura indiana, anche se di proprietà della cinese Foxconn. Le notizie sono trapelate in forma non ufficiale con la società che ha mantenuto il più stretto riserbo.
L'interesse nei confronti dell'India da parte di Apple però non è più un segreto da quando, a inizio 2020, il CEO Tim Cook confermava che la società avrebbe aperto il suo primo retail store ufficiale in India nel corso del 2021. Nel frattempo Foxconn ha pianificato un investimento di fino a 1 miliardo di dollari in India, per espandere le proprie attività produttive nel paese.
12 Commenti
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A livello mondiale si dovrebbero creare dei reali organismi di controllo sovranazionali (forse già esistono, ma se ne vedono gli effetti) che all'interno del prezzo di vendita inserissero anche una sorta di quota per il ripristino delle aree inquinate. Una sorta di impronta verde di certe lavorazioni (so che esiste la carbon tax e i certificati veri, ma non penso riescano seriamente a stimare l'impatto).
In questo modo quei prodotti che danneggiano pesantemente il nostro pianeta (spesso anche molto economici), avrebbero dei rincari tali da costringere le varie società a porre maggiore attenzione su tale aspetto.
Foxconn non è cinese
Foxconn è una azienda di Taiwan, questo è un dato fondamentale.I cinesi sono anni e anni che lo fanno e sono per così dire "bravi"
Gli indiani, non gli hanno mai fatti !
sì la ragione principale è questa, l'India giusto qualche mese fa se non ricordo male aveva aumentato la tassa di importazione di prodotti come iPhone che quindi erano ancora più fuori mercato, la mossa serve per avere meno tasse e aumentare il market share
se poi differenziano un po' i fornitori è pure meglio dal punto di vista strategico ma non è possono mollare la Cina di botto
Io non ho fatto i conti ma suppongo che venda più iphone in Cina col market share del 12% che in USA col market share del 90%.
A livello mondiale si dovrebbero creare dei reali organismi di controllo sovranazionali (forse già esistono, ma se ne vedono gli effetti) che all'interno del prezzo di vendita inserissero anche una sorta di quota per il ripristino delle aree inquinate. Una sorta di impronta verde di certe lavorazioni (so che esiste la carbon tax e i certificati veri, ma non penso riescano seriamente a stimare l'impatto).
Non credo che questa sia la soluzione, basta vedere quanto rendendono i rifiuti alla mafia e quanto poco siano puniti i reati contro l'ambiente.
A cosa serve una tassa sui rifiuti quando gli stessi sono smaltiti in nero sotterrandoli sotto una autostrada. Oppure basta vedere l'Ilva, con camion pieni di scorie (da smaltire) che andavano avanti e indietro solo per conteggiare i camion in uscita (ma il contenuto era fisicamente sempre lo stesso) (su questo ricordo l'intervista a un responsabile dell'azienda dei trasporti).
Oppure l'ancora più ridicolo RAEE, un tassa di smaltimento pagata sull'acquisto. Metti un rimborso sullo smaltimento e vedrai che le persone portano le lavatrici in discarica per avere 20 euro invece di lasciarle in un fosso. E avrai veramente fatto del bene all'ambiente.
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