Apple Vision Pro: 400 mila pezzi al lancio e 10 milioni entro il 2026

La testata cinese "Interface News" ha diffuso alcune indiscrezioni secondo le quali Apple avrebbe fissato un obiettivo di vendita di diversi milioni di unità di Apple Vision Pro nei primi tre anni dopo il debutto sul mercato.

L'articolo, condiviso dall'utente Revegnus che in passato ha avuto modo di intercettare alcune indiscrezioni poi rivelatesi attendibili relativamente alle novità di Apple, indica che le vendite del visore di realtà mista della Mela potrebbero raggiungere le 400 mila unità al momento del lancio, per arrivare ad 1 milione nell'intero 2024 e fino a 10 milioni nel 2025.

Secondo quanto riferito, inoltre, i costi di produzione di Apple Vision Pro ammonterebbero a circa 1700 dollari per unità, abbastanza in linea con precedenti proiezioni del possibile "bill of materials" del dispositivo e che garantirebbe un ampio margine sul prezzo di vendita di 3499 dollari. E proprio l'elevato prezzo d'acquisto potrebbe rappresentare un ostacolo alla sua diffusione, almeno fino a quando Apple non proporrà la presunta variante "low cost", probabilmente nel corso del 2025. 

Le indiscrezioni raccolte e diffuse dalla testata cinese sembrano però essere in contrasto con quanto indicato in passato da altre pubblicazioni più autorevoli, secondo le quali la Mela avrebbe originariamente fissato l'obiettivo di vendite di 1 milione di pezzi per l'intero 2024, per ridimensionarlo a sole 400 mila unità complessive. Interface News indica invece che l'obiettivo di 400 mila unità sarebbe per le vendite al lancio. Anche i 10 milioni di pezzi venduti nel 2025 sembrano essere poco plausibili, laddove una finestra temporale più credibile per tali volumi di vendita potrebbe essere quella dei tre anni 2024-2025-2026.

Interface News indica inoltre che il 60% circa della componentistica per la costruzione di Apple Vision Pro è realizzata in Cina, nonostante Apple da anni stia lavorando ad una diversificazione dei fornitori anche al di fuori dei confini cinesi. E tale proporzione è probabilmente destinata a restare pressoché immutata anche per le generazioni successive, per le quali la Mela avrebbe già contrattato ipotesi di forniture con i produttori cinesi.